Cake alla marmellata con il “Quatre-Quarts”

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Ed eccoci all’ultimo post sui Cake, almeno per questo periodo. La base di questo é piuttosto diversa da quella dell’altra volta. Infatti prevede l’utilizzo della ricetta francese del “quattro-quarti”, ovvero del pari peso dei quattro ingredienti fondamentali di ogni torta: uova, farina, burro, zucchero. Come già ho avuto modo di sottolineare la pasticceria francese é davvero straordinaria, ha poche regole ferree per ottenere risultati eccellenti.  Nel noto libro “Cake dolci e salati” della Chovancova, l’autrice suggerisce anche una versione “alleggerita” del quatre-quarts ma sinceramente se volete fare un dolce fatelo esattamente come va fatto. Magari ne mangiate di meno se siete a dieta, ma almeno godetevelo per benino. Ad ogni modo la ricetta base del quattro-quarti é comunque una gran cosa perché secondo me si presta molto bene ad essere farcito. In questo caso io ho utilizzato della marmellata a strati, ma potete tranquillamente sostituirla con delle pere, piuttosto che con le mele oppure quando sarà stagione con i fichi.

Tagliatelle al tacchino e rucola

Tagliatelle al tacchino e rucola

Pasta a tutto spiano! Ma come condirla in modo semplice e leggero? Presto detto! Trattando la pasta quasi come se fosse un’insalata. Una volta cotta la pasta, la si condisce a freddo, cioè senza rigirarla in padella, con un condimento fatto con verdure e con alimenti cotti in modo molto semplice. Per provare, assaggiate le Tagliatelle al tacchino e rucola.

No, non si tratta insalata di pasta. È un ricetta di pasta vera e propria. Non come la ricetta della pappardelle al sugo di tacchino o le farfalle con pesto di peperoncini e pollo ma se parliamo delle Tagliatelle al tacchino e rucola portiamo a tavola un piatto più leggero e che possiamo preparare quotidianamente, e non solo per le occasioni importanti. E adesso diamo il via alla preparazione delle Tagliatelle al tacchino e rucola!

Pesce spada ai profumi d’oriente, per una romantica serata a lume di candela

pesce spada all'orientale

 

Qualche sera fa, io e mio marito abbiamo festeggiato il nostro quinto anniversario, e per l’occasione, ho voluto richiamare il tema del nostro primo incontro, avvenuto in un ristorante cinese del centro di Palermo.

Ovviamente, allora eravamo si sicuro molto più freschi, rilassati e riposati, e di certo, non vi erano bimbi che ci venivano a chiamare per una infinità di cose!

Ma il bello di essere una famiglia e, ancor di più, di essere genitori è proprio tutto questo

Quindi tra :

mamma, ho sete mi porti l’acqua…

papà, mi racconti una favoletta….

mamma, se non mi dai un bacetto non riesco a dormire….

papà, mi accendi la lucina….

mamma, io non ho sonno, posso stare di la con voi….

siamo comunque riusciti, accontentando, quasi tutte, le richieste dei pargoli, e dopo averli messi a nanna, a creare, molto silenziosamente, un’ atmosfera magica, proprio nella nostra cucina! Qualche candela, un po’ di musica quasi impercettibile ed un ottimo vino, ci hanno fatto da cornice, mentre gustavamo questo particolare trancetto di pesce spada all’orientale arricchito dalla salsa di soia e dallo zenzero, dal sapore delizioso e molto, molto intrigante.

 

La torta classica, per non saltare la colazione

torta colazione

Se dovessi pensare alla mia colazione ideale sarebbe (ed è in realtà) così composta: 1 tazza di caffellatte bollente ed una mega fetta di torta da tuffarci dentro. Questo per me è il massimo per iniziare ben la giornata, la mia coccola mattutina. E per soddisfare questa mia voglia non ci vuole mica così tanto, niente torte stratosferiche o ripiene di chissà quale creme, io preferisco di gran lunga una torta classica. Daltronde ormai è risaputo che la colazione è il pasto più importante della giornata, quello che ti fornisce tutte le energie di cui hai bisogno per affrontare al meglio la giornata. Il momento in cui ti ricarichi, però senza appesantirti troppo. Un motivo in più per consumare una buona e sana colazione consiste nel fatto che chi la salta arriva all’ora di pranzo affamatissimo e finisce per mangiare molto di più rispetto al caso contrario.

I bignè, come prepararli

bignè

Bignè è la trascrizione fonetica del termine francese beignet, che a sua volta deriva da beigne, ovvero rigonfiamento, bozza. Il bignè infatti è il classico pasticcino, che tutti conosciamo benissimo e che abbiamo mangiato tante volte, che si presenta tondeggiante, con il suo caratteristico aspetto rigonfio. Tutti noi li conosciamo principalmente come dolci, ma i bignè, farciti con un ripieno salato (uova, carne, pesce, verdure) possono essere un ottimo antipasto.

