Vi siete mai accorti di come un rito celebrato quotidianamente da migliaia di persone ogni giorno possa essere sintomatico di un cambiamento che inesorabilmente coinvolge il mondo intorno a noi? La riflessione nasce da un libro, The Taste of Tomorrow: Dispatches from the Future of Food, che ci illustra come cambieranno le nostre abitudini alimentari ed quali saranno i cibi del futuro, ovvero cosa mangeremo nel 2035. Nel corso degli anni, a volte impercettibilmente, altre in maniera più evidente, abbiamo constatato come molti dei cibi che ci circondano quotidianamente abbiano subito dei cambiamenti. Ad esempio Josh Schonwald, autore del libro, mette in evidenza come la lattuga che siamo abituati a consumare da decenni, tra qualche anno potrebbe non trovarsi più ed essere soppiantata da una nuova varietà oggi non conosciuta. Ciò grazie anche alla biotecnologia agricola la quale ha anche come scopo il migliorare la qualità dei prodotti che siamo soliti consumare e conseguentemente la qualità della vita. Perchè la scelta di un lasso di tempo così lungo?
Perchè per constatare eventuali cambiamenti significativi dovuti ad una determinata tecnologia è spesso necessario un intervallo di tempo notevole. Venendo ad esempi pratici, si parla di una “nuova” specie di pesce, il cobia, che secondo l’Università di Miami sarebbe da considerarsi il salmone del futuro. In realtà si tratta di un pesce bianco dal sapore neutro ma sono in molti a credere che diventerà molto popolare. Anche il tilapia, un genere di pesce che vive in acque tropicali, non era mai stato apprezzato dai consumatori Americani perchè dal sapore non troppo gradevole. Dopo diverse ricerche si è scoperto che a poter migliorare l’appetibilità del pesce un ruolo fondamentale era rivestito dalla qualità dell’acqua.
Ma non è il solo caso in cui dopo anni di sperimentazioni e studi si sia potuti arrivare ad un prodotto ottimale. Pensate ai norvegesi: ci sono voluti ben 20 anni per capire come allevare correttamente il salmone rendendolo uno dei pesci più conosciuti ed apprezzati. Tra i cibi che potrebbero fare parte della nostra dieta del futuro ci sono anche gli insetti. Già regolarmente consumati dall’80 % dei paesi del mondo, costituiscono una delle fonti di proteine meno utilizzate. Probabilmente non prenderanno mai piede per via della sensazione di ribrezzo che provocano. Staremo a vedere.
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