La storia del Pane

Ho preparato tanti tipi di pani, per i vari impasti mi sono stati di aiuto la fantasia, gli ingredienti a disposizione, i consigli e le ricette scovate su giornali e pubblicazioni varie.

Non ho avuto bisogno delle varie macchine del pane, impastatrici e di tutto quello che la tecnologia moderna mette a disposizione delle intrepide casalinghe.

Non ho voluto la macchina del pane (anche se un pensierino l’ho fatto) solamente perché in cucina ho uno spazio ridotto per cui, spesso, devo fare i salti mortali per l’ottimizzazione dei piani di lavoro.

E poi ho visto la fine che ha fatto quella di mia figlia che, dopo gli ululati di gioia per i primi pani appena sfornati, è stata relegata nel dimenticatoio che viste, le dimensioni della stessa richiede un bel po’ di spazio.

Desidero parlare un po’ della storia di questo prezioso alimento che spesso viene additato come colpevole del “grasso superfluo”, salvo scoprire poi che chi si lamenta dei maniglioni antipanico ne mangia, senza quasi accorgersene, fette su fette, fa la scarpetta, ci aggiunge formaggi vari, moquette di burro e marmellata, fiumi d’olio e sale perché tanto l’olio extra fa bene .

Io dico sempre che sono le quantità che devono essere limitate e che ci si deve far aiutare dal buon senso.

Non male come pistolotto iniziale, vero?

L’origine del pane, il cui nome deriva dal latino “panis” secondo alcune fonti da me consultate, risalirebbe a 10.000 anni fa e ne sono state trovate tracce in Mesopotamia.

Frittata di bottarga rinascimentale

Le uova di pesce non sono usate spesso nel ruolo di protagoniste culinarie, eppure esistono ricette assai ghiotte in cui possono essere adoperate: inoltre a loro favore giocano sia la facile reperibilità, sia il costo tutto sommato abbordabile, sia le credenze sui prodotti afrodisiaci. Così le uova di pesce, oltre ad essere degustate a crudo- pensiamo al caviale– semplicemente salate e stagionate oppure seccate, compresse e sottoposte ad una lieve affumicazione, come per le bottarghe, diventano anche l’ingrediente di piatti particolarmente raffinati.

Nel 1450 Maestro Martino da Como nel suo trattato gastronomico Libro de arte coquinaria spiega come “…fare el Caviaro d’ova di storione et etiamdio cocerlo…”. Il caviale è stato, fino al 1940, un alimento mediterraneo. Veniva infatti prodotto a partire dalle uova degli storioni che, ancora in quell’anno, erano tutt’altro che rari alla foce del Po. Gli storioni corsero un serio rischio di estinzione durante il secondo conflitto mondiale, poichè vennero decimati dalle bombe che avrebbero dovuto distruggere i ponti sul fiume: soltanto oggi stanno lentamente tornando a ripopolare quelle acque, anche se seriamente ostacolati dall’inquinamento.

Eccovi dunque la ricetta di Maestro Martino nella sua forma originale: una superba, opulenta, quattrocentesca frittata di bottarga!

I differenti tipi di lievito: di birra, chimico e il bicarbonato

lievito

Scegliendo tra i lieviti disponibili e utilizzando il più adatto, è possibile realizzare pani e dolci più soffici. Le modalità del loro impiego variano da lievito a lievito. Ecco qualche utile notizia in proposito.

I lieviti di birra: vengono in genere utilizzati per la pasta di pane, le brioche e i pasticcini lievitati, le pizze e tra questi vanno distinti:
  • Il lievito di birra fresco: È un lievito che si deteriora con grande facilità e che va quindi conservato in frigorifero. Si presenta come un panetto di colore grigio-giallastro e di consistenza morbida. A volte, può apparire leggermente più secco, caratteristica dovuta alle modalità di conservazione del lievito che, comunque, non ne compromette l’ azione; bisogna, invece, rispettare la data di scadenza sulla confezione.
  • Il lievito di birra liofilizzato:Si tratta di normale lievito di birra, sottoposto a processo di liofilizzazione. Tale trasformazione allunga notevolmente la “vita” del lievito, che si può conservare anche per un anno. Controllate comunque la data di scadenza sulla confezione. Altra differenza importante rispetto al lievito di birra fresco sta nel fatto che quello liofilizzato va mescolato agli altri ingredienti prima di unire il liquido previsto dalla ricetta.

