Timballi e pasticci trionfano sulla tavola delle feste e il timballo di ziti e melanzane al forno non fanno eccezione. I timballi inoltre sono anche un modo pratico e appetitoso per riutilizzare gli avanzi di pasta e per cucinare un primo piatto originale, diverso da solito, più gustoso, da preparare in anticipo e che possono anche diventare un piatto unico di tutto rispetto. Noi abbiamo messo insieme ingredienti semplici ma di sicuro effetto: pasta, salsa di pomodoro, melanzane e peperone rosso. Vi abbiamo conviti a provare questa ricetta?
ziti
Ziti con pomodoro e verza
Gli ziti con pomodoro e verza rappresentano un primo piatto semplice ma molto intrigante. La ricetta, che proviene dalla trasmissione MasterChef, è semplice quanto mai e regala una pietanza quasi ricercata. Si tratta, in sostanza, di pasta condita con un sugo di pomodori frullati insieme alla verza e completati da un filetto di sgombro cotto a bagnomaria nel Marsala.
Lo zuccotto di ziti de “I Menu di Bendetta”
Questa ricetta che arriva dritta dritta dalla trasmissione di Benedetta Parodi “I menu di Benedetta” a mio avviso è un po’ anomala rispetto a tutte le altre che la nostra ormai affermata “cuoca” della tv solitamente ci propone, ovvero è un tantino complicata! Siamo abituati con la Parodi a confrontarci con ricette di dolci o di primi e secondi piuttosto semplici da eseguire, mentre stavolta questo pasticcio di ziti, racchiuso dagli ziti stessi ha una preparazione un po’ complessa… vi assicuro però che lo zuccotto di ziti sarà davvero un gran successone!
Gli Ziti al Forno, un primo piatto antico e gustoso.
Non so voi ma io quando ero piccola mangiavo la pasta al forno per ogni occasione speciale. Ma non una pasta qualunque bensì gli Ziti. Non so se li conoscete si tratta di un formato di pasta tipico del meridione che al forno raggiunge la sua massima espressione. Qui in Emilia non li conosce quasi nessuno ma siccome io sono frutto di una miscellanea di regioni tento di far conoscere a tutte le persone che mi circondano anche i piatti tipici del resto di Italia. Ora questi ziti me li preparava la sorella di mio nonno in un modo tutto particolare che credo non rispecchi nessuna ricetta in particolare, infatti tutti li chiamano “Gli Ziti alla moda di Nenè”. La premessa é che non dovete essere vegetariani e che dovete saper fare la besciamella, chiariti questi due punti allora siete pronti per preparare questo splendido piatto per un pranzo domenicale o magari per il pranzo del 1 novembre.
I sovrani della dispensa: gli spaghetti!
Gli spaghetti. La pasta per eccellenza. I protagonisti di pranzi fastosi e cene speciali, di notturne incursioni in cucina e di improvvisazioni attingendo da frigo e dispensa. Ma da dove provengono? Come si cucinano? A cosa ci riferiamo quando parliamo di spaghetti?
Questa pasta, di orgine mongola o araba, ma forse anche cinese, arriva in Italia verso la metà del Settecento, apparendo inizialmente in Liguria, regione che trafficava di frequente con l’Oriente. La notorietà dello spaghetto esplode però in Campania, e si diffonde in tutto il mondo, grazie all’usanza partenopea di utilizzare il pomodoro (fresco e sugo) come condimento ideale per la pasta. Il nome spaghetti giunge però solo verso la metà dell’Ottocento, e sta ad indicare ogni tipo di pasta lunga e affusolata e deriva dalla somiglianza che questi tipi di pasta hanno con lo spago. Questo nuovo nome va ad affiancare quello di vermicelli, e ne diventa immediatamente sinonimo.
La semola di grano duro è la componente principale, mescolata con sale e acqua. Esistono però anche spaghetti preparati con farina di grano tenero, quella usata per fare il pane per intenderci, ma non c’è nemmeno bisogno di dirlo, chiaramente non reggono assolutamente il confronto!
Storia di una pasta, gli Ziti alla maniera ragusana
Qualche giorno fa ho appresso una curiosa notizia di carattere gastronomico che sono ansioso di comunicare anche a voi, nostri appassionati lettori. Andando a pranzo in una trattoria, vicino al posto in cui stavo lavorando, ero deciso a prendere un piatto di pasta. Dovevo proseguire il lavoro nel primo pomeriggio e non volevo appesantirmi, rischiando di cadere in una fase di letargo momentanea dettata dalla faticosa digestione. Pasta, semplice e con un condimento poco elaborato. Nel menù leggo Ziti alla maniera ragusana.
Incuriosito dagli Ziti alla maniera ragusana, chiedo informazioni. Il gestore del locale, un tipo alla buona, molto cortese e loquace mi rivela il condimento di questa ricetta di pasta. E continuando con la sua parlantina, affatto spiacevole ed al quanto conciliante, per chi approda da solo in una trattoria, con aria bonacciona inizia a parlarmi di quel particolare formato di pasta, gli Ziti.
Come può ben intuire – mi dice con aria complice – ziti, deriva dal dialetto siciliano e come sicuramente sa vuol dire fidanzati. Ma si è mai chiesto perché questo tipo di pasta prende questo nome? Ebbene, deve sapere che questo tipo di pasta, in passato, veniva usato per preparare la nostra famosa pasta al forno, in un’occasione del tutto particolare, e cioè per le cene di fidanzamento! Quando le coppie si facivanu ziti! Ma ora, non vorrei disturbala più a lungo, eccole il suo piatto di Ziti alla maniera ragusana, buon appetito …
Ricette campane: bucatini arrecanati
TEMPO: 50 minuti| COSTO: basso| DIFFICOLTA’: facile
VEGETARIANA: SI | PICCANTE: NO | GLUTINE: SI | BAMBINI: SI
Questa ricetta è presa da un originale libro di cucina napoletana, del 1977, da cui ho già preso alcuni piatti proposti qui su Ginger, e questa nota di tempi andati si può notare anche da alcuni elementi che contraddistinguono la preparazione. I bucatini spezzati innanzi tutto, ricordo perfettamente che mia nonna cucinava molto spesso gli ziti spezzati, e per chi non lo sapesse gli ziti sono simili ai bucatini, solo che di diametro più grande. Devo essere sincera, io li ho sempre visti solo a Napoli, e forse si trovano anche più a sud, ma nelle mie permanenze Toscane e adesso Piemontesi non ho mai trovato un pacco di ziti in giro…
Altra caratteristica, mancano le dosi di tutti gli ingredienti, meno che quelli della pasta. Nota caratterizzante molto forte, non solo della cucina verace napoletana e campana, ma magari di tutte le antiche tradizioni culinarie: non si pesa niente, si fa “a occhio”. Io sono abituata a pesare tutto, compresa la pasta, anche se quando mi regolo “a occhio” spesso non sbaglio le dosi, ma è un’abitudine moderna quella di calcolare sempre le quantità. Mia nonna non lo faceva mai, e la sua cucina era sempre ottima e impeccabile.