Devo essere sincera a me i petti di pollo non fanno per niente impazzire. E’ vero che sono una fonte preziosa di proteine e tra l’ altro rappresentano una valida alternativa alle carni rosse tuttavia rimane in me lo scarso interesse per questa parte del pollo. Questo fino a quando non ho provato questa ricetta, semplice ma con ingredienti talmente gustosi e saporiti a cui non si può proprio resistere. La scarola infatti si sposa bene con molte carni, ma con il pollo l’ unione è perfetta perché ne contrasta il sapore dolciastro Petti di pollo con pancetta e scarola ( ingredienti per 4 persone)
I dolci della tradizione Pasquale in Italia sono molti e diversi in ogni regione. Ma un dolce che è particolarmente apprezzato in tutto lo stivale tipico della cucina Campana è indubbiamente la Pastiera.
La Pastiera è un dolce talmente amato dagli italiani che, girando tra i supermercati, ho notato che una nota casa produttrice di dolciumi ha pensato, addirittura, di produrla e venderla confezionata.
Cose da non credere! Ma per chi preferisce i gusti freschi e genuini dei prodotti fatti in casa, con ingredienti scelti e di prima qualità eccovi la ricetta per fare in casa un ottima Pastiera.
Qui da noi in Sicilia, infatti, è un piatto che va per la maggiore, soprattutto nel periodo estivo.
Gli ingredienti sono tipici dell’estate, anche se la parmigiana non è propriamente un pietanza leggera, adatta al caldo. Ma nei mesi di luglio ed agosto, la tradizione impone che i piatti più serviti in tavola siano gli spaghetti con la salsa e le melanzane fritte e la parmigiana.
Ogni buona nonna ha tramandato alla propria figliola la ricetta segreta della sua parmigiana. C’è chi mette le uova sode, c’è chi usa del prosciutto cotto, c’è chi, invece, li mette entrambi.
Un capolavoro antico dell’uomo, piena di colori, profumi inebrianti, rapisce i sensi e provoca dipendenza, come resisterle!?
La pizza, la regina del palato napoletano e mondiale, ha una lunga storia che risale a molti secoli fa. Ha origini greche, nasce come pane tondo, schiacciato, condito, si chiamava “picea”.
Nei secoli successivi prende il nome di ”mensa”, perché veniva utilizzata come piatto per servire cibi ai nobili e, come spesso accade, veniva consumata anche dalla servitù, che utilizzavano come condimento tutti gli avanzi della casa. Ma furono i napoletani con la loro fantasia e il loro gusto a trasformarla nella pizza che tutti conosciamo.
Inizialmente era bianca, condita solo con aglio, strutto e sale grosso e a volte con caciocavallo, c’erano già anche poche semplici varianti: la marinara, per esempio, di cui se ne servivano i marinai nella pausa lavoro.
Nel ‘700, un nuovo prodotto compare nelle mense europee, si chiama pomodoro, viene dalle americhe e il suo matrimonio con la pizza diviene un trionfo. Nella città partenopea comincia da allora un fiorire di attività stradali per la somministrazione di questo alimento conosciuto da sempre, ma assurto improvvisamente ad una nuova notorietà. E i venditori delle bancarelle danno vita alle prime pizzerie in cui questo piatto economico, con il giusto apporto calorico giornaliero, diventa sostitutivo del pranzo.
Nel 1889 il pizzaiolo Raffaele Esposito con forno a pochi passi dal Palazzo Reale, ebbe l’onore di servire Sua Maestà la regina d’Italia, Margherita, con la pizza con pomodoro, mozzarella e basilico. Quando Sua Maestà, incuriosita, chiese il nome della pizza, Don Raffaele rispose, pieno di riverenza: “Margherita, in onore di sua Maestà!”.
Così nasce la sua fortuna, quella della pizza col nome di una regina e di Napoli, che viene battezzata la città della pizza. Nessun turista da allora, arrivando a Napoli, volle sottrarsi dall’ assaporare la gustosa sfoglia che da allora ha deliziato nobili e povera gente.
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