Ricette bimby, il panettone

Le feste si avvicinano, il Natale è alle porte, siete pronti a dedicarvi alla cucina giorno e notte per cenone e pranzo? Un’idea carina che voglio proporvi è la preparazione del panettone con il bimby. Se volete colpire i vostri ospiti con effetti speciali sarebbe bello portare a tavola un bel panettone fatto in casa da gustare insieme oppure da regalare con una bottiglia di spumante italiano.

Il panettone è un dolce tipico delle feste e di solito nelle pasticcerie e nei supermercati se ne trovano a centinaia e per tutti i gusti, classici, al cioccolato, con le mandorle e anche se tutti buonissimi io preferisco il classico quello con uvetta e canditi dal sapore inequivocabile e che dal solo profumo fa pensare al Natale.

La preparazione del panettone non è per niente cosa facile ma con il bimby vi assicuro che non sarà poi così complicato e anche chi non è molto esperto saprà preparare un panettone buonissimo! Come al solito lista della spesa alla mano e via: farina, latte, uova, zucchero, burro, lievito di birra, canditi e uvetta sono gli ingredienti di cui avete bisogno ed è solo l’inizio. Per la preparazione ci sarà bisogno sicuramente di un pò di attenzione e di pazienza e soprattutto di valutare bene la lievitazione ma non vi preoccupate al resto ci penserà il vostro robot da cucina.

Zuppa alla Valpellinentze, la minestra valdostana del Natale.

La Valle d’Aosta è una delle regioni più particolari della nostra penisola. E’ una terra di pascoli , verdi boschi e valli che rendono il territorio affascinante e magico. Le caratteristiche della tradizione gastronomica valligiana sono determinate dall’ aspetto morfologico di questa terra. La splendida e per lungo tempo inaccessibile catena alpina ha isolato per secoli la Valle, provocando lo sviluppo di un cucina basata quasi esclusivamente su prodotti locali, che sono alla base anche delle ricette tradizionali del periodo natalizio.
La gastronomia di questo territorio è molto legata alle varie vicende storiche e i prodotti della cucina valdostana sono tanti e molto vari, gustosissimi, conservati nei secoli con leggere modifiche dovute al miglioramento delle condizioni socioeconomiche; cibi caratterizzati da antichi prodotti locali fra cui campeggiano la fontina, il lardo, il sanato, le castagne e la polenta che tutt’oggi viene preparata “grassa”, ovvero arricchita con burro e formaggio. La zuppa alla Valpellinentze è il piatto povero della tradizione gastronomica valdostana, preparato in occasione del Natale. Il suo nome ha origine dal luogo di probabile provenienza della ricetta, cioè la Valpelline. Gli ingredienti di base di questa zuppa sono poverissimi, pane raffermo, cavolo verza, brodo di carne, fontina e burro. La preparazione è veloce e il risultato è davvero gustoso per un piatto perfetto a Natale, quando il freddo si fa sentire e la neve ha imbiancato i tetti delle case.

Un primo per natale, gli spaghetti con salsa di radicchio e speck

Rieccomi quì a proporvi delle pietanze da servire durante le festività natalizie, oggi ho pensato ad un primo da servire in occasione del  pranzo di natale: gli spaghetti con salsa di radicchio e speck. Si tratta di un primo gustoso e dal sapore stuzzicante. Gli ingredienti base sono il radicchio, lo speck e la panna, che venendo frullati insieme andranno a formare una crema avvolgente che contribuisce a rendere il piatto irresistibile.

Per la preparazione degli spaghetti con salsa di radicchio dovrete innanzitutto fare soffriggere la cipolla affettata sottilmente nel burro, quando si sarà colorata aggiungere lo speck tagliato a striscioline finissime ed infine il radicchio anch’esso affettato molto sottilmente. Volendo questo condimento può essere frullato per ottenere una crema omogenea da versare sopra gli spaghetti lasciando intera qualche strisciolina di radicchio e speck per la decorazione finale.