Dal Molise: zuppa di ortiche

La nostra cucina tradizionale sa esprimersi al meglio soprattutto quando si tratta di utilizzare i prodotti alimentari più semplici: a volte, poi, ne valorizza alcuni che sono ormai praticamente ignoti al grande pubblico. Ma non a Ginger&Tomato, ovviamente!

In molte aree del centro-sud, ad esempio, si preparano deliziose minestre a base d’ortica e non si tratta, come verrebbe da pensare, di ricette povere. In realtà si tratta di piatti che partecipano alla ritualità combinata dei filtri d’amore e delle pozioni atte ad incrementare la fertilità.

Il fatto, inoltre, che le minestre a base d’ortica risultino anche delicatissime, prelibate, ovviamente non guasta affatto: ve ne vorrei proporre una che reputo tra le migliori, che è anche di facilissima preparazione, originaria del Molise. Per provare altre squisite preparazioni a base d’ortiche, date un’occhiata anche qui, a questa ricetta postata qualche tempo fa: io stessa l’ho provata, ed è deliziosa!

Babaghanush, crema di melanzane dal Libano

Le comunità che vivono sulle sponde del Mediterraneo, oltre a dedicarsi all’attività ittica, propria d’ogni popolo che s’affaccia sul mare, hanno spesso anche solide tradizioni agricole: è il caso del Libano, terra mediorientale ricca nel ricettario di prodotti vegetali e di solida tradizione gastronomica.

Quella che vi presento oggi è una preparazione che ha valicato i confini dell’area che l’ha vista nascere per attestarsi, seppure con qualche variazione, in altre terre, presso altre culture. Si tratta di una stupenda crema di melanzane, proposta in una versione che non si discosta molto da quella originaria, arcaica, e che presenta un marcato tocco esotico, un retrogusto aromatico sconosciuto alle cucine occidentali.

Una crema di melanzane estremamente appetitosa e per di più versatile: servita con dei crostini, leggermente tostati e caldi, è un ottimo antipasto, ma basta contornarla, invece, di una corona di crackers per farla diventare il componente di spicco di un elegante rinfresco o di uno spuntino fuori orario. E’ la Babaghanush.

Cozze alla marinara, brutte ma buone

In Veneto si chiamano peoci, muscoli in Liguria. Vivono nel mare filtrando le particelle organiche ma sono ormai, ahimè, generalmente di allevamento, anche se non è poi così difficile reperirle fresche: le cozze, nome volgare che indica un mollusco bivalve, il mitilo, vanno effettivamente preferite sporche, poichè quelle pulite e lucide hanno già perso in parte la loro acqua di mare e risultano di solito più vecchie.

Le cozze, saporite, povere di grassi, ricche di ferro, devono essere raschiate, lavate e rilavate, ma non devono rimanere immerse a lungo nell’acqua: per far aprire le cozze basta metterle al fuoco, anche senza nessuna aggiunta- appena le valve si aprono, i molluschi sono cotti. Il liquido di cottura, inoltre, è molto saporito e profumato di mare: la cottura prolungata, d’altronde, ne fa un alimento sicuro.

La preparazione che presento è la più affermata, ed è semplice quanto basta per permettere di assaporarne al meglio tutto il gusto verace e carnoso: le cozze alla marinara. Si possono servire come antipasto o come primo piatto, in abbinamento un vino bianco: c’è chi lo preferisce fermo, chi leggermente frizzante, in ogni caso non deve essere troppo alto di gradazione, nè eccessivamente fruttato.

