La torta Zurigo

Torta zurigo.

Un poco di storia e tante chiacchiere. La famosa Torta Zurigo nacque nel lontano 1930 commissionata al pasticcere Giuseppe Castino dalla Principessa Jolanda di Savoia.

Infatti :

“Il giovane Giuseppe Castino non trascrisse mai la ricetta del dolce commissionatogli dalla principessa Jolanda di Savoia: «Chiese espressamente a mio padre di studiarle una torta particolare per gli ospiti della sua residenza di Zurigo, senza pan di Spagna imbevuto d’alcol», conferma Gemma Castino Prunotto. E Castino, figlio di un macellaio giunto a Pinerolo per gestire la pasticceria di Martino Fabbre, obbedì. Il resto della storia lo conoscono tutti: «Risento ancora la voce gioiosa di Jolanda che esclama “È meravigliosa!”» . (da un articolo apparso sull’Eco del Chisone, importante e storico settimanale del pimerolese che vanta oltre 100 anni di vita).

Quindi la ricetta originale non è e non può essere sfruttata per il semplice motivo che la “ricostruzione degli ingredienti base” è stata depositata nell’ottobre del 2003 presso il notaio Orali di Pinerolo. Quindi tutte le torte che vantano questo nome non sono altro che delle interpretazioni, dei tentativi di avvicinarsi al dolce originale.

E la mia non fa eccezione.

Ricordo ancora che la ordinai la torta ad un pasticcere del mio paese su suggerimento di mia figlia, in occasione del superamento dell’ultimo esame di statistica di mio figlio (Ingegneria Gestionale). Simone infatti aveva passato mesi e mesi a prepararlo e quando mi arrivò l’SMS in cui mi diceva che lo aveva ”passato” andai subito in pasticceria e l’unica indicazione fu quella di far scrivere su un cartiglio di marzapane la parola “BRAVO”.

Ricordo ancora l’espressione del suo viso quando la vide.

Non assomigliava per nulla alla torta originale: non c’era la decorazione di ciliegie al liquore glassate (anche perché a mio figlio non piacciono) e anche il cartiglio con dicitura non c’entrava per nulla, ma per noi aveva un significato importante. Ma ora veniamo alla mia Zurigo copiata dal un libricino prestatomi da un’amica e che per lo meno mi ha dato una traccia da seguire stampato in occasione delle Olimpiadi del 2004.

Foie Gras/3, la cottura

La cottura del Foie Gras: Abbiamo introdotto la preparazione del foie gras in una prima parte, e lasciato insaporire il fegato nel Porto una giornata in frigo, vediamo finalmente come cuocerlo e servirlo. Dobbiamo dunque riportarlo a temperatura ambiente tirandolo fuori un’ora prima di passarlo in forno. Scaldiamo il forno a 85° gradi centigradi. Non è molto, ma se mettete il forno più caldo vi troverete un ammasso di grasso e niente fegato.
Inforniamo la pirofila scoperta per circa una mezz’ora ma siccome ogni forno è diverso, bisogna veramente controllare la cottura poco per volta. Quando il fegato comincia a ricoprirsi del suo grasso liquefatto è il momento di controllarne la cottura. Abbiamo uno stecchino di legno col quale infilziamo il centro del fegato: se esce un succo rosato il fegato è ancora crudo. Se fuoriesce un succo incolore, il fegato è rosè (a molti piace cosi); se invece non esce più succo, ma solo grasso, il fegato è ben cotto e va subito tolto dal forno. Lo copriamo di nuovo e lasciamo raffreddare lentamente. Quando sarà a temperatura ambiente lo trasferiamo nuovamente in frigo dove soggiornerà un minimo di 5 giorni ed un massimo di 10 giorni prima di servirlo in tavola.

Foie Gras/2, la preparazione

Come preparare il Foie Gras: Prima di tutto la scelta del Foie Gras crudo. Da noi, a Montreal, si trova in ogni polleria o macelleria specializzata. Sono in confezioni sotto vuoto che ne certificano l’origine e, dicono, già svenati. Scegliete un fegato d’anatra non inferiore ai 500gr (possono arrivare fino a 650-700gr circa). Deve avere un bel colore uniforme, senza chiazze o venature in superficie.

La pulizia del fegato dalle venature è una fase critica nella riuscita di un buon Foie Gras. Potete chiedere al vostro macellaio di eseguirla per voi se non ve la sentite di farlo, ma vi consiglio di verificare comunque che ogni  minima venuzza sia stata rimossa prima di prepararlo, visto che è un lavoro da fare con accuratezza.  Dovrete quindi armarvi di pazienza, di pinzette e un coltellino a lama sottile, nel mio caso di occhialini sulla punta del naso…. e ora vi spiegherò come apprettare un foie gras perfetto!

