Pasta al gratin con asparagi

Pasta al gratin: veloce, facile e gustosa

La pasta al gratin è un modo veloce e gustoso per preparare la cena o il pranzo in anticipo. Può anche essere facilmente messa in congelatore per poi essere tirata fuori al bisogno. La ricetta potete modificarla a vostro piacere e fantasia, usando un tipo di pasta diversa o condimenti alternativi. Quella che vi consiglio per cominciare è una pasta agli asparagi e besciamella. Ecco una ricettina superveloce:

Maccheroni con gli asparagi al Gratin (Ingredienti per 4 persone)
  • 350gr di maccheroni
  • 450gr di asparagi
  • 50gr di burro
  • 4 cucchiai di parmigiano grattugiato
  • sale e pepe

Per la besciamella:
  • 100gr di burro
  • 100gr di farina
  • 1 litro di latte
  • una macinata di noce moscata
  • sale

Tempura e fritto misto, due piatti con un’anima in comune

La tempura, uno dei piatti più celebri della cucina nipponica, non vi fa pensare un po’ al nostro fritto misto? Suvvia, siate sinceri, hanno molto in comune! Ebbene, non c’è da stupirsi se sono così simili, la tempura giapponese, infatti, ha origini Europee.

Dovete sapere che il termine tempura nasce dalla fervida immaginazione dei cugini giapponesi, che, intorno al sedicesimo secolo, sentendo parlare i missionari portoghesi di tempora, cioè i giorni di digiuno ecclesiastico, usarono questo nome per indicare il fritto di magro, che mangiavano gli europei in quel periodo.

Le regole della cucina giapponese vogliono che la tempura si serva calda,anzi, caldissima, appena uscita dall’olio bollente, affinché mantenga la sua croccantezza. Un’altra regola da seguire è quella di mangiare a categorie, prima un tipo di verdura, poi il pesce, a seguire i gamberi e così via, evitando di alternare i sapori.

La panna acida: che cos’è, come si utilizza e vari modi per realizzarla

La panna acida è una crema di origine francese chiamata creme fraiche. Dal sapore acidulo molto gradevole è diffusissima sia in nord Europa che in molti piatti e preparazioni orientali (come in un classico bortsch, la zuppa ucraina) e in ricette greche. Da noi in Italia è molto difficile reperirla ma è altrettanto semplice farla a casa. Questa salsa si accompagna molto bene a secondi piatti, a contorni a base di verdure e patate e soprattutto il matrimonio più riuscito è con il salmone in mille varianti diverse.

Diversi sono i modi per cucinarla, qui di seguito ve ne suggeriamo tre:
Panna acida (primo metodo)

  • ½ lt di panna liquida
  • 1 vasetto di yogurt, se è greco meglio oppure dei fermenti lattici vivi
  • il succo di mezzo limone
Preparazione:
Unite la panna al vasetto di yogurt e al succo di limone. Amalgamate bene gli ingredienti. Lasciate riposare la panna acida per 24 ore a temperatura ambiente.

L’antico rito dell’insalata di polpo

Una vecchia abitudine, comune in quasi tutte le località di mare, è quella di trovarsi, o prima di pranzo o al calar del sole, riuniti attorno ad un tavolo mangiando insalata di polpo e bevendo un generoso bicchiere di vino bianco ben freddo.

Qui a Palermo, l’insalata di polpo, rientra tra le usanze ben radicate tra la popolazione. Nei mesi più caldi, il polpo bollito si trova dovunque, dai ristoranti più blasonati alle bancarelle improvvisate agli angoli delle strade.

Qualche anno fa, ai tempi del pittore Guttuso, il polpo bollito si mangiava direttamente al mercato della Vucciria, l’antico mercato della città, un tempo cuore pulsante del centro e tabernacolo di storia e tradizione.

