Se c’è un piatto di carne tipico del Natale, fatta eccezione per il cappone, quello è sicuramente l’agnello. In moltissime regioni d’Italia infatti, accanto al tipico cappone, è tradizione mangiare l’agnello cotto al forno, accompagnato magari dalle patate. La ricetta di oggi proviene dalla Puglia. I colori, i profumi e i sapori di questa terra sono quelli del Mediterraneo, e quando pensiamo alla sua cucina immaginiamo immediatamente pasta, legumi, ortaggi, frutta, tanto pesce, poca carne e il buon olio extra vergine d’oliva. La Puglia è ricca di tutto questo. Ne nasce una gastronomia semplice, ma saporita, con ingredienti davvero eccellenti. In Puglia l’agnello al forno è il piatto principe delle feste e viene generalmente accompagnato da una specialità di questa terra: i lampascioni. Piccola premessa per chi non conoscesse i lampascioni, sono dei cipollotti che crescono spontanei solo in Puglia. Hanno il bulbo di colore rosso-violaceo, di piccole dimensioni, hanno un sapore amarognolo ed è per questo che prima di essere consumati vanno puliti e tenuti a bagno per qualche ora e poi fatti bollire per circa 10minuti. Il lampascione più noto è quello della Murgia. A finire sulle nostre tavole è in verità il bulbo di questo cipollotto selvatico imparentato con l’aglio che cresce, spontaneamente, nelle terre della Puglia e della Basilicata.
Festività
Il pane alle noci sulle tavole natalizie
E restando in tema noci, ieri le linguine, oggi è la volta del pane. Ho pensato che in occasione di una festa così attesa e così importante quale è il natale, potremmo “addobbare” a festa anche il pane, proponendone una versione ricca e consona all’avenimento: il pane alle noci. Il pane alle noci servito già tagliato a fette dentro cestini di vimini poste a centro tavola, fa molto atmosfera natalizia.
Ma vediamo un pò come si prepara in casa. Intanto dovrete sgusciare e tritare le noci.Setacciare la farina, sciogliere il lievito nell’acqua tiepida, versarlo sulla farina, con lo zucchero e mescolare e lavorare a lungo. Aggiungere il sale, e formare una palla da far riposare e lievitare in un luogo asciutto e lontano da fonti di calore. Quando l’impasto sarà raddoppiato di volume, lavorarlo e dargli la forma desiderata. Riporlo nuovamente a lievitare ed infine cuocerlo in forno già caldo a 220C° per circa 40 minuti.
Baccalà arracanato. Dal Molise una ricetta per la vigilia di Natale 2010.
Il Molise è una regione ricca di prodotti che la caratterizzano nell’intera Penisola. Tra i saporitissimi ortaggi che vengono coltivati nel territorio molisano: grandi peperoni carichi di sapore, dolcissimi i fichi, piccoli e di scorza neri, i grossi broccoli neri ed i meloni. Ad Isernia vengono coltivati gli spinaci, i fagioli cannellini e Monteroduni è famosa per le meravigliose pesche e albicocche, ricche di colore e sapore . Il Molise si affaccia con una costa bassa e sabbiosa sul Mar Adriatico. E’ qui che sorgono una serie di paesi come Petaccio, Termoli e Campomarino costituiti da piccole e caratteristiche stradine che d’estate si riempiono di turisti. La gastronomia dei paesi che si affacciano sul mare è tutta all’insegna del pesce. Scampi, triglie, cozze e vongole dominano nei piatti di questa zona creando con grande abilità risotti, zuppe e minestre. In una terra così ricca di sapori anche una ricetta molto comune come quella del baccalà, può diventare una specialità gastronomica.
Il baccalà arracanato, che vuol dire gratinato, è una ricetta tipica della cena della vigilia di Natale, perchè la tradizione vuole che la vigilia si mangi di magro. Semplice ma gustosissimo, questo piatto è arricchito dalla presenza delle noci e dell’uva passa che lo arricchiscono con il contrasto tra il croccante delle noci e il dolce a consistenza morbida dell’uvetta. La ricetta originale prevede che il tegame con il baccalà, sia messo a cuocere nel camino, completamente ricoperto dalla cenere. Durante il tempo di cottura, che può variare dai 30 ai 45 minuti, il baccalà va cosparso con una miscela di olio e vino e insaporito con qualche foglia di alloro.
