Ravioli dolci con ricotta e cioccolato per Carnevale

 

Siete amanti dei ravioli? Con il pomodoro, con funghi e salsiccia, con il pesce, con le verdure? Vi piacerebbe mangiarne anche di dolci? Eccovi serviti: ravioli dolci di ricotta.

 

Infatti i ravioli, tipico piatto italiano dalle origini antichissime, si tinge di zucchero a velo assumendo un sapore dolce e molto buono! I ravioli sono una pasta molto antica, sembra che siano stati inventati addirittura dagli antichi etruschi in quanto, dagli affreschi delle tombe nella necropoli di Cerveteri, sono state rinvenute rappresentazioni di coltelli, mattarelli, farina e rotelline simili a quella per fare i ravioli al giorno d’oggi. Di solito il modo più consueto di mangiare i ravioli (almeno nel Lazio ed in Toscana) è con ripieno di ricotta e spinaci accompagnati da salsa di pomodoro semplice o con carne di lepre o cinghiale.

 

Ma nel periodo di carnevale, in queste regioni, oltre alle classiche castagnole e frappe, siamo soliti cucinare anche questi deliziosi ravioli dolci. La ricetta è semplice e il risultato è garantito.

Té verde, varietà ed origine. Per rilassarsi e mantenersi in salute

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Il è la bevanda più amata al mondo dopo l’acqua, consumata in tutto il mondo nelle sue innumerevoli varietà. Quando la sua storia abbia avuto inizio non è dato saperlo con esattezza, quello che è certo è che in Cina la pianta spontanea del té era già conosciuta nell’ottocento a.C, ma solo centinaia di anni dopo cominciò ad essere coltivata. Una antica leggenda narra che l’imperatore cinese Shen Nung fosse solito ristorarsi nei momenti di pausa con un recipiente di acqua di ruscello calda. Una volta era seduto all’ombra di un albero quando delle foglie caddero nell’acqua calda. Shen Nung lo assaggiò e l’insolita bevanda lo conquistò.

La pianta che da origine al té è la Camelia Sinensis, un arbusto alto al massimo quattro metri le cui foglie dopo essere raccolte possono essere lavorate in modi diversi. A seconda del tipo di trattamento che ricevono danno vita ad una diversa varietà di té.

In Giappone la varietà più consumata è il tè verde che si distingue dal té nero in quanto ne viene interrotta la fermentazione e da questo deriva il suo tipico colore verde. A sua volta i vari tipi di té verde si distinguono tra di loro a seconda della tostatura che può essere ad esempio a vapore o in recipienti di rame.

Obesità infantile: consigli per la prevenzione e un’adeguata alimentazione

L’obesità infantile è un fenomeno che dilaga ormai da qualche anno nei Paesi industrializzati. In Italia colpisce un bambino su quattro ed è il risultato di un bilancio energetico positivo, protratto nel tempo: in pratica i bambini assumono più calorie del necessario, giorno dopo giorno, con gravi conseguenze per la salute immediata e per il futuro. Le statistiche non lasciano dubbi: nel nostro Paese nel 1999/2000 la percentuale di bambini ed adolescenti in sovrappeso (per un campione compreso fra i 6 e i 17 anni) raggiunge il 20% mentre è pari al 4% la quota degli obesi.

La fascia più colpita è quella compresa fra i 6 e i 13 anni, e la percentuale maggiore spetta ai maschietti che risultano maggiormente interessati dal fenomeno obesità, rispetto alle loro coetanee. La prima regola è prevenire, ma se il bambino è già grassottello, bisogna correre ai ripari con una corretta alimentazione. Le colpe sono da imputare ai cibi confezionati, alle merendine consumate senza ritegno, alla vita sedentaria davanti al pc e alla tv, alla sempre maggior diffusione anche in Italia del fast-food che, paragonato alla dieta mediterranea perde, e di molto, in salute, in qualità ed in gusto.

