Il Cognac, l’acquavite dallo spirito francese – parte2

Ieri abbiamo scoperto insieme i luoghi dove nasce il cognac e quali sono gli elementi fondamentali per ottenere un prodotto di così alto pregio. Ma dobbiamo ancora scoprire la magia che si nasconde sotto questo liquore.

Il segreto del cognac si cela, infatti, dietro il metodo di distillazione dell’acquavite, che è rimasto invariato da circa cinque secoli. Il particolare alambicco, rigorosamente costruito in rame, che si utilizza per la distillazione dei vini destinati alla produzione del cognac, fu messo a punto nel quindicesimo secolo e prende il nome di alambicco di tipo Charentais.

I vini da distillare, caratterizzati da un basso grado alcolico e da alta acidità, sono fatti distillare per ben due volte. Nel corso della prima distillazione si recupera il cuore del distillato, la parte più nobile, dove si concentrano l’alcol etilico ed i profumi. Dopo un attesa di dodici ore, avviene la seconda distillazione, dalla quale si ricava un liquido incolore con gradazione alcolica tra i 65 ed i 70 gradi.

Il Cognac, l’acquavite dallo spirito francese – parte1

Osservando attentamente una cartina geografica della Francia, cercando ad ovest, dalla parte che si affaccia sull’Oceano Atlantico, poco sopra Bourdeaux potrete scorgere una piccola cittadina di nome Cognac, ebbene è proprio da questo punto che inizia il nostro viaggio.

In questo piccolo comune francese, come rivela lo stesso nome del luogo, si produce il celebre distillato di vino che tutto il mondo conosce come Cognac, e visto che questo è l’argomento che tratterò oggi, non potevo far a meno di iniziare collocando geograficamente l’area di produzione di questo liquore.

Area di produzione, che come esige la tradizione viticola francese, è più che determinante per la qualità e la tipicità del vino e dei distillati. Il Cognac, in particolare, visto che dal punto di vista produttivo è uguale al Brandy, deve molto alla sua zona d’origine che gli conferisce il nome e che ne caratterizza la personalità.

La Vodka, un distillato dal carattere esplosivo

Un alcolico molto apprezzato nel mondo da bere tal quale, per i puristi, o da utilizzare per la preparazione di differenti cocktail è la Vodka.

Il forte e secco distillato di cereali, prodotto in Russia, è molto gradito anche da noi in Italia. A chiusura di un pasto, per pulire la bocca dai sapori del cibo, molte volte, soprattutto nel periodo estivo, un bicchierino di Vodka ghiacciata sostituisce la nostra Grappa.

La storia della Vodka, inizia alla metà del quindicesimo secolo, quando in un monastero nelle vicinanze di Mosca si ottenne il primo distillato ottenuto da cereali. Una piccola contraddizione, se si pensa che, successivamente, nella seconda metà del sedicesimo secolo, quando il consumo di Vodka è ampiamente diffuso tra la popolazione, questo alcolico viene frequentemente associato al Diavolo.

Dissetiamoci con il carcadè

Dissetiamoci con il carcadè

Ho conosciuto questa bevanda molti anni fa in Egitto e da quando sono tornata non è mai mancata nella mia dispensa. Il Carcadè è ottimo come sostituto del (non contiene sostanze come la caffeina o teina) ma è anche molto dissetante se bevuto freddo con una fettina di limone. E’ riconoscibilissimo per il suo colore rosso, appena violaceo, che deriva dal colore dei fiori della pianta da cui è tratto.

Il Carcadè infatti si ottiene dai fiori di un arbusto che nasce spontaneamente in Africa. Le sue proprietà rinfrescanti gli africani le conoscono dai tempi dei tempi infatti durantre i lunghi viaggi nella calura era abitudine tenerne un fiore secco in bocca. In Italia questa bevanda è arrivata dopo la prima guerra etiopica ed ha conosciuto subito un enorme successo, favorito anche dalla campagna coloniale fascista e dal divieto di consumare prodotti non italiani (l’Eritrea era colonia italiana).

Negli anni seguenti è un po’ scomparso dalle abitudini degli italiani, nascosto nelle erboristerie o nei ricordi di chi tornava dalla vacanza sul Mar Rosso. Da qualche tempo a questa parte invece il carcadè è tornato prepotentemente in voga, consigliato anche dai diuretico e ricco, ricchissimo di vitamina C, basti pensare che ne possiede il doppio di un’arancia.

La Caïpirinha, esperienza brasiliana

La Caïpirinha (pronuncialo ‘caipirigna’) è diventata un cocktail mondialmente conosciuto, a base di Cachaça, un’acquavite locale, zucchero di canna, limoncini verdi e ghiaccio.

