Cupcakes, dolcezza in miniatura

cupcakes cioccolato

Si chiamano cupcakes e sono mini-torte monoporzione morbidissime. E’ questo l’ultimo trend in tema di dolci, ed arriva dritto dritto dagli Stati Uniti. Celebri anche in Inghilterra le cupcakes sostituiscono i pasticcini o le torte nell’accompagnare il , ma sono ricercatissime anche per le feste di compleanno dei bambini e per le celebrazioni come i matrimoni.

cupcakes compleanno

Queste piccole torte che assomigliano a dei muffins farciti, prendono il nome dalla loro “taglia”: sono grandi come una tazza da tè. Grazie al loro essere mignon possono rappresentare bene un dolce strappo alla dieta. Utilizzate alle feste al posto della classica torta di compleanno possono soddisfare i gusti di tutti gli invitati (ognuna ad un gusto diverso!) ed essere un’idea simpatica ed alternativa per spengere le candeline: pochi giorni fa una mia amica ha festeggiato i 18 anni e al posto della torta le è stato portato un lunghissimo vassoia che conteneva 18 cupcakes, ognuna con una candelina.

Il punto forte delle cupcakes però non è la dolcezza, ma la decorazione: al pari dei bento di cui abbiamo parlato pochi giorni fa, queste minitorte possono trasformarsi in vere e proprie opere d’arte. Per quanto riguarda le ricette per prepararle vi basterà ridimensionare le dosi di una classica torta e poi usare la vostra fantasia per decorarla. Noi di Ginger vi forniremo una ricetta classica, una cupckes alla vaniglia e vi spiegheremo come decorarla semplicemente, il resto però sta a voi!

Biancaneve e la torta di uva spina

biancaneve

Some day my Prince will come, Some day we’ll meet again” cantava Biancaneve preparando la sua celeberrima “gooseberry pie” (torta di uva spina). Era il 1937 quando andava in onda per la prima volta il celeberrimo e bellissimo cartoon Disney con Biancaneve che, aspettando i sette nani che tornavano dal lavoro in miniera, preparava la famosa torta di uva spina. In realtà la torta è molto diffusa in Inghilterra ed è meglio conosciuta come pasticcio di ribes. L’ uva spina infatti appartiene alla Famiglia delle Sassifragaceae, genere Ribes e la coltivazione di questo frutto incomincia intorno al 1700 proprio in Inghilterra per poi diffondersi in tutta Europa. Ma che sapore ha la torta di uva spina che Biancaneve prepara ai suoi amici nanetti? Potete prepararla da voi seguendo la ricetta che Ginger&Tomato ha trovato per voi
Torta di uva spina (ingredienti per 4/5 persone)
  • 1kg di uva spina (ribes) fresca,congelata o in scatola
  • 150gr di farina
  • 400gr di zucchero
  • ½ panetto di burro o margarina vegetale
  • 2 dischi di pasta frolla pronta da infornare

Halwa bi Tamar, tortino di datteri, fichi e noci ai fiori d’arancio

Sulla parete di una grotta spagnola, La Cueva de las Aranas, un artista preistorico ha dipinto, migliaia di anni fa, una figura umana arrampicata su delle rocce che tende le mani verso un alveare: e la pittura rupestre che ho citato non è la sola a raccontarci quanto gli uomini primitivi fossero attratti dal miele; ne esistono infatti altre, nella stessa Spagna come in altre parti del mondo.

Così il miele faceva parte – anche se saltuariamente – dell’alimentazione umana già in tempi estremamente remoti. Veniva mescolato a frutta ed a bacche per preparare, a crudo, dei semplici dolci arricchiti forse con erbe aromatiche e spezie.
Nella cucina mediterranea tradizionale – davvero tradizionale – sopravvivono ancora ricette di questo genere.

Ve n’è una, ricetta tipica di tutto il Nord Africa, in cui il gusto dolce dei datteri e dei fichi secchi è sottolineato dal contrasto con il retrogusto amarognolo delle noci mentre l’aroma rotondo e persistente del miele viene ravvivato da quello pungente dell’anice. Una ricetta le cui origini si perdono nel tempo e che si ritrova – con modifiche puramente formali – in molti altri dolci mediterranei quali i mostaccioli del meridione d’Italia o il panforte toscano: si tratta del nordafricano Halwa bi Tamar, tortino crudo di datteri, fichi e noci ai fiori d’arancio.