Come vedete la preparazione degli spaghetti con salsa di radicchio e speck è molto semplice e veloce, non richiede nè troppo tempo nè troppa abilità in cucina ed accontenta i palati di tutti.

patate hasselback, patate

Un contorno d’effetto per natale 2010, le patate Hasselback

Se siete alla ricerca di un contorno semplice e allo stempo tempo d’effetto per il vostro pranzo di natale, ho da suggerirvene uno veramente speciale: le patate Hasseback. Si tratta di patate tagliate a fette sottilissime che rimangono comunque unite alla base e che vengono cotte in forno bagnate con burro, salate e pepate, ed infine con l’aggiunta di una spolverata di pangrattato e parmigiano grattugiato. Si tratta, come dicevo sopra, di un secondo d’effetto in quanto le patate Hasseback hanno un aspetto molto particolare che colpirà tutti.

E’ un contorno che piacerà anche ai bambini come valida alternativa alle patatine fritte. Le patate Hasselback sono molto veloci da preparare, si tratta di sbucciarle e di affettarle sottilmente ma non per ricavarne delle fette, solo per ottenere l’effetto di un ventaglio. Infatti ogni singola fetta rimarrà attaccata alla base. Operazione fondamentale prima della cottura è lavar bene le patate sotto l’acqua  fredda in modo che si elimini l’amido in eccesso e le fette non si attacchino durante la cottura.

I panzerotti pugliesi, un antipasto sfizioso per il Natale 2010

 

La Puglia è una terra davvero ricca di sapori, un territorio dove le tradizioni gastronomiche sono radicate ed essendo il Natale il periodo dell’anno in cui si concentrano le maggiori festività, è in questi giorni che in Puglia la gente si prepara a vivere in pieno le tradizioni che gli sono state tramandate e fra queste, occupano un posto di rilievo quelle culinarie. Esiste nella memoria di ognuno un “calendario della cucina”, uno scadenzario, quasi un’agenda, sulla quale sono idealmente segnati piatti tipici a seconda della ricorrenza. Si tratta di pietanze che, nella tradizione gastronomica delle comunità civiche di appartenenza, costituiscono il “distinguo”, l’identità, il codice genetico. La tradizione vuole che i panzerotti si preparino per le feste di Natale o la notte di capodanno. Però in Puglia si preparano in ogni occasione, si trovano in ogni buffet e si servono anche come componente di un ricco antipasto o mignon con l’aperitivo. I panzerotti vengono spesso confusi con i calzoni: ma a Brindisi la differenza è precisa. Il panzerotto, detto anche “fritta” è, appunto, fritto; mentre il calzone è l’equivalente del panzerotto, ma cotto al forno. In entrambi i casi si usa, comunque, la stessa pasta utilizzata per la pizza. Anche se la preparazione può risultare difficoltosa, vi assicuro che non è così. Il ripieno tradizionale è a base di mozzarella, pomodoro e olive bianche, ma ovviamente ne esistono diverse varianti e ognuno di voi li può personalizzare a seconda dei gusti. Provare per credere! Unico avvertimento: preparatene sempre tanti perché non sono mai abbastanza e, se avanzano, il giorno dopo sono ottimi a pranzo o merenda.

Risotto alla certosina. Il primo della vigilia di Natale in Lombardia

Il risotto è uno dei piatti più tradizionali dell’Italia settentrionale, in particolare la Lombardia è la patria dei risotti. Dal risotto alla milanese al risotto al salto, tutti noi abbiamo sempre gustato questa specialità della cucina lombarda. E’ un piatto molto semplice da preparare e allo stesso tempo molto gustoso, ottimo soprattutto nelle fredde sere invernali. Le origini dei risotti lombardi sono sempre abbastanza povere e con ingredienti modesti, come la zucca rossa, un ortaggio che veniva coltivato e consumato prevalentemente dai contadini. Il risotto alla certosina fa parte della tradizione gastronomica lombarda che vuole che si prepari soprattutto la sera della vigilia di Natale. Le sue origini non sono per niente povere. Il suo nome si riferisce alla Certosa, naturalmente quella di Pavia, e la tradizione attribuisce l’elaborazione di questo piatto ai monaci, obbligati dalla Regola a mangiare sempre di magro. Leggende ed amenità a parte, è documentato che la “cottura a risotto” è una tecnica tutta italiana. Siamo stati quindi noi italiani, con la creatività che il mondo ci riconosce, ad inventare e a rendere famoso il risotto. Certo è che nel 1791 il risotto in Piemonte era già un piatto tradizionale, anche se soltanto del bel mondo: i Savoia erano soliti farlo servire a mezzanotte, durante i ricevimenti che davano nei loro bei palazzi torinesi.

