Cucina vietnamita: un dolce assaggio allo sciroppo di zenzero

cucina vietnamita
Stretta parente della cucina cinese è la cucina vietnamita, riscoperta attraverso il turismo in luoghi solo da poco tempo sulle cartine dei vacanzieri. Il Vietnam ha anche subito però le influenze francesi e quelle indiane, soprattutto in alcune zone del sud. I due ingredienti principali delle ricette vietnamite sono il riso ed il pesce, vista l’abbondanza di acqua presente nel paese, così come anche il cocco (il latte di cocco viene miscelato per preparare quasi tutti i drink).
Come negli altri paesi dell’area orientale anche in Vietnam sono molto usati i noodles, sia nelle zuppe sia come contorno, e possono essere preparati con riso, ma anche con grano e uova. Una specialità vietnamita è la salsa Nouc Mam, una salsa molto saporita ottenuta facendo fermentare pesce e sale a strati. Dopo 3 mesi il succo che si è formato alla base viene ributtato sul pesce e lasciato nuovamente a fermentare per altri tre mesi. Il succo che ne fuorisce questa volta viene imbottigliato e usato in cucina su praticamente ogni alimento. Raccontato così effettivamente non sembra proprio il massimo, ma rappresenta davvero il sapore principale della cucina vietnamita.
Il sapore della salsa nuoc mam è molto intenso così che ne esiste una versine “light”, il nuoc cham, che si ottiene aggiungendo alla salsa di pesce, peperoncino, pepe, aglio, zucchero, dell’acqua tiepida e del succo di lime.

Spaghetti che avanzano: Pizzette di Nidi di pasta, divertiamoci in cucina

Se vi avanzano degli spaghetti, magari, perché all’ultimo momento si sono presentate meno persone del previsto in tavola, evitate di buttarli e ricordatevi sempre che in cucina vige il detto: non si butta via niente!

La pasta avanzata è un ottimo ingrediente per preparare altri piatti, fantasiosi e gustosi che evitano di far sprecare alimenti divenuti, ormai, preziosi, visto il loro costo.

Al tonno, col sugo o al ragù, non importa, la ricetta che vi suggerisco può esser fatta con qualsiasi tipo di spaghetti avanzati, è un idea divertente e molto duttile, visto che può essere sia un antipasto, che un primo, e, perché no, anche un’ottima porzione da finger food! Usiamo gli spaghetti avanzati per preparare delle Pizzette di Nidi di pasta.

A tavola scelgo integrale: farro, avena e orzo

Con i cereali non raffinati, porti in tavola il benessere: farro, orzo & C. prevengono importanti patologie, combattono lo stress e ti regalano una sferzata di vitalità. L ‘umore non è al top? Porta in tavola i cereali integrali. Un team di ricercatori della Cardiff University, in Inghilterra, ha scoperto che i loro chicchi sono un vero e proprio antidoto contro la tristezza: per due settimane, gli scienziati hanno somministrato a 142 volontari abbondanti colazioni a base di cereali integrali. Il risultato? Meno stress, umore più stabile, più energia e maggiore capacità di concentrazione.

Del resto, le proprietà «attiva buonumore» dei cereali integrali sono note da tempo: farro, orzo, avena & C., infatti, sono una fonte naturale di triptofano, un aminoacido che stimola la produzione di serotonina, il neurotrasmettitore responsabile del relax e del benessere. I cereali integrali, però, non regalano solo vitalità e buonumore.

«Numerosi studi scientifici dimostrano che, grazie all’elevato contenuto di fibre, il consumo regolare di questi alimenti è in grado di proteggere l’apparato cardiovascolare, ma anche di ridurre il rischio di tumori e diabete», spiega la dottoressa Pia Waldthaler, dietista a Milano. In particolare, la buccia dei chicchi è un concentrato di sostanze benefiche. «I cereali integrali non subiscono la raffinazione, cioè il processo attraverso il quale i chicchi vengono privati della scorza e del germe, ricchi di nutrienti preziosi per l’organismo», prosegue la dottoressa Waldthaler «Quindi contengono una maggiore quantità di fibre, ma anche di vitamina E, vitamine del gruppo B e minerali, come lo zinco, il magnesio, il fosforo, il rame e il selenio».

il Gorgonzola, bontà DOP

Il formaggio gorgonzola ha origini molto antiche:gli storici fissano la sua nascita intorno al IX secolo d.C. nell’omonima località alle porte di Milano, che all’epoca era un importante centro di scambio di mandrie. Anticamente il gorgonzola era chiamato “stracchino di Gorgonzola”. La stessa parola “stracchino” deriva da “stracco” ovvero “stanco” e si riferisce, già in epoca romana, alle transumanze delle mandrie di vacche dalle Alpi alle marcite della Valle Padana, particolarmente fiorenti dopo l’intervento di frati e monaci, che razionalizzarono l’agricoltura d’allora.