Foie Gras I

Il «Foie Gras» (fegato d’oca), che non ha niente a che vedere col ‘Pâté de Foies’ (patè di fegatini di pollo), è una delicatezza tutta particolare della cucina francese, da presentare in tavola con la stessa accortezza con la quale presenteremmo un “beluga”, caviale grigio di storione.

Questa specialità del Sud-Ovest della Francia è caratterizzata dal modo in cui gli animali vengono nutriti, provocando l’ingrossamento del fegato che diventa cosi ‘fegato grasso’. Il foie gras puo’ essere di anatra o di oca e la differenza è ormai praticamente nominale, a parer mio, visto che entrambi provengono da allevamenti, anche se molti confermano che il migliore sia il foie gras d’anatra che è anche molto più piccolo.

Con il suo sapore delicato e contemporaneamente altamente saporito è caratterizzato da una consistenza finissima, quasi burrosa che ispira gli abbinamenti più azzardati. Tradizionalmente accompagnato dal ‘Sauternes’ un vino dolce con aromi di bosco al palato, il Foie Gras è spesso abbinato a piccoli contorni agrodolci e speziati come le cipolline caramellate al pepe rosa, i fichi in riduzione di aceto balsamico, gelatine di Porto o di Montbazillac.

Viene tradizionalmente servito con crostini di pane di segala, ma a me piace presentarlo con un buon pane alle noci per farne risaltare tutto l’aroma della selvaggina.

La sua preparazione è semplice e come tutte le cose che sembrano semplici, ci sono accortezze da non dimenticare se vogliamo portare in tavola un vero capolavoro.

La storia di GingerMan, l’omino di pan di zenzero

La storia di GingerMan, l’omino di pan di zenzero

C’era una volta una vecchina che un bel giorno decise di cucinare un biscotto di pan di zenzero a forma di omino. Quando però la cottura era quasi terminata la vecchina sentì una vocetta arrivare dalle profondità del forno: “Mammia che caldo che fa qui…Fammi uscire!” La vecchina incuriosita aprì il forno e vide un biscotto a forma di omino scappare gridando: “Corri pure, tanto non mi prendi, sono l’omino di pan di zenzero!” Tutte le urla della vecchina al suo indirizzo furono inutili.

Nella sua fuga l’omino di pan di zenzero incontrò una mucca che, non appena lo vide, cercò di mangiarlo, ma lui continuò a fuggire, dicendo con un tono quasi cantilenante “Corri pure tanto non mi prendi, sono l’omino di pan di zenzero.” Ben presto alla rincorsa dell’omino di pan di zenzero c’erano non solo la vecchina e la mucca, ma anche un cavallo ed un maiale, tutti con l’acquolina alla bocca. E l’omino canticchiava correndo “correte più che potete, tanto non mi prendete, sono l’omino di pan di zenzero!

Ad un certo punto si trovò davanti ad un fiume ed una volpe si avvicinò e si offrì di aiutarlo a fuggire, trasportandolo sul suo dorso fin sull’altra sponda. L’omino di pan di zenzero tutto felice saltellando e ringraziando la volpe le montò sul dorso. Arrivati a metà del fiume la volpe disse al biscotto: “l’acqua sta diventando un po’ profonda e tu ti scioglierai se ti bagni, arrampicati sul mio naso così sarai al sicuro.L’omino di pan di zenzero fece come gli aveva detto la volpe e quest’ultima se lo pappò in un sol boccone.

Torte nuziali, ecco le migliori del mondo. Galleria fotografica / Parte Prima

Il nostro articolo sulle torte nuziali ha avuto un grande successo. Questo significa, immagino, che tantissime “sposine in divenire” si dilettano a cercare in giro per il web la torta di nozze perfetta per il loro giorno più importante.

Cimentarsi in questa impresa non è una cosa per comuni mortali, (se voleste comunque provarci guardate qui) considerando che spesso queste torte sono dei veri e propri capolavori di alta pasticceria. Per questo siamo sicuri che siano tantissimi gli utenti (e non c’è distinzione tra uomini e donne, per le cose belle) che apprezzeranno questa carrellata di dolci da sogno.