Uno sfizio per il natale 2010, i tozzetti alle olive nere
Non so voi ma negli ultimi anni ho iniziato a regalare in occasione del natale ad amici e parenti delle ceste più o meno grandi piene di prodotti fatti in casa. Si passa dalle conserve, alle marmellate, dai cioccolatini ai biscotti, dai liquori agli sfizi salati. In particolare per questi ultimi quest’anno ho optato per i tozzetti salati, quelli alle olive nere. I tozzetti alle olive nere non sono altro che biscotti salati preparati a partire da una base fatta con uova, farina, lievito, parmigiano e sale.
A questa base si vanno ad aggiungere degli ingredienti a piacere che possono consistere in frutta secca, tipo noci e mandorle, oppure in semi come quelli di sesamo o di papavero. Io ho scelto le olive nere che piacciono un pò a tutti, ma ovviamente vi regolerete in base ai gusti vostri e, nel caso, del destinatario dei tozzetti. Per la preparazione dei tozzetti alle olive nere dovrete mescolare dapprima la farina setacciata con le uova, aggiungere il pizzico di lievito, il formaggio grattuggiato ed il sale.
Insalata di carne cruda all’albese. Un antipasto tradizionale del Natale in Piemonte.
Continua il nostro percorso attraverso le tradizioni gastronomiche del Natale nelle regioni della nostra penisola. Oggi andiamo in Piemonte e parliamo di un piatto molto particolare, simile ad una tartare. Si tratta dell’insalata di carne cruda all’albese, una preparazione semplicissima ma molto gustosa che in Piemonte si cucina un po’ durante tutto l’anno, ma specialmente in occasione delle festività natalizie e quando è la stagione adatta si accompagna con petali di tartufo bianco. La ricetta è originaria della provincia di Alba. La carne cruda è un classico in Piemonte e devo dire che avendo della carne ottima è un vero piacere mangiarla cruda. Questa carne all’albese poi è un vera squisitezza! La cosa fondamentale è avere il taglio giusto di carne (in genere del filetto di manzo) e rigorosamente tagliata al coltello. Io in quest’arte non mi sono mai cimentata ma ho trovato una macelleria nella mia città che è una vera meraviglia. Il proprietario non soltanto mi ha fatto trovare della vera carne piemontese ma l’ha tagliata al coltello in maniera eccellente! Trovata la carne, la ricetta è veramente facilissima. La carne da servire cruda, deve essere magra e priva di tessuti connettivi. Le parti migliori sono in genere i tagli del quarto posteriore, il più pregiato, come filetto, lombata, scamone, ma anche polpa. La carne andrebbe tagliata al coltello ma se si preferisce una preparazione più “raffinata” la si può macinare due volte, oppure una volta sola se si preferisce un piatto più rustico. I condimenti vanno da quello semplicissimo qui proposto, fino a un mix di acciughe, capperi, senape, scalogno, tuorlo, sale e olio, come le più elaborate tartare.
Linguine alle noci, un primo piatto festivo
Solo a sentirle pronunciare mi viene un’acquolina, e l’orario di certo non aiuta. Le linguine alle noci costituiscono un esemplare piatto festivo, non fosse altro che per l’elevata quantità di calorie contenute, che rimane in tema con il natale. Le noci, poi, come frutta secca sono in perfetta sintonia con il periodo natalizio. Anche nelle vostre case c’è sempre un cestino di vimini pieno di noci, nocciole e mandorle da sgranocchiare nel tempo libero? Questa è decisamente la mia rovina.
