Voglia di involtini primavera? Sì, ma non i soliti: gli involtini primavera di tonno nella rivisitazione di Daniele Usai richiamano le atmosfere orientali e rappresentano una variazione della cucina cinese, vietnamita e cambogiana.
In questi paesi questi deliziosi involtini vengono serviti come antipasti: sono veramente stuzzicanti e ottimi anche come secondo piatto di pesce.
Gli spaghetti di soia rappresentano un alimento particolare, utilizzato soprattutto nella cucina thailandese e giapponese, meno invece, e contrariamente a quanto si possa pensare, in quella cinese, la quale preferisce quelli di riso. La premessa per proporvi la ricetta degli spaghetti di soia con verdure e carne piccante, un primo piatto semplice da realizzare, dal sapore orientale, perfetto per un pranzetto leggero ma completo. Merito sicuramente della salsa di soia utilizzata tra gli ingredienti, che ne rende il gusto particolarmente gradito al palato e del peperoncino, indicato per gli amanti dei piatti piccanti.
Gli spaghetti di soia, detti anche spaghetti cinesi, sono un tipo di pasta tipico della cucina orientale ma che ormai è sempre più facile trovare anche nei nostri supermercati. La cucina orientale, come del resto tutta la cucina esotica, va molto di moda ed effettivamente ci sono tantissime ricette che sono molto apprezzate anche da noi, abituati alla cucina mediterranea, perchè sono a base di verdure, non sono troppo speziati e quindi assecondano le nostre abitudini alimentari. Gli spaghetti di soia richiedono delle piccole accortezze in cottura che oggi vi spieghiamo. Se volete provarli, troverete anche una squisita ricetta degli spaghetti soia alle verdure.
Oggi tento di nuovo l’impresa di preparare il pollo al curry. Questa volta però si tratta di una versione alleggerita, gustosissima ma con poche calorie. Guardo montagne di programmi di cucina in tv ma ogni volta che si tratta di preparare il pollo al curry saltano fuori la panna, il burro, l’olio, in quantità tali da rendere questa ricetta orientale un vero attentato alla linea. Ecco perchè ho cercato di studiare un pollo al curry light, una ricetta con poche calorie che potrete preparare anche se state seguendo un regime alimentare controllato. Non sempre light vuol dire insipido: in questo caso il mio pollo al curry light è squisito e non a nulla da invidiare alla ricetta originale.
Una ricetta veloce e gustosissima è quella che ho intenzione di preparare per il pranzo di oggi: insalata di riso basmati con verdure. Avete presente il riso basmati e il suo chicco lungo? Io lo amo, perchè già in cottura sprigiona un aroma incantevole che sa di spezie orientali e di cucina esotica. Accompagnato dalle verdure saltate semplicemente in padella diventa un primo piatto completo, adatto a queste giornate di fine estate, che si può servire freddo ma secondo me è squisito soprattutto tiepido, perchè i sapori vengono esaltati. E poi l’insalata di riso basmati con verdure è anche un comodo piatto della cucina degli avanzi, perchè potrete utilizzare tutte le verdure che preferite, o semplicemente quelle che avete in frigorifero.
Qualche sera fa, io e mio marito abbiamo festeggiato il nostro quinto anniversario, e per l’occasione, ho voluto richiamare il tema del nostro primo incontro, avvenuto in un ristorante cinese del centro di Palermo.
Ovviamente, allora eravamo si sicuro molto più freschi, rilassati e riposati, e di certo, non vi erano bimbi che ci venivano a chiamare per una infinità di cose!
Ma il bello di essere una famiglia e, ancor di più, di essere genitori è proprio tutto questo…
Quindi tra :
mamma, ho sete mi porti l’acqua…
papà, mi racconti una favoletta….
mamma, se non mi dai un bacetto non riesco a dormire….
papà, mi accendi la lucina….
mamma, io non ho sonno, posso stare di la con voi….
siamo comunque riusciti, accontentando, quasi tutte, le richieste dei pargoli, e dopo averli messi a nanna, a creare, molto silenziosamente, un’ atmosfera magica, proprio nella nostra cucina! Qualche candela, un po’ di musica quasi impercettibile ed un ottimo vino, ci hanno fatto da cornice, mentre gustavamo questo particolare trancetto di pesce spadaall’orientale arricchito dalla salsa di soia e dallo zenzero, dal sapore delizioso e molto, molto intrigante.
Si potrebbe affermare che i masala sono il marchio di fabbrica della cucina indiana. Se spesso sono le spezie a conferire ai piatti la loro unicità e la loro identità geografica, i masala (miscele di spezie) sono responsabili degli aromi e dei sapori della cucina indiana. Alla base di questi preparati ci sono spezie più o meno comuni quali il peperoncino, il cumino, il coriandolo, lo zenzero e la curcuma.