L’utilizzo dei bignè, come dicevamo, è comunque molto più comune in pasticceria, infatti vengono riempiti con cioccolato, crema pasticciera, panna, creme alla frutta e fanno spesso parte anche di decorazioni di dolci più complessi, o li compongono addirittura, infatti tutti conosciamo i profiteroles.

Sicuramente non sono un alimento dietetico, ma oltre che fritti, davvero buonissimi e in più la ricetta tradizionale li vuole così, i bignè possono anche essere cotti al forno. La temperatura ideale è di 200 °C e i tempi di cottura variano da 10 a 15 minuti, a seconda della dimensione dei pasticcini. Bisogna ricordare anche in questo caso, esattamente come accade anche durante la frittura dei bignè, che essi tendono a gonfiarsi fino a triplicare il loro volume. Quindi, se messi in forno, vanni distanziati bene l’uno dall’altro e se fritti, ne vanno gettati in padella pochi alla volta.

Corvo di Casteldaccia, il mito di un vino Siciliano per eccellenza (seconda parte)

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Il popolo, che pure ha conservato tanti antichissimi miti, racconta che:

 fu un asino a insegnare agli isolani la potatura delle viti. Un asino che, sfuggito al padrone, si mise un giorno a scorrazzare pei campi scegliendo come cibo i lunghi e teneri tralci di una vite. Il proprietario riusci a raggiungerlo e lo riportò nella stalla a suon di bastonate, ma al tempo della vendemmia dovette accorgersi che proprio dove il somaro aveva coscienziosamente «potato» la vite, i grappoli erano più fitti e turgidi. E poiché era un uomo riflessivo, apprese la tecnica di sfoltire annualmente i tralci per trame un migliore raccolto.

Per questo motivo è del luogo il vecchio detto:

Asinu pota e Ddiu fa racina» dicono in Sicilia: l’asino pota e Dio fa l’uva.

In realtà il Corvo — bianco e rosso — è un vino abbastanza recente che conta circa 150 anni di vita anche se le uve sono coltivate in Sicilia da tempo; e il nome gli deriva da una località nei pressi di Casteldaccia. Bianco o rosso è un magnifico vino che si meritò nel 1903 un riconoscimento a una fiera internazionale e la cui produzione è attualmente curata dai Duchi di Salaparuta.

Ricette con la marmellata: millefoglie all’arancia

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Questa millefoglie alla marmellata di arance appartiene alla categoria delle non-ricette che io amo tanto per la loro velocità di preparazione. Quì non c’è niente da cucinare, se non la pasts sfoglia (ammesso che non acquistiate quella già cotta e predisposta per dolci di questo tipo). Si tratta semplicemente di mettere insieme uno strato di pasta sfoglia, uno strato di panna montata amalgamata alla marmellata di arance ammorbidita con dell’acqua, e continuare così fino ad esaurimento degli ingredienti. Tutto quì, niente altro da fare, ed in meno di mezz’ora avrete un dolce da portare in tavola molto scenografico e che mette sempre d’accordo tutti. E golosissimo, ovviamente.

Il Seitan, ecco le ricette

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Due giorni fa abbiamo avuto il nostro primo approccio con il seitan, scoprendo di cosa si tratta e quali sono le sue principali caratteristiche, concludendo poi con due ricette molto veloci e semplici. Ieri invece abbiamo visto come si prepara il seitan fatto in casa e invece, per chi desidera acquistarlo, vi ho dato alcuni consigli per comperare del seitan di ottima qualità. Oggi concludiamo il nostro viaggio nel mondo del seitan e del vegetarianesimo con tre ricette un po’ più elaborate, da provare, se siete in vena di sperimentare nuovi gusti.

Brasato di seitan

Ingredienti: 300gr. di seitan, 1 cipolla media, 1 carota, 1 spicchio d’aglio, 2 rametti di rosmarino, 3 foglie di salvia, ½ bicchiere di vino bianco secco, 1 cucchiaio di salsa di soia, 2 cucchiai di maizena.

Tagliare il seitan a fette e disporlo in una teglia da forno. Sistemarvi intorno la cipolla sbucciata e tagliata e fette, la carota pulita e tagliata a listarelle non troppo sottili, lo spicchio d’aglio sbucciato e schiacciato, il rosmarino e le foglie di salvia. Arrostite il seitan girandolo più volte, in modo che possa rosolare da tutte le parti, poi bagnate con il vino, lasciate che evapori e infine unite del brodo preparato con acqua, salsa di soia e il liquido presente nelle confezioni di seitan acquistato (abbondante nelle confezioni di vetro, poco in quelle sottovuoto). Lasciate sobbollire per un quarto d’ora circa e infine unite la maizena, in modo che il brodo la assorba e si formi una crema. Servire ben caldo.