Utilizzare gli avanzi di un pollo arrosto, un consiglio veloce

Tante volte, capita, ritirandoci tardi la sera dopo una giornata faticosa, di non avere voglia metterci ai fornelli per preparare qualcosa da mettere sotto i denti , ed allora la soluzione più semplice che ci viene in mente è quella di prendere un pratico e veloce pollo arrosto, accompagnato, chissà, da qualche patatina.
Puntualmente ne avanza un po’, ed il giorno dopo ci chiediamo cosa possiamo farne, perché, si sa, il pollo arrosto è buono quando è caldo, riscaldato non è più lo stesso, e le patatine? Non ne parliamo, si afflosciano e diventano mollacchie.

Ebbene ecco un pratico consiglio per recuperare gli avanzi della sera prima, preparando un piatto unico, completo e gustoso: l’insalata di pollo.

Certamente non è una novità, ma è un piatto che ognuno fa a modo proprio, ed io vi propongo la mia versione, semplice e leggera pronta in dieci minuti e pratica, perché si può portare comodamente a lavoro, per uno snack veloce e nutriente.

Come si produce uno degli alimenti più calorici e usati della cucina mondiale: il burro

Quante volte ci è capitato di non mangiare qualcosa perché conteneva del burro? In quante occasioni ci siamo sentiti dire che il burro fa male? Bene, io sono una tra quelli che lo mangia il meno possibile perché atavicamente convinta che sia dannoso per la salute…e per i rotolini! Se ci penso, però, non mi sono mai documentata con serietà al riguardo; credo sia arrivato il momento di farlo, anche perché, diciamocelo in tutta onestà: le cose fatte con il burro, spesso, sono le più buone!

Con il termine burro, si intende quel prodotto ottenuto dalle creme ricavate esclusivamente dal latte di vacca, il cui contenuto in grasso non deve essere inferiore all’82%. Il metodo originario per la produzione della crema di latte ( o panna) è il procedimento che prende il nome di affioramento: il latte intero viene lasciato per circa 12 ore in apposite vasche, in ambiente fresco; a causa del suo peso inferiore, il grasso, affiora e crea, appunto, la crema. Dopo l’affioramento si passa alla sfioratura ossia l’asportazione della crema. Ciò che resta nelle vasche altro non è che il classico latte scremato. Oggi, questo sistema non è più in auge e si arriva alla formazione della panna attraverso la centrifugazione con macchine chiamata scrematrici per la loro funzione di scremare il latte; i risultati sono, praticamente, i medesimi ma il secondo metodo è più pratico…l’eterna lotta tra tradizione e tecnologia!

Una volta ottenuta la crema è necessario pastorizzarla per ridurre la flora batterica e per prolungarne la conservazione (del burro). Dopo essere stata depurata, la crema viene fatte maturare inserendovi dei fermenti particolari cosicchè questa sviluppi il sapore inconfondibile del burro. L’ultimo procedimento prima del confezionamento è quello della burrificazione, uno sbattimento intenso della crema finchè no rassoda o, come è giusto dire, burrifica. Ora il burro è pronto ad arrivare sulle nostre tavole!

Il set di coltelli da cucina perfetto. I veri ferri del mestiere per la cuoca moderna.

coltelli
Il sogno di ogni donna che ama cucinare sarebbe avere a propria disposizione in cucina qualunque utensile possa esserci utile nella preparazione delle nostre ricette. E pochi utensili servono quanto i coltelli, ma non coltelli qualunque, un vero e proprio set di coltelli di qualità. Sono sei i tipi di coltello fondamentali:
  • coltello da pane
  • coltello da cuoco
  • coltello a seghetto
  • spelucchino
  • coltello per disossare
  • coltello per sfilettare
Il coltello da pane ha una lama lunga e seghettata e non va assolutamente usato per tagliare carne, verdura e frutta. Il coltello da cuoco è un coltello generalmente usato per tutto, con una lama lunga 20 cm e la punta acuminata; può tagliare, tritare o fare a cubetti ogni tipo di alimento. Il coltello a seghetto è un coltello da pane in miniatura e permette di tagliare tutto ciò che ha un esterno duro ma un interno morbido. Lo spelucchino è invece una miniatura del coltello da cuoco, ha una lunghezza che va dagli 8 agli 11 cm ed è utilissimo quando si tratta di tritare o tagliare alimenti di piccole dimensioni, come ad esempio l’aglio, o quando va sbucciata la frutta. Il coltello per disossare ha una lama lunga 20 cm e molto sottile. Il coltello per sfilettare è fondamentale a sua volta per preparare ricette a base di pesce. A questi possono essere aggiunti il coltello da formaggio o quello per squamare.

