Arte in cucina [1]: La cucina Futurista

Che la cucina sia una vera e propria Arte (con la A maiuscola), noi di Ginger and Tomato lo abbiamo sempre sostenuto! Ma c’è chi prima di noi ha unito l’arte e la gastronomia, creando dei menù, sia concettualmente che graficamente, veramente fantasiosi e creativi. Molti artisti hanno uno stretto legame con i cibi e la cucina, nei quadri di Salvador Dalì, ad esempio, compaiono spesso dei fagioli, i suoi orologi molli sono ispirati al formaggio fuso e nelle sue opere si può spesso osservare una particolare forma di pane tipicamente spagnola.

Ma sicuramente i più fantasiosi ed estrosi sono stati gli artisti Futuristi, che con la loro idea di stravolgere tutto ciò che riguardava la società convenzionale, hanno voluto lasciare la propria impronta anche nel mondo gastronomico proponendo il Menù Futurista, con piatti e opere interamente ispirate a questa corrente artistica.

Nel gesto più normale e legato alle esigenze quotidiane degli individui, il nutrirsi, i Futuristi hanno individuato l’esprimersi della mentalità e delle idee delle persone. Così: la scelta dei cibi, il modo di stare a tavola o la maniera in cui si mangia diventano indicative della personalità e delle ideologie delle singole persone.

Spinti da queste convinzioni nel 1930, il capo del movimento Futurista, Marinetti e l’artista Luigi Colombo, in arte Fillìa, scrivono Il manifesto della cucina futurista, e a seguire nel 1932 La cucina futurista, vere e proprie opere, provocatorie, atte a stravolgere le abitudini alimentari, contestualizzando la cucina in un ambito artistico e creativo.

Ne Il manifesto della cucina futurista, si bandisce il consumo della pasta, simbolo di un Italia immobile e assuefatta, che rende gli uomini pigri ed inattivi. Forchette e coltello non devono essere più utilizzate e i condimenti devono rinnovarsi ed andare oltre la tradizione. Le pietanze devono giocare molto sui colori e le arti della musica e della poesia si devono mescolare ai sapori dei piatti.

Nel manifesto vengono, inoltre, invitati i chimici a sperimentare nuovi sapori. Questo, se vogliamo è un eccesso, molto più comprensibile a noi adesso, che viviamo in un periodo in cui molti sapori sono costruiti in laboratorio. In ogni caso, al di là dei principi del movimento futurista, che in alcuni aspetti possono esser discutibili, la fantasia viene servita in tavola con pietanze dai nomi e dalle forme più strane, e lo vedremo domani, analizzando il Menù Futurista.