Amo tutti i miei amici ed amiche ma in alcuni periodi dell’anno il mio affetto, interessato, aumenta verso quelli che hanno l’orto che viene coltivato con amore e con attenzioni particolari.
Già si vedono in primavera queste aree più o meno estese che vengono zappettate, divise in lunghi rettangoli rialzati con canalette laterali che consentono il passaggio per facilitare la cura e il raccolto.
Vere opere d’arte che io ammiro con invidia specialmente quando appare il frutto di tante sudate cure: pomodori, zucchine, a volte melanzane e peperoni e quadrati con una selva di pianticelle di basilico e prezzemolo.
Va detto anche che dopo diversi anni di cure amorose alcuni miei amici e conoscenti si sono stufati di coltivare l’orto, vuoi per il continuo impegno che è necessario, vuoi per il fatto che spesso tutto arriva a maturazione contemporaneamente e non ne possono più di mangiare quintalate di pomodori o altra verdura o di fare salse e passati col caldo feroce fuori e dentro casa per via dei fornelli accesi.
Spesso poi, a detta di uno essi, devono poi cercare di smistare il surplus di produzione verso amici e parenti.
C’è anche un detto: “L’orto vuole l’uomo morto” e alcuni miei conoscenti hanno smesso di coltivare i preziosi fazzoletti di terra perché proprio non ce la fanno più con la schiena.
Ma veniamo al cuore di questa chiacchierata.
La mia amica Fiorella, sabato scorso, mentre stavo starnazzando in cucina perché avevo i miei figli a cena, mi telefona per chiedermi se mi interessano delle amarene che il marito aveva appena raccolto.
Ora anche se sono con l’acqua alla gola io non so mai dire di nò.
Ma come non possono interessarmi delle amarene appena raccolte e biologiche al massimo?
Le amarene poi che raramente trovo in vendita?
Allora telefono a mio figlio che per caso si trova in zona e lo prego di passare a ritirare il cestino che ho doverosamente fotografato avendo cura di togliere un pacchettino contenete ben 5 uova!!!!
Adoro anche le galline di Fiorella.
Prpearazione:
Allora per preparare la marmellata o la confettura (faccio sempre confusione) è questo:
- 1° Pesatura della frutta pulita e tagliata a pezzetti
- 2°Aggiunta eventuale di succo di limone per frutta che tendo ada ossidarsi (mele e pere)
- 3° Calcolo dello zucchero da aggiungere.
Se la frutta è dolce come fragole, albicocche ecc. è sufficiente aggiungere un 30% /40% di zucchero .
Per altra frutta più asprigna come ad esempio il ribes io aumento di parecchio il quantitativo fino a un 60%/70%.
Le amarene erano veramente poco dolci , quindi ho aggiunto solo 600 gr di zucchero per chilo di frutta pulita.
La cottura, sempre mescolando e tenendo d’occhio la pentola per evitare di avere più marmellata che pentola, è durata circa un’ ora e mezza.
Per controllare la giusta densità della marmellata basta versarene un cucchiaino su un piattino e verificare che sia abbastanza densa …che non corra …..
Adopero dei barattoli perfettamente puliti, anche riciclati ma con un tappo nuovo, riscaldati in forno per una ulteriore sterilizzazione.
Verso quindi la marmellata, usando un imbuto a bocca larga che consente il passaggio anche dei pezzi, nei vasetti, tappo immediatamente e, ultimata l’invasatura detta appunto “a caldo” , copro tutti i barattoli con una coperta, affinché si possano raffreddare gradualmente.
Ed ecco pronta una bella riserva per l’inverno se….. ci arriva!!!!