Al via la 33esima sagra del cinghiale nel comune in provincia di Pisa. Una non-stop che parte il 7 novembre per concludersi il 16. Attesi migliaia di visitatori.
Chianni e il cinghiale hanno un destino incrociato da oramai molto tempo, a partire dal lontano 1976 quando la volontà di un gruoppo di cittadini – che allora rappresentava la quasi totalità dei residenti del piccolo comune pisano – attivi da sempre in iniziative socio-culturali e sportive, coincise con il preciso scopo di portare a conoscenza la comunità toscana e le sue tradizioni culinarie, legate alla terra e alla vita contadina. Fu proprio in seno al comitato culturale di quel periodo che maturò l’idea di promuovere una festa legata alla caccia o all’agricoltura per la valorizzazione dei prodotti locali; così, in collaborazione con l’Associazione dei cacciatori e con l’Unione Sportiva Chianni venne elaborata e vide la luce la prima Sagra del Cinghiale.
Storicamente, il cinghiale è un animale che racchiude enormi e variegati significati: torna alla memoria quel che pensavano i Celti dell’animale, simbolo di sapere spirituale e conoscenza; non sfugge neppure l’intrinseca carica di forza e potenza emanata dal quadrupede, capace di sfociare in scatti d’ira impetuosa. Chianni è un paesino delle colline pisane che si posiziona a 287 metri sul livello del mare e caratterizzato da poggi coltivati a vite ed olio. Circondato da boschi dove cresce una grande quantità di funghi e da castagneti che producono ottime castagne, confina con i comuni di Terricciola e Casciana Terme, verso ovest con Santa Luce e Castellina Marittima, a est con Lajatico e infine a sud con Riparbella. Paese di origine Etrusca, Chianni fu un castello medievale conteso fra il vescovo di Volterra e la repubblica pisana, per poi essere conquistato da quel Guido da Montefeltro, di dantesca memoria.
In un paesaggio rimasto inalterato col passare del tempo e capace di resistere alle fughe in avanti che troppo spesso avvengono in nome del progresso, le mani esperte degli agricoltori – mestiere più unico che raro solo se si oltrepassa la Maremma – continuano ancora oggi a coltivare con cura varietà specifiche di olive, quale moraiolo, leccino, frantoio. Un lavoro paziente, accurato, condotto con tecniche antiche e consolidate, e che permette di ottenere una produzione unica per qualità e caratteristiche. Le olive, prima che maturino completamente e cadano dalla pianta, vengono raccolte a mano, selezionate, pulite e lavate, per essere spremute meccanicamente in frantoi qualificati. Da questa consuetudine, rafforzata da esperienza millenaria, nasce l'”olio extra vergine d’oliva di Chianni, dal colore intenso, definito “viride” dagli antichi romani. E’ un olio tipico leggero, dal tasso di acidità sempre inferiore all’1%, con un sapore fruttato che mantiene inalterato il gusto della polpa di oliva.
Il cinghiale per Chianni, terra di cacciatori esperti ed appassionati, diventa elemento fondamentale e spartiacque tra un anno e l’altro: un po’ quel che è il Capodanno per ciascuno di noi. Collocato nelle due settimane inizialidel mese di novembre, l’evento è una sagra paesana che celebra la bontà gastronomica del “Re della macchia”, in grado di trasformarsi per diversi giorni il “Re della cucina” dove le cuoche, con arte sopraffina, preparano le parti più nobili proponendole in salsa con funghi e polenta, in umido con e senza olive, oppure arrosto. le parti meno pregiate sono lavorate dai norcini che sfornano salsicce, fegatelli e soppressate. Il vino è quello locale, buono e genuino, oltre che novello. Nei giorni di sagra è prevista la presenza di stands per la vendita di olio, vino e prodotti tipici. Per info: [email protected].