La bruschetta: Un gusto semplice di antica tradizione.

Questo piatto a pieno titolo rappresenta le caratteristiche della cucina mediterranea: la semplicità, la genuinità degli elementi ed i profumi. La bruschetta è un piatto contadino che evoca la terra, il lavoro nei campi, uno spuntino frugale accompagnato da un buon bicchiere di vino. Per preparare questo semplice piatto dovete procurarvi una bella forma di pane casareccio a lievitazione naturale con una crosta spessa. Il pane deve essere tagliato in fette da 1 centimetro e abbrustolito su una brace ma se volete potete usare anche una piastra. Una volta croccante prendete le fette e strofinatele con 1 spicchio d’aglio, poi basterà un filo di olio extra vergine d’oliva un pizzico di sale e pepe. La peculiarità della bruschetta è che potete metterci sopra, praticamente, tutto: pomodoro a pezzetti e basilico, salsiccie, verdure, erbette tritate, frutti di mare, formaggi e tutto ciò che vi consiglia la vostra fantasia. Però la cosa importante e che la bruschetta come il condimento devono sempre essere freschi e preparati con cura.

Stark Delicious: la mela di Biancaneve, in versione “alcolica”!

E’ la mela rossa per eccellenza!
Croccante, succosa, rossa intensa e brillante (e se non brilla, provate a strofinarla energicamente con un panno asciutto…!) ha un aroma inconfondibile, sapore dolce e bassissima acidità. Squisita cruda, è ideale anche per strudel, dolci a cucchiaio e torte.
Come tutte le mela la Stark conosce il segreto per l’eterna giovinezza: contiene anti-ossidanti, possiede straordinarie propietà nutritive, vitamina C, B, potassio, oligoelementi, zuccheri nobili adatti anche a diabetici.

Probabilmente al giorno d’oggi la bella Biancaneve non si limiterebbe a “mordere la mela”…
e allora, dopo esserci cimentati nella preparazione di un classico studel o nella tanto amata e intramontabile torta di mele, possiamo provare questo cocktail veloce e dolcissimo!

Formaggi: il plateau a regola d’arte!

Dopo una cena importante, la selezione di formaggio da degustare prima della frutta è un piacere irrinunciabile!
Come preparare un vassoio perfetto? Basta seguire alcune semplici regole.
Le tipologie
Per un plateau classico scegliete un formaggio di capra, un pecorino e tre tipi a latte vaccino: delicato, saporito ed erborinato (cioè con le venature blu-verdastre).
Un’alternativa più corposa, ideale quando ci sono molti ospiti, è realizzare due o tre piccoli taglieri a tema: di capra o pecora, di tipologie fresche, di soli formaggi molli oppure duri, tutto italiano o tutto francese.
Un buon assortimento, sicuramente tutto da “apprezzare” può essere composto da un pecorino, Caciocavallo, caprino fresco e Goronzola.

Il “gran bollito”, come vuole la tradizione piemontese…

I Piemontesi lo chiamano “il gran bollito” e sono i depositari dell’autentica ricetta: 7 tagli di manzo e di vitello, altrettanti “ornamenti” come la lingua, la testina, il cotechino, la gallina, la coda, la zampa, il tutto accompagnato da almeno tre verdure (carota sedano e cipolla) più tre salse, dette “bagnet”.
Per i palati più “semplici” possiamo ridurre il numero dei pezzi, basta non tralasciare nessun tipo di carne (manzo, vitello, maiale e pollo) e seguire sempre la regola essenziale: immergere la carne in acqua bollente per poi farla cuocere lentamente per ammorbidirne le fibre… alla fine ne rimarrà comunque un brodo estremamente gustoso!

Stuzzichini per cominciare in modo piccolo, semplice e colorato

Piccoli, semplici, colorati, arricchiti da aromi e ortaggi di stagione: così si presentano i bocconi che aprono una serata importante come per esempio quella di Natale: rustici e al tempo stesso eleganti.

Quattro idee dove possiamo abbinare il formaggio con gli ingredienti più disparati: non solo le pere, con il proverbiale cacio infatti, si sposano anche i funghi, erbe e confetture!
Abbinamenti originali che danno vita a golosi stuzzichini da servire come antipasto o in un buffet.
Ricordiamoci che la semplicità è vincente: accostiamo al formaggio un solo ingrediente o completiamo con aromi, frutta secca o miele.

Come base, oltre al pancarrè, ci si può sbizzarrire con pane nero, cubetti di polenta, fette di patata o di zucca lessate, fettine di mela o di pera.
Per accompagnare gli stuzzichini possiamo offrire un’alternativa al vino servendo una birra rossa leggera, succo di mela o d’uva oppure un centrifugato di verdura tipo “gazpacho”.

Brick di patate e prezzemolo, piatto della cucina ebraica tripolina

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La Brick, antipasto tipico della cucina ebraica tripolina, ha un gusto semplice e genuino dove viene valorizzato il sapore della sfoglia croccante, ottenuta semplicemente con acqua e farina. La Brick è una piacevole alternativa ai soliti antipasti. Il ripieno che noi proponiamo e’ a base di patate e prezzemolo, ma volendo si puo’ utilizzare anche del formaggio, della carne macinata o delle uova.

Hummus: Salsa orientale “low fat”

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Questa è una delle più famose salse mediorientali, la sua origine si perde nella notte dei tempi. Ha il pregio nella semplicità dell’esecuzione e nelle caratteristiche salutari degli ingredienti che la compongono. L’elemento principe del hummus è il cece, il terzo legume prodotto nel mondo dopo il fagiolo e la soia, ha origini remote risalenti all’epoca dell’antico Egitto. Oggi il cece viene ancora coltivato in India ed in Pakistan. Come tutti i legumi ha una elevata quantità di proteine, contiene una percentuale di grassi molto bassa e soprattutto e ricco di minerali come il ferro, il magnesio, il potassio ed il fosforo.

