Se vi trovate a passare per la splendida Roma o se siete fortunati da abitarci e siete amanti della cucina orientale qui di seguito vi consigliamo una serie di locali degni di nota per gustare le migliori specialità orientali. Potete iniziare con:
Kabir Fast Food: rosticceria e take-away indiano in via Mamiani; molta simpatia.
Hamasei: storico giapponese in via della Mercede ha aperto da poco anche il sushi-bar. Costoso, ma vale la visita.
Zenobia: ristorante arabo, piazza Dante: divertente sedersi a terra e nel weekend danza del ventre.
Città in fiore: cinese veloce ed economico in via Cavour 273; preziosa la cortesia di Giada che saluta tutti con un regalino.
Tra i negozi: Castroni offre un buon assortimento di ingredienti da tutto il mondo
Se volete scoprire l’ebbrezza di curiosare per le varie botteghe di spezie, mercato più fornito è a Piazza Vittorio. Alimenti che provengono da tutto il mondo.
Immaginate la seguente scenetta: tornate tardi dal lavoro, ed arrivati a casa stanchi e affaticati, la vostra compagna o compagno vi ricordano che per quella sera siete invitati a cena dalla solita coppia di amici; ci tengono, è da un bel po’ di tempo che vi preannunciano questo invito. Ci prepariamo, una bella doccia rilassante, dei vestiti freschi di bucato un po’ di profumo una sistemata ai capelli … caspita! Si è fatto tardi corriamo. Arrivati in macchina ecco la fatidica e tanto temuta domanda: Tesoro, ti sei ricordato di prendere qualcosa da portare ai nostri ospiti?
Attimo di panico, ci eravamo scordati della cena, figuriamoci se abbiamo preso nulla da portare!
Indecisione, non si sa mai cosa portare in queste occasioni. In realtà è molto più semplice di quanto si possa credere.
Quando sono invitato, o quando invito, sono due le cose che amo portare o ricevere, le più classiche e tradizionali, ma che non infastidiscono mai: una bottiglia di vino o di liquore e il dolce, magari fatto in casa.
I Prodotti Kasher (o Kosher, secondo la dizione Yiddish) sono per definizione quei prodotti che, in seguito a lunghi processi di controllo, possono essere consumati oltre che dai buongustai di tutto il mondo, anche dagli esponenti delle Comunità Ebraiche e da quelle Musulmane (Halal è l’equivalente in arabo di kosher). Kashèr significa valido, adatto, buono. Un cibo è kasher quando è stato preparato nel rispetto delle norme alimentari ebraiche, e kasherut è l’insieme di queste norme.
Oltre a garantire i requisiti fondamentali necessari ai principi religiosi dell’ebraismo, tali prodotti e tali norme offrono un livello di controllo qualitativo superiore, e non a caso negli Stati Uniti la maggior parte delle industrie alimentari si propongono sul mercato contraddistinte da tale marchio (una “K” o una “U”, che sta per “Union of Orthodox Congregation of America“). Gli alimenti permessi costituiscono la base fondamentale della cucina ebraica, le cui pietanze, per un pubblico di non ebrei possono essere preparate anche con alimenti non a norma (non disperatevi quindi, se non riusciste a reperire della carne kasher nella vostra città, potete cucinare anche con quella normale).
Vediamo quali sono le principali norme della kasherut, allora. Le norme alimentari ebraiche andrebbero inserite in un contesto più ampio delle regole che permeano la vita spesa secondo i precetti dell’ebraismo. Cercheremo di riassumerle nella maniera più sintetica possibile, consapevoli del fatto che non potremo essere esaustivi, data la complessità della materia. Per chi volesse approfondire maggiormente la tematica della cucina kasher, rimandiamo alla fine di questo articolo. La Torah (il principale testo religioso per l’ebraismo) classifica gli animali in vari gruppi (quadrupedi, acquatici, volatili, insetti, ecc.) e distingue nell’ambito di ogni gruppo le specie permesse e quelle proibite.
Continuiamo la nostra rassegna di ricette oriental style, in particolare parlando della cucina giapponese. Dopo un grande classico come il ramen, tocca obbligatoriamente alla zuppa di miso.
