Voglia di un primo particolarmente gustoso nonostante la sua facilità di esecuzione? Provate allora la pasta con scamorza, porri e datteri. Una pietanza dal sapore delicato ma ravvivato, a tratti, dalla scamorza. Completato alla grande all’aggiunta dei datteri tagliati a pezzi e disposti sulla superficie, la pasta in questione si presta sia al pranzo di tutti i giorni che a quello delle occasioni speciali, magari quando si siano invitati a casa degli amici.
Tra gli avanzi delle feste di Natale non è raro ci sia una valanga di frutta secca. Cosa farci se non una ricca torta ai datteri e fichi secchi? Si tratta di un dolce che non solo vi permetterà di utilizzarla tutta, indistintamente, ovvero anche le noci, le mandorle e le nocciole, ma anche di sfornare un dolce goloso come pochi. Non è la prima volta che la preparo e sono solita servirla con della salsa alla vaniglia o del cioccolato fuso, per non farmi mancare niente.
Io adoro le insalate, anche in inverno, specie se risultano sfiziose come questa, tratta da una puntata della Prova del cuoco e ricca di ogni ben di Dio. Avete presenti quelle giornate in cui abbiamo i minuti contati, ma non ci manca la voglia di mangiare qualcosa di appagante a pranzo? Bene questa può essere la soluzione ideale per godere di un’ottima pietanza che risulti veloce, economica ma non per questo poco saporita. Vi basterà che vi elenchi quali siano gli ingredienti che ne stanno alla base per rendervi conto da soli a cosa stiate andando incontro.
Una cosa è certa, il periodo natalizio è contraddistinto da un pullulare di frutta fresca e secca a volontà, come non prenderle in considerazione per la realizzazione di piatti sfiziosi? Prendete ad esempio i protagonisti di questa ricetta, ovvero i datteri avvolti nella pancetta. Si tratta di una di quelle preparazioni basate su al massimo un paio di ingredienti, che nonostante non richiedano abilità particolare in cucina o diverso tempo per la preparazione, rappresentano uno di quegli sfizi che va via come il pane. Con questo voglio dire che una pietanza preparata in cinque minuti può risultare un antipasto degno di essere servito anche in occasione di Natale o Capodanno.
So che sono in molti quelli che a Natale si ritroveranno in casa all’ultimo minuto con ancora da scegliere l’antipasto. Io sono una di quelle, ad esempio. Mi concentro fin troppo sulle altre portate dimenticando di prestare la giusta attenzione a quelle che apriranno il pranzo. Però ce n’è uno che mi sento di consigliarvi fin d’ora, perchè potrebbe essere definito l‘antipasto di Natalelast minute: i bocconcini di datteri allo speck. Niente di più semplice da preparare, dovrete solo procurarvi dei datteri, del camembert, del gorgonozola, delle noci e dello speck.
Ultimo appuntamento con le ricette dedicate al binomio carne frutta. Dopo il pollo alle albicocche ed il coniglio alle prugne, questa è la volta degli spiedini di maiale con i datteri. I datteri fanno tanto Natale, non so voi ma è abitudine in casa nostra servirli a fine cena durante le festività natalizie insieme ai fichi secchi ed alla frutta secca. In questa ricetta invece li vediamo in un’altra veste, un pò insolita, almeno per i miei gusti dato che è la prima volta che li utilizzo nella preparazione di un secondo di carne.
Non si tratterà di una vera e propria ricetta, niente cottura nè in forno nè sui fornelli, niente attese varie ma solo cinque minuti per poter servire in tavola queste mini delizie. Si tratta dei datteri ripieni, che a differenza di quanto si potrebbe pensare non sono dei dolci ma semplicemente degli sfiziosi antipasti che vedo molto bene da servire insieme ad altre preparazioni il giorno di natale.
