La sera prima di chiudere l’ufficio, nella nostra redazione. Una strennanatalizia fa sempre piacere. “A caval donato non si guarda in bocca”, si dice. Ma quest’anno diciamo basta. Le feste non sono del tutto finite, ma di regaliniaziendali impacchettati frettolosamente in cellophane da due soldi abbiamo già fatto il pieno. Che abbiamo? La classica confezione che abbina panettone scadente e una bottiglia di fintobollicine nostrane di pessima qualità, poi una coppia di pseudograppa distillata a 300 chilometri dalle zone d’elezione del nobile liquore. Le disgrazie non vengono mai sole, verrebbe da dire.
E poi loro, i cesti natalizi: cinovimini riempito di quintali di fintotruciolato e fintapaglia di plastica con barattoletti sparsi legati con fintospago e fintaceralacca, ad intervalli di un palmo. Olive spagnole, tonno greco (ma il contrario no, eh?), dolcetti italiani confezionati alla meno peggio. Idea! In ufficio improvvisiamo una tombola: chi vince riesce ad uscire a mani vuote, risparmiando alle famiglie la visione di questi pacchitristezza.
“Auguri!” “Auguri!” “Ci vediamo il 4!” “Ci vediamo il 7” … “L’ultimo che esce si ricordi di spegnere il condizionatore”, “…si, si, sennò l’editore, sai che palle quando rientriamo” … “Chi ha lasciato quella scatola di fogli sulla scrivania all’entrata?” “Quale?” “Quella lucida” … “Cos’hai detto?”
“Hey , ma non è la scatola degli A4” “…è…un pacco regalo!” “Un altro?” “No basta…” “Ma no, lui è…” “…DIVERSO.” “Come Diverso?” … “In che senso?”
“Ehmmm… Ma sul biglietto c’è scritto” PER LA REDAZIONE DI GINGER AND TOMATO.” “Ma siamo noi!” “Si, siamo noi” ….. “E allora…”
“GAROFALO!” “C’è scritto Garofalo!” “L’ho detto prima io!” “Ma non è quello che fa la pasta?” “Quella buona” “…quella nei pacchi trasparenti???” “Ma mica ci avrà mandato un regalo?” “A noi?” “…ma che ne sa Garofalo chi siamo?” “Zitto e apri!” “…e non gridare che gli altri sono già fuori…” “Piano, fai piano…”
Sorvolo sul trionfo di verezite, verispaghetti, e verelinguine che ha allietato alcuni di noi. E sulla tronfia soddisfazione di chi ha conquistato il coltello in veraceramica, ansioso di tagliuzzare la cucina intera, una volta a casa. E chi ha incontrato la delizia di verosughi in barattoli di verovetro, chi il veroolio. C’era una veracosa per ciascuno.
C’è una verapentola alla fine dell’arcobaleno. La nostra si chiama Garofalo. E non è pubblicità. E’ Natale. Vero.
(continua…)
Al nostro rientro dopo le feste ci siamo accorti che dalla confezione era caduto un foglio dello SLOW FOOD CAMPANIA, che ci avvisava che quanto contenuto nel pacco era presidio del territorio, dall’alto valore culturale…. Ma l’aria era di nuovo piena di discorsi sulle mangiate dei giorni passati, che non c’era certo bisogno di ricordarlo…vero?