Cucinare con i fiori, per mandare un messaggio o per preparare un aperitivo glamour

Cucinare con i fiori, per mandare un messaggio o per preparare un aperitivo glamour

I fiori sono tradizionalmente usati in diverse cucine: europea, asiatica e orientale. I nativi americani e anche i primi “immigrati” americani usavano i fiori come cibo. Oggi i fiori in cucina hanno suscitato un rinnovato interesse per il loro profumo, colore e sapore. I fiori possono essere aggiunti ad un’insalata, fritti, congelati in cubetto di ghiaccio e aggiunti ai cocktail o stufati.

Ma non tutti i fiori sono commestibili e prima di cucinarli è necessario essere sicuri che lo siano, comunque della maggior parte dei casi ne vanno usati solo i petali (questo è il caso ad esempio delle rose e dei tulipani). Dopotutto ci sono anche fiori che fanno abitualmente parte delle nostre abitudini alimentari: non ditemi che non avete mai mangiato i fiori di zucchina fritti o i carciofi?

I fiori hanno anche un loro linguaggio e se regalare un mazzo di fiori è come mandare un messaggio, perchè non dovrebbe esserlo anche cucinarli? A seconda del vostro umore o di quello che vorreste dire al vostro compagno potreste usare dei fiori diversi.

Lo Stilton: il Gorgonzola inglese

Lo Stilton è un formaggio inglese erborinato prodotto in due varietà: la più conosciuta è la variante blu (si chiama infatti blu Stilton) e la meno conosciuta è versione bianca. Lo Stilton per chiamarsi tale deve essere prodotto solamente in una delle seguenti regioni Derbyshire, Nottingam e Leicestershire e seguire un rigoroso codice di produzione. Se rispecchia questi rigorosissimi requisiti allora è lo Stilton originale con relativo marchio DOP ( denominazione di origine protetta).

Le origini dello Stilton sono da ricondursi ad un certo Cooper Thornhill il quale scoprì il famoso blu Stilton e lo uni al formaggio. Era il 1730. Ancora oggi per essere chiamato Blu Stilton il formaggio deve rispecchiare le seguenti caratteristiche:
  • Essere prodotto solamente in una delle tre contee sopra citate e con latte pastorizzato
  • Essere fatto in contenitori esclusivamente di forma cilindrica e con bordi alti
  • Si deve formare la tipica crosticina chiamata anche mantello
  • Essere pressato
  • Le caratteristiche venature blu devono irradiarsi dal centro
  • Avere il tipico sapore Stilton

Moscardini in salsa, ricetta a suon di musica

Mi sembra di sentire il rumore delle onde unito al vocio del mercato, esplodere in una festa di colori e musiche, di profumi e di sapori … no, non sto vaneggiando, non preoccupatevi! Mi sono lasciato trasportare dalle note di Creuza de mä, la bellissima canzone di De Andrè, che ho messo come sottofondo per scrivere.

La scelta del brano non è affatto casuale, visto che oggi ho intenzione di parlarvi dei moscardini.
Per chi non li conoscesse, con il nome moscardini, tipicamente ligure, ma oggi molto diffuso in tutto lo stivale, si indicano quei polipetti molto piccoli e teneri, che possono essere utilizzati per preparare deliziosi antipasti o primi piatti.

I moscardini, cucinati in modi differenti, sono molto presenti nelle ricette della cucina ligure, ed in questa regione è abitudine mangiarli come antipasto, magari, seduti con il mare all’orizzonte ed un buon bicchiere di vino bianco in mano.

Prepariamo le sogliole alla mugnaia

La sogliola è uno dei pesci più ricercati ed apprezzati per la bontà e la qualità della sua carne. E’ un pesce di mare che vive in fondali profondi, di forma appiattita, ed ha gli occhi sul lato in cui la pelle è di colore bruno-verdastro. Può raggiungere i 45 cm di lunghezza e la parte inferiore del corpo è di colore biancastro poichè solitamente è la parte che la sogliola adagia sui fondali.

La sogliola infatti vive a profondità variabili sino a 70-80 metri sui fondali fangosi e arenosi: si cattura con reti a strascico, con particolari reti radenti (sfogliere) o particolari reti da posta (tramaglio). E’ specie comune sulle coste dei nostri mari e nell’Atlantico nord-orientale ed è variamente diffusa nel Mediterraneo.

Durante l’acquisto controllate l’aderenza della pelle al corpo: quando la sogliola è fresca la pelle risulta essere molto aderente alla carne; fate inoltre attenzione a che la sogliola non presenti colorazione giallognola, soprattutto lungo i bordi del corpo. La carne della sogliola è magra e ricca di proteine, molto digeribile ed adatta ai bambini, mentre è da evitare per chi soffre di insufficienza renale.

Leggende metropolitane e miti sul cibo: vero o falso?

Leggende metropolitane e miti sul cibo: vero o falso?