Tra queste la mia preferita è forse quest’ultima: ha un sapore delicato e se conservata nel modo sbagliato perde le sue qualità in breve tempo; in India viene utilizzata anche per conferire al volto delle donne un colore dorato in occasione di particolari cerimonie. Dalle parole dello splendido libro “La maga delle Spezie” di Chitra Banerjee Divakaruni:
” Il giorno della curcuma, invece, è la domenica, quando la luce gocciola burrosa nei barattoli di latta che se ne imbevono fino a splendere.” Mi avvicino a lei e sento subito l’odore della curcuma, anche se mi ci vuole un attimo prima che il cervello ne registri l’aroma sottile, lievemente amaro come quello della pelle e quasi altrettanto familiare. Tilo mi invita ad accarezzarne la superficie con la mano: “Lascia che la polvere gialla ti infarini il palmo e i polpastrelli: è polvere d’ala di farfalla.” Poi anche lei fa scivolare il palmo della mano sulla superficie serica della spezia e l’avvicina al volto, strofinandosi le gote, la fronte e il mento. “Per millenni prima dell’inizio della storia, le spose – e le fanciulle che aspiravano a maritarsi – hanno fatto lo stesso. È la spezia della bellezza, più soffice del raso. Se la tengo tra le mani, la curcuma mi parla, con una voce di crepuscolo che riecheggia l’inizio dei tempi. La curcuma, chiamata anche halud, giallo, il colore dell’alba e dello squillo delle conchiglie suonate sul far del giorno. La curcuma capace di conservare, di mantenere sano il cibo in una terra di calore soffocante e di fame. La curcuma, spezia della fortuna, spalmata sulla fronte dei neonati in segno di buon auspicio e strofinata lungo gli orli dei sari nuziali”
Quest’oggi ho voglia di cucina cinese, non troppo elaborata ma quanto basta per ricreare quel gusto e quell’aromaticità tipica della cucina orientale. Una delle cose che più amo quando mi reco presso il mio ristorante cinese è il pollo fritto, le varianti poi sono molte: semplice, con salsa agrodolce, con l’ananas, con le mandorle ecc.
La ricetta invece che vi propongo oggi è allo zafferano. Unica condizione imprescindibile è che venga preparato nella classica padella orientale di cui vi ho già precedentemente parlato: il wok. In onore anche delle belle Olimpiade che stanno terminando, un piatto in omaggio ad un paese dalla cultura solida e millenaria! Pollo fritto allo zafferano (ingredienti per 4 persone)
450gr di petto di pollo,
1 cucchiaio di Cognac
1/2 cucchiaio di salsa Worcester
2 cucchiai di farina
1 tuorlo d’uovo
1 peperone verde
1 peperone rosso
1/2 bicchiere di succo di limone
1 limone
un ciuffo di basilico
1 bicchiere di brodo,
un pizzico di zafferano
olio di arachidi
sale, pepe bianco
Continuiamo la nostra rassegna di ricette oriental style, in particolare parlando della cucina giapponese. Dopo un grande classico come il ramen, tocca obbligatoriamente alla zuppa di miso.
Il miso è un condimento, uno dei più antichi, e si ottiene dai semi di soia pestati e mescolati con farina e riso, o orzo. Una preparazione apparentemente molto semplice ma che viene lasciato a riposare fino a 3 anni. Il miso può avere diversi colori e diverse gradazioni di sapore, dal più bianco e leggero, a quello nero e forte.
Può essere usato come il nostro “dado” in brodi e zuppe, ma anche sul riso, sulla carne e sul pesce. Il miso possiede anche delle buone proprietà curative: è ricco di proteine e soprattutto di enzimi; scioglie il colesterolo ed è perfetto per riequilibrare il vostro organismo (ed il vostro spirito perchè si sa che il cibo giapponese è molto “spirituale”) a fine giornata. Alcune ricerche ne hanno evidenziato la capacità di ridurre i rischi di tumore al seno (3 tazze la giorno).
Ormai avrete capito il mio interesse per la cucina orientale ed in particolare quella ebraica. C’è qualcosa che mi unisce a questa cucina fatta di antichi legami familiari, di storie che si tramandano oralmente, di tradizioni forti e durature. La cucina ebraica è un pourpury di elementi mescolati sapientemente tra loro: religione, regole alimentari e tradizioni.
Inoltre molti piatti della tradizione ebraica sono entrati nella cucina romana come i carciofi alla giudia, lo stracotto di manzo, la concia di zucchine, i carciofi con l’indivia, i “pezzetti” fritti (una frittura mista, fatta con gli avanzi). La matrice popolare, gli alimenti poveri sono spessi condivisi da due culture che hanno vissuto a braccetto per tanti anni (il vecchio ghetto di Roma, è nell’area dell’Isola Tiberina – portico d’Ottavia – e i mercati in cui trasteverini ed ebrei si servivano erano spesso gli stessi).
La frittura secondo la tradizione giudaico-romanesca è infatti un modo di dorare i carciofi immergendoli completamente in una padella d’olio bollente, per farli aprire come un fiore e colorare di un rame intenso. La ricetta che Ginger presenta è una variante della cucina ebraica romana, molto gustosa e facile da preparare.
Questo è un piatto tipico orientale, di origine probabilmente egiziana, ma largamente diffuso in tutto il Medio Oriente. I falafel sono semplicemente delle polpette fritte e speziate a base di ceci o fave, tritati con l’aggiunta di coriandolo, aglio e cipolla. Ho avuto modo di conoscere ed apprezzarne la bontà durante un viaggio in Olanda. Uscendo dalla stazione centrale di Amsterdam, particolarmente affamato, mi sono trovato un chiosco colorato che vendeva falafel, lo spettacolo di questo bancone colorato con tutti i condimenti meritava di essere impresso in una fotografia. Il chiosco in questione apparteneva ad una catena di fast food vegetariano che ho rincontrato anche in altri paesi e si chiama “Maoz” (se vi capita entrateci), in Italia potrete mangiare i falafel in alcune rosticcerie orientali o nelle pizzerie gestite da egiziani. Mangiate i falafel freschi, appena fatti, evitate di mangiarli riscaldati, perdono la loro fragranza. Se avete voglia di provare a farli da soli, ecco la ricetta.
La Brick, antipasto tipico della cucina ebraica tripolina, ha un gusto semplice e genuino dove viene valorizzato il sapore della sfoglia croccante, ottenuta semplicemente con acqua e farina. La Brick è una piacevole alternativa ai soliti antipasti. Il ripieno che noi proponiamo e’ a base di patate e prezzemolo, ma volendo si puo’ utilizzare anche del formaggio, della carne macinata o delle uova.
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