Uno strudel salato per Natale, quello alle mele e prosciutto

Ancora una volta vado ad attingere dalla trasmissioneLa Prova del Cuoco per un’altra sfiziosissima quanto insolita ricetta: lo strudel salato alle mele e prosciutto. Già, un abbinamento un pò fuori dal comune quello tra le mele ed il prosciutto cotto, ma nella vita dico sempre di voler provare tutto ed allora mi sono lasciata tentare da questo strudel. Il risultato è una preparazione dall’accentuato gusto dolce dato dalle mele ma  mitigato e completato dalla presenza del prosciutto cotto, oltre che dalle carote e dal sedano.

Lo strudel alle mele e prosciutto è perfetto per essere servito durante il pranzo di natale, come accompagnamento e/o alternativa ad un secondo. Lo strudel è una di quelle prepazioni sfiziose che piacciono a grandi e bambini, l’involucro di pasta (sia che si tratti di pasta da strudel, di pasta sfoglia o pasta fillo) che racchiude un ripieno goloso fa gola a tutti, ed anche se siamo abituati a vederlo solitamente in versione dolce, questa salata ci sorprenderà di sicuro.

Dolce Natale in Sardegna. Le seadas.

Quello di oggi è un dolce davvero particolare, tradizionale del Natale in Sardegna. Si tratta delle seadas, una sfoglia dolce sottile, con un cuore di formaggio e ricoperta di zucchero o miele. Vengono prodotte ormai in tutta l’isola, ma quelle artigianali si continuano a fare solo nelle zone con economia pastorale. Esistono varie interpretazioni della ricetta base, e sul web ne potete trovare anche delle versioni molto semplificate, ma le tipologie sono sostanzialmente due: con formaggio cotto e con formaggio crudo (quest’ultima detta “a sa mandrona”, ossia “alla poltrona”). Essendo un prodotto a base di formaggio, la loro origine è da ricercare nelle zone della Sardegna tradizionalmente legate alla pastorizia, da Barbagia, Ogliastra, Logudoro e Gallura. La seada è attualmente considerata un dolce anche se in origine rientrava tra le pietanze principali tanto da poter sostituire un secondo. La preparazione di questo dolce è abbastanza complicata, richiede tempo, molta attenzione e gli ingredienti giusti. Gli ingredienti principali sono molto semplici: semola, formaggio fresco acido (in gallurese, “Pischedda”), scorza di limone grattugiata e miele. Nella ricetta originale il formaggio va fatto inacidire, lasciandolo a temperatura ambiente. E’ acido al punto giusto quando, riscaldato, fila. Per la variante con formaggio cotto, il formaggio va tagliato a scaglie e squagliato in un tegamino, con giusto un pochino di latte perché non si attacchi, e quindi quando è squagliato, gli si aggiunge la scorza di limone grattugiata. Il formaggio fuso va steso su una spianatoia e non appena si raffredda si taglia a cerchietti di circa 12-15 cm di diametro. Si lavora la sfoglia (semola sarda, acqua, sale e strutto) ben fine. Sulla sfoglia si pongono i dischi di formaggio, li si ricopre con un’altra sfoglia e si fanno dei “ravioloni” tondi, eliminando bene l’aria dall’interno della seada.

Un antipasto per il natale 2010, le olive ascolane

Sono sfiziosissime, una tira l’altra ed è praticamente impossibile fermarsi dal mangiarle tutte.  Hanno un aspetto invitante, un gusto unico e spariscono in un batter d’occhio, quindi è bene abbondare con le dosi. Di cosa sto parlando? Delle olive ascolane, dei bocconcini fritti a base di olive e carne macinata. Sono davvero uniche e costituiranno un antipasto speciale per il natale 2010. Dunque, per la loro preparazione procuratevi: delle olive verdi, carne di vitello e di maiale, prosciutto crudo, pecorino e parmigiano grattugiati, uova e vino.