Cuocere al microonde risparmiando tempo

micro
Sono finiti i tempi in cui il microonde veniva usato solo per scaldare la pasta fredda o scongelare la carne: oggi il piccolo forno ormai presente in ogni casa è diventato di fondamentale importanza. Io ad esempio per motivi di spazio e costi quando ho arredato la cucina ho rinunciato, pensavo temporaneamente, ad un normale forno, mentre ho acquistato immediatamente un forno a microonde all’avanguardia. Ho optato per un microonde della Whirlpool, dotato di tutte le funzioni, come ad esempio, il sesto senso, utilissimo per le patatine fritte, la funzione crisp e la cottura a vapore.

Dopo tentativi andati male e prove riuscite per metà ho capito quali sono le regole per cucinare ottimamente con il microonde e soprattutto ho capito che se nonc’è la necessità di cucinare grandi quantità (io ad esempio cucino per due) il forno a microonde, o perlomeno questo, può sostituire in tutto e per tutto il forno classico.

Innanzitutto come funzionano le microonde: sono onde elettromagnetiche ad alta frequenza come quelle che producono ad esempio le radio o i televisori. Queste onde hanno la capacità di attraversare materiali come vetro, carta o porcellana per essere poi assorbite dall’acqua, dall’olio e dai grassi. Le microonde in pratica eccitano le molecole presenti in queste sostanze producendo una frizione che genera calore, come quando vi strofinate le mani una contro l’altra. Nella cottura tradizionale il calore si propaga dal recipiente all’alimento, mentre nella cottura a microonde il calore è prodotto direttamente dall’interno dell’alimento e continua a cuocere anche dopo che viene tolto dal forno.

Caffè Renzelli: un aroma antico dal cuore di Cosenza

caffe renzelli

Nel cuore del centro storico di Cosenza, sorge un luogo magico, dove si respirano antichi sapori e l’aria è impregnata di storia, vecchi racconti, antiche e nuove leggende che si intrecciano attorno ad un unico sapore: l’aroma inconfondibile del caffè Renzelli. Il locale si trova sul colle Pancrazio, uno dei sette colli della cittadina calabrese, lungo corso Telesio e si affaccia sulla piazza dedicata ad Aulo Giano Parrasio, fondatore dell’Accademia Cosentina. Vicinissimo alla Cattedrale, al teatro Rendano e alla chiesa di San Francesco d’Assisi, dove è conservata la famosa Croce Bizantina, dono di Federico II alla Cattedrale.

Fondato nel 1801 da Raffaele Ferrari, trisavolo dell’attuale proprietario, con l’insegna di Caffè Galicchio, diventò presto punto di ritrovo di intellettuali e letterati, dei signori acculturati della Cosenza bene, che fino a tarda sera lì si davano appuntamento per ascoltare le orchestrine di dame viennesi, che suonavano sul marciapiede di fronte per allietare la conversazione. Erano due salette, la rossa e la verde, dal colore dei divani allineati lungo le pareti.

Pesto alla trapanese, viva la pappa…col Pomodoro.

Buono, fresco, nutriente e va su tutto, di che parlo? Ma del pomodoro ovviamente.
Nella cucina italiana è usatissimo, la sua presenza è d’obbligo nei piatti nazionali più famosi: negli spaghetti, nella pizza, nel ragù un ingrediente che non può mancare è il pomodoro.