Comunque, tornando alla nostra ricetta, per la preparaione delle linguine alle noci vi serviranno pochi e semplici ingredienti che in parte trovate già elencati nel titolo: linguine, noci, uno spicchio di aglio, prezzemolo, olio e parmigiano grattugiato. Tutto quì, non serve altro per portare in tavola un primo piatto squisito come questo. A volte nella semplicità si cela un sapore unico. Operazione molto importante dopo aver sgusciato le noci è tritarle molto finemente, infatti non le passeremo nel frullatore affinchè rimangano dei pezzi grossolani, ma comunque non devono essere troppo grandi.
Malloreddus alla campidanese. Dalla Sardegna un primo piatto per il Natale.
I malloreddus sono uno dei piatti più tipici della tradizione sarda, sempre presenti a tavola durante le occasioni più importanti e soprattutto durante le festività natalizie. E’ un formato di pasta piccolo e rigato, molto poroso, che si presta ad essere accompagnato dai più svariati condimenti. Vero e proprio vanto della cucina sarda, il termine malloreddus deriva dal termine malloru, che nel sud della Sardegna significa toro, quindi malloreddus vuol dire “vitellino”. Il nome malloreddus è stato probabilmente associato a questo formato di pasta dalla particolare forma panciuta, perchè nell’immaginario dei pastori ricordava la forma di un piccolo vitello. Per questa ricetta è d’obbligo usare la salsiccia sarda e il pecorino sardo, che è uno dei prodotti DOP più famosi della regione. L’impasto dei malloreddus si lavora fino ad ottenere una pasta priva di rugosità, alla quale si dà la forma di bastoncino sottile, tagliato a piccoli tocchi che, fatti rotolare sul fondo di un canestro (ciuliri), assumono la forma ovale di conchiglia vuota, caratterizzata sul dorso da rilievi paralleli. Originariamente si impastava la farina di semola con lo zafferano in modo da ottenere una pasta dal colore giallo intenso, oggi lo zafferano si può aggiungere anche solo al sugo.
Ricette sfiziose per natale, il burro all’acciuga
Oggi vi propono un non-ricetta per natale, uno sfizio bello e buono che vi servirà come condimento per tartine, bruschette e crostini. Sto parlando del burro all‘acciuga, un burro aromatizzato con le acciughe appunto, dai molteplici utilizzi. Oltre ai già citati può essere spalmato anche sul pan carrè oppure può servire come condimento della pasta, ottimi gli spaghetti al tonno e burro all’acciuga, o ancora per condire la carne, perfetto sulle bistecche di manzo, anche se così a prima vista potrebbe sembrare azzardato, vi assicuro che è un abbinamento azzeccato, ed infine, ma non poteva essere altrimenti, ideale con il pesce.
Come vedete il burro all‘acciuga ha diverse funzioni e metodi di utilizzo. Io l’ho pensato per lo più per il periodo natalizio perchè un ottimo alleato per la farcitura di tartine e bruschette, o ancora per farcire bagette tagliate a fette e tostate. La preparazione del burro all‘acciuga è super veloce. Vi servirà del burro di ottima qualità, della pasta di acciughe, succo di limone e pepe quanto basta (ma quest’ultimo è facoltativo).
Maccheroncini di Campofilone al sugo. Il primo piatto marchigiano del Natale.
Pochi cibi sono così universalmente ben accetti come i maccheroni. E di pochissimi l’etimologia è altrettanto controversa. C’è chi sostiene che il termine “maccherone” derivi dal latino tardo “maccare”, che significa schiacciare. I maccheroncini di Campofilone sono il tipico primo piatto marchigiano del Natale. Vanto del paese di Campofilone in provincia di Ascoli Piceno, che dedica loro una sagra molto nota in tutta Italia, i maccheroncini sono strettissimi fili di pasta sfoglia tirata allo spessore di un velo, tagliati con coltelli molto affilati. Il Maccheroncino di Campofilone, vanta una tradizione antichissima. Già nel 1400 il maccheroncino, considerato un piatto prelibato viene citato in una corrispondenza dell’Abbazia di Campofilone e poi ancora riportato nei quaderni di ricette di alcune case nobili dove si scriveva che questa originale pasta era tanto delicata da sciogliersi in bocca. Il Maccheroncino ha sempre rivestito un’importanza particolare, discostandosi dai piatti di “tutti i giorni”, rappresentando il piatto per eccellenza, simbolo di bravura della padrona di casa e piatto tradizionale nei pranzi di festa. Noti sin dal Quattrocento come “maccheroncini fini fini”, la loro caratteristica è l’elevato numero di uova presente nell’impasto: ben dieci per un chilo di semola di grano duro. La lavorazione richiede abilità, forza e fatica. La pasta, che si cuoce molto rapidamente, resta porosa, caratteristica che insieme all’estrema delicatezza dello spessore la rende ottima sia in brodo sia asciutta (il condimento caratteristico è un ragù di carne di pollo, vitello, maiale aromatizzato con noce moscata e spolverato di pecorino).
