Grano saraceno (Fagopyrum esculentum)
Francese: sarrasin; Inglese: buckwheat; Spagnolo: trigo sarraceno; Tedesco: echter buchweizen.
Caratteristiche generali
Il grano saraceno è una pianta erbacea appartenente alla famiglia delle polygonaceae. Ha radice fittonante, fusto eretto e cilindrico, foglie lanceolate ed alterne.
L’infiorescenza consiste in racemi corimbiformi, privi di petali, il frutto è un piccolo achenio triangolare, di colore grigiastro o bruno-argenteo.
Stagione e diffusione
Creduta a lungo originaria dell’area siberiana, questa pianta è probabilmente nativa dell’Himalaya orientale, almeno per quel che riguarda i primi tentativi di coltivazione.
Nel medioevo il grano saraceno è entrato in occidente diffondendosi in tutta Europa, dove oggi è coltivato soltanto in alcune aree di Germania e Francia, o in Italia tra la provincia di Sondrio e quella di Bolzano.
Valori nutrizionali e Proprietà
100 grammi di grano saraceno (343 Kcal) contengono:
- 13,25 g di proteine;
- 3,4 g di grassi;
- 71,5 g di carboidrati;
- 10 g di fibre;
- 9,75 g di acqua;
Il grano saraceno contiene inoltre molte fibre, ferro e sali minerali (magnesio e manganese in particolare), vitamina B ed E.
E’ una pianta priva di glutine, il che la rende adatta all’alimentazione dei celiaci.
Conservazione e Preparazione
Troviamo in vendita il grano saraceno in negozi di prodotti biologici ed erboristerie.
Si consiglia l’acquisto in confezioni sigillate, che garantiscono una buona conservazione del prodotto.
Dopo l’apertura, il grano va conservato in un sacchetto di plastica ben chiuso, da tenere in frigo nelle stagioni calde.
Prima di cucinarlo si consiglia di lavarlo in acqua fredda, finchè quest’ultima non risulti perfettamente limpida. I chicchi vanno in seguito scolati e tostati per un paio di minuti.
Si procede in seguito all’aggiunta, nella pentola di cottura, di una quantità d’acqua calda (salata) doppia rispetto al volume del grano, e si fa cuocere per una ventina di minuti.
Principali impieghi in cucina
Il grano saraceno si utilizza, soprattutto in Valtellina e Sudtirolo, per farne pizzoccheri (noto piatto valtellinese) e polenta.
Si consuma anche in zuppe, minestre di verdure o sottoforma di farina, per farne crespelle, pasta, creme e pane, o il caratteristico porridge inglese.
All’estero lo ritroviamo nei noodles giapponesi, nei bliny russi o nel gusku coreano.
Con il grano saraceno si produce anche un miele dal caratteristico colore scuro.
Note e curiosità
Il nome scientifico della pianta, Fagopyrum, allude al faggio (fagus), i cui acheni ricordano quelli del grano saraceno.
Altri lo collegano a pyrum, fuoco, attribuendo la denominazione di “mangia fuoco” al grano saraceno per via del colore rosso del fusto.