Per la preparazione dei datteri ripieni dovrete procedere così: tagliare in due i datteri e toglierne il nocciolo. Al posto di questo farcire con una crema ottenuta mescolando gorgonzola e mascarpone in parti uguali più un cucchiaio di panna. L’idea dei datteri ripieni serviti come antipasto natalizio mi sembra molto azzeccata. Possono essere decorati con chicchi di melagrana, per dare quel tocco natalizio in più e possono essere accompagnati da salumi e formaggi tagliati a dadini, da tartine farcite con mousse e creme varie o ancora da crostini. I datteri ripieni sono come le ciliegie, uno tira l’altro, ma attenzione a non esagerare, hanno molte, troppe calorie ed anche se a natale tutto è concesso in tavola, io vi ho avvertito!
Ci avviciniamo alla stagione caratteristica della frutta secca e un ottimo modo per utilizzare fichi, prugne, albicocche e datteri, oltre alle mandorle, alle nocciole e alle altre specialità del genere, è quello di preparare dei dolci! In commercio troviamo la frutta secca intera, a pezzi, sminuzzata, in polvere e questo ci permette di utilizzarla in moltissimi modi all’interno delle ricette, non solo dolci per giunta.
La frutta secca può essere divisa in due categorie: glucidica e lipidica. Praticamente tutta la frutta che abitualmente consumiamo fresca può essere essiccata e da essa si ottiene la frutta secca glucidica. Per quanto riguarda la frutta secca lipidica invece in Italia non troviamo con facilità tutte le varietà, è facilissimo reperire arachidi, noci, nocciole, mandorle, noci brasiliane e pinoli, ma gli stessi anacardi non sono facili da trovare e ancora meno frutti come macadamia e pecan. La frutta secca lipidica non comprende solo frutti veri e propri, ma anche semi di alcune piante o di legumi, come nel caso delle arachidi.
Tornando ai nostri fichi secchi una delle caratteristiche della frutta secca glucidica è quella che per conoscere le sue proprietà basta conoscere quelle della frutta fresca prima che venga essicata, visto che rimangono inalterate. Per quanto riguarda il fico esso viene fatto essicare al sole, dopo essere stato raccolto nel periodo di massima maturazione, utilizzando trattamenti di disinfestazione fisici o chimici. In Italia le regioni che producono i fichi secchi sono la Puglia, la Calabria e la Sicilia, ma è da segnalare anche la Toscana per il suo famoso fico secco di Carmignano, prodotto vicino Prato. Le varietà utilizzate in Italia per la produzione di fichi secchi sono principalmente Farà, Pissalutto, Brogiotto e Dottato, mentre in Turchia, paese che risulta il maggiore produttore di fichi secchi, viene utilizzata la varietà Fico di Smime.
Il forno a microonde è diventato ormai un alleato di tutti. C’è chi lo usa solo per scongelare e riscaldare, chi ormai ha imparato a utilizzarlo per cucinare non può farne a meno, chi è diffidente ma lo trova comodo e veloce. Comunque sia il forno a microonde può risultare un’ottima soluzione per sfornare dei dolci, anche per ricette che necessitano proprio di questa specifica cottura.
Innanzi tutto il microonde non cuoce solo più velocemente, ma può aiutare anche nella preparazione degli ingredienti, può ammorbidire la frutta o sciogliere il burro, ad esempio.
I risultati della cottura non sono identici a quelli del forno tradizionale, visto che il forno a microonde non può dorare nè rendere croccante la superficie di una torta. Un dolce preparato con ingredienti chiari rimarrà chiaro. Anche usando degli accorgimenti, per cercare di scurire un po’ la superficie, come ad esempio utilizzare la melassa, la farina integrale o i datteri, non riusciremo mai ad avere una vera e propria crosta, però si potrà maschere il pallore. Questo è il motivo per cui le teglie che andranno nel microonde non devono mai essere infarinate, i residui di farina non risulterebbero come un bel bordo scuro, ma come uno strato scolorito e umido. Se proprio è necessario, se il tipo di dolce rischia di rimanere troppo attaccato alla teglia, di possono utilizzare delle briciole di biscotti.
I chutney potrebbero essere tranquillamente associati, almeno per quanto riguarda l’aspetto, alle nostre marmellate-conserve, se non fosse per il fatto che si contraddistinguono per il gusto agrodolce dato dalla presenza dell’aceto e dello zucchero. Solitamente i chutney prevedono la presenza di frutta mista a verdure e spezie per l’appunto. Ne risulta un mix meraviglioso che viene poi utilizzato sia per condire carni che salumi o formaggi, esaltandone così i sapori e valorizzando i piatti dal gusto delicato.
