E’ del tutto imprevedibile la Isabelle Allende che si svela nel libro “Afrodita“, pubblicato nel 1997 e subito diventato un’icona del rapporto inscindibile che esiste tra l’eros e la buona cucina. C’è tanta fantasia, aneddoti storici, citazioni tratte dalla tradizione filosofico-letteraria indiana, giapponese o biblica e ricordi familiari, in questo libro in cui la Allende si destreggia benissimo ad esplorare un mondo che è fatto di profumi, di sapori, di passato e futuro che si intrecciano, di memorie legate al cibo e ai profumi della cucina. I legami tra erotismo e gastronomia affondano le loro radici nel lontano passato dell’umanità ma le riflessioni briose di Isabelle Allende, insieme alle sue memorie familiari, rendono straordinaria l’esplorazione di questo rapporto tra i piaceri del palato e quelli dell’amore.
Leggendo “Afrodita” scopriamo che il profumo della violetta era considerato afrodisiaco già dalle donne greche e che alcune spezie e aromi, tra i quali la cannella, l’alloro e il prezzemolo, erano vietati e considerate “erbe proibite” e messe al bando nel Convento delle Sorelle Scalze dei Poveri, non solo “perché trasformano qualsiasi piatto in un potenziale afrodisiaco, ma anche perché dissimulano gli errori culinari”.
Tutti i sensi sono stimolati dall’arte culinaria e Isabelle Allende in “Afrodita” si aggira nel mondo della cucina e degli ingredienti afrodisiaci con un fare divertito e una delicata autoironia, un humor di sottofondo che le permette di non prendersi mai troppo sul serio e, proprio per questo, di essere assolutamente credibile quando consiglia la ricetta perfetta per stupire un uomo.
Insieme agli aneddoti e ai ricordi, l’ultima parte del libro è una raccolta di ricette, semplicissime da preparare ma deliziose, facili da cucinare anche grazie agli ingredienti di facile reperibilità e alle dosi precise. La Allende, come una antica strega, vorrebbe consigliare piatti preparati con erbe magiche e rarissime o sangue di animali stregoneschi, ma poi sceglie di suggerire le preparazioni più semplici, perchè la seduzione del cibo non sta solo negli ingredienti che si usano ma nel modo in cui vengono serviti, nella preparazione, nell’atmosfera, e perchè “il cibo, come l’erotismo, entra dagli occhi”.
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