La torta di pere, una ricetta per un pomeriggio da passare insieme in cucina

La domenica è forse l’unico giorno della settimana in cui è possibile passare un po’ di tempo in compagnia dei propri familiari, dei propri figli o delle persone che più ci stanno a cuore.

È un giorno che trascorre in modo quieto e rilassante, una volta tanto non siamo rincorsi dall’incessante tram tram dei giorni lavorativi. Ci sono tante attività casalinghe che si possono fare tutti insieme per trascorrere piacevolmente del tempo in compagnia, vedere un film, dedicarsi ad un puzzle, una bella partitina a carte o il buon vecchio Monopoli.

Un passatempo molto piacevole, divertente e creativo è sicuramente dedicarsi tutti insieme alla preparazione di un dolce da gustare per merenda con il o come dessert dopo cena. Romantico per una spensierata coppia di giovani innamorati, divertente per genitori e figli e per le nonne un modo interessante per tramandare le proprie conoscenze ai nipotini.

Come fare il tiramisù: mascarpone, uova e cioccolato per un pieno di energia!

Non si conoscono con certezza le origini geografiche del tiramisù: a contendersene la paternità ben tre regioni: la Toscana, il Piemonte ed il Veneto. Attorno a questo dolce sono nate numerose leggende, legate alle sue ipotetiche virtù afrodisiache.

La versione ufficiale, riconosciuta a larga maggioranza, vuole che il tiramisù nasca a Siena, nel XVII secolo e sia stato preparato in onore del granduca di Toscana Cosimo de’ Medici, goloso di dolci. I pasticceri volevano preparare un dolce che rispecchiasse la personalità del duca: gustoso ma non troppo elaborato, un qualcosa di grande con ingredienti semplici. Così nacque il tiramisù, il cui nome originario era zuppa del duca, proprio in onore di Cosimo dei Medici.
Fu proprio lui a portarlo da Siena a Firenze, e da lì si diffuse in tutta Italia, soprattutto fra i nobili, che gli attribuivano proprietà afrodisiache. E poprio da questa “associazione di idee” sembrerebbe derivare l’attuale nome Tiramisù (…).

La versione non ufficiale, invece, narra che a inventare il Tiramisù sia stato un pasticcere torinese in onore di Camillo Benso conte di Cavour, per sostenerlo nella sua difficile impresa di unificare l’Italia.
Anche il Veneto ha una sua versione in merito: sembra che il tiramisù sia stato inventato nel ristorante “el Toulà” di Treviso situato all’epoca nei pressi di una casa chiusa e servito appunto per “tirare su”.

Lo strudel di mele e cannella. Mille sapori avvolti in un vortice di gusto

Avete mai pensato a cosa potrebbe accadere se mele, nocciole, mandorle, pinoli e uva passa fossero mescolate in un vortice? Beh, ne verrebbe fuori un saporitissimo strudel.

La parola strudel deriva, infatti, dal tedesco è vuol dire vortice, gorgo, poiché, la porzioni di questo dolce, una volta finito, sembrano proprio l’occhio di un gorgo che ha tirato verso di sé tutti gli ingredienti.
Questo dolce, tipico della pasticceria del centro-europa, può essere considerato una variante alla tradizionale torta di mele. La frutta, anziché essere disposta su un disco di pasta, è avvolta in una sfoglia.

Al più tipico strudel di mele, se ne affiancano altri, come ad esempio quello alla ricotta, alla marmellata e alle ciliegie. Esistono anche degli strudel salati, chiamati in questo modo perché hanno forma uguale a quelli dolci, il cui ripieno può essere costituito da spinaci, verza o carne.

Panna cotta al cioccolato e rum

La panna cotta è uno dei dolci italiani più conosciuti anche all’estero, ha origine piemontese e la sua preparazione è estremamente semplice e veloce; questo dolce al cucchiaio può essere presentato in varie versioni e per quanto riguarda questa al cioccolato e rum, se dovesse essere sevita anche a dei bambini sarà sufficiente eliminare dalla ricetta il rum.
Il tempo di preparazione previsto è di 15 minuti oltre le 2 ore di riposo in frigorifero e le dosi degli ingredienti per 4 persone sono:

Ravioli dolci con ricotta e cioccolato per Carnevale

 

Siete amanti dei ravioli? Con il pomodoro, con funghi e salsiccia, con il pesce, con le verdure? Vi piacerebbe mangiarne anche di dolci? Eccovi serviti: ravioli dolci di ricotta.