Sufganiot: Le ciambelle di Hanukkah

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Dicembre è il mese delle feste, delle luci, del calore familiare ma soprattutto è il mese dei bambini. In paesi come l’Inghilterra e forse ancor di più negli Stati Uniti, in questo periodo è buona abitudine salutare e scambiarsi gli auguri usando la formula “Buone Feste” – Happy Holidays – piuttosto che “Buon Natale” – Merry Christmas -. Per chi non è cattolico essere salutato con questa frase è piacevole, perché dimostra un evidente segno di civiltà nel rispetto per le diverse tradizioni di un vicino. Oltre alla festa del Natale in questo mese si celebra anche un’importante festività ebraica chiamata Hanukkah (o Chanukkà, la festa delle luci).

Come nella tradizione del Natale si usa fare l’albero, anche nella festa ebraica il rito è legato alla luce, (pure  avendo origine da storie diverse)  e si usa accendere delle candele, una per ogni serata della ricorrenza, per un totale di otto giorni.

I protagonisti assoluti di queste due feste religiose restano comunque i bambini, ai quali vanno fatti rigorosamente dei “meritati” regali. E come in tutte le feste che si rispettano non può mancare un menu acreato per l’occasione. Nella tradizione ebraica le Sufganiot (ciambelle fritte) sono dei dolci caratteristici della festa di Hanukkah. Eccovi la ricetta, facile e deliziosa.

Curcuma: Una spezia antitumorale

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La curcuma appartiene alla famiglia dello zenzero, viene prodotta in alcuni paesi come la Cina, l’Indonesia, il Costa Rica e l’India. Questa spezia oltre ad essere usata in ambito gastronomico, è alla base di tutta la medicina tradizionale. In India, che rimane il primo paese produttore al mondo, è utilizzata da sempre nella medicina Ayurvedica.

La curcuma è un ottimo antiossidante e tonico epatico. Il principio attivo di questa spezia agisce proteggendo le cellule epatiche dalle tossine. Nei tempi antichi veniva utilizzata per i problemi digestivi, anche perchè produce in maniera massiccia, il muco ad azione protettiva delle cellule stomacali.

La Cassata Siciliana, matrimonio in bianco tra ricotta e frutta candita

E’ il dolce per eccellenza, una prelibatezza che non conosce vie di mezzo: o la si odia o la si ama appassionatamente. E’ sicuramente impegnativa, sia per la preparazione che per il consumo, vista la ricchezza degli ingredienti e l’elevatissimo apporto calorico.

Si può dire che certamente la cassata è il dolce che più di tutti racchiude in sé il patrimonio gastronomico apportato da dominazioni e da culture diverse da quella italiana. La ricetta della cassata è stata tramandata attraverso i secoli raccogliendo via via nuovi ingredienti, applicazioni di nuovi metodi, usi e esperienze diverse; qualunque civiltà sia passata in Sicilia ha lasciato tracce di sè in questo dolce meraviglioso e opulento.

L’origine del nome è dato dall’arabo “quas’at”, cioè “ciotola”, il recipiente rotondo nel quale veniva cotta la Cassata, ma potrebbe anche derivare dal latino “caseum”, formaggio, di cui è composto il ripieno.

Il primo a cimentarsi in questa preparazione è stato, a Palermo nell’anno 1000, nel periodo della dominazione araba, il cuoco dell’Emiro della Kalsa. La cucina saracena usava ingredienti fino ad allora sconosciuti nel territorio siciliano: la canna da zucchero, il limone, l’arancia amara, il mandarino; fu facile unirli alla ricotta, che veniva prodotta in Sicilia già dai tempi della Preistoria, assieme alle spezie e agli aromi, sempre portati dagli Arabi. In principio fu solo un involucro cotto al forno di pasta frolla ripiena di ricotta, zucchero, agrumi e aromi , e questa versione essenziale esiste ancora e si chiama , appunto, Cassata al forno. Dopo gli Arabi arrivarono i Normanni, e fecero conoscere la lavorazione della Pasta reale, o pasta di mandorle, e allora questa pasta sostituì, arricchita di altri aromi e coloranti naturali, l’involucro di pasta frolla usato fino ad allora, e la Cassata divenne definitivamente una preparazione a freddo.

Arancia rossa di Sicilia IGP in insalata

Questo fantastico agrume ha trovato in Sicilia esposizione e composizione del terreno ideali, tanto da essere considerato il migliore d’Italia.
L’arancia amara fu portata in Europa dagli Arabi, mentre quella dolce fu diffusa dai Portoghesi quando inaugurarono la rotta commerciale con l’Est.

L’arancia rossa di Sicilia appartiene alle tipologie Tarocco, Moro e Sanguinello. La raccolta dei frutti avviene manualmente, con il solo ausilio di apposite forbici. Una volta raccolte, le arance sono selezionate in base alla dimensione e allo stato di salute. Segue la fase di confezionamento e immissione al consumo; in commercio si trovano a partire dal tardo autunno fino a tarda primavera dell’anno successivo. Si presentano con buccia di colore arancione-rossastro; il profumo è tipicamente agrumato, intenso e persistente; il sapore è dolce, con una tipica nota acidula finale. Il sole e il terreno siciliano sono in grado di influire sul gusto di questi frutti. Si conservano per qualche mese in luoghi freschi.