In questo articolo di Ginger, ci proponiamo di raccogliere una serie di immagini e di link dei migliori pasticcieri di tutto il mondo, che hanno trasformato il compito di realizzare belle torte nuziali in manufatti incredibili, che non sfigurerebbero in un museo. Queste torte sfidano la legge di gravità, e hanno combinazioni di colori che costringono gli artisti a lavorare come alchimisti con coloranti ed essenze. La maggior parte di questi sono inglesi o americani, perchè nella tradizione anglosassone, più che da noi, c’è il mito dell’originalità della torta da “sfoggiare” a tutti i costi il giorno del matrimonio. In questi ultimi anni le creazioni multipiano, o i dolci “a tema”, si stanno diffondendo anche da noi. Basta frequentare qualche fiera del settore. Ma l’impeccabilità raggiunta da quelle che vi mostriamo, difficilmente scade nel kitch, come troppo spesso dalle nostre parti capita.

Potrete ispirarvi a queste fotografie, facendo impazzire il cuoco del vostro catering (date uno sguardo ai commenti più in basso, c’ è chi l’ha fatto), oppure potreste provare addirittura ordinarle se avete un portafoglio ben fornito (ma in fatto di spese per il matrimonio, si sa, si fanno follie) per farvele recapitare a casa. Questo tipo di torte, o per lo meno la maggior parte, sono realizzate con un semplice pan di spagna aromatizzato e una glassa di zucchero colorata e modellata, tenuta in piedi da armature più o meno complicate, a seconda del caso.

Completano questa galleria, le immagini di piccole figurine degli sposi da mettere sopra la torta, che spiccano per originalità. Potete tilizzare questa variante più economica, ma sicuramente d’effetto, per rendere indimenticabile anche la torta nuziale più semplice.

Torte nuziali: quanta scelta! Voi cosa suggerite?

Si avvicina il periodo dell’anno in cui si celebrano la maggior parte dei matrimoni e qual è la seconda cosa più importante ad un matrimonio dopo, ovviamente, il vestito della sposa? Ma la torta! E qui ognuno può sbizzarrirsi, sul colore, sulla forma, sul sapore, sulla tortiera e sulla decorazione.
Il tipo di torta nuziale più adatto è senza dubbio il pan di spagna con panna – troppo classica? – o, molto meglio, ricoperto e farcito di chantilly, che, per chi non lo sapesse, è semplicemente panna e crema mescolate insieme ed insaporite al cioccolato, alla nocciola o alla frutta. Queste torte sono quelle più facili da decorare anche se, devo ammetterlo, ho visto delle bellissime torte alla frutta per i matrimoni, una ad esempio era su una tortiera tonda del diametro di circa 1,50 e tutta alle fragole: l’ho trovata un’idea alternativa e molto scenografica, dopotutto il rosso è il colore dell’amore, e in fatto di torte nuziali sicuramente non c’è paura di sbizzarrirsi.

Colomba primaverile: un’ idea originale per il vostro pranzo di Pasqua


Se siete amanti dei dolci fatti in casa ma non volete rinunciare alla tradizione nel giorno di Pasqua, se le colombe farcite belle e pronte non vi soddisfano molto (e come potrebbero!) ma non volete ricorrere alle solite ricette ecco quello che fa per voi. Io amo molto i dolci pasquali (in verità ancora devo trovare un dolce che non mi piace!) ed in particolare la classica colomba; la preferisco semplice con tanta glassa zuccherosa sopra tuttavia non a tutti i canditi e l’uvetta piace. Quest’ oggi vi suggeriamo quindi una ricetta ricca di frutta, gustosa e adatta anche a chi non è proprio un amante della colomba classica
Colomba farcita (ingredienti per 6 porzioni)
  • 2 fogli di pasta sfoglia
  • 2 cucchiai di zucchero
  • 250gr di crema pasticcera già pronta
  • 4 ananas
  • mandorle a lamella
  • zucchero a velo
  • fragole
  • kiwi
  • mele
  • latte q.b.
  • 2dl di panna da montare

Un dolce Pasquale che arriva dalla Campania, la Pastiera

I dolci della tradizione Pasquale in Italia sono molti e diversi in ogni regione. Ma un dolce che è particolarmente apprezzato in tutto lo stivale tipico della cucina Campana è indubbiamente la Pastiera.

La Pastiera è un dolce talmente amato dagli italiani che, girando tra i supermercati, ho notato che una nota casa produttrice di dolciumi ha pensato, addirittura, di produrla e venderla confezionata.