Cucina vietnamita: un dolce assaggio allo sciroppo di zenzero

cucina vietnamita
Stretta parente della cucina cinese è la cucina vietnamita, riscoperta attraverso il turismo in luoghi solo da poco tempo sulle cartine dei vacanzieri. Il Vietnam ha anche subito però le influenze francesi e quelle indiane, soprattutto in alcune zone del sud. I due ingredienti principali delle ricette vietnamite sono il riso ed il pesce, vista l’abbondanza di acqua presente nel paese, così come anche il cocco (il latte di cocco viene miscelato per preparare quasi tutti i drink).
Come negli altri paesi dell’area orientale anche in Vietnam sono molto usati i noodles, sia nelle zuppe sia come contorno, e possono essere preparati con riso, ma anche con grano e uova. Una specialità vietnamita è la salsa Nouc Mam, una salsa molto saporita ottenuta facendo fermentare pesce e sale a strati. Dopo 3 mesi il succo che si è formato alla base viene ributtato sul pesce e lasciato nuovamente a fermentare per altri tre mesi. Il succo che ne fuorisce questa volta viene imbottigliato e usato in cucina su praticamente ogni alimento. Raccontato così effettivamente non sembra proprio il massimo, ma rappresenta davvero il sapore principale della cucina vietnamita.
Il sapore della salsa nuoc mam è molto intenso così che ne esiste una versine “light”, il nuoc cham, che si ottiene aggiungendo alla salsa di pesce, peperoncino, pepe, aglio, zucchero, dell’acqua tiepida e del succo di lime.

“Rompi le uova e crea”. Semplici idee per le uova di Pasqua avanzate


Una volta rotte le uova di cioccolato, scartata la sorpresa e mangiata cioccolata a sufficienza non so a voi ma a me rimane sempre il problema di cosa fare dei tanti rimasugli di uova. Certo se siete degli amanti della cioccolata sono sicura che i resti delle uova di Pasqua termineranno in maniera veloce ma se invece siete alla ricerca di come riciclare le uova rotte seguite queste semplici idee e non rimarrete delusi:

Uova all’arancia – Idea veloce per le uova di pasqua avanzate

  • 2 uova di cioccolato di circa 100gr ciascuna
  • 200gr di ricotta cremosa
  • 250gr di colomba
  • 100 g di panna fresca
  • 2 cucchiai di zucchero a velo vanigliato
  • 1/2 cucchiaio di zucchero
  • 1 arancia non trattata i bicchierino di liquore all’arancia
  • 30gr di scorza d’arancia candita a cubetti
  • 50gr di cioccolato fondente
  • 70gr di caramello liquido

Colomba primaverile: un’ idea originale per il vostro pranzo di Pasqua


Se siete amanti dei dolci fatti in casa ma non volete rinunciare alla tradizione nel giorno di Pasqua, se le colombe farcite belle e pronte non vi soddisfano molto (e come potrebbero!) ma non volete ricorrere alle solite ricette ecco quello che fa per voi. Io amo molto i dolci pasquali (in verità ancora devo trovare un dolce che non mi piace!) ed in particolare la classica colomba; la preferisco semplice con tanta glassa zuccherosa sopra tuttavia non a tutti i canditi e l’uvetta piace. Quest’ oggi vi suggeriamo quindi una ricetta ricca di frutta, gustosa e adatta anche a chi non è proprio un amante della colomba classica
Colomba farcita (ingredienti per 6 porzioni)
  • 2 fogli di pasta sfoglia
  • 2 cucchiai di zucchero
  • 250gr di crema pasticcera già pronta
  • 4 ananas
  • mandorle a lamella
  • zucchero a velo
  • fragole
  • kiwi
  • mele
  • latte q.b.
  • 2dl di panna da montare

Un dolce Pasquale che arriva dalla Campania, la Pastiera

I dolci della tradizione Pasquale in Italia sono molti e diversi in ogni regione. Ma un dolce che è particolarmente apprezzato in tutto lo stivale tipico della cucina Campana è indubbiamente la Pastiera.

La Pastiera è un dolce talmente amato dagli italiani che, girando tra i supermercati, ho notato che una nota casa produttrice di dolciumi ha pensato, addirittura, di produrla e venderla confezionata.

Cose da non credere! Ma per chi preferisce i gusti freschi e genuini dei prodotti fatti in casa, con ingredienti scelti e di prima qualità eccovi la ricetta per fare in casa un ottima Pastiera.

