Natale è appena trascorso, la maggior parte degli italiani, 9 su 10, come consuetudine l’ha passato in famiglia davanti ad una tavola imbandita di ogni ben di Dio. E’ tradizione preparare pranzi luculliani che richiedono tempo e fatica, ma anche un budget non indifferente. Da un’indagine condotta dalla Coldiretti in collaborazione con la Swg è emerso che quest’anno gli italiani hanno speso ben 2,5 miliardi per organizzare il pranzo del 25 dicembre. Il 10 % in più rispetto allo scorso anno. Un dato che potrebbe ben farci sperare.
Allo stesso tempo però nel 21% delle case non sarebbe avanzato nulla, mentre nel 54% gli avanzi sarebbero stati modesti. Un Natale quindi più costoso da un lato, ma contenuto nella sua sobrietà e realizzato nell’ottica del risparmio ed in linea con la tendenza a ridurre gli sprechi, soprattutto in relazione al momento di crisi che stiamo attraversando. Questa stessa tendenza comunque si manifesta sia in una spesa più attenta ed oculata che nell’impiego degli avanzi nella preparazione di piatti che li vedano protagonisti nei giorni successivi. Polpettoni, polpette e frittate verranno preparate tra oggi e domani per far fuori tutti i resti.
Anche le verdure utilizzate per i contorni possono essere trasfomate facilmente in ratatouille o ripieni di strudel e torte salate mentre la frutta secca, abbondante come ogni anno, può dar vita a golosi dessert ed al classico torrone nelle sue infinite versioni. Pandori e panettoni infine, oltre ad essere farciti con creme varie possono andare a costituire la base di tiramisù e semifreddi. La scelta di utilizzare gli avanzi del pranzo di Natale in maniera alternativa è un’ottima decisione sia per quanto riguarda l’economia che l’ambiente. Ciò riduce i rifiuti ed aggiungerei che anche dal punto di vista morale ed etico è la giusta via da seguire specie nel rispetto di chi è più sfortunato di noi.
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