Questi gli ingredienti necessari per ottenere le olive ascolane. Innanzitutto dovremo rosolare i due tipi di carne in una padella con dell’olio, sfumare con del vino e cuocere fino a completa cottura. Trasferire la carne cotta, e fatta accuratamente raffreddare a parte,  in una ciotola ed amalgamarla con le uova,  il prosciutto crudo, il pangrattato, il parmigiano ed il pecorino grattugiati, ed il resto degli ingredienti. A questo punto sarà la volta di ricoprire le olive snocciolate con questo impasto formando delle polpette, passarle nell’uovo, nel pangrattato e friggerle in abbondante olio bollente.

La torta di nocciole con crema allo zabaione, il dolce piemontese del Natale

Come ogni fine settimana oggi parliamo dei dolci del Natale. Durante le festività natalizie mangiare qualche dolce in più è normale e accanto al classico pandoro o al panettone, che anche se tipici,sono ormai un po’ scontati, a tavola si possono servire dei dolci più particolari, ripescati dalla tradizione, per stupire i commensali a fine pasto. Quella di oggi è la ricetta della torta di nocciole del Piemonte accompagnata da una bella cucchiaiata di zabaione, preferibilmente al Moscato d’Asti. La torta di nocciole che vediamo oggi è una ricetta che fa parte dell’antica tradizione della cucina piemontese, è molto semplice da preparare e non avrete alcuna difficoltà. Il punto cruciale di questa ricetta sta nel tostare le nocciole che non devon o assolutamente bruciarsi quindi dovete stare attenti e non dimenticarle in forno, appena sentite la casa inondarsi di un profumino delizioso andate subito nei pressi nel forno perchè le nocciole sono quasi pronte. Provate anche voi questa ricetta e mi raccomando, migliori sono le nocciole, migliore sarà la torta! La nocciola del Piemonte è un prodotto IGP di cui conosciamo bene le eccellenti caratteristiche. Se siete piemontesi per voi sarà più facile reperire le cosiddette “tonde delle Langhe”, altrimenti potete utilizzare le nocciole che vi sarà più semplice reperire. Io sono siciliana e le mie torte contengono sempre le nocciole dell’Etna. Questa torta si serve tradizionalmente accompagnata dallo zabaione, che è una delle creme più classiche e apprezzate e che viene preparato sbattendo a lungo tuorli d’uovo e zucchero,  e poi viene arricchito generalmente con Moscato d’Asti e cotto a bagnomaria fino a quando non diventa denso e spumoso. La ricetta dello zabaione la trovate in fondo.

Idee per il menù di natale, la crema di melanzane

Continuano ancora le nostre proposte per natale. Oggi ho pensato di proporvi una crema salata diversa dal solito, vegetariana, e adatta ad essere proposta nel menù di natale: la crema di melanzane. La crema di melanzane altro non è che una cremina a base di melanzane, aglio, olio, sale e pepe, da servire o in singole coppette, oppure spalmato sopra tartine o bruschette, o ancora può costituire il ripieno dei vol au vent.

Come vedete la crema di melanzane costituisce un prodotto alimentare dai molteplici utilizzi in cucina, vi tornerà utile anche accompagnato a diversi altri tipi di patè o creme salate. Ma vediamo come si prepara nel dettaglio la crema di melanzane: dopo averle lavate si tagliano in due e si praticano tante incisioni, a mo di griglia nella polpa di ognuna. All’interno dei tagli ottenuti si posizionano delle lamelle di aglio si salano e si cospargono di olio. A questo punto sarà la volta della cottura in forno, quindi si trasferiscono su una teglia ricoperta di carta da forno e si fanno cuocere a circa 200 C° per 40 minuti.