Di chutney la cucina indiana è ricca, ne esistono diverse varianti: al cocco, alla cipolla, al mango, alle mele, al pomodoro, al coriandolo, l’elenco è davvero innumerevole. Ed ancora accanto alla versione cotta, che prevede una lunga preparazione per permettere ai componenti di addensarsi e fondersi insieme, esiste quella fresca, che si ottiene macinando semplicemente gli ingredienti crudi ottendendo una pasta omogenea. L’origine del nome viene dalla parola “chatni” che in Oriente significa “fortemente speziato” ed infatti non troverei altro modo per poter definire questo composto agrodolce nel quale zenzero e cannella la fanno da padrone.
Nel periodo rinascimentale in cui Ludovico il Moro era, di fatto, il vero signore di Milano e dei suoi vasti possedimenti, anche la cucina attraversò un lungo periodo di gloria nelle numerose feste che si susseguirono negli intervalli di tempo tra una guerra e l’altra. I maestri pasticcieri erano i grandi protagonisti con preparazioni monumentali di grande effetto scenografico.
In un vecchio ricettario dell’epoca abbiamo però rintracciato alcuni dolci di carattere quasi “moderno” come la “torta sforzesca” qui proposta. Per gli autori esiste una generica indicazione “da maestri napoletani”, a significare che fin da allora i pasticcieri napoletani godevano di grande prestigio presso le Corti italiane e quella degli Sforza era tra le più ambite.
Per rendere più gradevole questa preparazione ci siamo però concessi una sola eccezione: l’aggiunta di un poco di cioccolato fondente in sostituzione di alcune spezie oggi introvabili. Il risultato finale è così ancora più interessante.
TEMPO: 60 minuti | COSTO: basso | DIFFICOLTA’: bassa
VEGETARIANA: SI | PICCANTE: NO | GLUTINE: SI | BAMBINI:SI
Fra poco più di un mese è Natale e quindi perché non prepararsi in anticipo e tirate fuori il matterello per stendere sfoglie varie dolci e profumate?
Personalmente conto di regalare ad amici e parenti, oltre al solito cestino contenente le marmellate che solitamente preparo nel corso dell’anno, anche delle belle scatole di latta o cestini infiocchettati a dovere e contenenti dolcetti con svariati ripieni e biscotti insoliti. Infatti ho notato che fare regali di natura culinaria è sempre un’ottima idea. Spesso chi li riceve amerebbe preparare in casa biscotti e tortine varie ma deve combattere con il tempo tiranno e sicuramente preferisce caricare la lavatrice che pasticciare, oltre il dovuto, in cucina.
Sulla parete di una grotta spagnola, La Cueva de las Aranas, un artista preistorico ha dipinto, migliaia di anni fa, una figura umana arrampicata su delle rocce che tende le mani verso un alveare: e la pittura rupestre che ho citato non è la sola a raccontarci quanto gli uomini primitivi fossero attratti dal miele; ne esistono infatti altre, nella stessa Spagna come in altre parti del mondo.
Così il miele faceva parte – anche se saltuariamente – dell’alimentazione umana già in tempi estremamente remoti. Veniva mescolato a frutta ed a bacche per preparare, a crudo, dei semplici dolci arricchiti forse con erbe aromatiche e spezie.
Nella cucina mediterranea tradizionale – davvero tradizionale – sopravvivono ancora ricette di questo genere.
Ve n’è una, ricetta tipica di tutto il Nord Africa, in cui il gusto dolce dei datteri e dei fichi secchi è sottolineato dal contrasto con il retrogusto amarognolo delle noci mentre l’aroma rotondo e persistente del miele viene ravvivato da quello pungente dell’anice. Una ricetta le cui origini si perdono nel tempo e che si ritrova – con modifiche puramente formali – in molti altri dolci mediterranei quali i mostaccioli del meridione d’Italia o il panforte toscano: si tratta del nordafricano Halwa bi Tamar, tortino crudo di datteri, fichi e noci ai fiori d’arancio.
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