Uovo di Pasqua

L’uovo di pasqua. Il simbolo di una festa. Ogni volta che ci pensiamo evochiamo le immagini di confezioni colorate, nastrini, carta crespa e sorprese. Ma l’uovo di pasqua è una tradizione antica, che si perde nella notte dei tempi. Il simbolo della vita in se stessa, ma anche del mistero, della sacralità.
In alcune credenze pagane, il Cielo e la Terra erano rappresentati come due metà dello stesso uovo, e le uova erano il simbolo del ritorno della vita. Gli uccelli infatti si preparavano il nido e lo utilizzavano per le uova, che schiudevano una nuova vita, rituale simbolico del passaggio alla primavera.

Anche popoli come i Greci, i Cinesi ed i Persiani se li scambiavano come dono simbolo di rinascita, per le feste della stagione della fioritura, e nell’antico Egitto le uova decorate erano scambiate all’equinozio di primavera, data di inizio del nuovo anno, quando l’anno era legato alla sequenza delle stagioni.

L’origine più corretta della tradizione dell’uovo nella festa cristiana, risale alla Pasqua ebraica, chiamata Pesach (dall’ebraico Pasàch, “passare oltre”, in inglese passover). La tradizione religiosa vuole che la sera della festa di Pesach, i primogeniti mangino un uovo sodo, che deve essere consumato intero, senza dividerlo con nessuno. In effetti, la festa della pasqua ebraica e di quella cristiana, pur celebrando due eventi differenti (l’uscita degli ebrei dall’Egitto per una, la resurrezione di Cristo per l’altra) cadono più o meno nello stesso periodo dell’anno, e la data della festa cristiana segue il calendario ebraico.

Ma, secondo la tradizione, fu Francesco I di Francia, nel ‘500, a ricevere il primo uovo di Pasqua. Una tradizione che rinnovandosi nei secoli, è divenuta un vero e proprio fenomeno di costume.

Impariamo a conoscere (e fare) i Marshmallows

Chi ha familiarità con le strisce dei Peanuts sa che sono la componente fondamentale dei pasti intorno al fuoco di Snoopy e della sua compagnia scout composta da Bill, Conrad, Harriet e Oliver, i fratelli del piccolo uccello giallo Woodstock; chi non legge i fumetti di Shultz li avrà visti sicuramente in qualche movie statunitense: parliamo dei murshmellows, cilindretti di zucchero ricavati in origine dalla pianta Althaea officinalis, consumati principalmente negli Stati Uniti ma ormai diffusi ampiamente in tutto l’Occidente.

Di colore bianco e morbidi al tatto, i marshmallows vengono solitamente scottati sul fuoco ed inseriti tra due biscotti insieme ad un pezzo di cioccolata, e prendono il nome di s’more. I marshmallows possono essere preparati o bruciandoli o arrostendoli solo fino a conferirgli un perfetto colore marrone dorato: noi li preferiamo nel secondo modo. Il nome deriva da marshes, “paludi”, poichè è qui che troviamo la pianta- che si chiama mallow– da cui si estrae il succo necessario alla preparazione dei marsh-mallows.

Ma prima che negli Stati Uniti, i marshmallows erano popolari in Francia già nel 1800, periodo in cui i francesi iniziarono a cercare di fabbricarli nel modo più efficace: intorno al 1850 invece di fare il dolce sbattendo il succo estratto dalla radice della pianta di mallow a mano, inventarono un processo di lavorazione con gelatina di grano. Comunque il procedimento era ancora molto lungo, ed è solo nel XX secolo, e precisamente nel 1948, che Alex Doumak inventò il processo utilizzato oggigiorno in cui gli ingredienti del marshmallow vengono estrusi e poi sono tagliati e impacchettati. Dopo l’invenzione di Doumak, il marshmallow è diventato estremamente popolare.

Perché il soufflè si sgonfia quando è ancora in forno?

Se siete tra coloro i quali il termine soufflè mette paura perché credete sia difficile da realizzare seguite i suggerimenti che stiamo per darvi e metteteli alla prova. I soufflè sono preparazioni cotte al forno, dolci o salate. Di facile realizzazione nonostante i luoghi comuni, ma con l’ imperativo della lavorazione di alcuni ingredienti: sto parlando degli albumi montati a neve.

