Oggi vi propongo la ricetta della cassata alla napoletana che praticamente non ha niente a che vedere con la ben nota cassata siciliana, tra le due ricette direi che l’unica cosa in comune, oltre al nome, è la presenza della frutta candita! Questo dolce è davvero molto molto semplice da preparare, anche se la durata complessiva della lavorazione risulta parecchio lunga, ma non fatevi scoraggiare, anche perchè una volta pronta la cassata alla napoletana sarà un dolce davvero speciale e delizioso da proporre in questi giorni di festa.
Come spesso accade per i dolci tipici provenienti dal sud anche la ricetta per la preparazione dei cannoli siciliani ha le sue origini in un antico convento di clausura e diventa poi il ben noto dolce che tutti conosciamo solo quando i pasticcieri palermitani hanno iniziato a far loro la pratica della preparazione di queste delizie.
La preparazione non è certo tra le più facili e devo dire soprattutto che cannoli buoni come quelli che ho mangiato in Sicilia non li ho mangiati da nessun’altra parte! E per Sicilia non voglio nemmeno intendere strettamente la regione … c’era una collega di mia mamma che preparava i cannoli fatti in casa, e vi assicuro che erano esattamente come quelli che si mangiano nelle più antiche e rinomate pasticcerie palermitane. Insomma, per prepararli ci vuole la mano giusta, e diciamo che forse vi verranno comunque buonissimi ma non saranno mai come quelli originali, infatti credo che il cannolo sia proprio un caso particolare, un dolce a cui prestare sudditanza e verso cui non potremo mai pretendere una riuscita perfetta, a differenza della Cassata, della Pastiera, degli Struffoli e di tutti gli altri dolci tipici regionali.
Beh, chi non l’ha mai visto ed assaggiato? Il panforte è uno dei dolci tipicinatalizi, dalle origini molto ma molto antiche e dal sapore fortemente speziato tanto che è noto anche con il nome di panspeziato. Come wikipedia insegna, il panforte inizialmente era destinato ai nobili, poichè al suo interno erano utilizzate delle spezie allora molto costose, successivamente alcune iniziarano ad essere omesse, e la copertura non fu più di pepe nero, ma di zucchero a velo vanigliato.
Oggi nella preparazione del panforte troviamo, tra gli altri, questi ingredienti: mandorle, nocciole, frutta candita, fichi secchi, e spezie come i chiodi di garofano in polvere, coriandolo, pepe bianco e cannella. La preparazione prevede una prima fase nella quale andrà tritata grossolanamente la frutta secca ed i canditi, i fichi secchi, ed il resto degli ingredienti. A questi andranno aggiunti la farina e le spezie. La seconda fase invece prevede che lo zucchero ed il miele vengano messi a a sciogliere in un pentolino con qualche cucchiaio di acqua.
Siamo in Inghilterra. Una leggera pioggerellina bagna il nostro prato verde e tutto il quartiere è immerso in una tranquillità irreale, da dipinto. Delle amiche stanno arrivando per il tè ed ecco che noi, davanti al nostro bellissimo forno tiriamo fuori i dolcetti che abbiamo preparato da servire alle 17,00 in punto: gli Eccles Cakes.
Questi pasticcini ripieni sono per l’appunto il classico dolce da tè di origini inglesi, sono molto carini da vedere e buonissimi. Inoltre come al solito trovo sia sempre il caso di sperimentare nuove ricette, non appena li ho scoperti ho fatto qualche indagine sulle origini sui modi di prepararli e di servirli e li ho trovati così perfetti per una merenda, ma anche per la colazione, e allora proprio non potevo fare a meno di proporveli!
Gli struffoli. Chi non conosce gli struffoli? Sono il dolce per eccellenza del Natale napoletano e sono famosi esattamente come la pastiera, che si prepara a Pasqua, e come le sfogliatelle, ricce e frolle, e i babà. Insomma fanno parte della tradizione culinaria napoletana al 100% anche se la storia ci racconta chi li ha inventati e soprattutto ci insegna che non sono sempre stati un dolce natalizio.
Gli struffoli sono arrivati in Campania grazie ai Greci, già ai tempi della Magna Grecia infatti esisteva una preparazione simile e quindi diciamo che noi napoletani non li abbiamo proprio inventati di sana pianta, non è stato un napoletano a impastare e poi ricavare queste palline deliziose, però abbiamo fatto nostro, secoli e secoli, fa un dolce importato da una delle più antiche civiltà del mondo. Infatti in Grecia esiste un dolce simile, il loukoumades, e sempre dalla cultura greca ne deriva il nome, strongylòs, che significa di forma tondeggiante.
