Un sentito augurio di Felice Pasqua a tutti i nostri lettori! Oggi non voglio intrattenervi con troppe chiacchiere riguardo al piatto che sto per descrivervi, preferisco lasciarvi più tempo a disposizione da passare in compagnia dei vostri familiari magari attorno ad una tavola ben imbandita. La ricetta di oggi è quella degli Involtini alla siciliana.
Non chiedetemi il perché di questo nome! Da quanto conosco della cucina siciliana non ho mai mangiato gli Involtini alla siciliana in nessuna provincia dell’Isola. Probabilmente questo nome è stato affibbiato da qualche cuoco che operava in una regione diversa e che ha voluto fare onore alla Sicilia usando degli ingredienti molto siculi. Bene, ora la ricetta: gli Involtini alla siciliana.
L’altra sera sono stato invitato a cena da alcuni amici. Fin qui, niente di strano. La sorpresa è arrivata quando, seduti in tavola, dopo il primo è arrivato il piatto con il secondo. Un piatto a base di pesce, un pesce povero, molto comune nella cucina Siciliana e molto usato nella cucina povera palermitana: le sarde. Il mio stupore non è stato suscitato tanto dal tipo di pesce, ma dalla ricetta! Gli Spiedini di sarde.
Gli Spiedini di sarde, gustati così come li hanno preparati I miei gentili ospiti, sono una sintesi perfetta dei mille modi in cui si preparano le sarde da noi in Sicilia. Gli Spiedini di sarde racchiudono il gusto delle sarde a beccafico ed i profumi delle sarde allinguate (filetti di sarde marinate nell’aceto, infarinate e fritte). Così, estasiato da questa portata, mi sono fatto dare la ricetta per condividerla con voi. Ecco come preparare gli Spiedini di sarde.
I palermitani li conosceranno bene, gli altri sicuramente sotto un altro nome, ma tranquilli, non sono impazzita e non ho cominciato a scrivere le parolacce: i cazzilli non sono altro che le crocchette (anzi crocchè, come vengono definite sempre a Palermo) di patate, inseparabili compagne delle panelle, dentro dei sofficissimi panini che vengono serviti strabordanti di bontà, quando ci si reca dal panellaro. Ogni volta che mi trovo a Palermo, una tappa fondamentale è proprio questa, è diventata un’abitudine ormai. I cazzilli devono il loro nome alla loro forma fallica e, come dicevo prima, vengono spesso accompagnati dalle panelle. In definitiva patate e farina di ceci, due alimenti “poveri” alla base di quello che potremmo definire cibo da strada.
Finalmente l’ho trovata…. era da un po’ che cercavo la ricetta di questa pietanza…ma non ricordandone il nome era un po’ complicato!
Qualche giorno fa mio marito mi ha portato un fascio di carciofi e, nemmeno a farlo apposta, quel pomeriggio venne a trovarmi una mia zia, la quale, vedendo quei bei carciofi, mi disse:
..a zzia, picchì un ti fai a frittedda?
(nipote mia, perché non fai la frittella?)
Siii, ecco come si chiamava quella pietanza! Frittella! Come avevo fatto a non pensarci!
Certo, soprattutto in periodo di Carnevale, vi chiederete cosa c’entra la “frittella” con gli ingredienti che vi ho citato sopra…ebbene, non dovete farvi ingannare dal nome, la “frittella siciliana” è un piatto che non ha nulla, ma proprio nulla a che vedere con le frittelle di Carnevale, nè tantomeno con il fritto!
La frittella siciliana (non le frittelle) è una pietanza a base di carciofi, fave e piselli su una base di soffritto di cipolla della quale abbiamo già parlato su Ginger qualche tempo fa ma, in base ai vari paesi di provenienza, questa pietanza, viene “profumata” in maniera diversa, c’è chi utilizza mettevi il finocchietto selvatico di montagna o chi l’agrodolce, ma comunque,gli ingredienti di base sono sempre gli stessi.
Io, la ho sempre mangiata con il finocchietto, quindi eccovi il procedimento per realizzare una delle ricette più antiche, e forse meno conosciute, della tradizione gastronomica siciliana, in versione La Frittella siciliana, va mangiata fredda, ma nessuno vi vieta di mangiarla fumante come corroborante nelle fredde serate invernali.
