Quando si dice che noi Italiani siamo brava gente. Ecco spuntare sul mercato il vino analcolico. Tutto è cominciato per caso con un piccolo corso di sommelier organizzato per la comunità araba di Treviso che fa capo al circolo culturale Hilal. Un grosso problema è sorto subito: alcol e Islam non vanno d’accordo. A questo punto nasce un’opportunità per tutti gli imprenditori del vino, ovvero realizzare un vino, spumante, bianco o rosso analcolico che possa essere bevuto anche da chi è islamico.
In realtà è un succo d’uva biologico, prodotto con una tecnologia d’avanguardia che lavora il mosto con una pressatura soffice, poi una breve macerazione e la conservazione in serbatoi refrigerati per evitare il processo di fermentazione, attraverso il quale il succo d’uva diventerebbe alcolico. Prima dell’imbottigliamento si aggiungono le bollicine addizionando anidride carbonica di origine naturale. Ci sono già in commercio altri vini analcolici, ma tutti prodotti togliendo l’alcol. Uno di questi è Winezero, un prodotto adatto a tutte le categorie di consumatori, che grazie alla sua gradazione alcolica vicina allo zero, può essere bevuto liberamente da tutti come qualsiasi altra bevanda non alcoolica.
Il Prosecco Zerotondo dell’ Astoria Vini è l’unico che può essere messo in commercio con il marchio Halal in etichetta, che è un sigillo di garanzia religioso molto importante, un biglietto da visita fondamentale per esportare nei paesi arabi. Zerotondo è diventato anche Zerospritz, miscelato con un bitter analcolico. Il cocktail sta spopolando anche tra i giovani italiani del Nord Est che vogliono divertirsi senza ubriacarsi. Grazie a questi prodotti enologici si comprende che un vino può essere in grado di unire tante persone e far apprezzare un pezzo del nostro territorio a chi viene da fuori.
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