Cose da non credere! Ma per chi preferisce i gusti freschi e genuini dei prodotti fatti in casa, con ingredienti scelti e di prima qualità eccovi la ricetta per fare in casa un ottima Pastiera.

Uovo di Pasqua

L’uovo di pasqua. Il simbolo di una festa. Ogni volta che ci pensiamo evochiamo le immagini di confezioni colorate, nastrini, carta crespa e sorprese. Ma l’uovo di pasqua è una tradizione antica, che si perde nella notte dei tempi. Il simbolo della vita in se stessa, ma anche del mistero, della sacralità.
In alcune credenze pagane, il Cielo e la Terra erano rappresentati come due metà dello stesso uovo, e le uova erano il simbolo del ritorno della vita. Gli uccelli infatti si preparavano il nido e lo utilizzavano per le uova, che schiudevano una nuova vita, rituale simbolico del passaggio alla primavera.

Anche popoli come i Greci, i Cinesi ed i Persiani se li scambiavano come dono simbolo di rinascita, per le feste della stagione della fioritura, e nell’antico Egitto le uova decorate erano scambiate all’equinozio di primavera, data di inizio del nuovo anno, quando l’anno era legato alla sequenza delle stagioni.

L’origine più corretta della tradizione dell’uovo nella festa cristiana, risale alla Pasqua ebraica, chiamata Pesach (dall’ebraico Pasàch, “passare oltre”, in inglese passover). La tradizione religiosa vuole che la sera della festa di Pesach, i primogeniti mangino un uovo sodo, che deve essere consumato intero, senza dividerlo con nessuno. In effetti, la festa della pasqua ebraica e di quella cristiana, pur celebrando due eventi differenti (l’uscita degli ebrei dall’Egitto per una, la resurrezione di Cristo per l’altra) cadono più o meno nello stesso periodo dell’anno, e la data della festa cristiana segue il calendario ebraico.

Ma, secondo la tradizione, fu Francesco I di Francia, nel ‘500, a ricevere il primo uovo di Pasqua. Una tradizione che rinnovandosi nei secoli, è divenuta un vero e proprio fenomeno di costume.

Rosabella e la torta di frutta…finta

Vatti a fidare delle mamme! Delle nonne poi… Insomma, lei si era impegnata per un dolce bellissimo buonissimo coloratissimo come solo la sua mamma e la sua nonna sapevano fare…e loro la piantavano così. Non va affatto bene. Una ragazza deve poter far conto sulla sua mamma. Per non parlare della sua nonna.

Insomma se ne erano andate, una a giocare a bridge – mica a ‘uomo nero’ – la mamma, e la nonna aveva la sua lezione all’Università! E così lei avrebbe fatto una gran brutta figura con le sue amiche. Che poi erano anche un po’ snob. Una solo il biologico, l’altra solo il vegetariano, un’altra ancora biologico-vegetariano-integrale. Un vero strazio. E lei che mangiava le merendine!

La nonna, dandosi un ultimo sguardo allo specchio, le aveva dato un consiglio incredibile: “Vai al supermercato e compra una crema in busta, della gelatina in busta, frutta varia e di diversi colori, e… un pan di Spagna preconfezionato” – Aveva detto proprio così!!!! La nonna!!! – “pensa alla torta del tuo compleanno” – ma lei l’aveva fatta tutta in casa, pan di Spagna, crema ecc. – “e vai di fantasia. Tanto mica se ne accorge nessuno!” E se ne era andata. Sì, nessuno. Le sue amiche sì. Di sicuro. Ma che fare?

In fondo l’aveva detto la nonna…

Festa di San Giuseppe e Sagra della Frittella di Riso

Domenica 16 Marzo, in occasione della festa di San Giuseppe, nella provincia pistoiese di Chiesina Uzzanese, precisamente a Chiesanuova, si terranno la Sagra della Frittella di Riso in contemporanea alla Fiera di San Giuseppe.
La festa, che in realtà cade il 19 marzo ma che è stata spostata alla prima domenica utile per permettere a tutti di parteciparvi, è collegata a due particolari festività che coinvolgono quasi tutta l’Italia: i Falò e le Zeppole.
Infatti, dato che la ricorrenza della festa del protettore dei falegnami e delle coppie coincide con la fine dell’inverno, si è sovrapposta ai passati riti pagani di purificazione agraria che consistono nel bruciare i residui del raccolto sui campi e nel bruciare legna in falò posizionati ai margini delle piazze; prima che l fuoco si spenga, alcuni impavidi li scavalcano con grandi salti mentre i più devoti canticchiano canzoni in onore del santo.