Semplicità e gusto con le Tagliatelle alla romana

In una delle ultime permanenze a Roma, ho avuto modo di assaggiare un primo piatto molto gustoso e molto adatto per un buon pranzetto o cena estive. Questo primo, secondo me, si presta bene ad esser consumato nei mesi un po’ più caldi perché viene condito, non con una salsa o un condimento cotti e quindi caldi, ma per fare questa ricetta si usa un condimento a crudo, fresco e saporito.

Ho fatto diverse ricerche in seguito per verificare se effettivamente si trattava di un piatto di origine romana, ma sfortunatamente non ho avuto molto successo e non sono riuscito a scovare le origini di questa portata, per questo ho deciso, almeno per quel che mi riguarda, di accettarla come romana.

È un primo molto semplice e non richiede di trascorrere molto tempo al calore dei fuochi della cucina, per preparalo occorrono degli ingredienti di buona qualità, genuini che comunque si possono trovare facilmente in tutte le città. Procuratevi tutto il necessario per preparare le Tagliatelle alla romana.

Pane, amore e…. fantasia. Fatti in casa

Il titolo del post ricorda certamente un film del 1956 o giù di lì che vide protagonista la Lollobrigida e Vittorio De Sica. Sicuramente l’accostamento sembra forse un po’ ardito ma, nella preparazione di questo prezioso alimento c’è proprio l’amore, la passione e la fantasia che si esprime nelle forme che con il pane si possono realizzare.

Il pane che ho confezionato è commestibile ma alcuni panettiere che si “divertono” come me a preparare forme insolite per decorare le loro vetrine, danno una consistenza diversa all’impasto con l’aggiunta di grandi quantità di sale per allungare la “vita” delle loro creazioni.

E’ facile intuire che preparo il pane con l’ausilio del mio fedele mixer e successivamente a mano e non con il supporto della macchina del pane certamente utile per una preparazione programmata e “quasi” senza sorprese. Le forme che si ottengono con questo elettrodomestico sono però tutte uguali mentre a mano ci si può sbizzarrire a volontà come ampiamente dimostrerò in seguito.

Flan di carote, antipasto un pò “ricercato”

Ogni tanto mi capita di voler organizzare una cena con pochi amici, per il semplice piacere di mettermi alla prova in cucina e vedere cosa sono in grado di fare cercando di lavorare un po’ con la fantasia. Sperimentare nuovi piatti e “usare” i miei ospiti come cavie, per capire l’indice di gradimento del piatto, addolcendo il tutto con qualche buona bottiglia di vino.

Una delle portate che più difficilmente riesco a comporre è l’antipasto! Di solito non riesco a scostarmi tanto dagli antipasti tradizionali, come delle bruschette o delle frittatine o delle piccole porzioni di parmigiana, e quindi il più delle volte salto questa portata e passo subito al primo piatto.

Così intenzionato a voler preparare un antipasto un po’ raffinato per una cena che non definirei elegante, ma più che altro ricercata, ho trovato questa ricetta molto delicata e che può essere utilizzata come antipasto sia per le cene a base di pesce che per quelle a base di carne: il Flan di carote.

Aspic di aragosta: un secondo regale ed importante


Gli aspic sono preparazioni variegate a base di carne, pesce o verdure con gelatina. Si preparano piacevolmente in primavera ed estate in quanto queste pietanze sono ottime da gustare fredde. Non è la prima volta che vi parliamo degli aspic, in passato vi abbiamo voluto deliziare con un vero e proprio corso di preparazione su questo piatto, oggi invece di vogliamo dare una ricetta per la realizzazione di un’ aspic davvero regale e suntuoso. Volete stupire i vostri ospiti con un’opera d’arte? Un piatto chic e che lascerà il segno? Prepariamo un aspic di aragosta allora!
Aspic di aragosta (ingredienti per quattro persone)
  • 500gr di polpa di aragosta, pulita e lessata (anche in scatola)
  • 150gr di salsa maionese pronta
  • 500gr di gelatina di brodo, molto limpida e collosa (ottenuta con il preparato in pacchetti)
  • 2 piccoli tartufi neri (facoltativi)
  • qualche pezzettino di peperone rosso
  • 3 cetriolini sott’aceto
  • 1 uovo sodo affettato a dischetti
Per guarnizione:

Penne ai fiori di zucca e calamaretti, un primo dal gusto delicato

Che bellezza, finalmente è arrivato il periodo dei fiori di zucca, o meglio di zucchina! Delicati e saporiti, questi squisiti fiori color arancio che adornano le nostre tavole per piccoli periodi dell’anno.

I fiori di zucca sono fra i pochi alimenti che vanno assaporati freschissimi, quando ancora i petali sono ben turgidi e colorati. Quando li trovate al mercato, potete esser certi della loro freschezza, infatti, vanno colti e mangiati, la loro longevità non dura più di un paio di giorni al massimo.