 

Infatti i ravioli, tipico piatto italiano dalle origini antichissime, si tinge di zucchero a velo assumendo un sapore dolce e molto buono! I ravioli sono una pasta molto antica, sembra che siano stati inventati addirittura dagli antichi etruschi in quanto, dagli affreschi delle tombe nella necropoli di Cerveteri, sono state rinvenute rappresentazioni di coltelli, mattarelli, farina e rotelline simili a quella per fare i ravioli al giorno d’oggi. Di solito il modo più consueto di mangiare i ravioli (almeno nel Lazio ed in Toscana) è con ripieno di ricotta e spinaci accompagnati da salsa di pomodoro semplice o con carne di lepre o cinghiale.

 

Ma nel periodo di carnevale, in queste regioni, oltre alle classiche castagnole e frappe, siamo soliti cucinare anche questi deliziosi ravioli dolci. La ricetta è semplice e il risultato è garantito.

La schiacciata alla fiorentina, dolce di Carnevale

Tutto il mondo conosce il carnevale, da Venezia al Brasile, da Viareggio a Cipro, da Cento a Nizza… ogni paese ha un modo diverso di festeggiarlo ma un filo comune lega i festeggiamenti di tutto il mondo, i dolci. Per questo, non esiste momento dell’anno migliore per parlare di uno dei dolci tipici del carnevale toscano: la schiacciata alla fiorentina.
Venendo da tre generazioni di pasticceri conosco molto bene questo dolce e fin da quando ero piccola guardavo, con il naso che mi batteva sul bordo del bancone da lavoro più alto di me, mio padre, intento a preparare centinaia di schiacciate da distribuire per la città.

La ricetta che vi propongo è quella della vera schiacciata alla fiorentina, un dolce straordinario che purtroppo oggi fa parte di quei sapori della tradizione quasi del tutto perduti, perchè ritenuti troppo “faticosi” da eseguire seguendo le regole. In effetti è necessaria un’estrema attenzione ai dettagli e ai tempi, ma vedrete che non appena sarà pronta, il profumo e il sapore vi ripagheranno del tempo che le avrete dedicato.

Crêpes alla nutella, panna montata e cocco. E un po’ di storia…

crepe

La crêpe è una cialda sottile, preparata con farina, latte, uova e burro e fatta cuocere, alternativamente su entrambi i lati, su una superficie rovente, dalla più comune padella alla crêpiera professionale. Il nome crêpe deriva dal latino crispa, che significa increspato. Al di là della distinzione fra variante salata e crêpes dolci, una più sottile demarcazione viene operata in Francia sulla base del tipo di farina utilizzato: farina di frumento o farina di grano saraceno (la cosiddetta farina di grano nero). In genere la prima viene destinata alla preparazione delle crêpes dolci, le seconda ad un impasto salato.

Malgrado si consideri una specialità francese, la crêpe ha degli equivalenti in numerosi altri Paesi: l’injera in Etiopia, la tortilla in Messico, la dosa in India e il talo nei Paesi Baschi. In Italia si possono gustare delle ottime crêpes soprattutto nel Salento, in Puglia, dove è la variante dolce ad aver avuto la meglio. Nei numerosi chioschi presenti per le strade di Lecce, Otranto, Gallipoli e nella maggioranza dei comuni della zona, si possono gustare delle squisite crêpes ripiene di cioccolata, panna, crema di whisky e cosparse con noccioline, torrone, cereali, polvere di cocco. Ce n’è per tutti i gusti. Ma per chi è lontano dalla terre del Salento, oggi propongo la ricetta delle crêpes dolci, da fare e gustare comodamente a casa!

Cenci dolci, Struffoli, Frappe e Frittelle: Geografia dei dolci di carnevale

carnevale

 

Possiamo ufficialmente dire di essere entrati nel periodo di Carnevale: domenica hanno avuto luogo le prime sfilate a Viareggio e Putigliano, il 26 ci sarà la parata di apertura ad Acireale ed avranno inizio i festeggiamenti a Venezia.

 

E cosa vuol dire Carnevale? Maschere, sicuramente, scherzi ed allegria senza dubbio, ma anche tanti, tantissimi dolci! Le ricette tipiche di questo periodo sono innumerevoli ed ogni regione italiana ha delle specialità. Il primo posto dell’hit parade dei dolci di carnevale sono i dolci fritti, come la cicerchiata abruzzese, gli struffoli napoletani, le castagnole friulane, i ravioli dolci ed il più tradizionale di tutti: le chiacchere!