I grissini al mais della Cucina Italiana per il pranzo di natale
n ogni pranzo o cena che si rispetti, soprattutto quando ci troviamo al ristorante, ad attenderci in tavola troviamo sempre i grissini. Sono loro ad accoglierci ed a placare quel senso di fame che ci pervade in attesa delle prime portate. Ho pensato allora che anche in occasione del natale potremmo dedicarci alla loro preparazione per portare in tavola dei signori grissini, non quelli confezionati, ma proprio fatti in casa e dal sapore particolare, al mais. La ricetta dei grissini al mais è tratta dalla validissima rivista La Cucina Italiana, che propone sempre ricette collaudate e di sicura riuscita.
Per la preparazione dei grissini al mais vi serviranno tre tipi di farine: quella speciale per pizze, quella di mais e quella di grano duro. Inoltre poco burro, lievito di birra e paprika a volontà. Per quanto riguarda il procedimento invece, se vi servite di una impastatrice sarà molto più veloce. Innanzitutto si lavorano la farina di grano duro con quella per pizze e del lievito sciolto in 150 gr di acqua tiepida. Dopo la lievitazione si va a fare lievitare fino a che non sia raddoppiato di volume. A questo punto si aggiungono: la farina di mais, il burro, la paprika ed il sale e si fa lievitare ancora l’impasto oleato esternamente.
Il panettone gastronomico per un gustoso natale 2010
Un altro dei piatti ideali da portare in tavola in occasione del natale è sicuramente il panettone gastronomico. Si tratta di un vero e proprio panettone, meno dolce di quello tradizionale, senza uvetta e canditi, quindi tendenzialmente salato o comunque adatto ad essere farcito con ingredienti salati. Devo dire che il panettone gastronomico fa decisamente la sua figura in tavola, innanzitutto per le dimensioni, poi per l’aspetto sontuoso: viene tagliato a fette orizzontali e farcito con succulenti ripieni di solito cremosi.
La preparazione del panettone intanto vi richiederà almeno 3-4 ore necessarie però alla perfetta lievitazione e riuscita di esso. Infatti il procedimento è simile a quello di un normale panettone, ma se utilizzate l’impastatrice come da ricetta, allora sarete di gran lunga facilitati. Intanto dovrete mettere nella ciotola dell’impastatrice il lievito sbriciolato con il latte tiepido per farlo sciogliere completamente.
Solo allora aggiungere gli altri ingredienti tranne il sale e mescolare bene, infine anche quello. Il panettone dovrà lievittare due volte: la prima dentro la ciotola dell’impastatrice messa in luogo caldo per un’ora, la seconda direttamente nello stempo per altre due ore. E per la farcitura? Di seguito qualche consiglio.
Lo strudel. Il dolce tradizionale del Natale in Trentino.