Ma vi do un’altra idea di come utilizzare la Frittella siciliana:
Fatela saltare in padella con pochissimo olio caldo, unitevi delle orecchiette fresche scolate al dente e servite il tutto con una spolverata di pecorino o di ricotta salata, nella foto potrete ammirare il risultato di questo delizioso primo.
Bé, lo Sfincione è una “pizza”, anche se vi assicuro, qui chiamarla pizza è un’eresia, tipica Palermitana.
Non esiste posto al mondo dove potrete trovare lo Sfincione se non a Palermo!
Ciò che rende particolare lo sfincione è, sia la pasta, soffice ed abbastanza spessa e spugnosa, sia il condimento fatto con acciughe, cipolla, caciocavallo, pomodoro ed in fine pan grattato e origano.
Questo tipo di condimento però è utilizzato, sempre dai palermitani, per condire teglie di patate….da qui, “le Patate a Sfincione” oppure teglie di patate e carciofi da qui…la nostra ricetta!!
Se volete quindi portare in tavola, data la stagione dei carciofi, un po’ della mia bella Palermo, seguite passo passo la mia ricetta e vi assicuro che:
Strano a dirsi ma vero, e non è per essere “ruffiana” come si dice dalle mie parti, ma, grazie a mia suocera ho imparato tante cosine graziose in cucina. Oggi, come vi ho anticipato ieri, nell’articolo sulle orecchiette ai carciofi, feta greca e arancia, vi illustrerò come, proprio “la suocera”, mi ha insegnato a fare i carciofi alla Trapanese. Tra tutte le ricette che vi ho postato, questa è davvero la più semplice e leggera; quindi andrà benissimo per tutti, grandi, piccini, golosi e per tutti coloro che sono perennemente a dieta o che semplicemente, vogliono depurare un po’ il loro corpo dopo le feste ed in attesa delle leccornie di Carnevale.
Lo so che, finito il Natale, dovremmo metterci tutti un pò a dieta, vista la mole di dolci, dolciumi e panettoni, mangiata, ma smontare l’albero di Natale, il Presepe e tutti gli addobbi che mi hanno tenuto compagnia durante le feste, a me mette sempre un pò di tristezza ….quindi via alla terapia anti malinconia con una bel dolce.
Per Capodanno hanno regalato a mio marito una enorme cassa di arance biologiche….grandi, anzi no, grandissime, dal profumo meraviglioso e dolci come lo zucchero….ma erano davvero tante….idea! e se facessi la marmellata?
Mentre l’odore della marmellata di arancesi diffondeva dolcemente come un abbraccio, pensavo e ripensavo che dolce avrei potuto fare con quella profumatissima marmellata, fu a questo punto che mi venne in mente una cassata che mangiai qualche tempo fa da un’amica di mia sorella; in quell’occasione questa ragazza riempì la cassata di Nutella…è inutile stare a precisare che era straordinariamente buona! Ovviamente mi feci dare la ricetta ed è proprio con la ricetta di “Ivana” e con l’aiuto del mio inseparabile Bimby che ho realizzato questa Cassata con marmellata di arance!
Ebbene si, il tanto atteso giorno di Natale è arrivato. Noi di Ginger vi porgiamo i nostri più sinceri auguri sperando che possiate trascorrerlo serenamente. Per una occasione del genere non potevo non offrirvi un dolce maestoso, così come richiede la tradizione. Direttamente dalla Sicilia eccovi il trionfo di gola. La ricetta del Trionfo di gola è tratta da “I dolci Siciliani” di Adele di Leo, sicuramente un dolce sontuoso e ricco, degno dei racconti del romanzo in cui figura, Il Gattopardo. Particolarmente minuziosa è la descrizione da parte dell’autore: “Una montagnola verde fatta di gelatina di pistacchio, mescolata alle arance candite, alla ricotta dolce, all’uvetta e ai pezzi di cioccolata” … “si squaglia in bocca come una nuvola spandendo profumi intensi e stupefacenti” … “naturalmente non se ne può mangiare più di un cucchiaino, se no ci si stucca mortalmente”
Come anticipato ieri ecco una piccola sorpresa, per gli irriducibili amanti delle arancine;
In questi giorni abbiamo visto come fare il riso per le arancine, vi ho dato qualche suggerimento per i ripieni classici e per quelli un po’ più particolari e vi ho dato delle dritte sul come riempire le arancine e friggerle, ma, ecco una vera e propria chicca, per i golosi d’eccellenza, per chi come me ama il cioccolato, e se è fondente lo ama ancora di più! Per chi nel giorno di Santa Lucia vuol prendere per la gola grandi e piccini, per chi vuole farsi un dolce regalo in vista dell’ imminente Natale, ecco le arancine dolci al cioccolato fondente deliziose e semplicissime da preparare.