Fritti in pastella, ripieni alla ligure, o in qualsiasi altro modo, i fiori di zucca sono sempre un ottimo ingrediente per preparare mille piatti deliziosi. Provate ad usarli come condimento per la pasta e sperimentate le Penne ai fiori di zucca e calamaretti.

Baci di dama: antica pasticceria piemontese


Si narra che i baci di dama nacquero dalla fantasia e dall’abilità di un cuoco di Casa Savoia. In una sera di novembre dell’autunno 1852 Vittorio Emanuele II, desideroso d’assaporare qualcosa di nuovo, sollecitò il cuoco in questione a creare un dolce. Mandorle, nocciole, armelline, burro, cioccolata e zucchero: questi gli ingredienti che riuscì a trovare. Gli servirono per confezionare i “baci di dama”, da allora sempre presenti sulle tavole reali d’Italia e d’Europa. I baci di dama si presentano come due delizie accoppiate da una goccia di cioccolato e finemente incartati uno ad uno. Come un delizioso bacio di signora, mai volgare e sempre soave, ti accarezza le labbra in un morbido abbraccio facendotene desiderare altri, altri e altri ancora. La ricetta di oggi ovviamente non è l’originale, depositata gelosamente, ma rispetta ugualmente il gusto, unendo la semplicità nella preparazione.
Baci di dama (ingredienti per quattro persone)
  • 16 amaretti morbidi
  • 100gr di cioccolato fondente
  • 1 dl di panna fresca

Insalata o Contorno … ma che comunque sia “alla paesana”

Anche se il nome che hanno dato a questo piatto fa pensare ad un contorno, per me assomiglia di più ad una buna insalata completa e molto colorata, composta da pochi ingredienti, ma molto nutrienti.

Non può di certo esser paragonata ad una normale insalata, composta per lo più da verdure crude, ma dove sta scritto che un’insalata non possa esser fatta anche di verdure cotte? Io, personalmente, amo molto comporre delle ricche insalate aggiungendo molto spesso delle patate bollite o dei fagiolini al vapore.

Certo, anche, l’insalata è un contorno, giusto! Ma se ci limitiamo a chiamarlo contorno resta sempre l’idea che si tratta di un piatto che serve semplicemente ad accompagnarne un altro, e non di una pietanza che possa avere una propria identità! E che quindi, di per sé, possa essere un piatto vero e proprio, che possa sostituire un secondo, ad esempio.

Comunque, è inutile perdersi in discussioni, prima di sederci a tavola, quindi passiamo alla preparazione del: Contorno alla paesana.

La storia del Pane

Ho preparato tanti tipi di pani, per i vari impasti mi sono stati di aiuto la fantasia, gli ingredienti a disposizione, i consigli e le ricette scovate su giornali e pubblicazioni varie.

Non ho avuto bisogno delle varie macchine del pane, impastatrici e di tutto quello che la tecnologia moderna mette a disposizione delle intrepide casalinghe.

Non ho voluto la macchina del pane (anche se un pensierino l’ho fatto) solamente perché in cucina ho uno spazio ridotto per cui, spesso, devo fare i salti mortali per l’ottimizzazione dei piani di lavoro.

E poi ho visto la fine che ha fatto quella di mia figlia che, dopo gli ululati di gioia per i primi pani appena sfornati, è stata relegata nel dimenticatoio che viste, le dimensioni della stessa richiede un bel po’ di spazio.

Desidero parlare un po’ della storia di questo prezioso alimento che spesso viene additato come colpevole del “grasso superfluo”, salvo scoprire poi che chi si lamenta dei maniglioni antipanico ne mangia, senza quasi accorgersene, fette su fette, fa la scarpetta, ci aggiunge formaggi vari, moquette di burro e marmellata, fiumi d’olio e sale perché tanto l’olio extra fa bene .

Io dico sempre che sono le quantità che devono essere limitate e che ci si deve far aiutare dal buon senso.

Non male come pistolotto iniziale, vero?

L’origine del pane, il cui nome deriva dal latino “panis” secondo alcune fonti da me consultate, risalirebbe a 10.000 anni fa e ne sono state trovate tracce in Mesopotamia.