Sul cibo le leggende metropolitane ed i miti sono tantissimi, ma non tutti sono veri; oggi proveremo a fare luce su alcuni di questi, o meglio ci proverete voi: nella prima parte dell’articolo vi elencherò una serie di luoghi comuni, più o meno seri, nella seconda vi dirò quali sono quelli veri e quelli falsi, così potrete mettervi alla prova.
  • 1. In Cina si mangiano i cani
  • 2. Esiste un liquore fatto con il veleno della vipera
  • 3. Gli alimenti integrali sono meno calorici di quelli tradizionali
  • 4. E’ stato creato e coltivato un cocomero (anguria) quadrato
  • 5. Le mucche allevate per gli hamburger di Mc Donald sono geneticamente modificate in modo da avere zampe cortissime e corpo molto grosso così da evitare gli sprechi
  • 6. C’è un formaggio che stagiona con i vermi dentro
  • 7. La Coca Cola Light e le caramelle Mentos insieme reagiscono ed esplodono
Avete capito quali sono solo leggende metropolitane e quali invece sono vere?

Il Branzino: qualità, tipologia e …un modo per cucinarlo

Il branzino conosciuto anche come spigola è un pesce dei nostri mari: lo troviamo infatti nel Mediterraneo o nell’Atlantico a profondità limitate. Si presenta in due varietà: quella di allevamento dal sapore più delicato e meno deciso e la variante selvaggia dal colore anche più marcato. Il suo sapore è molto apprezzato avendo una carne soda e saporita data anche dal fatto che è un pesce non troppo magro: contiene infatti il 7% di grassi, i quali però sono salutari in quanto ricchi di Omega 3 e quindi protettivi per arterie e cuore.

Quali sono i segni distintivi del branzino? Lo riconosciamo dal dorso bianco, il ventre si presenta argenteo e con pinne grigie. Ha carne bianca, soda e profumata che resiste molto bene alla cottura, per questo motivo risulta essere uno dei pesci più apprezzati. La cottura più idonea sembrerebbe essere la lessatura, ma anche arrosto dà risultati eccezionali. Tra le molte ricette a cui la spigola si presta maggiormente abbiamo scelto la più semplice, capace di esaltarne completamente il gusto
Branzino al cartoccio (ingredienti per 4 persone)

Dalla Puglia: ciceri e trii

I ceci occuparono un posto d’onore sulle tavole mediterranee fino all’arrivo dei fagioli dalle Americhe: il cece coltivato deriva da forme selvatiche del genere Cicer, originate probabilmente in Turchia. Questo legume è oggi terzo per produzione mondiale, dopo la soia e il fagiolo; la coltivazione avviene principalmente in India e Pakistan.

Trii è voce dialettale pugliese, derivata dall’arabo itryia, che indica qualsiasi tipo di pasta fresca: sono detti anche laganelli. La ricetta che presento oggi è apparentemente semplice ma presenta delle particolarità gastronomiche di tutto rispetto: i ceci infatti vengono cotti con cure particolari, così da renderli eccezionalmente teneri; il piatto nel suo insieme viene poi aromatizzato con ingredienti che gli impartiscono un aroma garbato ed inconfondibile.

Torte nuziali: quanta scelta! Voi cosa suggerite?

Si avvicina il periodo dell’anno in cui si celebrano la maggior parte dei matrimoni e qual è la seconda cosa più importante ad un matrimonio dopo, ovviamente, il vestito della sposa? Ma la torta! E qui ognuno può sbizzarrirsi, sul colore, sulla forma, sul sapore, sulla tortiera e sulla decorazione.
Il tipo di torta nuziale più adatto è senza dubbio il pan di spagna con panna – troppo classica? – o, molto meglio, ricoperto e farcito di chantilly, che, per chi non lo sapesse, è semplicemente panna e crema mescolate insieme ed insaporite al cioccolato, alla nocciola o alla frutta. Queste torte sono quelle più facili da decorare anche se, devo ammetterlo, ho visto delle bellissime torte alla frutta per i matrimoni, una ad esempio era su una tortiera tonda del diametro di circa 1,50 e tutta alle fragole: l’ho trovata un’idea alternativa e molto scenografica, dopotutto il rosso è il colore dell’amore, e in fatto di torte nuziali sicuramente non c’è paura di sbizzarrirsi.

Lo zabaione: un energy drink tutto naturale

Lo zabaione è una delle creme più classiche e conosciute che ci siano. A base di ingredienti semplici come uova, zucchero e vino chi non la conosce non solo per gustarla in purezza ma anche per la guarnizione di torte e dolci varie? Le sue origini sono decisamente molto varie: c’è chi dice che sia stato inventato nel lontano 1500 quando il Capitano Giovanni Baglioni, accampatosi nei pressi di Reggio Emilia, mando la sua truppa in cerca di cibo: questi tornarono con zucchero, uova e vino. Ne fecero un miscuglio che risultò davvero buono a cui (forse!) diedero il nome di zabaione (appunto da Giovanni Baglioni).