 

Le chiacchere sono diffuse in tutta Italia, sebbene siano conosciute con nomi diversi: in Friuli si chiamano grostoli. in Emilia sfrappole, in Veneto galani, nelle Marche e nel Lazio frappe, in Piemonte bugie ed in Toscana cenci o stracci. La ricetta è simile ovunque anche se le variazioni non mancano. Io sono Toscana e i cenci qui si fanno così:

 

Si prepara un impasto lavorando insieme
  • ½ chilo di farina
  • 2 uova intere e 2 tuorli
  • 2 cucchiai di zucchero
  • 1 bicchierino di vino bianco
  • 1 bicchierino di liquore (anche vin santo)
  • 30 g di burro
  • Una presa di sale

Bavarese allo yogurt con fragole in salsa

La bavarese è un dolce che prende il nome appunto dalla Bavaria, regione della Germania e, oltre ad essere molto buono, non richiede una preparazione molto complicata che può essere eseguita in un tempo relativamente breve.
Si presta facilmente a diverse preparazioni infatti con la sua versatilità puà essere usato come dolce di base aggiungendo poi gli ingredienti che più ci piacciono come cioccolato, caffè, caramello e frutta di vario genere.

Questa preparazione che vi propongo può essere modificata a piacimento, invece delle fragole si può usare qualunque frutto tanto per la salsa quanto per la preparazione.

Gli ingredienti che vi occorrono, per 4-6 persone, sono:
  • 250g di yogurt bianco magro
  • 1,5dl di panna
  • 130g di zucchero
  • 6g di gelatina in fogli
  • 200g di fragole

Cioccolato: Willy Wonka, Marie Antoinette e Violante Placido. Dolce filo conduttore…cinematografico

scenografia della fabbrica di cioccolato

Il cioccolato è uno di quei pochi alimenti che piacciono a tutti o quanto meno è molto raro trovare una persona che può affermare di odiare la cioccolata…. certo si può odiare perchè l’abuso di essa ci fa ingrassare ma chiunque di fronte al suo cioccolatino preferito cadrebbe in tentazione.

Se invece si vuole fare indigestione di cioccolata senza subirne le conseguenze sul proprio fisico ci si può sempre buttare su una maratona cinematografica ispirata ad essa che comprende i seguenti film:

  • La fabbrica di cioccolato: film del ’71 che parla di un bambino povero, Charly che trova un biglietto d’oro in una tavoletta di cioccolata per entrare nella favolosa fabbrica di Willy Wonka un pasticciere visionario che ha indetto questo concorso per trovare un erede per i suoi segreti oltre che per la fabbrica. Il recente remake del film è stato diretto dal genio Tim Burton quindi se ancora non l’avete visto vi consiglio di farlo.
  • Chocolat: é un film del 2000 ambientato alla fine della seconda guerra mondiale in un paesino francese in cui si stabilisce Vianne con sua figlia che durante il periodo di quaresima aprirà una cioccolateria; ciò porterà gli abitanti del posto a vederla come una peccatrice e tentatrice ma col tempo riuscirà a sciogliere il cuore della gente anche grazie alla bontà della sua cioccolata con la quale convincerà anche il gitano interpretato da Johnny Depp a stabilirsi definitivamente in quel luogo insieme a lei.

Il liquore al cioccolato fatto in casa: alcool puro, zucchero e cacao amaro

Sfatiamo un mito: il liquore fai-da-te non è una meta irraggiungibile, da chef provetti. Ecco una ricetta facile, veloce ed economica per deliziare i vostri amici con una bevanda alcolica a base di cioccolato, nella migliore tradizione mitteleuropea. In commercio ne esistono a decine: Il mitico Mozart austriaco, il Godiva belga, il Sabra israeliano, il francese Godet, il liquore al cioccolato di Modica italiano Un consiglio? Non rivelatene il livello di difficoltà – davvero per principianti – e passerete per esperti del settore, parlo per esperienza!
Ma iniziamo procurandoci gli ingredienti (le dosi sono per 1 litro di liquore):
  • 75 grammi di cacao amaro (scegliete pure la marca preferita)
  • 250 grammi di zucchero
  • 1 litro di latte
  • 150 grammi di alcool puro (reperibile in qualsiasi supermercato nel reparto liquori)

Cheesecake americano al formaggio Philadelphia

 

Il cheesecake, o torta al formaggio, pare nasca nell’antica Grecia come alimento che dava energia agli atleti. Oggi è conosciuto in tutto il mondo e ogni paese ha una variazione sul tema.

 

Nel nostro paese si è portati ad usare la ricotta, mentre in Germania il Quark, un formaggio morbido, bianco e fresco dalle origini curde. In Brasile lo arricchiscono con la marmellata di guavache che loro chiamano goyabada, in Giappone invece è talmente diffuso che, oltre a trovarlo in moltissimi caffè o pasticcerie, lo vendono persino tramite i distributori automatici!