Il pesce persico e un modo per cucinarlo

Molto conosciuto dalle mie parti, il pesce persico è un pesce di acqua dolce. E’ molto diffuso nei laghi, lo ritroviamo spesso nel Lazio e in molte zone della Sicilia. E’ un pesce molto pregiato, ha una carne bianca e soda molto saporita. Di solito non raggiunge delle grandi dimensioni al max 60cm di lunghezza ma la media è intorno ai 20/35cm di lunghezza. Può essere facilmente tagliato a filetti e per questo molte ricette vedono come ingrediente principale i filetti di pesce persico. Le molte preparazioni a cui il persico si presta somigliano a quelle della trota o più semplicemente fritti o ripassati nel burro.
Quest’oggi vi suggeriamo una variante per preparare il pesce persico

Cucinare con i fiori, per mandare un messaggio o per preparare un aperitivo glamour

Cucinare con i fiori, per mandare un messaggio o per preparare un aperitivo glamour

I fiori sono tradizionalmente usati in diverse cucine: europea, asiatica e orientale. I nativi americani e anche i primi “immigrati” americani usavano i fiori come cibo. Oggi i fiori in cucina hanno suscitato un rinnovato interesse per il loro profumo, colore e sapore. I fiori possono essere aggiunti ad un’insalata, fritti, congelati in cubetto di ghiaccio e aggiunti ai cocktail o stufati.

Ma non tutti i fiori sono commestibili e prima di cucinarli è necessario essere sicuri che lo siano, comunque della maggior parte dei casi ne vanno usati solo i petali (questo è il caso ad esempio delle rose e dei tulipani). Dopotutto ci sono anche fiori che fanno abitualmente parte delle nostre abitudini alimentari: non ditemi che non avete mai mangiato i fiori di zucchina fritti o i carciofi?

I fiori hanno anche un loro linguaggio e se regalare un mazzo di fiori è come mandare un messaggio, perchè non dovrebbe esserlo anche cucinarli? A seconda del vostro umore o di quello che vorreste dire al vostro compagno potreste usare dei fiori diversi.

Moscardini in salsa, ricetta a suon di musica

Mi sembra di sentire il rumore delle onde unito al vocio del mercato, esplodere in una festa di colori e musiche, di profumi e di sapori … no, non sto vaneggiando, non preoccupatevi! Mi sono lasciato trasportare dalle note di Creuza de mä, la bellissima canzone di De Andrè, che ho messo come sottofondo per scrivere.

La scelta del brano non è affatto casuale, visto che oggi ho intenzione di parlarvi dei moscardini.
Per chi non li conoscesse, con il nome moscardini, tipicamente ligure, ma oggi molto diffuso in tutto lo stivale, si indicano quei polipetti molto piccoli e teneri, che possono essere utilizzati per preparare deliziosi antipasti o primi piatti.

I moscardini, cucinati in modi differenti, sono molto presenti nelle ricette della cucina ligure, ed in questa regione è abitudine mangiarli come antipasto, magari, seduti con il mare all’orizzonte ed un buon bicchiere di vino bianco in mano.

Prepariamo le sogliole alla mugnaia

La sogliola è uno dei pesci più ricercati ed apprezzati per la bontà e la qualità della sua carne. E’ un pesce di mare che vive in fondali profondi, di forma appiattita, ed ha gli occhi sul lato in cui la pelle è di colore bruno-verdastro. Può raggiungere i 45 cm di lunghezza e la parte inferiore del corpo è di colore biancastro poichè solitamente è la parte che la sogliola adagia sui fondali.

La sogliola infatti vive a profondità variabili sino a 70-80 metri sui fondali fangosi e arenosi: si cattura con reti a strascico, con particolari reti radenti (sfogliere) o particolari reti da posta (tramaglio). E’ specie comune sulle coste dei nostri mari e nell’Atlantico nord-orientale ed è variamente diffusa nel Mediterraneo.

Durante l’acquisto controllate l’aderenza della pelle al corpo: quando la sogliola è fresca la pelle risulta essere molto aderente alla carne; fate inoltre attenzione a che la sogliola non presenti colorazione giallognola, soprattutto lungo i bordi del corpo. La carne della sogliola è magra e ricca di proteine, molto digeribile ed adatta ai bambini, mentre è da evitare per chi soffre di insufficienza renale.