La tutela della cucina italiana e il culmine della parodia del mangiare italiano


Una gran veduta della campagna senese, una torre medievale si riflette nell’insegna di un ristorante, cesti di verdura all’aria aperta in un mercato di paese, le mani sapienti di un cuoco versano olio d’oliva…
Ecco, tutti gli ingredienti tipici che nell’immaginario mondiale veicolano qualità e produzione tipica dell’Italia, della Toscana. Il riassunto del viver bene “all’Italiana”.
A vederli così accostati pensiamo subito ad uno spot, ad una pubblicità. E’ vero. Siamo così avvezzi alle operazioni di marketing che accostano con disinvoltura questi simboli dello stile enogastronomico italiano ad una zuppa pronta, ad un vino in cartone, ad un condimento liofilizzato, da fare per primi l’associazione. Fin qui niente di nuovo.
Segno dei tempi, si dice. La massaia del XXI secolo deve trovare prodotti compatibili con la velocità della vita modernamente intesa. Poco importa se una delle principali lezioni della cucina è proprio quella di avere più tempo, di rallentare, di prendersela comoda. La massaia ci si rispecchia, in quell’immagine, che accosta un prodotto fresco, ad un surrogato in polvere. E anche noi, in fondo, ci siamo (quasi) arresi a trovarlo normale.
Che c’è di nuovo dunque, in questa riflessione? Mica penserete di rubarci l’attenzione con una trita discussione sulla liceità di sfruttare le immagini cardine della tradizione del belpaese come strumento di marketing? E’ roba vecchia, questa. E avete ragione, datemi solo il tempo di spostare la nostra riflessione sui limiti, di questa disinvolta comunicazione.

Visi rugosi di un antico villaggio di pescatori per promuovere un tubetto di pasta d’alici?

Banale, come sorprenderci per una lezione pubblicitaria degli anni 60′.

Famiglie contadine immerse in campi di grano che mangiano merendine in pacchetti di plastica?

Così ovvio da sembrare consuetudine…
Fin dove può spingersi dunque, la pubblicità per svegliare finalmente la nostra incredulità?
Basterà, per dire, usare una riproduzione bucolica di “campagna senese, cesti di verdure e torri medievali” per pubblicizzare una scatola di cibo per cani? Potrebbe questa eventualità scuoterci fino a provocare una reazione?
L’immenso patrimonio di sapori millenari, di antiche famiglie, di segreti tramandati per “spingere” dei bocconcini marroni in una bava unta che emanano un odore da svenire?
Non c’è bisogno di immaginarlo, perchè questo è quello che è già successo. La foto in apertura (strappata da una rivista americana al volo da una nostra lettrice) pubblicizza proprio CIBO PER GATTI.

Frittelle salate allo speck: un fast food tutto italiano

Molte sono le persone che, per lavoro o per studio, sono costrette a mangiare fuori casa e che quindi si rivolgono ai fast food mangiando panini veloci ma troppo spesso ricchi di calorie. Un buon mangiare non sempre è detto che debba essere lento, l’importante è che sia composto da ingredienti genuini e di qualità. Senza nulla togliere a validissime rosticcerie, bar, fast food e quant’altro, credo che, quando ne abbiamo la possibilità, sia meglio prepararci qualcosa a casa e portarcelo in comodi portapranzi; solo così sappiamo realmente cosa mangiamo!

Proprio per questo oggi vi vogliamo suggerire una ricetta semplicemente sfiziosa, che saprà accattivare i palati non solo dei grandi ma anche dei bimbi. Eh si… perché anche le merende dei bambini, troppo spesso, basate su merendine che non lasciano un completo senso di sazietà, in realtà sono ricche di grassi e prive di nutrienti essenziali per la loro crescita. Le frittelle salate allo speck sono una valida alternativa ad un pranzo in ufficio, ad uno spuntino nella pausa dallo studio e una buona merendina per i nostri bambini.

Pizzette integrali agli spinaci e … la festa può cominciare

La scorsa sera ero alla ricerca di una ricetta interessante per preparare qualcosa di sfizioso in occasione di una piccola festicciola che avevo organizzato con pochi amici, e per caso mi sono imbattuto nel piatto che mi appresto a descrivervi.

La mattina, gironzolando per il mercato, avevo trovato degli spinaci freschi, e così li avevo acquistati con l’idea di preparare qualcosa per la serata. Pensavo di fare una semplice, ma sempre buona, frittata di spinaci, o magari una sfoglia.

Ma sfogliando per caso un libro di cucina ho trovato una ricetta molto interessante: le Pizzette integrali di spinaci. Perfetto! Proprio l’idea che mi serviva per cucinare qualcosa di ideale per una festa.

Polpettone alla rucola……..buono, fresco e a lunga consevazione


Per troppo tempo si è attribuito al termine polpettone un senso dispregiativo, come di un qualcosa di indigeribile e che rimane sullo stomaco. Anche nel linguaggio comune quando si vuole dire di una persona che è pesante spesso lo si definisce un gran polpettone. Questo tuttavia è ingiusto in quanto in cucina molte sono le varianti di questo piatto decisamente appetitoso e, tra l’altro, non dimentichiamoci che alla base del cosiddetto polpettone vi sono i deliziosi hamburger, saporite polpettine variegate anche con le verdure. Il polpettone in definitiva è carne macinata in cui sempre più spesso gli aromi trovano una loro giusta collocazione. Dopo avervi parlato del polpettone alle prugne, buono ma decisamente invernale, oggi vi proponiamo una ricetta più estiva e che potrà essere conservato in frigorifero per alcuni giorni.
Polpettone alla rucola (ingredienti per quattro persone)