Facciamolo dolce o salato…il brunch

La prima colazione è un pasto generalmente molto trascurato…un caffè in piedi, un cappuccino di corsa, un cornetto in tre bocconi!

Perchè non trasformarla in un momento unico di convivialità e gusto almeno di sabato o domenica, quando la fretta della settimana rimane fuori dalla porta?!

Il termine brunch viene dalla combinazione di due parole inglesi: breakfast (prima colazione) e lunch (pranzo). Questo costume è molto amato da inglesi, americani e australiani i quali riprendono tale abitudine dalle luculliane colazioni che venivano preparate nelle residenze aristocratiche di campagna o meglio del countryside. In queste occasioni la colazione veniva servita dalla mattina presto sino a mezzogiorno per permettere anche ai dormiglioni di approffittare del meraviglioso buffet a base di salsiccia, pancetta fritta, salmone, uova ….

Restare giovani con il cibo: l’elisir dell’eterna giovinezza

Non esistono pozioni magiche per prevenire l’avanzamento dell’età però esistono ingredienti il cui potere di mantenere giovane è stato dimostrato e non si tratta di radici magiche o alimenti che si trovano solo in terre lontane e sconosciute, ma di alimenti che potete trovare in un qualunque alimentari.

Per la pelle: le rughe sono il segno più visibile dell’avanzare dell’età e la maggior parte delle persone le associano alla vecchiaia. Uno studio pubblicato sul Journal of Nutritional Biochemistry ha dimostrato che il rame incrementa la crescita dell’elastina, proteina che rende la pelle capace di ritornare alla propria forma originaria. Con l’età la produzione di elastina crolla drasticamente ma mangiare alimenti ricchi di rame, come le ostriche, i funghi e le noci, può aiutarvi a rallentare questo processo e mantenere la vostra pelle elastica.

La pelle risente anche molto della disidratazione e fin dalle prime avvisaglie è bene rinfrescare il proprio organismo con frullati di frutta, succhi e minestre di verdura, soprattutto pomodori e meloni.

Per le cellule: con il passare degli anni il nostro organismo diventa sempre più suscettibile allo stress ossidativo (quando le sostanze anti-ossidanti si riducono), favorendo così la produzione di radicali liberi. Questi possono anche portare infiammazioni a livello cellulare e aumentano il rischio di malattie come il cancro.

Aceto balsamico del Duca: al vertice del sapore

L’ aceto balsamico non nasce dalla degenerazione di un vino, per quanto eccellente possa essere, ma da uve preziose per nobiltà di genealogia e di geologia, per equilibri climatici, per sapienza di vendemmiatori e di cantinieri: la sua storia comincia in una vigna, come quella del vino, ma deve prenderne subito dopo le debite distanze. I vigneti classici del balsamico sono quelli delle colline modenesi, dove maturano i grappoli del Trebbiano bianco.

Si vendemmia, si pigia, si passa alla mostatura: ma è proprio qui che la strada del balsamico si divide da quella del vino, perché al primo accenno di fermentazione bisogna immediatamente separare il mosto dalle graspe per impedire che gli zuccheri si trasformino in alcool. Il mosto passa quindi in caldaia, a cuocere sul fuoco vivo. Tolto il mosto dalla caldaia, lo si filtra e, quando è raffreddato, si versa nelle botti per la opportuna stagionatura.

E’ a questo punto che la tradizionale acetaia modenese entra nel silenzio e nel mistero. Cinque sono le botti nelle quali deve passare il mosto per la trasmutazione in aceto balsamico, cinque sono le qualità del legno delle botti — dal rovere al castagno, al ciliegio, al frassino, al gelso — cinque le capienze, dalla maggiore di 60 litri, in calare fino alla minore da 20, e poi seguono i travasi in bottiglie ed ampolle.

La torta di pere, una ricetta per un pomeriggio da passare insieme in cucina

La domenica è forse l’unico giorno della settimana in cui è possibile passare un po’ di tempo in compagnia dei propri familiari, dei propri figli o delle persone che più ci stanno a cuore.

