Devo dire che quando ho letto il titolo di questa ricetta sul libro di Cotto e Mangiato mi si è aperto il cuore: gattò e non gateau! Il gattò di patate, chiamato proprio in questo modo, è un piatto tipico della cucina campana, e infatti Benedetta Parodi ripropone in un modo un po’ diverso da come lo preparo io, e quindi da come si preparava e si prepara nella mia famiglia.
Devo inoltre aggiungere che mi hanno anche un po’ preso in giro, amici del resto d’Italia, quando io tiravo fuori questo suono “gattò”, che risultava quasi come una forma dialettale di “gateau”, e probabilmente lo è, ma tutti me lo etichettavano come sbagliato! E invece no, mi associo in pieno a Cotto e Mangiato, al gattò di patate e a tutte le ricette regionali che è più che giusto che vengano chiamate con i loro nomi, anche se un po’ buffi!
Parentesi linguistica ed italianistica a parte, questa ricetta è davvero d’oro, si può preparare con tanto anticipo, conservare in frigo e anche congelare, e poi mettendo in forno il vostro gattò al momento giusto avrete un pranzo o una cena davvero perfetti!
Come dicevo, dalle mie parti il gattò si prepara un po’ diversamente: non si utilizza la provola ma solo abbondante mozzarella, prosciutto cotto anche non a dadini, spesso il salame e poi chiaramente, come si sottolinea anche in Cotto e Mangiato, questa è davvero una ricetta jolly per gli avanzi del frigo, salumi ma anche formaggi. Inoltre mia mamma mescolava tutto insieme alle patate e poi versava il composto arricchito nella teglia, in questa ricetta invece andiamo a stratificare … io proverei entrambe le versioni!