Semplicissimo da mangiare, basta semplicemente sciacquarlo ed è proto, preparare un insalata di pomodori è la cosa più veloce e gustosa che si possa fare, anche per chi non ha mai messo piede in cucina. Un ortaggio tipicamente estivo che evoca il sole, il suo profumo è un richiamo alla bella stagione. Una pietanza leggera e dissetante che ben si coniuga al caldo dell’estate, una caprese o una semplice insalata di pomodorini e basilico, nei mesi di luglio e agosto, sono delle pietanze perfette, nutrienti e ricche di sali minerali.

Individuato da tutti come un ortaggio tipicamente mediterraneo, in realtà, il pomodoro, arriva dalle regioni tropicali e sub-tropicali del Sud America. Il suo nome d’origine deriva dall’azteco “xitomate” o “zitomate”, da cui l’inglese tomato, e la storia del suo arrivo fino alle coste Europee ricorda un po’ quella del cacao.
Il pomodoro arriva, infatti, in Europa grazie ai dominatori spagnoli intorno la fine del cinquecento.
I posti dove più si diffuse il pomodoro furono Napoli e la Sicilia, dove ancora oggi l’agricoltura e la cucina conserva dei forti legami con questo frutto della terra. Tra le ricette Italiane in cui viene utilizzato il pomodoro, le più antiche sono, appunto, quelle siciliane, in cui il pomodoro è usato principalmente come condimento per la pasta.

La schiacciata alla fiorentina, dolce di Carnevale

Tutto il mondo conosce il carnevale, da Venezia al Brasile, da Viareggio a Cipro, da Cento a Nizza… ogni paese ha un modo diverso di festeggiarlo ma un filo comune lega i festeggiamenti di tutto il mondo, i dolci. Per questo, non esiste momento dell’anno migliore per parlare di uno dei dolci tipici del carnevale toscano: la schiacciata alla fiorentina.
Venendo da tre generazioni di pasticceri conosco molto bene questo dolce e fin da quando ero piccola guardavo, con il naso che mi batteva sul bordo del bancone da lavoro più alto di me, mio padre, intento a preparare centinaia di schiacciate da distribuire per la città.

La ricetta che vi propongo è quella della vera schiacciata alla fiorentina, un dolce straordinario che purtroppo oggi fa parte di quei sapori della tradizione quasi del tutto perduti, perchè ritenuti troppo “faticosi” da eseguire seguendo le regole. In effetti è necessaria un’estrema attenzione ai dettagli e ai tempi, ma vedrete che non appena sarà pronta, il profumo e il sapore vi ripagheranno del tempo che le avrete dedicato.

Friggere con meno olio, in modo sano e gustoso

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Penso che poche cose siano gustose quanto le fritture, ma spesso vengono evitate per motivi di dieta. Come fare quindi per gustarsi una buona frittura senza sentirsi continuamente in colpa? Basta seguire delle semplici indicazioni e scegliere con cura gli alimenti da friggere: i funghi ad esempio contengono poche calorie ed anche aggiungendovi quelle dell’olio e dell’impanatura non possono certo essere considerati bombe caloriche. Lo stesso vale per il resto delle verdure.

Innanzitutto è necessario sapere che ogni alimento va fritto in un modo specifico: è possibile friggere al naturale, con un’infarinatura, con un’impanatura o in pastella. La frittura al naturale è perfetta per le uova e le patate ed è il metodo più semplice in quanto basta immergere l’alimento nell’olio. L’infarinatura è il modo più adatto per friggere verdure come le melanzane, piccoli pesci e molluschi poichè così non ne viene coperto troppo il sapore dall’uovo. L’impanatura è la modalità di frittura più classica: l’alimento va passato prima nell’uovo sbattuto e poi nel pangrattato prima di tuffarlo nell’olio conferendogli così il tipico colore dorato del fritto. Alcuni preferiscono infarinare anche l’alimento prima di passarlo nell’uovo sbattuto: in questo modo l’impanatura si gonfia maggiormente e diventa più croccante. Questo tipo di frittura è perfetto per il pollo ad esempio.