Il miso è un condimento, uno dei più antichi, e si ottiene dai semi di soia pestati e mescolati con farina e riso, o orzo. Una preparazione apparentemente molto semplice ma che viene lasciato a riposare fino a 3 anni. Il miso può avere diversi colori e diverse gradazioni di sapore, dal più bianco e leggero, a quello nero e forte.
Può essere usato come il nostro “dado” in brodi e zuppe, ma anche sul riso, sulla carne e sul pesce. Il miso possiede anche delle buone proprietà curative: è ricco di proteine e soprattutto di enzimi; scioglie il colesterolo ed è perfetto per riequilibrare il vostro organismo (ed il vostro spirito perchè si sa che il cibo giapponese è molto “spirituale”) a fine giornata. Alcune ricerche ne hanno evidenziato la capacità di ridurre i rischi di tumore al seno (3 tazze la giorno).
Per anni, il mondo occidentale ha considerato l’ Ucraina semplicemente come una parte della Russia. Ma il bortsch, le uova dipinte e molte delle più famose canzoni cosacche e delle danze tradizionali hanno avuto origine in Ucraina. Gli ucraini occidentali si considerano ucraini al 100% e difendono la loro cultura, parlando la loro lingua e sbandierando il loro nazionalismo. A est, dove vivono più di 10 milioni di russi, il nazionalismo è meno sentito e la maggior parte della popolazione parla russo.
La cucina ucraina si basa su piatti di origine contadina che utilizzano in particolare cereali e verdure di base quali patate, cavoli, barbabietole e funghi. La carne in genere viene bollita, fritta o stufata. Normalmente i dolci sono ricoperti di miele e frutta, in particolare ciliegie e prugne; i dolci più diffusi sono i panini dolci. Lo snack ucraino più diffuso è costituito dai varenyky, piccoli ravioli di pasta, mentre il piatto tipico principale è il salo, il grasso di maiale.
Il bortsch è ancora oggi la zuppa tipica del paese, un brodo di barbabietole e verdura mista che viene in genere servito con la panna. Ma come si fa il vero bortsch? Seguite la ricetta che vi presentiamo di seguito e assaporerete tutta la nostalgia di un paese dalle solidi basi culturali e tradizioni millenarie Bortsch (ingredienti per quattro persone)
Domenica 16 Marzo, in occasione della festa di San Giuseppe, nella provincia pistoiese di Chiesina Uzzanese, precisamente a Chiesanuova, si terranno la Sagra della Frittella di Riso in contemporanea alla Fiera di San Giuseppe.
La festa, che in realtà cade il 19 marzo ma che è stata spostata alla prima domenica utile per permettere a tutti di parteciparvi, è collegata a due particolari festività che coinvolgono quasi tutta l’Italia: i Falò e le Zeppole.
Infatti, dato che la ricorrenza della festa del protettore dei falegnami e delle coppie coincide con la fine dell’inverno, si è sovrapposta ai passati riti pagani di purificazione agraria che consistono nel bruciare i residui del raccolto sui campi e nel bruciare legna in falò posizionati ai margini delle piazze; prima che l fuoco si spenga, alcuni impavidi li scavalcano con grandi salti mentre i più devoti canticchiano canzoni in onore del santo.
Ah, il Tiramisù, dolce e amaro allo stesso tempo, cremoso, soffice e semplicemente delizioso. Per chi come me è un grande amante del caffè, penso sia uno dei dessert più apprezzati per concludere dolcemente una cena.
Ma quanti giorni di dieta buttiamo al vento per mangiare una porzione di tiramisù, i dolci, si sa, vanno poco d’accordo con la linea. Ma perché doversi privare dei piaceri della gola? L’unica cosa che risolleva anche chi è dell’umore più nero.
Ma come dice Oscar Wilde: L’unico modo per liberarsi di una tentazione è cedervi. Quindi liberiamoci da ogni rimorso è lasciamoci trascinare nel vortice dei peccati di gola.
Le lasagne al pesto costituiscono un’alternativa davvero gustosa ed originale alle classiche e sempre appetibili lasagne col ripieno di carne. La lasagna è propriamente una pasta all’uovo tagliata in grossi quadrati, o rettangoli, usati soprattutto per pasticci al forno. E’ un prodotto tipico di Marche ed Emilia Romagna, ma di tutto il centro Italia in generale, dove il piatto più conosciuto che ci si prepara sono le lasagne al forno.