La diffusione del gorgonzola fu dapprima locale, ma dagli inizi del ‘900 inizia a conoscere i primi successi e in breve diventa il formaggio italiano più esportato all’estero: nel dopoguerra nascono le imitazioni di questo prodotto, ed i produttori di gorgonzola corrono ai ripari per difendere le peculiarità del loro prodotto chiedendo ed ottenendo, negli anni ’50, la DOP (denominazione di origine protetta): viene così stabilito che solo due regioni italiane, per legge e tradizione, possono produrlo: Piemonte e Lombardia, e che solo il latte degli allevamenti di queste province può essere usato per produrre e dare quindi la denominazione di origine controllata al formaggio gorgonzola.

Il gorgonzola si ricava da latte vaccino intero pastorizzato che viene versato in caldaie alla temperatura di circa 30°, aggiungendovi fermenti lattici, caglio e spore di penicilli. A coagulazione avvenuta, la cagliata viene rotta e depositata sugli spersori per lasciare fuoriuscire il siero. Dopo alcuni minuti la cagliata viene sistemata entro i fassiroli o fascere, in quantità di circa 14/15 kg per ogni forma, per stratificazione e viene lasciata sostare per permettere ulteriore perdita di siero. Dopo la marchiatura, la forma viene trasferita in un locale denominato “purgatorio” (celle a 20/22°C con il 90/95% di umidità), viene salata con molta perizia, sopra, sotto e sui fianchi e dopo 3/4 giorni si avvia alla stagionatura. In questi locali con temperatura di 2/7° C ed umidità 85/95% la forma sosterà da 50 a 80 giorni a seconda del tipo (dolce o piccante). Quando la forma è ancora tra le tre e le quattro settimane, ha luogo la foratura. Grossi aghi metallici la penetrano, l’aria entra nella pasta e sviluppa le colture già innestate nella cagliata, determinando le condizioni ottimali e naturali per lo sviluppo del penicillium, da qui le caratteristiche venature blu/verdi che rendono il formaggio gorgonzola inconfondibile. Al termine della stagionatura la forma viene tagliata in due o ulteriormente frazionata e ciascuna parte riceve la sua veste di alluminio goffrato riportante il contrassegno “g”. La stagionatura si protrae per almeno 2 mesi per il tipo dolce ed oltre 3 mesi per il tipo piccante.

Un dolce Pasquale che arriva dalla Campania, la Pastiera

I dolci della tradizione Pasquale in Italia sono molti e diversi in ogni regione. Ma un dolce che è particolarmente apprezzato in tutto lo stivale tipico della cucina Campana è indubbiamente la Pastiera.

La Pastiera è un dolce talmente amato dagli italiani che, girando tra i supermercati, ho notato che una nota casa produttrice di dolciumi ha pensato, addirittura, di produrla e venderla confezionata.

Cose da non credere! Ma per chi preferisce i gusti freschi e genuini dei prodotti fatti in casa, con ingredienti scelti e di prima qualità eccovi la ricetta per fare in casa un ottima Pastiera.

Un contorno un pò insolito, i Crostoni dorati di patate

Un contorno o un entrèe un po’ particolari, che sostituiscano i soliti piatti abituali, sono un po’ difficili da inventare.

Per quanto mi riguarda, tutti gli sforzi che faccio, mi portano sempre a fare o delle bruschettine, con condimenti differenti al pomodoro, o delle verdure stufate o grigliate, ma difficilmente riesco a scostarmi da queste portate.

Ma cercando per bene tra i ricettari ho scoperto un piatto, tra l’altro abbastanza nutriente da poter benissimo sostituire un secondo, molto particolare e “simpatico”, gustoso e non troppo complicato da preparare.