Dalla Puglia: ciceri e trii

I ceci occuparono un posto d’onore sulle tavole mediterranee fino all’arrivo dei fagioli dalle Americhe: il cece coltivato deriva da forme selvatiche del genere Cicer, originate probabilmente in Turchia. Questo legume è oggi terzo per produzione mondiale, dopo la soia e il fagiolo; la coltivazione avviene principalmente in India e Pakistan.

Trii è voce dialettale pugliese, derivata dall’arabo itryia, che indica qualsiasi tipo di pasta fresca: sono detti anche laganelli. La ricetta che presento oggi è apparentemente semplice ma presenta delle particolarità gastronomiche di tutto rispetto: i ceci infatti vengono cotti con cure particolari, così da renderli eccezionalmente teneri; il piatto nel suo insieme viene poi aromatizzato con ingredienti che gli impartiscono un aroma garbato ed inconfondibile.

Fave e cozze, un accostamento un pò strano per un ottimo piatto

In passato rimanevo sempre un po’ incredulo quando sentivo parlare di strani abbinamenti tra pesce o crostacei e legumi di vario genere. Scoprendo, una volta, una ricetta che univa cozze e fagioli, rimasi interdetto.

Poi però provando diversi piatti e differenti abbinamenti mi sono dovuto ricredere, i legumi ed il pesce si sposano perfettamente. Fatta questa scoperta, e visto che in questi mesi le fave sono di stagione, ne ho approfittato per provare una ricetta che ho letto da qualche parte, che univa cozze e fave, appunto.

Vi starete chiedendo di cosa si tratta, ebbene sono qui apposta per dirvelo! Un primo piatto molto gustoso e, almeno per me, nuovo: le Caserecce cozze e fave.

I pistacchi: buoni anche col pesce

Il pistacchio (Pistachia vera) e’ orginario di una vasta zona dell’Asia Minore, Siria e Turchestan: diffuso soprattutto in Iran, Turchia, Grecia e Siria, è stato introdotto recentemente anche negli Stati Uniti, mentre in Italia viene coltivata quasi esclusivamente in Sicilia. Appartenente alla famiglia delle Anarcadiaceae, l’albero del pistacchio è di altezza media intorno ai 4-5 metri, ma puo’ superare anche gli 8-10 m. Ha una corteccia di color grigio cenere, una chioma ampia e branche pendule. Il legno e’ duro e pesante, giallo intenso nelle piante giovani e rosso bruno in quelle adulte. Fiorisce in aprile-maggio e presenta fiori apetali, mentre il frutto e’ una drupa monosperma, con mallo sottile, peduncolata, ovale. Il seme, contenuto in due valve giallo crema o biancastro, unico e allungato, di colore verde chiaro, ricco di olio e proteine, sostanze estrattive inazotate e vitamine è la parte commestibile, e può esser consumata sia fresca che dopo tostatura.

Acquistate sempre pistacchi con il guscio integro e dal colore brillante, segno di avvenuta maturazione sulla pianta, ed evitate quelli con la polpa raggrinzita in quanto troppo vecchi e non più commestibili. I pistacchi si conservano per sei-sette mesi in un luogo fresco e asciutto, al riparo dalla luce, chiusi ermeticamente, altrimenti prendono un sapore ed un odore sgradevoli. Consigliati nell’alimentazione dei bambini e degli sportivi in quanto altamente energetici, i pistacchi sono però controindicati in casi di gastroenterocoliti, ulcere gastroduodenali, malattie del fegato, diabete e obesità.

La coltivazione del pistacchio è molto impegnativa e faticosa: le piante infatti fruttificano solo una volta ogni due anni e crescono di norma in terreni accidentati, dove è estremamente difficile far uso di macchine per operazioni colturali; inoltre i pistacchi vengono raccolti a mano, uno ad uno, tenendosi in equilibrio con sacchi di tela legati al corpo.