È un giorno che trascorre in modo quieto e rilassante, una volta tanto non siamo rincorsi dall’incessante tram tram dei giorni lavorativi. Ci sono tante attività casalinghe che si possono fare tutti insieme per trascorrere piacevolmente del tempo in compagnia, vedere un film, dedicarsi ad un puzzle, una bella partitina a carte o il buon vecchio Monopoli.

Un passatempo molto piacevole, divertente e creativo è sicuramente dedicarsi tutti insieme alla preparazione di un dolce da gustare per merenda con il o come dessert dopo cena. Romantico per una spensierata coppia di giovani innamorati, divertente per genitori e figli e per le nonne un modo interessante per tramandare le proprie conoscenze ai nipotini.

Il Cibreo: un piatto… regale!

Caterina de’ Medici ne andava pazza: si racconta che più volte la Regina fiorentina ne fece indigestione e che tentò di esportarlo in Francia come altri piatti della sua terra, quando le toccò finire in sposa per ragion di Stato al re di Francia, ma senza il successo che ottennero ad esempio l’anatra all’arancia e la zuppa di cipolle (per non dire della forchetta, di cui in Francia ignoravano l’uso): e in effetti il piatto di cui parliamo oggi, il cibreo, non è pietanza per tutti i palati: c’è chi lo adora e chi non può neppure sentirne l’odore, comunque nessuno vi rimane indifferente.

Il cibreo è dunque un piatto rinascimentale, a base di pollo, che nasce povero ma viene impreziosito dai cuochi di corte di una Regina molto amante della buona tavola: oggi pochi ristoranti lo servono, ma fra questi uno è certamente eccellente e giustamente rinomato: il “Cibreo” dello chef Fabio Picchi a Firenze, che dal nostro piatto prende addirittura il nome.

Noi però preferiamo che siano i nostri lettori a provare e sperimentare autonomamente questa leccornia che può essere servita come secondo ma anche come antipasto, ragion per cui passiamo subito a darne la verace ricetta originale!

Pomodori verdi fritti alla fermata del treno (ovvero: Fried Green Tomatoes)

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Il cibo è sempre stato uno dei grandi protagonisti del cinema, come abbiamo già più volte descritto in Ginger&Tomato. Questa volta parliamo di un classico, Pomodori verdi fritti alla fermata del treno, uscito nelle sale nel 1991.

Nel film una casalinga frustrata passa il suo tempo facendo compagnia ad una ottuagenaria signora ricoverata in un ospizio che le racconta una storia avvenuta 50 anni prima, la storia della sua infanzia, della sua giovenù e soprattutto della sua migliore amica. Interpretato da Kathy Bates, Mary Stuart Masterson e Mary Louise Parker e la vincitrice di un Oscar Jessica Tandy, il film è ambientato negli anni ’30.

Sono molti i piatti cucinati durante il film, soprattutto dal momento che le due ragazze aprono un loro ristorante, ma concentriamoci su quello del titolo. Pomodori Verdi Fritti può suonare strano come nome ed ancora più strano nell’aspetto, ma ha un sapore delizioso.

Come lavare i piatti a mano: le regole d’oro per una corretta pulizia delle nostre stoviglie

Quando si tratta di tenere la cucina pulita e mantenere come nuovo il nostro servizio di piatti e bicchieri, nulla è più importante di saper lavare le stoviglie. Cheryl Mendelson, autrice di “Home Comforts“, svela i suoi segreti per pulire al meglio piatti e bicchieri.
Per iniziare prepariamo tutto ciò che ci occorre: una bacinella per i piatti sporchi, un portapiatti o sgocciolatoio, un panno o una spugnetta per piatti, una spugnetta abrasiva per le incrostazioni delle pentole, scovolini per eventuali bottiglie, ovviamente il detergente e dei guanti di gomma.
Togliere qualsiasi residuo di cibo rimasto nei piatti, quindi assemblarli tutti da un lato del lavello e cominciare a lavarli secondo quest’ordine: il vetro come i bicchieri e l’ argenteria dovranno essere posizionati più vicino al lavello in modo che possano essere lavati prima; questi pezzi hanno bisogno di essere lucidati, quindi verranno meglio se insaponati con un’ acqua calda pulita. Sistemate il resto nel seguente ordine: piatti fondi e piani, piatti da portata, utensili da cucina, pentole e padelle varie.

