Carne di cavallo negli alimenti: rischi per la salute

 

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La notizia che scuote  i consumatori è di quelle che lasciano a bocca aperta: c’è carne di cavallo nei tortellini prodotti da Nestlè-Buitoni. Immediata l’azione dei Nas che nella provincia di Torino effettuano analisi su campioni della Nestlè, che però risultano negativi. Neanche il tempo di tirare un sospiro di sollievo e scopriamo che Primia, azienda situata nei pressi di Bologna, produce lasagne al ragù con tracce di carne di cavallo. Insomma lo scoppio dell’horse-meat scandal ci costringe a riflettere sulla questione. Come al solito, le frodi commerciali del settore alimentare sono a tutto a danno dei consumatori, che acquistano un prodotto fidandosi delle etichette e sono ignari dei rischi che le contaminazioni alimentari possono avere sulla salute.

Come se non bastasse, scopriamo che anche le polpette distribuite nei ristoranti Ikea contengono tracce di carne di cavallo dimostrando – come afferma Coldiretti –  “l’esistenza di un giro vorticoso di partite di carne che si spostano da un capo all’altro dell’Europa attraverso intermediazioni poco trasparenti”. Intanto Ikea Italia ha già deciso un blocco precauzionale totale delle polpette nei suoi punti vendita a tutela dei clienti, ma questo non basta a farci stare tranquilli.

Il ministro della Salute Renato Balduzzi ha assicurato che al momento non ci sono allarmi per la salute ma la possibile presenza di carne non controllata, proveniente da una filiera incerta, ci potrebbe mettere in una situazione di rischio notevole. Il problema non riguarda la presenza della carne di cavallo in sè, ma quello che la carne di un animale non controllato può contenere. Animali dopati, cavalli da corsa in pensione che hanno assunto dosi massicce di ormoni, steroidi o altri tipi di farmaci, sono solo alcuni dei possibili rischi. Se non sappiamo da dove viene la carne, se non abbiamo la tracciabilità della filiera e se la presenza della carne equina non è segnalata nelle etichette, i rischi per la salute si moltiplicano esponenzialmente.

Il risultato è una disaffezione del consumatore finale nei confronti dei piatti precotti a base di carne. Ed è ancora Coldiretti a confermare che le importazioni di carni equine in Italia sono notevoli: lo scorso anno sono stati importati 30 milioni di chilogrammi di carne di cavallo, senza l’obbligo di indicare la provenienza in etichetta, e solo il 25% della carne equina proviene da animali nati e allevati in Italia. Quasi la metà della carne arriva dalla Polonia, dalla Francia, dalla Spagna e dalla Romania, primo paese sotto la lente d’ingrandimento dell’horsegate. Risalire alla radice delle possibili contaminazioni è quasi impossibile, ed è per questo che Coldiretti suggerisce alle multinazionali del cibo di valutare l’opportunità di acquistare prodotti locali, che offrono maggiori garanzie di qualità e sicurezza.

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