Il coriandolo, per dare un sapore esotico ai vostri piatti

Il coriandolo, per dare un sapore esotico ai vostri piatti

Il coriandolo è una delle spezie più antiche, molto diffuso in Medio Oriente e, da qualche tempo anche in Europa Orientale. La pianta da cui deriva questa spezia è della solita famiglia di quella del cumino, dell’aneto e del prezzemolo, infatti è anche conosciuto come “prezzemolo cinese“. Le sue virtù terapeutiche sono molte, ma in particolare favorisce la digestione e combatte le coliche. Lo usavano anche i Romani e Plinio scriveva che mettendone i semi sotto il cuscino all’alba era possibile curare il mal di testa.

Il coriandolo si trova sia fresco in foglie sia sotto forma di semi, interi ma anche già macinati. Le foglie fresche possono essere usate in sostituzione del prezzemolo e daranno un tocco in più ai vostri piatti con il loro aroma fresco ed un po’ esotico. Per averlo sempre a disposizione potete anche coltivarlo in giardino o in un vaso, vi basta avere dei semi (lasciateli quasi in superficie) ed innaffiarli frequentemente; in tre settimane circa avrete il vostro coriandolo fresco.

La foglia ruvida dal sapore delicato, la salvia

Da poco tempo ho introdotto tra gli aromi della mia cucina la salvia, quell’erbetta dalle foglie un po’ ruvide e dal profumo delicato. Ho scoperto il suo sapore un po’ per caso, in una cena tra amici, intrufolandomi in cucina vidi che la cuoca, la padrona di casa, la stava utilizzando per insaporire un minestrone.

Da quel giorno, ho iniziato ad usarla per la preparazione dei mie piatti, sperimentando il suo impiego sulle pietanze più disparate. Dal pesce, agli arrosti, dalla pasta alle zuppe il sapore tenue della salvia, se ben dosato, si lega bene a qualsiasi tipo di piatto.

La salvia è una pianta aromatica molto diffusa nel bacino Mediterraneo, che cresce facilmente in maniera spontanea in territori di varia natura, da quelli aridi e soleggiati a quelli submontani. Conosciuta da tempi remoti per le sue proprietà curative, da cui il nome salvia, dal latino salus, salvezza salute; la salvia è stata utilizzata dagli egizi fino al medioevo per la sua efficacia antisettica e per le sue proprietà digestive e calmanti.

Come cucinare i filetti di merluzzo Findus

Come cucinare i filetti di merluzzo Findus
E’ già qualche tempo che scrivo su questo blog ricette e ricettine di mia invenzione e non, comunque tutte sperimentate, con risultati più o meno positivi. Ma una cosa la devo confessare: non sono sempre stata una brava cuoca. E qui direte ma certo, nessuno “nasce imparato“. Io però non solo non ero una brava cuoca, ero proprio una cuoca pessima! La mia spesa il primo anno lontano dai fornelli di mamma e nonna era volta ad arraffare tutto quanto poteva essere preso dal frigo (o dal congelatore) e mangiato nel giro di poco, pochissimo tempo. Per cui la mia dieta era a base di 4 salti in padella, merluzzi Findus e patatine McCain.

Quei tempi bui, fortunatamente per la mia dieta e per chi vive con me, sono ormai solo un ricordo ma non ho buttato tutto al vento. Restano le patatine McCain (ovviamente) e anche i filetti di Merluzzo Findus, perchè checchè se ne dica non sono affatto male. Il modo di consumarli è decisamente cambiato (prima mi bastava rosolarli in padella e affiancarci due o tre cubetti di spinaci filanti!). Sono quei classici alimenti che vanno e presi e tenuti lì, nel congelatore, e al momento giusto sapranno fare al caso vostro.

Una delle mie ultime creazioni – risale proprio a ieri sera – contempla proprio l’uso dei filetti di Merluzzo del capitano, con i quali ho preparato delle polpettine di pesce.