Questa è una ricetta davvero molto conosciuta, tradizionale del Natale. Lo strudel infatti, è un dolce molto noto anche oltre i confini del Trentino e la sua ricetta è, come spesso accade per i piatti tipici, molto semplice. Fu infatti in passato un dolce molto povero costituito da un impasto di farina e uova guarnito da mele e zucchero. Con il passare degli anni la ricetta dello strudel si è arricchita di nuove spezie e sapori, ma conserva ancora il suo gusto originale, nonostante l’aggiunta di qualche piccola variante. Lo strudel è un dolce tipico del Trentino Alto Adige, ma le sue origini sono Turche. I Turchi, che dominarono intorno al XVII secolo l’Ungheria, preparavano un dolce di mele simile che si chiamava baklava. Nei quasi duecento anni di dominazione turca l’Ungheria assorbì oltre alla religione musulmana tutta una serie di ricette e tradizioni culinarie proprio della Turchia. Fu proprio durante questo scambio di cultura gastronomica tra Ungheria e Turchia che lo strudel apparve e poté farsi apprezzare nel suo delicato e gustoso gusto. Il dolce turco Baclava fu però leggermente modificato e agli ingredienti fu aggiunto uno che oggi è determinante: le mele. Questa ricetta fu variata e trasformata dagli ungheresi nell’attuale strudel che presto prese piede in Austria che, a sua volta, fece conoscere anche in Italia questo delizioso dolce. Il Trentino Alto Adige è ormai il depositario di questa preparazione, che qui ha avuto notevole successo anche grazie alle numerose coltivazioni di mele presenti sul suo territorio, che sono l’ingrediente fondamentale del ripieno di questo rotolo di pasta, assieme a uvetta, pinoli e cannella.
Un dolce per un natale speziato, il panforte
Beh, chi non l’ha mai visto ed assaggiato? Il panforte è uno dei dolci tipici natalizi, dalle origini molto ma molto antiche e dal sapore fortemente speziato tanto che è noto anche con il nome di panspeziato. Come wikipedia insegna, il panforte inizialmente era destinato ai nobili, poichè al suo interno erano utilizzate delle spezie allora molto costose, successivamente alcune iniziarano ad essere omesse, e la copertura non fu più di pepe nero, ma di zucchero a velo vanigliato.
Oggi nella preparazione del panforte troviamo, tra gli altri, questi ingredienti: mandorle, nocciole, frutta candita, fichi secchi, e spezie come i chiodi di garofano in polvere, coriandolo, pepe bianco e cannella. La preparazione prevede una prima fase nella quale andrà tritata grossolanamente la frutta secca ed i canditi, i fichi secchi, ed il resto degli ingredienti. A questi andranno aggiunti la farina e le spezie. La seconda fase invece prevede che lo zucchero ed il miele vengano messi a a sciogliere in un pentolino con qualche cucchiaio di acqua.
Crispelle di riso al miele. Un dolce siciliano delle feste.
I dolci siciliani sono davvero squisiti. Sarà perchè essendo siciliana non sono molto obiettiva, ma io li adoro. La Sicilia vanta una tradizione in campo dolciario che non teme confronti con nessuna delle altre regioni italiane. Coloratissimi, allegri, profumati, i dolci non sono mai mancati agli appuntamenti con le ricorrenze e le festività.
Il Natale in particolare, è l’occasione in cui le pasticcerie siciliane sfornano dolci di tutti i tipi, dai classici cannoli, alle cassate siciliane. I filoni che conducono all’attuale pasticceria isolana sono tre. Il primo è il mondo contadino, dove le donne di casa preparavano alacremente i dolci per ogni cerimonia mentre il secondo filone è legato ai monasteri e ai conventi. Molti ordini religiosi, infatti, vivevano di carità e facevano dolci per guadagnare qualcosa. Quella che vi propongo oggi è una ricetta tipica del periodo invernale, si tratta delle crispelle di riso al miele, dette anche crispelle “uso Benedettini”, tipici dolci fritti catanesi a base di riso, che venivano un tempo consumati in occasione della festività di San Giuseppe. Sembra che a realizzare questo dolce siano state per prime le suore benedettine del convento di Catania nel XVI secolo, come risulta da antichi testi di cronisti catanesi. Oggi le crispelle si mangiano un po’ durante tutto l’inverno, in particolare in occasione delle festività. La ricetta è un po’ articolata ma non complessa, in fondo è un dolce nato per essere fatto in casa, con ingredienti semplicissimi da reperire e richiede due giorni di preparazione perchè il riso deve riposare una notte.