I soufflè quindi, per avere una buona riuscita, durante e dopo la cottura devono seguire queste semplici regole:
  1. utilizzate uno stampo da soufflè cilindrico, con una base ampia e dai lati molto alti, da preferire i contenitori in materiale di porcellana da forno o vetro resistente al calore
  2. imburrate sempre il recipiente fino all’orlo: questo è uno dei segreti per far gonfiare meglio il soufflè
  3. attenzione però a non riempire fino all’orlo il recipiente con il composto, fermatevi sempre a circa 2cm dal bordo così da evitare la fuoriuscita del soufflè in cottura e il relativo sgonfiamento
  4. infornate sempre a forno già caldo: la temperatura ideale deve essere intorno ai 180°/190°, da mantenere costante per i primi 20/25 minuti di cottura, in seguito potete portarla a circa 170° per altri 10’

Biscottini di pasta frolla, frollini al marsala e i segreti per fare un’ ottima base


Una delle condizioni essenziali per la riuscita di una buona pasta frolla è che l’impasto non sia troppo lavorato, sia per conferirgli quella friabilità che lo rende appunto “frollo“, sia per evitare che si sbricioli durante la lavorazione. È bene inoltre impastare gli ingredienti con le mani molto fredde per non scaldare il burro, lavorando preferibilmente su una superficie di marmo o d’acciaio.

In alcuni ricettari vengono indicati eventuali grassi sostitutivi del burro, ma per ottenere la vera pasta frolla il burro resta un ingrediente di cui non si può fare a meno. È inoltre necessario che questo condimento sia di ottima qualità e molto fresco. Se si vuole ottenere una pasta frolla più leggera è possibile sostituire il burro con un pari quantitativo di ricotta romana freschissima; la pasta risulterà un po’ meno friabile ma con una ridotta presenza di grassi.

Rosabella e la torta di frutta…finta

Vatti a fidare delle mamme! Delle nonne poi… Insomma, lei si era impegnata per un dolce bellissimo buonissimo coloratissimo come solo la sua mamma e la sua nonna sapevano fare…e loro la piantavano così. Non va affatto bene. Una ragazza deve poter far conto sulla sua mamma. Per non parlare della sua nonna.

Insomma se ne erano andate, una a giocare a bridge – mica a ‘uomo nero’ – la mamma, e la nonna aveva la sua lezione all’Università! E così lei avrebbe fatto una gran brutta figura con le sue amiche. Che poi erano anche un po’ snob. Una solo il biologico, l’altra solo il vegetariano, un’altra ancora biologico-vegetariano-integrale. Un vero strazio. E lei che mangiava le merendine!

La nonna, dandosi un ultimo sguardo allo specchio, le aveva dato un consiglio incredibile: “Vai al supermercato e compra una crema in busta, della gelatina in busta, frutta varia e di diversi colori, e… un pan di Spagna preconfezionato” – Aveva detto proprio così!!!! La nonna!!! – “pensa alla torta del tuo compleanno” – ma lei l’aveva fatta tutta in casa, pan di Spagna, crema ecc. – “e vai di fantasia. Tanto mica se ne accorge nessuno!” E se ne era andata. Sì, nessuno. Le sue amiche sì. Di sicuro. Ma che fare?

In fondo l’aveva detto la nonna…

Menu di Pasqua, menu di Natale…ma quali vini associare ai dolci nelle festività?

Si stanno avvicinando le feste di Pasqua e immancabilmente iniziamo ad essere presi dai preparativi per il pranzo e per il weekend speso con i parenti. Gli stessi dubbi che ci assalgono a Natale e in ogni festa comandata. Sulle nostre tavole i menù più vari, ci si affida alla tradizione nella maggior parte dei casi, si vanno a rivisitare le ricette del proprio paese, c’è che pensa a un menù classico, chi proverà nuove ricette, e chi improvviserà in base al proprio estro e alle proprie finanze.

Versione light del Tiramisù, per concedersi il dolce anche durante la dieta

Ah, il Tiramisù, dolce e amaro allo stesso tempo, cremoso, soffice e semplicemente delizioso. Per chi come me è un grande amante del caffè, penso sia uno dei dessert più apprezzati per concludere dolcemente una cena.

Ma quanti giorni di dieta buttiamo al vento per mangiare una porzione di tiramisù, i dolci, si sa, vanno poco d’accordo con la linea. Ma perché doversi privare dei piaceri della gola? L’unica cosa che risolleva anche chi è dell’umore più nero.

Ma come dice Oscar Wilde: L’unico modo per liberarsi di una tentazione è cedervi. Quindi liberiamoci da ogni rimorso è lasciamoci trascinare nel vortice dei peccati di gola.