Oggi, dopo avervi fatto vedere nei giorni passati, come preparare il riso per le arancine, come preparare i ripieni classici e come preparare i ripieni più particolari, come promesso, vi spiegherò come riempire le arancine, prima però dobbiamo fare la famosa pastella, dove dovremo passare le arancine prima di panarle nel pan grattato; essa è indispensabile per evitare che, una volta messe le arancine a friggere, si aprano.
La pastella la faremo in un modo molto semplice e veloce, emulsionando mezzo litro d’acqua salata, 2 uova intere e farina quanto basta per far diventare cremoso il tutto.
A questo punto dovrete avere a portata di mano delle ciotole contenenti i ripieni e cioè:
il ragù’ con i piselli
il salmone sfilacciato con la besciamella
la besciamella
il pollo sfilacciato con le carote
gli spinaci tritati
la mozzarella per pizza a dadini
il prosciutto a dadini
il galbanino a dadini
i funghi trifolati (privi del loro sughetto)
In oltre davanti a voi dovrà esserci:
il vassoio con il riso freddo
una ciotola con dell’olio d’oliva
una ciotola con del pan grattato salato
una ciotola con la pastella
Bagnatevi le mani con l’olio, prendete una parte di riso e fate una conca sul palmo della vostra mano (foto 1), riempite questa conca con il ripieno come illustrato nelle fasi di seguito
Dopo aver fatto il riso per le arancine ed averne preparato i ripieni tradizionali, eccovi dei suggerimenti molto validi, invitanti e squisiti per delle arancine un po’ diverse dal solito.
Oggi, vi illustrerò come fare il ripieno per le arancine
al pollo
ai funghi
al salmone
A costo di essere ridondante, vi ricordo che:
le dosi di condimento sono per 2 kg. e mezzo di riso, con il quale vengono molte arancine, circa 10 per tipo;
il litro di besciamella che vi faccio preparare per il ripieno delle arancine al burro, basterà anche per quelle agli spinaci e per quelle al salmone di oggi;
non esagerate mai nella quantità di ripieno, onde evitare che le arancine, durante la frittura si aprano;
Oggi come promesso ieri, andremo avanti con la spiegazione della preparazione delle nostre arancine Palermitane, in attesa dell’arrivo di Santa Lucia.
Cominciamo ad occuparci dei ripieni classici, nei prossimi giorni, ci occuperemo di quelli un po’ più “particolari”.
Oggi vedremo come preparare il ripieno per:
le arancine alla carne
le arancine al burro
le arancine agli spinaci
Prima di procedere, tengo a precisare un paio di cose:
le dosi di condimento sono per 2 kg. e mezzo di riso, con il quale vengono molte arancine, circa 10 per tipo;
il litro di besciamella che vi faccio preparare per il ripieno delle arancine al burro, basterà anche per quelle agli spinaci e per un altro tipo che non vi anticipo, ma che vedremo domani;
non esagerate mai nella quantità di ripieno, onde evitare che le arancine, durante la frittura si aprano;
Carissimi amici di Ginger & Tomato, fra qualche giorno sarà Santa Lucia e nella mia amata Palermo, è usanza festeggiare questo giorno mangiando le arancine (no arancini e nemmeno supplì, arancine, è così che si chiamano, e le originali sono solo made in Palemo!) oltre che la “cuccia” (grano cotto e condito in un modo particolare che mi auguro potervi illustrare quanto prima).
Le arancine sono delle palline di risotto, e non di semplice riso, più o meno grandi, e ripiene di ciò che si vuole, dal dolce al salato; le arancine, una volta ripiene, vanno passate in una pastella, poi in del pan grattato e infine fritte in olio bollente e, cosa importantissima, le arancine vanno mangiate assolutamente calde!
Oggi, cominciamo con spiegarne la base, vale a dire il riso.
Come fare il riso per le arancine palermitane “originali” salate.
Cosa molto importante, il riso va fatto la sera prima
DEGUSTIVINA 2009 LUOGO: ex deposito locomotive di Sant’Erasmo, Palermo | DATA: 27 e 28 novembre 2009| ORA: dalle 17.00 alle
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