Baccalà con i peperoni cruschi, la specialità lucana del Natale

Il baccalà con i peperoni cruschi è una ricetta tradizionale della Basilicata, perfetta per essere preparata al tempo della vigilia o del pranzo di Natale. Si tratta di una preparazione molto saporita caratterizzata dal il contrasto tra il croccante dei peperoni cruschi (si tratta di peperoni dolci seccati al sole, prodotto tipico lucano) ed il morbido e sapido del baccala’, ed è anche cromaticamente molto invitante, con il forte contrasto tra il rosso ed il bianco. Il baccalà è il protagonista indiscusso delle pietanze di pesce della cucina lucana. Costoso ma di facile conservazione, il baccalà rappresentava il piatto speciale per le feste o le particolari ricorrenze. I peperoni secchi invece, detti “cruschi”, sono una delle specialità della Basilicata, e sono normali peperoni rossi essiccati. I migliori si trovano nella zona di Senise dove vengono raccolti, infilati a collana con un filo di cotone doppio chiamato ’nzerta e lasciati asciugare al sole. I peperoni “cruschi” conferiscono ai piatti un sapore molto particolare, dal retrogusto amarognolo, che sorprende chi li gusta per la prima volta. Oltre che secchi questi peperoni si possono consumare freschi. Mentre, ridotti in polvere, sono utilizzati per insaporire alcuni tipi di formaggi e salumi di produzione locale. Questa ricetta è molto conosciuta, anche il Cucchiaio d’Argento la cita tra le ricette regionali. E’ semplicissima e veloce, ma gustosissima. L’unica piccola difficoltà sta nella frittura dei peperoni cruschi che devono diventare colorati e croccanti ma non devono assolutamente bruciarsi. Purtroppo però per ottenere questo risultato c’è bisogno di un pizzico di attenzione in più.

Un secondo per la vigilia, i gamberi in guazzetto

Ogni volta che penso a questa ricetta me la rido di brutto. Infatti i gamberi in guazzetto sono legati ad un episodio familiare molto divertente. Si da il caso che abbia un cugino toscano che si diletti ogni tanto, e solo con alcune ricette, in cucina. Ebbene lui è famoso in famiglia per i suoi gamberi in guazzetto.

Una volta però avendoli preparati in occasione di una cena di natale in famiglia, deve avere abbondato con il pepe, e tutti, e dico tutti gli invitati (me compresa) sono diventati rossi e non la smettevano di tossire, il bello è che non volendo farlo rimanere male ci sforzavamo facendo buon viso a cattivo gioco. I gamberi in guazzetto preparati come si deve, e cioè con una dose adeguata di pepe, sono buonissimi e costituiscono un secondo perfetto per la cena della vigilia di natale. Si mangiano indiscutibilmente con le mani ed è impossibile non leccarsi le dita.

Il friccò all’eugubina, un piatto tradizionale del Natale in Umbria

Sarà perchè in Umbria nacque San Francesco (che ricordiamo è l’inventore del Presepe nella forma che noi tutti conosciamo), sarà perchè qui da sempre si vive una spiritualità diffusa, sarà per l’aria che si respira, ad ogni modo è difficile trovare un’altra regione in cui sia tanto sentita la tradizione del Natale. Il Pranzo di Natale in particolare, per i veri tradizionalisti è uno dei momenti più attesi dell’anno. Infatti in questa occasione si riuniscono le famiglie e si cucina a volte anche per giorni, per presentare in tavola i piatti della tradizione, che a volte si mescolano dando vita in ogni casa a un menu particolare, straordinario, composto da varie portate. Molte delle portate che si cucinano a Natale sono piatti tradizionali delle regioni italiane, che in occasione del Natale arrivano sulle tavole a testimoniare che le buone abitudini a tavola non sono state dimenticate. La ricetta di oggi proviene da Gubbio ed è un piatto tipico della tradizione culinaria di questa città, che spesso viene proposto come secondo piatto durante il pranzo di Natale. Si tratta di una preparazone di carne o misto di carni cotte in tegame di coccio, tipica di Gubbio, che somiglia molto ad un misto di carni alla cacciatora. Si possono usare il pollo, il coniglio, l’anatra, l’agnello, il tacchino, la faraona, il manzo. Si serve con la crescia cotta sul panaro o con la torta al Testo.