Gli Champagne rosati sono fatti o per “salasso” ovvero svinando il mosto a base Pinot Nero prima che acquisti tannini
Scusate la lunga pausa ma ho girovagato un pò per l’Europa a parlare e discutere di vino e informatica e
Granache bianca in purezza e non potrebbe essere diversamente visto che i profumi sono molto diversi dai classici vini francesi
Se non sapete come abbinare certi vostri dolci, tenete da oggi in considerazione uno dei VDN (Vin Doux Naturel) francesi
Ieri abbiamo letto sul blog Vino al vino, l’interessante opinione di Carlo Ferrini, “enologo dell’anno” per Wine Spectator e uno
Questo vigneto impeccabilmente tenuto come un giardino fa parte della Tenuta Podere Fortuna in quel di Barberino nel Mugello, valle a nord di Firenze, zona famosissima in ogni tempo per dare vini sciatti banali e molto acidi. Quindi è stata una grandissima sorpresa, sia per la guida dei vini dell’Espresso che ha addirittura premiato con 17,5/20, sia per noi sommelier abituati a Pinot Neri toscani pesanti e terrosi, assaggiare questo Pinot Nero così elegante e “francese”. E infatti assaggiandolo è un vino fresco, floreale, fruttato, che “suona” decisamente molto francese e borgognone.
E da sempre la Borgogna è difatti il modello tuttora insuperato per questo vitigno. Un pò come il Sangiovese a Montalcino, così il Pinot Nero in Borgogna dà alcune sfumature di profumi e di gusto che in nessun’altra regione del mondo riesce a dare nonostante ci siano ottimi risultati in particolare in Oregon (USA), Nuova Zelanda e Alto Adige. Addirittura in Alto Adige viene organizzato un prestigioso concorso nazionale per il Pinot Nero dove sono stato recentemente chiamato come wine blogger in commissione di valutazione.
Molto spesso avrete visto in TV le esibizioni di Albanese e le sue dissacranti prese in giro del mestiere di noi sommelier. Ovviamente piacciono anche a noi perchè ci permettono di capire quali sono gli aspetti del nostro lavoro che maggiormente colpiscono e affascinano il pubblico e quali invece sono le parti che ci espongono al ridicolo. Di sicuro l’annusare un vino e cominciare a descrire gli aromi più disparati è pratica comune e quella che rimane più impressa anche perchè appare purtroppo spesso molto distante da quanto effettivamente ci pare di annusare nel nostro bicchiere!
In realtà i sommelier partono sicuramente avvantaggiati in quanto una serie ripetuta di assaggi di una tipologia di vino permettono di ricordare alcuni aromi tipici di un certo vitigno o di una certa zona e vengono a volte nominati per abitudine più che per effettiva presenza in quel momento nel bicchiere. Per esempio, la viola nel Chianti Classico, il peperone verde nel Cabernet e la cosiddetta “pipì di gatto” nel Sauvignon Bianco sono alcuni sentori che un sommelier in genere enuncia a prescindere dal fatto che siano davvero così evidenti nel bicchiere che sta degustando.
Altro aspetto che differenzia i Sommelier dalle persone “normali” (nel senso di sane di mente…) è l’allenamento che fanno ogni giorno per associare ad ogni traccia di molecola odorosa nel vino un corrispondente nome. Questa è un’attività in realtà più complessa di quello che sembri in quanto nel nostro cervello, come cerco di spiegare in questo breve podcast, la memoria olfattiva che ci permette di capire che un certo profumo è quello ad esempio di “fragola” (sistema limbico) è archiviata in una zona molto diversa dal lobo che racchiude le funzioni legate al linguaggio.
Parlare di un Porto Vintage del 2000 oggi dovrebbe essere vietato…e questo perchè tra la innumerevoli versioni del Porto è quella che più si presta anzi che richiede un bel pò di invecchiamento per essere gustato al meglio. Ciononostante è sempre interessante assaggiarli anche “giovani” come questo 2000 per capire le sfumature che assumerà con l’evoluzione nel tempo e c’è chi anche lo preferisce giovane, visto che con il tempo assume profumi e sapori “terziari” che non tutti possono trovare piacevoli. Con gli anni infatti questi Porto sviluppano profumi di catrame (goudron), tartufo, terra, humus, funghi, lacca, smalto che pur essendo tipici di vini dal lungo invecchiamento, per i più inesperti possono sembrare difetti.
Il Porto è un antico (1678) vino liquoroso ottenuto aggiungendo ad un vino rosso base alcol puro fino ad una gradazione circa del 20%. Il vino rosso “base” è ottenuto da diverse uve autoctone portoghesi della Alta valle del Fiume Douro di cui la più importante è la Touirga Nacional. Fu ideato quasi per sbaglio da due mercanti vinicoli Inglesi che cercando di aggirare il divieto di importazione del vino francese in Inghilterra durante la guerra dei cento anni assaggiarono il vino prodotto appunto nella Valle del Douro e trovatolo buonissimo decisero di inviarlo in Inghilterra aggiungendoci del brandy locale per proteggerlo durante il viaggio. Ma non sapevano che il vino rosso combinatosi con l’alcool di protezione avrebbe modificato in meglio le caratteristiche del vino fino a trasformarlo in un prodotto nuovo e subito apprezzatissimo.
Infatti, arrivato a Londra il vino mostrò tutto il suo calore e il suo travolgente aroma agli allibiti nobili inglesi che ne cominciarono una importazione massiccia che tuttora continua facendo dell’Inghilterra il primo paese al mondo consumatore di questo vino. Gran parte delle sue vendite dipendono dal fatto che si usa per ogni figlio in una casa inglese di acquistare una cassa di Porto di quell’annata per consumarlo poi nelle occasioni importanti (cresima, fidanzamento, compleanni “tondi”, matrimonio).