Adattissimo ai bambini, sempre ghiotti di patate, e perfetto per i vegetariani. Di cosa parlo? È vero, ancora non li ho nominati, i Crostoni dorati di patate.

Cumino in crema di carote

crema carote

Il cumino è una spezia molto utilizzata soprattutto in Oriente. Ha un sapore forte, leggermente amarognolo ed un po’ pepato e viene spesso usato nelle preparazione del curry. Il cumino si trova generalmente in semi od in polvere. E’ anche molto usato nel Nord Europa per preparare liquori e dolci, ed è ottimo per tisane ed infusi.

Come molte spezie anche ad esso sono state attribuite proprietà magiche, come quella di tenere lontani i demoni o di non fare allontanare gli animali domestici. Il cumino si trova in due varietà, quello nero e quella giallognolo, più diffuso dalle nostre parti. Spesso viene mixato con altre spezie: in Marocco con l’aglio, il peperoncino ed il coriandolo forma il tabel, in India con la paprica, il coriandolo e lo zenzero per preparare la marinata del pollo Tandoori.

I suoi usi quindi sono innumerevoli, dalle carni grigliate alle zuppe. Quella che vi suggeriamo oggi è di fatto una specie di zuppa insaporita al cumino, adatta soprattutto per le cena, per rimanere leggeri e non rinunciare al gusto.

Formaggi in pasta, una ricetta per utilizzare i formaggi avanzati

Quando si va a fare la spesa, certe volte, si abbonda e si comprano più formaggi del dovuto, in fin dei conti si pensa, il formaggio si mantiene abbastanza a lungo, perché dover uscire più volte per compralo in più riprese, meglio far tutto subito.

Ma il fine settimana, aprendo il frigo, succede, una cosa che capita spesso in casa, e alla quale mi chiedo sempre come possa fare per rimediare, ci ritroviamo con mille pezzetti di formaggio, di varie qualità e non sappiamo cosa farne.

Ebbene spulciando qua e la tra libri di ricette e appunti o scovato una ricetta adatta per recuperare i pezzi di formaggi rimasti, e creare un piatto, per me, nuovo e molto gustoso, i Formaggi in pasta.

Crocchette di verdure alla rumena, verdure…per tutti

Qualche sera fa, dovendo preparare una cena per pochi amici, mi sono messo a cercare delle ricette da poter fare. Ero deciso a fare qualcosa di fritto, che il più delle volte significa semplice da fare e da poter mangiare senza troppe formalità.

Intenzionato a preparare delle crocchette, quei cilindretti di purea di patate, che vengono impanati e fritti, che normalmente si consumano, come si dici da noi, cotti e mangiati, mi sono messo a sfogliare il libro di cucina.

Trovo la ricetta delle crocchette, la scorro, verifico gli ingredienti, le modalità di preparazione, e poi mi spingo a leggere un po’ più avanti, ed ecco che scopro un’altra ricetta, quella delle crocchette di verdura alla rumena.

La cucina- etnica in tavola: ceci speziati

La cucina etnica piace, anche perché spesso offre piatti unici, veloci ed è, in molti casi, più alla moda del momento, cioè vegetariana. Da Roma a Milano fioriscono i locali in cui gustare delizie tipiche di ogni parte del mondo, ma anche negozi in cui acquistarne. E così oggi la cucina etnica arriva anche a casa, nelle nostre cucine: come preparare le tradizionali ricette asiatiche, quali ingredienti usare e dove trovarli, lo insegna, per esempio, il volume Cucine dell’Asia, edizioni Red! (19,90 euro), con 400 ricette cinesi, indiane, giapponesi, thailandesi, vietnamite, indonesiane. Assicurata la reperibilità degli ingredienti.

Oppure, c’è la cucina araba e mediorientale: le ricette di Pappamondo edito da Terre di mezzo (7 euro) presenta 50 piatti di carne, pesce e verdure e spiega come fare dolci e bevande; contiene un utile glossario e una scelta di shop etnici. Per chi però non avesse tempo di andarsi a comperare volumi di ricette noi di Ginger siamo qui per accontentarvi. Quella che vi presentiamo è una ricetta indiana
Ceci speziati (ingredienti per 4/6 persone)

Zuppa di miso per riequilibrarsi

zuppa di miso

Continuiamo la nostra rassegna di ricette oriental style, in particolare parlando della cucina giapponese. Dopo un grande classico come il ramen, tocca obbligatoriamente alla zuppa di miso.