A tavola scelgo integrale: farro, avena e orzo

Con i cereali non raffinati, porti in tavola il benessere: farro, orzo & C. prevengono importanti patologie, combattono lo stress e ti regalano una sferzata di vitalità. L ‘umore non è al top? Porta in tavola i cereali integrali. Un team di ricercatori della Cardiff University, in Inghilterra, ha scoperto che i loro chicchi sono un vero e proprio antidoto contro la tristezza: per due settimane, gli scienziati hanno somministrato a 142 volontari abbondanti colazioni a base di cereali integrali. Il risultato? Meno stress, umore più stabile, più energia e maggiore capacità di concentrazione.

Del resto, le proprietà «attiva buonumore» dei cereali integrali sono note da tempo: farro, orzo, avena & C., infatti, sono una fonte naturale di triptofano, un aminoacido che stimola la produzione di serotonina, il neurotrasmettitore responsabile del relax e del benessere. I cereali integrali, però, non regalano solo vitalità e buonumore.

«Numerosi studi scientifici dimostrano che, grazie all’elevato contenuto di fibre, il consumo regolare di questi alimenti è in grado di proteggere l’apparato cardiovascolare, ma anche di ridurre il rischio di tumori e diabete», spiega la dottoressa Pia Waldthaler, dietista a Milano. In particolare, la buccia dei chicchi è un concentrato di sostanze benefiche. «I cereali integrali non subiscono la raffinazione, cioè il processo attraverso il quale i chicchi vengono privati della scorza e del germe, ricchi di nutrienti preziosi per l’organismo», prosegue la dottoressa Waldthaler «Quindi contengono una maggiore quantità di fibre, ma anche di vitamina E, vitamine del gruppo B e minerali, come lo zinco, il magnesio, il fosforo, il rame e il selenio».

Un contorno un pò insolito, i Crostoni dorati di patate

Un contorno o un entrèe un po’ particolari, che sostituiscano i soliti piatti abituali, sono un po’ difficili da inventare.

Per quanto mi riguarda, tutti gli sforzi che faccio, mi portano sempre a fare o delle bruschettine, con condimenti differenti al pomodoro, o delle verdure stufate o grigliate, ma difficilmente riesco a scostarmi da queste portate.

Ma cercando per bene tra i ricettari ho scoperto un piatto, tra l’altro abbastanza nutriente da poter benissimo sostituire un secondo, molto particolare e “simpatico”, gustoso e non troppo complicato da preparare.

Adattissimo ai bambini, sempre ghiotti di patate, e perfetto per i vegetariani. Di cosa parlo? È vero, ancora non li ho nominati, i Crostoni dorati di patate.

Trota farcita alla russa: piatti di pesce di tradizione zarina

La cucina tradizionale è una parte importante della cultura nazionale russa. Se in passato gli alimenti maggiormente reperibili consistevano in cereali, frumento e segale, negli anni la tradizione culinaria russa è stata rinomata per le varie prelibatezze, specialmente per i rinfreschi, a base di pesce.

I fiumi, i laghi e i mari russi sono ricchi di questo alimento. Tuttavia la Chiesa Ortodossa ha avuto una grande influenza sulla cucina russa, in quanto più della metà dei giorni all’anno erano giorni di digiuno stretto e non si potevano consumare alcune categorie di alimenti. Proprio per questo nella cucina tradizionale russa prevalgono pietanze con funghi, pesce, grano, ortaggi, frutti di bosco. Un piatto a base di pesce molto rinomato è rappresentato dalle trote ripiene di cui vi forniamo la ricetta
Trota farcita alla russa (ingredienti per 4 persone)

Pojarski di salmone: dalla tradizione contadina russa una specialità succultenta

Quella che Ginger&Tomato vi presenta oggi è una variante della più tradizionale ricetta ucraina kotleti pojarski. Di tradizione contadina i pojarski altro non sono che un modo differente di cucinare la carne o il pesce facendone delle polpette ben schiacciate ai lati e aromatizzata con spezie e panna acida. Se in passato la ricetta si era soliti presentarla a base di carne di gallina, non si è insoliti trovare sulle bellissime tavole imbandite russe del salmone cucinato alla pojarski. Qui la ricetta
Pojarski di salmone (ingredienti per 4 persone)
  • 450gr di salmone in scatola
  • 100gr di mollica di pane ammorbidita nel latte
  • 100gr di burro a temperatura ambiente
  • 1 uovo intero più 1 tuorlo
  • 2 cucchiai di farina
  • 6 cucchiai di pane grattugiato
  • sale e pepe
  • Per decorare: alcuni spicchi di limone