 

Ma il record per il maggior numero di varianti del cheesecake lo detengono gli Stati Uniti: New York, Chicago, Filadelfia sono solo alcune delle città americane che hanno dato i natali ad un tipo di cheesecake.
Il cheesecake americano a base di cream cheese (crema di formaggio), nasce nel 1872 come variazione di quello a base del formaggio francese Neufchatel, fatto col latte vaccino ed originario dell’alta Normandia. Le sue varietà sono a dir poco infinite, a partire dal cheesecake classico con formaggio, panna e uova, passando da quello ai frutti di bosco per arrivare persino alla ricetta a base di tofu per i vegani. Personalmente credo che il “vero” cheesecake sia a base di philadelphia, per me questa versione rimane il must!

Sacher Torte originale. Da Vienna la tradizione autentica delle konditorei ottocentesche

La torta sacher, la più classica e conosciuta torta al cioccolato, orgoglio delle konditorei (pasticcerie) dell’impero Austro-Ungarico, nasce con tutte le probabilità nel 1832 dalla fantasia di un apprendista chef incaricato di sostituire il suo maestro. E’ una torta amatissima nel nostro paese, ne esistono tantissime versioni (provate anche questa di una giovane amica pasticcera). Il giovane chef si chiamava Franz Sacher aveva solo 16 anni e lavorava come pasticciere alla corte del principe Matternich, a Vienna.

La ricetta oggi è golosamente custodita dall’Hotel Sacher, che ne produce artigianalmente 270.000 ogni anno. La sacher torte è protetta da marchio di fabbrica ed in nessun altra parte del mondo sono state concesse le licenze per produrla, anche se le sue imitazioni sono innumerevoli. La ricetta originale non prevede l’utilizzo di conservanti, ma solo prodotti naturali.

La torta sacher è composta da due strati di “pasta di cioccolato”, una specie di pan di spagna al cioccolato, ma più umido. Tra i due strati viene spalmata la marmellata di albicocche ed il tutto è ricoperto da una glassa al cioccolato, capace di far venire l’acquolina in bocca anche alla persona più restia.

A Vienna la sacher vi verrà servita accompagnata da panna montatae una tazza di tè. Per chi non potesse raggiungere la capitale austriaca ecco una delle tante ricette “tarocche” della sacher torte.(E’ anche possibile però ordinarla facendone richiesta al sito dell’hotel Sacher di Vienna)

Africa: scopriamo la cucina kenyota

Il Kenya è un paese che rimane nel cuore: chiunque abbia avuto la fortuna di visitarlo non può che essersene innamorato. I grandi occhi dei bambini kenyoti, le bianche spiagge e le palme, la savana con i suoi colori e i suoi animali. In questi giorni, in cui si susseguono così spesso notizie di disordini provenire dal paese africano, chi vi è rimasto legato prova senza dubbio un po’ di amarezza.

Un modo per risvegliare i bei ricordi di un viaggio potrebbe essere senza dubbio quello di ricrearne i sapori e gli odori, organizzando una cena a tema.
Quando ho visitato il Kenya ho potuto sperimentare la cucina della costa, a base di pesce fresco, e quella dell’interno, con le sue zuppe di verdura e la carne grigliata. Le ricette risentono della tradizione inglese, come di quella asiatica ed il risultato che ne esce è una miscela di spezie forti e frutta dolce, come ad esempio la crema di cocco, servita nei gusci e spolverata abbondantemente di cannella. Un tipo di pane molto diffuso è il chapati, frutto dell’influenza indopakistana e prodotto con farina di grano ed aromatizzato anch’esso al cocco.

Sulla costa il pesce è ottimo e basta uscire un po’ dai binari del viaggio organizzato per godere di pranzi deliziosi in scenari magnifici. Sulla spiaggia i turisti sono spesso avvicinati da ragazzi del posto che offrono di tutto, vendono oggetti e propongono escursioni. Ebbi modo di fare amicizia con Joseph, originario di Watamu, che mi propose un pranzo. Portò me e il mio ragazzo su una spiaggia bellissima tutta per noi, in una piccola baia, nessuno all’orizzonte. Ci disse di rillassarci mentre lui si occupava del pranzo. Poco dopo vidi spuntare dall’acqua due ragazzini con un retino pieno di aragoste che si dibattevano, di pesci che sembravano orate e polpi enormi. Il pesce venne pulito e gettato sulla brace. Con il polpo venne poi cucinato un ottimo risotto. Il tutto sotto un gazebo, all’ombra di una palma: uno dei pranzi più indimenticabili della mia vita!