Uno dei momenti che preferisco delle festività natalizie, l’ho già detto, sono i pomeriggi passati in cucina a sfornare biscotti. Negli anni ne ho tirate fuori dal forno quantità industriali, sono passata dai biscotti della tradizione italiana, quelli che non hanno bisogno di “ritocchi” o aggiunte, perchè “sono buoni così”, a quelli classici nelle loro diverse varianti regionali. Sono andata alla ricerca ed ho così scoperto dei biscotti di Natale nuovi per me, di altri paesi, venendo a conoscenza di nuove tradizioni e sapori. Natale si avvicina, e come ogni anno preparerò diversi tipi di dolcetti da offrire agli amici e da regalare. Che ne dite di fare il punto della situazione sui più “famosi” biscotti di Natale?
I mostaccioli, detti anche mustacciuli o mustaccioli, sono dei dolci tipici della tradizione natalizia napoletana. Sono dei dolcetti, simili a grandi biscotti, a forma di rombo, e sono mediamente grandi, circa 10-12cm. Vengono preparati e mangiati durante le feste di Natale, insieme ad altri dolci tipici come i Roccocò. Sono ricoperti di glassa al cioccolato, anche se adesso, come sempre accade nelle evoluzioni e modernizzazioni culinarie, se ne trovano anche ricoperti al cioccolato bianco, alla nocciola e ne ho visti anche alcuni ricoperti con una buonissima glassa arancione, credo all’arancia. Il sapore dell’impasto interno è molto dolce e deciso, forte, come molti dolci della cucina napoletana.
Il nome mostaccioli deriva dal fatto che anticamente, nelle ricette contadine, veniva utilizzato il mosto, per rendere questi grandi biscotti morbidi ancora più dolci.
Con il nome mostaccioli, e con delle varianti dialettali come mostazzoli, cono conosciuti anche altri dolci simili, calabresi e salentini.
Questi dolci vengono consumati dopo i pasti natalizi, e credo sia una tipica tradizione del sud in generale, ma il momento del dolce, nel napoletano, diventa quasi l’inizio di una seconda parte completa ed elaborata del pranzo o della cena, in cui si gustano una quantità di prelibatezze, a volte in maniera eccessiva! Si va proprio da questi classici dolci napoletani, alla frutta secca, prugne, datteri e albicocche, noci, nocciole e mandorle, e poi si passa agli struffoli, e anche alla Cassata Siciliana, che a Napoli arriva tutti i giorni prima di Natale, e anche il 24 e il 25 con una nave direttamente dalla Sicilia, infatti è originale al 100%. Questa ricchezza di dolci tradizionali fa del momento dei pasti durante le feste una vera e propria immersione nelle più antiche radici della città.
Di mamma sarda non potevo che parlarvi quest’oggi dei mostaccioli sardi. Questi grandi mostaccioli, friabili e morbidi allo stesso tempo, vengono preparati in tutta la Sardegna ma con le tipiche varianti locali. La ricetta che sto per darvi appartiene all’area del sassarese, provatela e poi fateci sapere come sono venuti. Un consiglio: se siete cuoche alle prime armi magari cominciate con qualcosa di più semplice, la preparazione richiede un pochino di abilità. I mostaccioli sardi sono buonissimi da soli, come accompagnamento ad una cioccolata calda oppure ad un tè pomeridiano, oppure possono essere utilizzati nelle preparazioni di dolci tipo il tiramisù.
Mostaccioli sardi
Ingredienti per 8 persone:
1kg di farina | 10gr di ammoniaca per dolci | 1 bustina di lievito | 5 uova intere | ¼ latte tiepido | 250gr di mandorle o noci | 250gr di uva passa | 1 bicchiere di anice | 200gr di zucchero | 250gr di margarina | buccia grattugiata di arancio o limone
Sulla parete di una grotta spagnola, La Cueva de las Aranas, un artista preistorico ha dipinto, migliaia di anni fa, una figura umana arrampicata su delle rocce che tende le mani verso un alveare: e la pittura rupestre che ho citato non è la sola a raccontarci quanto gli uomini primitivi fossero attratti dal miele; ne esistono infatti altre, nella stessa Spagna come in altre parti del mondo.
Così il miele faceva parte – anche se saltuariamente – dell’alimentazione umana già in tempi estremamente remoti. Veniva mescolato a frutta ed a bacche per preparare, a crudo, dei semplici dolci arricchiti forse con erbe aromatiche e spezie.
Nella cucina mediterranea tradizionale – davvero tradizionale – sopravvivono ancora ricette di questo genere.
Ve n’è una, ricetta tipica di tutto il Nord Africa, in cui il gusto dolce dei datteri e dei fichi secchi è sottolineato dal contrasto con il retrogusto amarognolo delle noci mentre l’aroma rotondo e persistente del miele viene ravvivato da quello pungente dell’anice. Una ricetta le cui origini si perdono nel tempo e che si ritrova – con modifiche puramente formali – in molti altri dolci mediterranei quali i mostaccioli del meridione d’Italia o il panforte toscano: si tratta del nordafricano Halwa bi Tamar, tortino crudo di datteri, fichi e noci ai fiori d’arancio.
La chiave per comprendere la gastronomia nel nostro “bel paese” è la tradizione. In italia girando in lungo e in largo vedrete che già facendo qualche chilometro le abitudini alimentari dei nostri connazionali cambiano. Il nostro è un popolo, che indipendentemente dala propria estrazione, ha una forte passione ed amore per la propria terra, per la propria famiglia e ovviamente per il proprio cibo. Noi non siamo italiani, ma romani, milanesi, napoletani, siciliani, calabresi e via dicendo. Questo è semplicemente fantastico e racchiude in sè il senso del nostro carattere.
Il patrimonio gastronomico che il nostro paese ha è inestimabile. In particolare se pensiamo alle differenze regionali dovremmo fare una lista infinita di sapori. Ora però proviamo a scoprire le virtù dei nostri dolci, frutto di una tradizione che affonda le proprie radici in un passato fatto di ingredienti semplici e profumi di un tempo.
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