Se la pasta è un piatto simbolo di tutta la cucina italiana, non è detto che piaccia sempre allo stesso modo. Al contrario sembra che gli italiani abbiano dei gusti molto particolare in fatto di pasta: fino a Roma piace rigata e sotto la Capitale piace invece liscia.
I pastifici naturalmente si adeguano e in occasione di un recente incontro dall’associazione dell’industria della pasta sull’architettura e il design delle semole a grano duro, le linee di produzione restano rigorosamente divise in due gruppi. Le paste con “uso Roma” sono in pratica le paste rigate, dal rigatone alle penna. Le paste in “stile Napoli” sono quelle lisce, vale a dire le zite e le mafaldine perché al Sud preferiscono le paste lisce, mentre la pasta “uso Bologna” indica in particolar modo le farfalle, un formato che riproduce con attenzione la tradizione emiliana della pasta sfoglia e che richiede maggiore lavorazione.
Insomma gli anni passano, ma sembra che le consuetudini alimentari degli italiani facciano una certa fatica a variare confermandosi sempre le stesse. Le origini della pasta d’altra parte sono molto antiche e radicalizzate nelle città, conosciuta anche dai Romani e utile ai soldati come piatto completo (Ovidio parla di pasta e ceci).
E se il regno della pasta resta l’Italia, gli stranieri continuano ad adorare la pasta (anche se con tagli diversi da Roma in giù) nonostante facciano non pochi errori di valutazione chiedendo e proponendo gli spaghetti alla bolognese che di fatto non esiste e che in ogni caso lascia tutto il condimento sul fondo.
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