Velenitaly: Visto che l’informazione giornalistica “tradizionale” sembra non passarsela benissimo e che il numero di copie vendute sembra essere diventato l’unica motivazione per pubblicare riviste, credo che stia proprio ai blog, come fa notare Fiorenzo di Diario Enotecario, ad aiutare i consumatori a capire le vicende troppo semplicisticamente descritte dall’ormai famoso articolo dell’Espresso della scorsa settimana (giovedì). Lascio a Marco Mancini i risvolti sanitari della faccenda, mentre volevo qui chiarire alcuni punti. Innanzitutto sono di ieri i nomi delle aziende coinvolte, tutte fornitrici di vino per GDO e non per ristoranti enoteche e simili, quindi tutto vino venduto in brik o in plastica o anche in vetro ma comunque sotto i 2 euro al litro.
Poi, distinguiamo la faccenda del Brunello cosiddetto “taroccato” sollevata da Franco Ziliani sul suo blog e discussa ampiamente sui forum del settore dal vino al metanolo. Il problema nel Brunello (e in altre denominazioni come Chianti Classico e Passito di Pantelleria, stando a quanto dice l’Espresso) è di natura enologica ovvero sembra che siano state utilizzate uve e vitigni non permessi dal disciplinare di produzione in alcuni vini a Denominazione di Origine Controllata e Garantita (DOCG) e vini DOC. In particolare si presume l’utilizzo di Cabernet, Merlot e Syrah per ammorbidire il Brunello e renderlo più facilmente vendibile in Italia e all’estero e altre uve non provenienti dal Chianti per il Chianti Classico e uve non provenienti da Pantelleria per il Passito omonimo.
Quindi una truffa a livello di nome e rispetto per i disciplinari ma si tratta comunque di prodotti sani, controllati e puliti e per di più buoni (anche troppo…).
Mentre su Velenitaly vera e proprio, ovvero il vino a meno di un euro di certi supermercati, che sarebbe, confermato di recente, avvelenato in parte, l’articolo più interessante e approfondito lo ha scritto Elisabetta Tosi sul suo Blog VinoPigro cui vi rimando per i particolari più raccapriccianti della sofisticazione del vino a basso costo.
Sulla questione si è discusso parecchio all’ultimo Vinitaly (da dove, appunto prende il nome lo scandalo Velenitaly), anzi direi che ha monopolizzato la conversazione purtroppo, ma il problema più grande è che ancora nomi e cognomi dei responsabili non ce ne sono (tranne un paio) e quindi capite bene che questa inchiesta scoop si sia trasformata adesso in un’arma politica e in una querelle deontologica sull’utilizzo della stampa in determinate situazioni.
Da Sommelier posso esprimermi con una certa cognizione di causa sul Brunello e qui vi confermo che in effetti l’utilizzo di vitigni vietati è facilmente riscontrabile mediante una degustazione di alcuni Brunelli un pò troppo “ruffiani” (vedi questo video girato con alcuni colleghi a Verona). E che questo adesso ha fatto partire una grande discussione su possibili ma non auspicabili IMHO modifiche al disciplinare del Brunello di Montalcino.
Sul vino avvelenato invece mi unisco alla rabbia di molti e allo sdegno nel vedere che certe pratiche vengano contrastate in maniera poco sommaria e comunicate in maniera da generare panico immotivato. E come voi attendo conferme, verifiche e un’informazione chiara e non solo scandalistica! Per adesso, vi invito a cercare da voi sul web notizie e commenti perchè in questo caso dell’informazione cosiddetta tradizionale, non ci dobbiamo aspettare la solita autorevolezza. Abbiamo Internet, cominciamo ad usarlo “seriamente” per capire questo mondo e questa Italia.