Il miso è un condimento, uno dei più antichi, e si ottiene dai semi di soia pestati e mescolati con farina e riso, o orzo. Una preparazione apparentemente molto semplice ma che viene lasciato a riposare fino a 3 anni. Il miso può avere diversi colori e diverse gradazioni di sapore, dal più bianco e leggero, a quello nero e forte.

Può essere usato come il nostro “dado” in brodi e zuppe, ma anche sul riso, sulla carne e sul pesce. Il miso possiede anche delle buone proprietà curative: è ricco di proteine e soprattutto di enzimi; scioglie il colesterolo ed è perfetto per riequilibrare il vostro organismo (ed il vostro spirito perchè si sa che il cibo giapponese è molto “spirituale”) a fine giornata. Alcune ricerche ne hanno evidenziato la capacità di ridurre i rischi di tumore al seno (3 tazze la giorno).

Versione light del Tiramisù, per concedersi il dolce anche durante la dieta

Ah, il Tiramisù, dolce e amaro allo stesso tempo, cremoso, soffice e semplicemente delizioso. Per chi come me è un grande amante del caffè, penso sia uno dei dessert più apprezzati per concludere dolcemente una cena.

Ma quanti giorni di dieta buttiamo al vento per mangiare una porzione di tiramisù, i dolci, si sa, vanno poco d’accordo con la linea. Ma perché doversi privare dei piaceri della gola? L’unica cosa che risolleva anche chi è dell’umore più nero.

Ma come dice Oscar Wilde: L’unico modo per liberarsi di una tentazione è cedervi. Quindi liberiamoci da ogni rimorso è lasciamoci trascinare nel vortice dei peccati di gola.

Lasagne al pesto: una variante gustosa del classico piatto emiliano

Le lasagne al pesto costituiscono un’alternativa davvero gustosa ed originale alle classiche e sempre appetibili lasagne col ripieno di carne. La lasagna è propriamente una pasta all’uovo tagliata in grossi quadrati, o rettangoli, usati soprattutto per pasticci al forno. E’ un prodotto tipico di Marche ed Emilia Romagna, ma di tutto il centro Italia in generale, dove il piatto più conosciuto che ci si prepara sono le lasagne al forno.
La guida del 2003 del Touring Club Italia, “L’Italia della pasta”, ci informa che se nel nord Italia il termine può indicare anche strisce lunghe e larghe (circa 2 cm) di pasta all’uovo, da consumare quasi sempre asciutte, e più raramente nei minestroni, nel sud Italia il termine lasagne o sagne viene usato alternativamente a lagane per indicare strisce lunghe e larghe ricavate da un impasto di semola di grano duro e acqua. In Puglia e Basilicata si usano le sagne ‘ncannulate cioè attorcigliate girandole intorno ad un supporto cilindrico in forna elicoidale. Nella cucina campana e nella cucina siciliana la besciamella viene spesso sostituita con ricotta fresca e i condimenti vengono appesantiti con l’introduzione di uova sode, polpettine di carne fritte, formaggi semiduri ed ortaggi.

Crespelle alle verdure senza glutine (ma ottime per tutti!)

crespelle

Per tutti coloro che soffrono di celiachia (intolleranza al glutine) proponiamo oggi una ricetta appetitosa a base di grano saraceno. Esistono infatti una serie di farine che sono naturalmente prive di glutine, derivate da ingredienti che non lo contengono (anche se ricordiamo che è bene essere sempre bene informati sulle condizioni di produzione ed imballaggio per evitare pericolose contaminazioni).

Tra queste la farina di grano saraceno, spesso evitata per via della parola “grano”. In realtà non ha niente a che fare con il grano vero e proprio; questo tipo di farina è più scura ed è utilizzata per fare i pizzoccheri o alcuni tipi di polenta (polenta taragna). Non solo quindi è adatta a chi soffre di celiachia perchè senza glutine, ma è indicata per variare la dieta di tutti.

Utilizzeremo questa farina di grano saraceno per preparare delle ottime crespelle condite con verdure.