La guida del 2003 del Touring Club Italia, “L’Italia della pasta”, ci informa che se nel nord Italia il termine può indicare anche strisce lunghe e larghe (circa 2 cm) di pasta all’uovo, da consumare quasi sempre asciutte, e più raramente nei minestroni, nel sud Italia il termine lasagne o sagne viene usato alternativamente a lagane per indicare strisce lunghe e larghe ricavate da un impasto di semola di grano duro e acqua. In Puglia e Basilicata si usano le sagne ‘ncannulate cioè attorcigliate girandole intorno ad un supporto cilindrico in forna elicoidale. Nella cucina campana e nella cucina siciliana la besciamella viene spesso sostituita con ricotta fresca e i condimenti vengono appesantiti con l’introduzione di uova sode, polpettine di carne fritte, formaggi semiduri ed ortaggi.
Per tutti coloro che soffrono di celiachia (intolleranza al glutine) proponiamo oggi una ricetta appetitosa a base di grano saraceno. Esistono infatti una serie di farine che sono naturalmente prive di glutine, derivate da ingredienti che non lo contengono (anche se ricordiamo che è bene essere sempre bene informati sulle condizioni di produzione ed imballaggio per evitare pericolose contaminazioni).
Tra queste la farina di grano saraceno, spesso evitata per via della parola “grano”. In realtà non ha niente a che fare con il grano vero e proprio; questo tipo di farina è più scura ed è utilizzata per fare i pizzoccheri o alcuni tipi di polenta (polenta taragna). Non solo quindi è adatta a chi soffre di celiachia perchè senza glutine, ma è indicata per variare la dieta di tutti.
Utilizzeremo questa farina di grano saraceno per preparare delle ottime crespelle condite con verdure.
Il filetto allo Strogonoff è un vero e proprio must della cucina russa e deve la sua invenzione ad un medico, Strogonoff appunto, alle dipendenze della zarina Maria di Russia. Strogonoff esercitava la sua professione tra i cacciatori di balene e si narra che durante una battuta di caccia ci fu un’intossicazione da aringhe polari per l’ intero seguito imperiale di San Pietroburgo. A quel punto Strogonoff somministrò all’ intero equipaggio una dieta molto rigida a base di riso e carne di mucca precedentemente fermentata nella panna e succo di cipolle. Da qui divenne di gran moda alla corte moscovita e al Caffè Puskin, sulle sponde della Neva. Ginger vi presenta il suo filetto allo Strogonoff augurandovi buon appetito.
“Cucina africana” è un’ etichetta un po’ semplicistica per la cucina tipica di un continente grande e variegato come l’Africa. Nonostante sia caratterizzato da un dedalo di culture e quindi cucine, possiede dei tratti comuni, come l’uso delle spezie ad esempio. Uno dei piatti più conosciuti e diffusi è senza dubbio il cous cous, che soprattutto sulle tavole dell’area maghrebina non manca mai. E’ fatto da semola di grano duro lavorata ed accompagnata da diversi tipi di carne o pesce, arricchita con spezie e verdure. La lavorazione del cous cous è un vero e proprio rituale, che si svolge con lentezza ed attenzione.
Occorre lavorare la semola con farina, sale ed acqua finchè non si formano i tipici “granelli”. Questi vanno poi cotti in una “couscoussiera“, una pentola a due strati: in quello inferiore, sopra il fuoco, vanno cotte le pietanze di accompagnamento (il pesce o la carne), mentre in quella superiore va il cous cous, che cuocerà con il vapore, insaporendosi.
Noi di Ginger vi presentiamo questa volta la ricetta di un cous cous di pesce, che ovviamente può essere preparato anche con il cous cous che trovate normalmente nei negozi e senza obbligatoriamente utilizzare una couscoussiera.
Il 13 marzo, presso la famosa Trattoria Sessantanove a Napoli, Giulia Cannada Bartoli organizza una cena con degustazione di vini e prelibatezze del Cilento.
La serata sarà “presentata” dal “ Vigneron filosofo” Bruno de Conciliis e dalla bravissima chef dell’Agriturismo Corbella di Cicerale, Giovanna Voria.
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