- Burritos: sono preparate con la farina di frumento e sono farcite con pesce, carne o riso. Sono a forma di fagottino, con i bordi che vengono chiusi con gli stuzzicadenti.
- Empanadas: possono essere di frumento e mais e sono diffuse soprattutto in Sud America. Sono a forma di mezzaluna e possono essere farcite anche con la frutta e servite come dessert
- Enchiladas: assomigliano ai nostri cannelloni e vengono cotte in forno
- Fajitas: vengono servite come semplici tortillas, senza alcuna farcitura. Con un po’ di pollo e insalata vicino
- Tacos: tortillas di mais farcite e piegate a metà
Pizza hawaiana: delizia agrodolce o insulto dei sapori?
Pizza hawaiana ( per circa 4 persone)
Straccetti di pollo alle verdure, un modo fantasioso per cucinare il petto di pollo
Festa dell’Olio a Borgo a Mozzano
Sarà un fine settimana dedicato all’olio extravergine d’oliva locale, con degustazione dei migliori oli, pranzi e cene con piatti tipici della lucchesìa ed incontri sulla coltivazione dell’olivo nella Media valle del Serchio: nei due giorni si potranno anche acquistare le migliori qualità d’Olio extravergine di questa zona tipica, ed assaggiare i prodotti tipici della valle.
A tavola scelgo integrale: farro, avena e orzo
Pollo Tandoori per un breve viaggio in India
Pollo tandoori.
Il pollo tandoori, tipico del Punjab, è un vero e proprio piatto unico, conosciuto in tutto il mondo. Noi di Ginger ve ne proponiamo la ricetta: prendetevi il vostro tempo perchè servono 3 ore per la marinatura del pollo.
Per preparare un vero pollo tandoori serve il garam masala, un mix di spezie molto usato nella cucina indiana. Lo potete trovare in un negozio che vende alimenti asiatici, oppure prepararla in casa (si conserva per dei mesi). Per farlo servono dei peperoncini rossi secchi, dei bastoncini di cannella, il curry, semi di coriandolo, cumino, pepe nero, chiodi di garofano, semi di senape. Il tutto va tostato a fuoco basso per 10 minuti e poi frullato.
Colomba primaverile: un’ idea originale per il vostro pranzo di Pasqua
Colomba farcita (ingredienti per 6 porzioni)
- 2 fogli di pasta sfoglia
- 2 cucchiai di zucchero
- 250gr di crema pasticcera già pronta
- 4 ananas
- mandorle a lamella
- zucchero a velo
- fragole
- kiwi
- mele
- latte q.b.
- 2dl di panna da montare
Lasagne ai carciofi: leggere, gustose e pronte in poco tempo
il Gorgonzola, bontà DOP
La diffusione del gorgonzola fu dapprima locale, ma dagli inizi del ‘900 inizia a conoscere i primi successi e in breve diventa il formaggio italiano più esportato all’estero: nel dopoguerra nascono le imitazioni di questo prodotto, ed i produttori di gorgonzola corrono ai ripari per difendere le peculiarità del loro prodotto chiedendo ed ottenendo, negli anni ’50, la DOP (denominazione di origine protetta): viene così stabilito che solo due regioni italiane, per legge e tradizione, possono produrlo: Piemonte e Lombardia, e che solo il latte degli allevamenti di queste province può essere usato per produrre e dare quindi la denominazione di origine controllata al formaggio gorgonzola.
Il gorgonzola si ricava da latte vaccino intero pastorizzato che viene versato in caldaie alla temperatura di circa 30°, aggiungendovi fermenti lattici, caglio e spore di penicilli. A coagulazione avvenuta, la cagliata viene rotta e depositata sugli spersori per lasciare fuoriuscire il siero. Dopo alcuni minuti la cagliata viene sistemata entro i fassiroli o fascere, in quantità di circa 14/15 kg per ogni forma, per stratificazione e viene lasciata sostare per permettere ulteriore perdita di siero. Dopo la marchiatura, la forma viene trasferita in un locale denominato “purgatorio” (celle a 20/22°C con il 90/95% di umidità), viene salata con molta perizia, sopra, sotto e sui fianchi e dopo 3/4 giorni si avvia alla stagionatura. In questi locali con temperatura di 2/7° C ed umidità 85/95% la forma sosterà da 50 a 80 giorni a seconda del tipo (dolce o piccante). Quando la forma è ancora tra le tre e le quattro settimane, ha luogo la foratura. Grossi aghi metallici la penetrano, l’aria entra nella pasta e sviluppa le colture già innestate nella cagliata, determinando le condizioni ottimali e naturali per lo sviluppo del penicillium, da qui le caratteristiche venature blu/verdi che rendono il formaggio gorgonzola inconfondibile. Al termine della stagionatura la forma viene tagliata in due o ulteriormente frazionata e ciascuna parte riceve la sua veste di alluminio goffrato riportante il contrassegno “g”. La stagionatura si protrae per almeno 2 mesi per il tipo dolce ed oltre 3 mesi per il tipo piccante.
Mangiare integrale: un piatto unico con riso nero
Salsa tartara: come e perché
Salsa tartara ( ingredienti per circa 250gr di salsa)
Un dolce Pasquale che arriva dalla Campania, la Pastiera
Uovo di Pasqua
L’uovo di pasqua. Il simbolo di una festa. Ogni volta che ci pensiamo evochiamo le immagini di confezioni colorate, nastrini, carta crespa e sorprese. Ma l’uovo di pasqua è una tradizione antica, che si perde nella notte dei tempi. Il simbolo della vita in se stessa, ma anche del mistero, della sacralità.
In alcune credenze pagane, il Cielo e la Terra erano rappresentati come due metà dello stesso uovo, e le uova erano il simbolo del ritorno della vita. Gli uccelli infatti si preparavano il nido e lo utilizzavano per le uova, che schiudevano una nuova vita, rituale simbolico del passaggio alla primavera.
Anche popoli come i Greci, i Cinesi ed i Persiani se li scambiavano come dono simbolo di rinascita, per le feste della stagione della fioritura, e nell’antico Egitto le uova decorate erano scambiate all’equinozio di primavera, data di inizio del nuovo anno, quando l’anno era legato alla sequenza delle stagioni.
L’origine più corretta della tradizione dell’uovo nella festa cristiana, risale alla Pasqua ebraica, chiamata Pesach (dall’ebraico Pasàch, “passare oltre”, in inglese passover). La tradizione religiosa vuole che la sera della festa di Pesach, i primogeniti mangino un uovo sodo, che deve essere consumato intero, senza dividerlo con nessuno. In effetti, la festa della pasqua ebraica e di quella cristiana, pur celebrando due eventi differenti (l’uscita degli ebrei dall’Egitto per una, la resurrezione di Cristo per l’altra) cadono più o meno nello stesso periodo dell’anno, e la data della festa cristiana segue il calendario ebraico.
Ma, secondo la tradizione, fu Francesco I di Francia, nel ‘500, a ricevere il primo uovo di Pasqua. Una tradizione che rinnovandosi nei secoli, è divenuta un vero e proprio fenomeno di costume.