Mezzo chilogrammo di gherigli (la parte commestibile) di noci, 300 grammi di miele, alcuni rami di foglie di alloro. Sono questi i principali ingredienti alla base di una specialità tipica del perugino, ed in particolare del comune di Massa Martana: la Nociata.
Questo (l’unico) torrone umbro, ha una particolarità che lo rende ancor più caratteristico di quanto non si possa immaginare: viene preparato esclusivamente dagli uomini del paese il giorno di Santo Stefano. Già, perché non è semplice seguire i dettami della ricetta tradizionale: detto degli ingredienti, la Storia vuole che la Nociata venga preparata in quantità sufficiente a soddisfare i palati di tutta la comunità di Massa Martana; e allora come possono bastare i tre etti di miele di cui sopra? Impossibile.
Ed il mezzo chilo di noci? Neppure. E’ perciò che gli abitanti di questo borgo, situato a due passi dalla ben più famosa Todi (città natale del poeta Jacopone), si radunano nella Piazza principale del paese muniti di enormi pentoloni e legna, necessari a cuocere l’impasto, oltreché di lunghi bastoni che serviranno alla popolazione – anzi, esclusivamente alla sua parte maschile – per “menare” l’intruglio composto di miele e chiare d’uovo per ben 4 ore consecutive, senza posa.
La cottura del più tradizionale torrone umbro è divenuta così un evento buono anche per solleticare la curiosità (oltre, naturalmente, al gusto) dei turisti, che non si limitano ad essere spettatori passivi dello spettacolo ma vi partecipano attivamente, dando il cambio ai residenti.
Già, perché con il passare del tempo ed il prolungarsi della cottura l’impasto assume la consistenza di un torrone comune, perciò occorrono bicipiti ben allenati e frequenti avvicendamenti al “bastone”, pena il fallimento dell’impresa. La preparazione si conclude poi con l’aggiunta dei gherigli di noci, a donare il caratteristico sapore amarognolo. Ogni porzione, infine, viene servita a tutti gli astanti tra due foglie di alloro, pianta aromatica diffusa nella zona dell’appennino umbro.