Fino alla metà dell’Ottocento, e già dal tempo dei Romani, i funghi venivano consumati solo dopo un prolungato procedimento di bollitura, nella speranza di annullare il possibile effetto velenoso, tipico di alcune specie, purtroppo poco riconoscibili. In realtà sono pochi i funghi con veleno termolabile (che si distrugge con il calore) e, quindi, la loro storia è legata a casi “per avvelenamento”. Oggi si conosce ogni proprietà dei funghi e per quelli spontanei il controllo che viene effettuato prima della vendita e severo e del tutto tranquillizzante.
Il mercato, inoltre, offre una vasta produzione di funghi coltivati, dal costo contenuto e presenti in ogni stagione, che anche se per profumo e sapore non eguagliano quelli spontanei, soddisfano le esigenze dei consumatore. Non è retorico né superfluo ricordare che i funghi non vanno mangiati se non si è più che certi della loro commestibilità. La soddisfazione di cucinare funghi trovati nei boschi deve essere supportata da una approfondita conoscenza delle caratteristiche morfologiche tipiche della singola specie; nel nostro Paese ne esistono 3000 tipi diversi. Il fungo ha un gusto e un profumo tanto particolari da non richiedere complicate preparazioni culinarie. È soprattutto un “jolly“: arricchirà paste, riso, verdure, carni, selvaggina e anche pesce, ma potrà, a tutto diritto,essere anche il protagonista di piatti gustosi.