In più il dolce non è sempre stato legato alle feste natalizie, si ha una testimonianza della ricetta degli struffoli legata alla cucina napoletana, che risale al 1634, ma in quel periodo il dolce veniva preparato indipendentemente dalle festività.
Comunque sia provate a preparare gli struffoli, non è molto difficile, l’unica parte un po’ faticosa è il momento in cui vanno ritagliati tutti i pezzettini dai tubicini di pasta, ma visto il risultato finale un po’ di noia, un po’ di ripetitività e un po’ di affaticamento ci stanno tutti!
Vedendola così nella vetrina di un negozio la mostarda potrebbe essere scambiata facilmente per della frutta candita, immersa nel miele e pronta per decorare qualche bel dolce, natalizio magari. La mostrada, così come la intendiamo in Italia indicandola con questo termine, è un prodotto culinario a base di zucchero e frutta, con l’aggiunta di senape, ed è utilizzata per accopagnare carne, formaggi e comunque piatti salati, e inoltre ha un sapore molto forte e piccante.
Il termine rimanda al corrispettivo francese, moutarde, che però ha in comune con la nostra mostarda solo l’utilizzo della senape. In effetti in francese la parola moutarde sta ad indicare sia la senape che le preparazioni che implicano l’utilizzo di quest’ultima, come l’ottima senape di Digione, preparata con aceto, sale e grani di senape, molto piccante e davvero deliziosa. Mustum Ardens è il termine che richiama la mostrada, e compare per la prima volta in un testo francese del 1288, e indicava proprio un mosto, del vino, che veniva arricchito dai semi di senape, diventando così aredente, piccante, ardens per l’appunto.
In Italia la produzione di mostarda è molto diffusa, è un prodotto che si consuma in inverno e durante le feste natalizie. Le città più famose per la produzione di mostarda sono quelle della pianura padana, Mantova, Vicenza e soprattutto Cremona, infatti anche la foto ritrae proprio la famossissima e deliziosa mostarda di Cremona. Esistono comunque anche altri tipi di mostarda, quella piemontese, quella bolognese e quella siciliana, ognuna con le sue particolarità e con le sue varianti di preparazione.
E’ il dolce per eccellenza, una prelibatezza che non conosce vie di mezzo: o la si odia o la si ama appassionatamente. E’ sicuramente impegnativa, sia per la preparazione che per il consumo, vista la ricchezza degli ingredienti e l’elevatissimo apporto calorico.
Si può dire che certamente la cassata è il dolce che più di tutti racchiude in sé il patrimonio gastronomico apportato da dominazioni e da culture diverse da quella italiana. La ricetta della cassata è stata tramandata attraverso i secoli raccogliendo via via nuovi ingredienti, applicazioni di nuovi metodi, usi e esperienze diverse; qualunque civiltà sia passata in Sicilia ha lasciato tracce di sè in questo dolce meraviglioso e opulento.
L’origine del nome è dato dall’arabo “quas’at”, cioè “ciotola”, il recipiente rotondo nel quale veniva cotta la Cassata, ma potrebbe anche derivare dal latino “caseum”, formaggio, di cui è composto il ripieno.
Il primo a cimentarsi in questa preparazione è stato, a Palermo nell’anno 1000, nel periodo della dominazione araba, il cuoco dell’Emiro della Kalsa. La cucina saracena usava ingredienti fino ad allora sconosciuti nel territorio siciliano: la canna da zucchero, il limone, l’arancia amara, il mandarino; fu facile unirli alla ricotta, che veniva prodotta in Sicilia già dai tempi della Preistoria, assieme alle spezie e agli aromi, sempre portati dagli Arabi. In principio fu solo un involucro cotto al forno di pasta frolla ripiena di ricotta, zucchero, agrumi e aromi , e questa versione essenziale esiste ancora e si chiama , appunto, Cassata al forno. Dopo gli Arabi arrivarono i Normanni, e fecero conoscere la lavorazione della Pasta reale, o pasta di mandorle, e allora questa pasta sostituì, arricchita di altri aromi e coloranti naturali, l’involucro di pasta frolla usato fino ad allora, e la Cassata divenne definitivamente una preparazione a freddo.
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