Taurasi, un vino campano per impreziosire lo stracotto

Pochi giorni addietro, riguardando delle fotografie, mi sono soffermato su alcune scattate a Caserta Vecchia, l’ameno vecchio borgo medievale della città di Caserta, e, per un attimo, mi è sembrato di essere nuovamente tra quei vicoli.

Ricordo che, in quella particolare occasione, arrivai a Caserta Vecchia, nella tarda mattinata, poco prima dell’ora di pranzo. Il centro era quasi deserto e l’atmosfera che si respirava aveva un non so che di molto pacifico. Dopo una lunga passeggiata, il mio stomaco iniziò a farsi sentire. Mi misi alla ricerca di un ristorante, e trovai un bel posto, all’interno di un atrio in stile medievale.

Non ricordo ne il nome del ristorante ne che piatti ordinai con esattezza, e poco importa, l’unica portata di cui ho un ricordo molto vivo è lo Stracotto al Taurasi . Lo stracotto in genere è un piatto, abbastanza, comune in tutte le regioni italiane, ma quello che rendeva particolare questa pietanza era l’aroma assolutamente esclusivo del Taurasi.

Caffè al cardamono, la spezia dell’amore

Il cardamono (o cardamomo) è un’antica spezia originaria delle foreste tropicali dell’Oriente. La pianta da cui nascono questi semi è della stessa famiglia della pianta dello zenzero. Si dice che crescesse già nei giardini pensili di Babilonia e che fosse stata poi importata in Grecia. Quello che è certo è che sia i greci sia i romani ne facevano già uso nell’antichità soprattutto per la preparazioni di profumi.

Nel celebre “Le mille e una notte” il cardamono viene più volte citato per le sue proprietà afrodisiache ed il forte ed esotico aroma. E’ una delle spezie più costose e in India viene usato nei piatti a base di riso nei giorni di festa ed è un ingrediente del celebre caffè arabo.

Il cardamono si presenta sotto forma di capsule generalmente essicate da cui si estraggono i semi che vanno poi macinati. Il suo aroma forte va d’accordo sia con i cibi salati che con quelli dolci, come le torte al cioccolato, ma è perfetto soprattutto per insaporire tisane, té, caffè o anche cocktail. In Scandinavia ad esempio viene utilizzato per speziare i vini caldi o aromatizzare liquori ad alta gradazione, rendendoli più leggeri da bere.

MacHuevo, Samurai Pork Burger, Maharaja Mac: Storia di McDonald’s dalle origini ai giorni nostri

Il mcDonald’s è ormai diventato un fenomeno sociale: migliaia di adolescenti, bambini e in buona parte anche adulti, amano mangiare il classico hamburger nel fast food più famoso al mondo. In ogni grande centro commerciale non manca il punto ristoro McDonald’s, cosicchè anche chi non è un consumatore abituale di Macmenù ed Happy meal, si trova spesso seduto ad un tavolo con davanti un vassoio pieno di patatine, ketchup e maionese. La strategia economica all’americana colpisce tutti, ma proprio tutti, anche noi italiani. Si, perchè anche i più accaniti sostenitori della buona cucina e della dieta mediterranea almeno una volta nella vita si troveranno a consumare il cibo veloce, tra un acquisto e l’altro o semplicemente perchè i bambini insisteranno per avere il loro tanto agognato happy meal con sorpresa.

Drambuie e Whisky Scozzese. Ecco a voi il Rusty Nail

Provate a immaginarvi le Highlands scozzesi intorno al 500 d.C.: immense distese di erica e colline ricoperte di torba, acqua cristallina che sgorga da fonti e sorgenti montane, campi d’orzo dorato che ondeggia nella brezza estiva. Infine un gruppo di monaci irlandesi giunto qui in visita, portando con sè un procedimento appreso forse in Oriente, forse in Grecia o in India.

Sicuramente a quel tempo le popolazioni locali producevano già una bevanda fermentata poco alcolica, una specie di farina d’avena molto allungata. Ecco, furono questi monaci a trasformare questa bevanda in un’acqua di vita molto alcolica, leggera, pura, ricca d’aroma e gusto: a farne whisky….