Tutti pazzi per i chocolate crinkles cookies, i biscotti al cioccolato più famosi del momento

chocolate crinkles

Hanno spopolato, e per la verità continuano a farlo tutt’ora.  Provocano un aumento repentino della salivazione solo alla vista, è difficile resistere. Di cosa sto parlando? Dei chocolate crinckles cookies, i biscotti al cioccolato più “famosi” del momento. Basta fare una rapida ricerca tra i blog di cucina, per associare un’immagine a questi biscottini di origine americana, dall’aspetto leggermente crepato, spolverati di zucchero a velo da cui si intravede un cuore cioccolattoso che più cioccolattoso non si può. Durante le festività natalizie su più di un food-blog hanno fatto la loro comparsa, e credo, non solo li. La ricetta originale proviene da un noto sito americano ed è stata poi tradotta all’occorenza da chi si è cimentato. I chocolate crinkles cookies si conservano in una scatola di latta anche per più di una settimana, ammesso che non li spazzoliate, come è successo in casa mia, nel giro di mezza giornata. Attenzione: creano dipendenza! Allora, dopo questa accurata descrizione vi ho convinto?

Il Seitan: cos’è, come si cucina, come si mangia (seconda parte)

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Ieri abbiamo parlato del seitan, abbiamo spiegato cos’è e da cosa è composto, e alla fine abbiamo anche visto un paio di ricette per imparare e provare a cucinarlo. Oggi ci concentriamo su una cosa un po’ particolare, la sua preparazione casalinga, visto che non è affatto difficile!

Tutto ciò che serve per ottenere il seitan in modo casalingo sono acqua e farina. In una terrina molto larga si pone la farina, integrale o parzialmente setacciata, si aggiunge dell’acqua fredda o appena tiepida e, come per la preparazione del pane, si impasta a mano vigorosamente, in modo da ricavarne una massa soda ed elastica. Per quanto rigurda la quantità d’acqua dipende dal fattore proteico: se la farina è ricca di proteine si utilizza una quantità d’acqua pari a quella della farina, se invece la farina non è molto proteica, o è macinata di fresco, si utilizza una quantità d’acqua minore. Nel caso in cui l’acqua aggiunta risulti troppa basterà aggiungere farina per asciugare l’impasto. L’operazione dell’impastare va eseguita con molta cura, visto che consente alle molecole del glutine di agglomerarsi. Una volta finito di impastare la pasta va fatta riposare, coperta da un panno, per mezz’ora a temperatura ambiente. Alcuni consigliano di lasciare la pasta a riposare coperta di acqua tiepida, in modo da avviare subito il processo di separazione del glutine. Entrambi i sistemi sono giusti e garantiscono uan buona riuscita del seitan fatto in casa.

Polpette allo zafferano e limone, una storia d’amore in cucina

Polpette allo zafferano e limone

Giallo e luminoso, come l’oro. Delicato e tenue sia nel profumo che nel sapore. Condisce i piatti in modo impeccabile, se ben utilizzato, ed ha la capacità di rendere unici anche dei piatti molto semplici. Signore e signori, sto parlando di lui, messer zafferano! Ma un signore della risma dello zafferano, non potrebbe mai rimanere da solo. Un ingrediente così nobile ed elegante è fatto per essere contornato da un numero discreto di belle signorine, dall’aspetto accattivante ed appetitoso. Signorine un po’ in carne, dalla pelle un po’ abbronzata. Come ad esempio delle belle polpette.

A questa storia d’amore, adesso, manca solo un particolare. Un profumo. Un odore che ricordi il tempo in cui nacque questa unione tra le polpette e lo zafferano. Un aroma fresco e un po’ seducente che possa dare al tutto una sferzata di allegria. Ed eccolo spuntare, come sottofondo, arriva un profumo leggero, di agrumi. Poi si fa più deciso e riesce a cogliere affondo il profumo dei limoni.
E, tra tanta poesia, eccole spuntare:

le Polpette allo zafferano e limone.

Corvo di Casteldaccia, il mito di un vino Siciliano per eccellenza

calice di vino

Visto il mio amore per i vini Siciliani, oggi vi voglio raccontare la storia del Corvo di Casteldaccia un vino “palermitano”.

Un’antica leggenda greca racconta che:

il giovane Bacco, in viaggio per Nasso, vide una pianticella sconosciuta e, incuriosito, la divelse dal terreno e la pose, con un po’ di terra, in un osso d’uccello. La piccola pianta cresceva a vista d’occhio, cosi che il dio, per far posto alle radici, la mise dapprima in una tibia di leone, poi in una mascella d’asino. Giunto a Nasso egli trapiantò lo strano arbusto che a suo tempo diede fiori e grappoli, e questi, spremuti, purpureo dolcissimo vino.

Il mito (che simboleggia gli effetti progressivi del vino sull’uomo, dapprima leggero e canterino come un uccello, poi ardito come un leone, infine stupido come un somaro), ci interessa soprattutto per quel riferimento a Nasso che alcuni scrittori identificano con l’antica città prossima a Taormina, la più antica colonia greca in Sicilia.