Un’altra fonte invece vede l’origine dello zabaione a Venezia dove nel XVII secolo vi era l’uso di preparare una vellutata bevanda che proveniva dall’Illira (Dalmazia), era chiamata “zabaja” e veniva aromatizzata con del vino dolce di Cipro. Un’ultima versione invece ci racconta che lo zabaione prese il nome del monaco Giovanni de Baylon (che diventò il patrono dei pasticceri torinesi), che lo inventò a Torino nel XVI secolo, e che utilizzava il preparato come ricostituente e corroborante per ammalati e deboli. Quando il monaco divenne santo, il dolce diventò la crema di San Baylon, e in seguito zabaione. Il vino d’elezione per lo zabaione è il marsala tuttavia numerose sono le varianti. Al riguardo la ricetta che presentiamo oggi è a base di spumante secco.
Zabaione allo spumante (ingredienti per 4 persone)

, tipico preparato che fa parte di diritto delle più tipiche Ricette di Natale.

Fave e cozze, un accostamento un pò strano per un ottimo piatto

In passato rimanevo sempre un po’ incredulo quando sentivo parlare di strani abbinamenti tra pesce o crostacei e legumi di vario genere. Scoprendo, una volta, una ricetta che univa cozze e fagioli, rimasi interdetto.

Poi però provando diversi piatti e differenti abbinamenti mi sono dovuto ricredere, i legumi ed il pesce si sposano perfettamente. Fatta questa scoperta, e visto che in questi mesi le fave sono di stagione, ne ho approfittato per provare una ricetta che ho letto da qualche parte, che univa cozze e fave, appunto.

Vi starete chiedendo di cosa si tratta, ebbene sono qui apposta per dirvelo! Un primo piatto molto gustoso e, almeno per me, nuovo: le Caserecce cozze e fave.

I pistacchi: buoni anche col pesce

Il pistacchio (Pistachia vera) e’ orginario di una vasta zona dell’Asia Minore, Siria e Turchestan: diffuso soprattutto in Iran, Turchia, Grecia e Siria, è stato introdotto recentemente anche negli Stati Uniti, mentre in Italia viene coltivata quasi esclusivamente in Sicilia. Appartenente alla famiglia delle Anarcadiaceae, l’albero del pistacchio è di altezza media intorno ai 4-5 metri, ma puo’ superare anche gli 8-10 m. Ha una corteccia di color grigio cenere, una chioma ampia e branche pendule. Il legno e’ duro e pesante, giallo intenso nelle piante giovani e rosso bruno in quelle adulte. Fiorisce in aprile-maggio e presenta fiori apetali, mentre il frutto e’ una drupa monosperma, con mallo sottile, peduncolata, ovale. Il seme, contenuto in due valve giallo crema o biancastro, unico e allungato, di colore verde chiaro, ricco di olio e proteine, sostanze estrattive inazotate e vitamine è la parte commestibile, e può esser consumata sia fresca che dopo tostatura.

Acquistate sempre pistacchi con il guscio integro e dal colore brillante, segno di avvenuta maturazione sulla pianta, ed evitate quelli con la polpa raggrinzita in quanto troppo vecchi e non più commestibili. I pistacchi si conservano per sei-sette mesi in un luogo fresco e asciutto, al riparo dalla luce, chiusi ermeticamente, altrimenti prendono un sapore ed un odore sgradevoli. Consigliati nell’alimentazione dei bambini e degli sportivi in quanto altamente energetici, i pistacchi sono però controindicati in casi di gastroenterocoliti, ulcere gastroduodenali, malattie del fegato, diabete e obesità.

La coltivazione del pistacchio è molto impegnativa e faticosa: le piante infatti fruttificano solo una volta ogni due anni e crescono di norma in terreni accidentati, dove è estremamente difficile far uso di macchine per operazioni colturali; inoltre i pistacchi vengono raccolti a mano, uno ad uno, tenendosi in equilibrio con sacchi di tela legati al corpo.

Il coriandolo, per dare un sapore esotico ai vostri piatti

Il coriandolo, per dare un sapore esotico ai vostri piatti

Il coriandolo è una delle spezie più antiche, molto diffuso in Medio Oriente e, da qualche tempo anche in Europa Orientale. La pianta da cui deriva questa spezia è della solita famiglia di quella del cumino, dell’aneto e del prezzemolo, infatti è anche conosciuto come “prezzemolo cinese“. Le sue virtù terapeutiche sono molte, ma in particolare favorisce la digestione e combatte le coliche. Lo usavano anche i Romani e Plinio scriveva che mettendone i semi sotto il cuscino all’alba era possibile curare il mal di testa.

Il coriandolo si trova sia fresco in foglie sia sotto forma di semi, interi ma anche già macinati. Le foglie fresche possono essere usate in sostituzione del prezzemolo e daranno un tocco in più ai vostri piatti con il loro aroma fresco ed un po’ esotico. Per averlo sempre a disposizione potete anche coltivarlo in giardino o in un vaso, vi basta avere dei semi (lasciateli quasi in superficie) ed innaffiarli frequentemente; in tre settimane circa avrete il vostro coriandolo fresco.