Mercato dei prodotti tipici della Montagna Italiana

I giorni di 29 e 30 di questo mese, la Comunità Montana del San Vicino, in provincia di Macerata, vi invita al tradizionale appuntamento marzolino con la “Mostra Mercato dei Prodotti Tipici della Montagna Italiana”.
Il senso della manifestazione è quello di promuovere la valorizzazione del territorio favorendo la diffusione dei prodotti tipici nel senso di un’alimentazione sana e genuina.
L’evento avrà luogo presso il “Palazzetto dello Sport” del Comune di Cingoli, conosciuto come il “Balcone delle Marche”, dal quale si osserva una splendida vista sui Monti Sibillini e sul Monte Conero, zone famose per la produzione di un ottimo olio extravergine d’oliva e per alcuni vini, tra cui il famoso “Verdicchio D.O.C.”

Pane più caro, proviamo a farlo in casa

Caro pane quanto mi costi! Sei sempre più caro! Eppure io sono un tuo affezionato consumatore, ti acquisto ogni giorno, non posso mangiare senza di te.

Ho letto da qualche parte che in certi posti il costo del pane è addirittura raddoppiato negli ultimi tempi, mentre il prezzo del grano ha subito un crollo vertiginoso. Non mi intendo molto di finanza, comunque mi sembrano fatti tanto assurdi da non crederci!

In ogni caso, visto che di te non posso proprio fare a meno, mio bel panino, ho deciso di farti in casa. Per chi la possiede, ho saputo che la macchina per fare il pane funziona molto bene e consente di fare diversi tipi di pane, ma per chi non ha questi mezzi tecnologici, serve olio di gomito!

Come preparare la vera polenta

La polenta è un classico della cucina italiana. Il Friuli ed il Bergamasco sono la vera patria di questo piatto fatto con farina di mais, ossia di granturco. La polenta bergamasca, tipica dei montanari, richiede lunghissima cottura, un’ora e mezza circa. La polenta veneta è invece più morbida, fatta con farina di grano più fina. Nel Veneto si fa la polenta anche col granturco bianco.

Per preparare la vera polenta è necessario il paiolo di rame ed il fuoco di legna, ovverosia un bel camino. Ai fornelli, però, può riuscire (quasi) ugualmente buona. La preparazione è faticosa, poichè occorre mescolarla continuamente, senza interruzione: ci vuole, come per tutte le cose migliori, tempo e pazienza.

I condimenti e gli accordi con la polenta sono numerosi. La combinazione più semplice è la polenta montanara col latte, ottima quella con burro fresco o fuso e formaggio oppure col solo formaggio fresco e molle oppure ancora con le uova al burro. Altri accordi classici e tradizionali: con i funghi, con la selvaggina e gli uccelletti, col pollo alla cacciatora, con gli stracotti e con gli umidi. Vediamo ora come cuocere la polenta.

Qualche consiglio per saper scegliere tra farina di grano tenero o farina di grano duro

La farina è uno degli ingredienti più utilizzato nella cucina italiana. Pane e pasta, gli alimenti base della nostra dieta sono ottenuti proprio dalla lavorazione della farina.

Per ogni tipo di alimento e per le diverse preparazioni e bene usare le differenti specie di farina che si possono trovare in commercio. Non tutte le farine, infatti, sono adatte alla preparazione del pane, ad esempio, o per fare i biscotti.

La farina, generalmente, si ottiene dalla macinazione dei cereali, in particolar modo di grano e di mais, ma si ottengono farine anche da orzo, farro, riso, avena e segale. La farina più comune, quella impiegata per la preparazione di pane e pasta, è un prodotto della lavorazione del grano.