5 pentole fondamentali: tutto ciò che vi occorre per cucinare

Batterie da cucina con un’ infinità di pezzi, pentole e padelle che non sappiamo dove mettere, coperchi dalle varie dimensioni che non usiamo mai salvo in rarissime occasioni? Avete mai pensato di ridurre tutto questo pentolame ma davanti alla scelta di quale pentola o padella tenere vi siete fermati? eccovi dei consigli pratici che vi aiuteranno a sintetizzare la vostra batteria da cucina; con soltanto 5 pezzi potremmo cucinare di tutto e soprattutto con un minimo spazio. Ciò che non deve assolutamente mancare è:

Una teglia anti-aderente di diametro medio indicata per cuocere o semplicemente ripassare la verdura, fare delle frittate o cuocere della carne di maiale, del pollo, del pesce o per fare delle deliziose uova strapazzate. Quando si utilizza una teglia antiaderente per fornelli non va messo troppo condimento per la cottura delle carni, del pesce o della verdura; in questo modo si cucinerà in maniera più leggera e con meno grassi e ci vorrà meno tempo al momento della pulizia della teglia.

Si può anche aggiungere dell’olio o del burro durante la cottura della carne o della verdura, ma in nessun caso si deve lasciare cuocere troppo gli alimenti come in una normale pentola. Per preservare il rivestimento, non utilizzare utensili in metallo durante la cottura e, al momento del lavaggio, non utilizzare la lavastoviglie ma lavarla a mano: lasciare la teglia anti-aderente in ammollo per ammorbidire eventuali attaccature residue di cibo e procedere con un panno morbido e detergente liquido non abrasivo.

Le Giare, un ristorante per riscoprire i sapori genuini della terra

Quando mi trovo dalle parti di Messina mi fa sempre piacere tornare in un locale che ho conosciuto qualche tempo fa, grazie alle indicazioni che mi avevano dato alcuni amici della zona. Tale ristorante si chiama Le Giare, e sorge in un paesino a 250 metri sul livello del mare, immerso tra i vicoli stretti del centro abitato di Itala Superiore, piccolo paesino in provincia di Messina, avvolto dall’aroma della legna che crepita nei camini e dal profumo di zagara e di agrumi.

Ricavato da un’antica casa padronale del Settecento, oggi il ristorante è un luogo dove si riassapora la cucina genuina di un tempo. L’ambiente è caldo ed accogliente, i locali sono stati ripresi con buon gusto e la gentilezza del personale invita a tornare più volte. Tra i pregi maggiori, vi è quello, nelle torride giornate estive, di poter gioire della frescura serale sedendosi all’aperto, nel giardino a terrazze che si trova alle spalle del locale o in una piccola terrazza, interna che si affaccia su un vecchio palmento, locale anticamente usato per la produzione di vino.

Oltre che per la buona pizza, questo ristorante è rinomato per la genuinità degli alimenti. Una volta, infatti, parlando con Alfredo, uno dei fratelli che si occupano della gestione del locale, ho avuto modo di sapere che la maggior parte degli ortaggi, utilizzati in cucina, sono coltivati direttamente da loro, nelle campagne poco sopra il paese e che anche il gustoso olio d’oliva, con cui prima avevo condito i miei piatti, è di loro produzione.

La tartrà piemontese, scopriamo le origini di questa ricetta regionale

La tartra o tartrà è una specie di budino salato, preparato con ingredienti poveri e di semplice esecuzione. Le sue origini si perdono nella storia della cucina piemontese: tra gli storici della gastronomia è opinione diffusa che la tartrà sia nata dall’incontro tra la abitudini alimentari saracene e le nostre in un’epoca compresa tra il 900 e l’anno mille.

Oggi in molti ristoranti della regione viene servita come un antipasto raffinato, magari arricchito con salse ed ingredienti diversi, ma in origine era un piatto unico, consumato nelle cascine, in particolare durante i freddi inverni.

Ingredienti:

  • 4 uova intere più due rossi
  • 1/2 l di latte intero fresco
  • 2 dl di panna
  • 3 cucchiai di parmigiano
  • 1 cipolla o la parte bianca di un porro
  • 50 g burro
  • un rametto di rosmarino
  • qualche foglia di salvia
  • un rametto di timo
  • una fogli di alloro
  • un pizzico di noce moscata (facoltativo)
  • sale e pepe