La “Sagra del Cavolo Verza”, in svolgimento a Montalto Dora, località del canavese, dal 21 al 26 novembre è uno degli eventi più attesi e partecipati del calendario socio-culturale piemontese. Chi lo odia fin da piccolo, chi ne assapora solo la particolare varietà dei crauti che ottimamente si sposano con wurstel e senape, chi ne declama l’utilizzo tradizionale milanese sottoforma di cassoeula – piatto unico invernale legato al culto di sant’Antonio, essendo il 17 gennaio momento convenzionale della fine della macellazione dei maiali, e a base di verza e parti meno pregiate del maiale -, una cosa è certa: il cavolo rimanda in maniera evidente alla vita agreste dei ceti meno abbienti e legati indissolubilmente ai prodotti della terra. Montalto Dora, località di origine romana e feudo dei Savoia a partire dal 1300 conserva un paesaggio a dir poco suggestivo: a destra laghi – da non perdere il lago Pistono e il lago Nero – a sinistra colline e un particolarissimo fenomeno, determinato dall’ammonticchiarsi di radici sul suolo, per il quale sembra di passeggiare ed essere lì lì per prendere il volo. Montaldo Dora e il cavolo hanno una storia che procede di pari passo, esendo stato il vegetale uno dei prodotti maggiormente coltivati, e smerciati, in tutto il circondario. Parlare della verza di Montaldo Dora era come parlare del panforte di Siena, del gianduiotto di Torino, della mozzarella di bufala campana.
Ecco il perché della sagra, ecco il perché di un successo di turisti e visitatori che cresce esponenzialmente di anno in anno, di edizione in edizione. Giunta nel 2008 al suo tredicesimo compleanno, la fiera – dopo la presentazione ufficiale presso l’Atl di Ivrea da parte del primo cittadino Renzo Galletto – presenta più di una novità: un concorso letterario di poesia e narrativa aperto a tutti; l’inaugurazione del percorso naturalistico dell’Antica via del Castello che si struttura fino al “monte del Maggio”, dove ogni 30 aprile viene issato un tronco di albero a simboleggiare fertilità e fecondità; il grande mercato domenicale con la presenza di centinaia di standisti provenienti da ogni zona del centro-nord Italia; il suggestivo momento dedicato alla vita campestre di una volta, messa in scena e riprodotta da oltre 13 mila figuranti provenienti da oltre 20 comuni del Piemonte, denominato “Notte delle Lanterne”.
Tornando alle leccornie alimentari, sarà l’occasione giusta per assaporare l’originale “zupa d’ pan e coj” fatta con verza e pane rappreso – col tempo sostituito anche da crostini -, i capunet – involtini di cavolo e carne -, la bagna cauda – zuppa speziata e mangiata spesso utilizzando le foglie di cavolo come cucchiaio.