Verdura e frutta sono ottime fritte in pastella: quest’ultima può essere preparata in svariati modi. Obbligatori sono la farina e le uova, poi c’è chi usa il latte e chi l’acqua. Io personalmente ritengo che le migliori pastelle vengano con la birra o, in mancanza di quest’ultima con dell’acqua gassata.

Il robot da cucina: un solo elettrodomestico per mille usi

robotcucina

 

Il robot da cucina è un utilissimo elettrodomestico che dimezza i tempi di preparazione dei cibi con le sue molteplici funzioni. Questo tuttofare elettronico, infatti, trita, frulla, impasta, macina e può essere dunque impiegato come aiutante in moltissime ricette, dai primi (nel tritare velocemente aglio e prezzemolo, ad esempio) ai secondi (carne, preparati per soffritto) fino ai dolci (tritare le scorze degli agrumi, ottenere facilmente scaglie di cioccolato). Ma come e quando nasce il robot da cucina? Il suo lancio nel mercato e la sua ascesa ha inizio negli anni Sessanta. Una trasformazione socioculturale ne è alla base ed è quella che vede la donna abbandonare il tradizionale ruolo di casalinga e cuoca full time, per avventurarsi sempre più nel mondo del lavoro.

Kebab e salsa di melanzane: la magia dell’Antico Oriente rivissuta nel centro di Roma

Metti una sera a cena con degli amici, una cucina esotica ma dal gusto delizioso, un ambiente da mille e una notte e voilà il gioco è fatto: Kabab, ristorante persiano nel centro di Roma. Dalla strada attraverso le vetrate è possibile scorgere tante candele, luci ed un’ atmosfera davvero calda e famigliare ma non appena si entra si viene completamente travolti dalla magia dell’Antico Oriente.
Pareti pienamente decorate di formelle luccicanti e variopinte, soffitto tondeggiante rivestito in legno, un sottofondo di musica folkloristica persiana e ovviamente tante narghilè. Ma questo è solo l’inizio di questa serata magica. Non appena ci sediamo a tavola delle gentilissime signorine ci danno il benvenuto e cominciano a descriverci i piatti tipici di questa terra affascinante che è la Persia.
Tra gli antipasti (ce ne sono molti) è possibile degustare delle cotlette cioè frittelle fatte con patate, carne di manzo, uova, zafferano e cannella; l’ antipasto mast salsa di yogurt fatto con crema di yogurt, sale, mentuccia persiana e polvere d’aglio; l’ antipasto cufte fatto con carne di manzo, riso, erbe aromatiche persiane e sugo di pomodoro. Proseguiamo con il secondo che è un vero piatto unico avendo in se carne, verdura, riso e salse di accompagnamento.

Come usare la pasta del giorno prima

Non so voi, ma a me succede spesso di non sapermi regolare sui quantitativi di pasta da calare per poter fare delle porzioni adeguate, con gli spaghetti esagero sempre perché, ogni volta, quando li vedo crudi, mi sembrano sempre pochi, ed allora ne aggiungo puntualmente un altro po’, risultato: vengono dei piattoni esagerati e il condimento non è mai sufficiente.

Così mi capita che a tavola, fatte le porzioni, ne restano una o due di troppo, e non sono in grado di gettarle nella spazzatura, il gesto di buttare il cibo lo vivo con difficoltà, mi sembra di fare un torto a chi non se lo può permettere. Conservo, quindi, la pasta avanzata in frigorifero pensando di mangiarla il giorno successivo.

Ho provato spesso a riscaldarla in padella con un po’ d’olio, ma non è lo stesso che mangiare la pasta appena fatta, o diventa eccessivamente “croccante” o, se per caso, il giorno prima, è stata scolata un po’ troppo tardi, diventa uno di quei papponi stile americano.