Si chiama da Kiev a Kiev ed è la rivisitazione del celebre chef Gualtiero Marchesi del tradizionale pollo alla Kiev.
Il pollo alla Kiev è un piatto classico della cucina francese nonostante il nome faccia ovviamente pensare a un piatto francese. La tradizione vuole che sia nato nel XVIII secolo in Francia e praticamente è arrivato fino ai giorni nostri: è un secondo piatto molto sostanzioso rende la carne del pollo particolarmente saporita e ricca di gusto grazie alla presenza del grazie al burro aromatizzato che marcisce l’interno.
In occasione della scomparsa di Gualtiero Marchesi, lo chef italiano che ha rivoluzionato la cucina italiana, proponiamo una delle sue ricette più famose. Il riso oro e zafferano rappresenta uno dei piatti cult di Marchesi, la rielaborazione personale di un classico piatto milanese, città di origine dello chef.
È un piatto molto semplice e molto elegante, ma buonissimo che unisce l’eleganza, la bontà e l’effetto scenografico, tutti elementi che un grande cuoco deve ricercare nella preparazione dei suoi piatti.
Addio a Gualtiero Marchesi: il mondo dell’enograstronomia italiana piange il più celebre e conosciuto degli chef italiani che si è spento nella giornata di oggi, 26 dicembre 2017 a Milano. Aveva 87 anni e la notizia stata diffusa da fonti vicine alla famiglia.
Titolare del ristorante ‘Il Marchesino’, Gualtiero Marchesi aveva ricevuto nel corso della sua lunga carriera riconoscimenti e onorificenze di ogni genere: lo chef, malato da tempo, aveva lasciato lo scorso ottobre il rettorato di Alma, la Scuola Internazionale di Cucina Italiana dove si insegna il mestiere del cuoco e del pasticcere per dedicarsi alla Casa di riposo per cuochi, un progetto che gli stava molto a cuore.
Ultimamente l’avrete sentito nominare spesso in uno spot televisivo della catena di fast food più famosa in Italia, Mc Donalds. Lui è Gualtiero Marchesi ed è unanimemente considerato il più grande cuoco italiano di tutti i tempi, maestro e precursore di tantissime mode che nel mondo della cucina si sono affermate da poco, ma che lui aveva scoperto molti anni fa. L’attenzione per la cucina dell’est, lo sguardo attento al Giappone e alle possibili contaminazioni con la cucina italiana, insieme ai primi accenni al design del piatto che mette al centro di tutto il prodotto, l’ingrediente e la sua qualità, senza perdersi in decorazioni che distolgono l’attenzione dal cuore della cucina. Tutto questo è Gualtiero Marchesi, che di sè dice “Se ti apostrofano, chiamandoti maestro, non c’è da gongolare troppo, semmai da stringere i denti e sentirti, nuovamente e a qualsiasi età, come il primo degli scolari“.
La cucina è un’arte? Chi propone (e apprezza) quella creativa non ha dubbi. Chi non ama le fantasie, le originalità, i voli pindarici tra i fornelli continua a reputare i cuochi solo dei professionisti, più o meno bravi. Diatriba (eterna) a parte, il rapporto esiste e si sta sviluppando in modo articolato. Non sorprende in questo senso che il maestro della cucina italiana, Gualtiero Marchesi (grande appassionato di arte), abbia stilato un “codice“, cercando di riassumere
“L’intero universo che ruota intorno alla cucina, considerata una forma d’arte fondata sul sapere e sulla saggezza gastronomica”
Il Codice Marchesi vuole illustrare concetti e idee abbinandoli ad una ricetta che li rappresenti al meglio. Così il Dripping di pesce (nella foto), chiaro omaggio alla tecnica pittorica di Jackson Pollock, è sinonimo di Colore mentre le Quattro Paste, ispirate a uno dei classici di Andy Warhol, rappresentano il Genio. La tendenza attuale è però quella di portare la grande cucina dentro i musei: un esempio tra i più spettacolari è rappresentato dall’Open Colonna, ristorante-bar su due livelli all’interno del nuovo Palazzo delle Esposizioni a Roma.
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