Ma lasciatemi raccontarvi la mia esperienza su questa bevanda leggendaria non solo in Brasile. Eravamo appena arrivati a Bahia, le dieci del mattino, avevamo un incontro con i nostri clienti nel Hall dell’albergo e mi preparavo mentalmente per un buon caffè brasiliano. Il pensiero di un ‘vero’ caffè forte e vellutato accarezzava la mia mente da quando eravamo scesi dall’aereo e non vedevo l’ora di assaporarne l’aroma. La Hall dell’albergo sembrava una foresta tropicale, con le poltroncine e tavolini disseminati sotto piante altissime, come in un giardino pieno di sole: per noi che arrivavamo dall’inverno canadese, era come entrare in Paradiso. Eccoli, i nostri clienti ! Sorrisi, abbracci, accoglienza festiva…e primo giro di Caïpirinha! Li per li non ti rendi conto di quello che stai bevendo; è una bibita fresca, dolciastra, ghiacciata, che ti mette in allegria dal primo sorso.

E poi mentre tu ne bevi uno, loro ne hanno già presi due, quindi, ti dici, non puo’ essere cosi forte; ti rilassi e ti concentri sull’incontro. Dopo poco più di un’ora e 3 giri (per noi – 6 per loro) di Caïpirinha, non sembra neanche più una riunione di lavoro: ormai sappiamo tutto dei nostri figli, delle nostre famiglie, di dove ci piace andare in vacanza, i nostri cibi preferiti… e, ovviamente, si comincia subito a pensare al pranzo. Ma prima del pranzo, si sa, ci vuole l’Aperitivo!

“Popcorn” Cajun, dalla Louisiana a ritmo di blues

Cajun, cucina esotica al ritmo di blues, direttamente dalla Louisiana, profondo Sud degli Stati Uniti. Lo stato della Louisiana è un vero miscuglio multi-etnico, di creatività e arte, e l’arte culinaria di questo popolo non poteva essere da meno.

Come gli abitanti della Louisiana, così anche la cucina, si divide in Creola, quella tipica della popolazione locale di New Orleans incrocio di Indiani d’america, spagnoli, francesi e africani, ed in Cajun, di tradizione franco canadese.

I piatti di questa terra sono coloratissimi, come le chiassose feste di strada sulle note delle bande che suonano dal vivo, e mescolano un incredibile numero di ingredienti e sapori, proprio come le origini del suo popolo.

Un’idea simpatica per una serata spensierata, gli Spiedini di funghi Champignon

Le sere diventano più calde, ed è piacevole incontrarsi con gli amici in casa, sedersi fuori e fare quattro chiacchiere sorseggiando una birra o un bicchier di vino, o, magari, per chi ha un terrazzo o un giardino organizzare una piccola festicciola per pochi affezionati.
In queste occasioni, fa sempre comodo conoscere delle nuove ricette semplici e sfiziose da proporre agli ospiti per potergli dare qualcosa da mettere sotto i denti tra una chiacchiera e l’altra.
Ho rispolverato una vecchia ricetta, sperimentata qualche anno fa per la prima volta, ed adesso diventata molto frequente nella mia cucina, quando gli ingredienti lo consentono, e la ho revisionata per renderla più adatta ad una festa informale, magari in stile finger food: gli Spiedini di funghi Champignon.

Il vin brulè: una dolce bevanda dalle origini molto antiche

Chi non adora il vin brulè? Questa bevanda, servita rigorosamente calda a base di vino rosso (brulè significa infatti vino bruciato), diffusa prevalentemente per riscaldarci durante le serate invernali o comunque ogni volta che il freddo stenta ad andarsene, ha numerose proprietà benefiche: è corroborante, riscaldante e disinfettante, per questo viene adottato come cura contro il raffreddore. Ma non solo! Poeticamente il vin brulè riscalda anche gli animi; molti infatti gli artisti di strada che negli anni passati sulle strade parigine si accompagnavano ad un bicchiere di caldo vino dolce. Pare che il vin brulè sia una bevanda molto antica e che la sua nascita sia da attribuire ai frati, esperti conoscitori di erbe e spezie, che nei conventi si dedicavano anche alla preparazione del vino. Realizzarlo non richiede grandi abilità e, anche se non siete dei cuochi perfetti, il risultato non mancherà ad arrivare.

Vin Brulè ( dose per circa ½ lt)

Cucinare con i fiori, per mandare un messaggio o per preparare un aperitivo glamour

Cucinare con i fiori, per mandare un messaggio o per preparare un aperitivo glamour

I fiori sono tradizionalmente usati in diverse cucine: europea, asiatica e orientale. I nativi americani e anche i primi “immigrati” americani usavano i fiori come cibo. Oggi i fiori in cucina hanno suscitato un rinnovato interesse per il loro profumo, colore e sapore. I fiori possono essere aggiunti ad un’insalata, fritti, congelati in cubetto di ghiaccio e aggiunti ai cocktail o stufati.

Ma non tutti i fiori sono commestibili e prima di cucinarli è necessario essere sicuri che lo siano, comunque della maggior parte dei casi ne vanno usati solo i petali (questo è il caso ad esempio delle rose e dei tulipani). Dopotutto ci sono anche fiori che fanno abitualmente parte delle nostre abitudini alimentari: non ditemi che non avete mai mangiato i fiori di zucchina fritti o i carciofi?

I fiori hanno anche un loro linguaggio e se regalare un mazzo di fiori è come mandare un messaggio, perchè non dovrebbe esserlo anche cucinarli? A seconda del vostro umore o di quello che vorreste dire al vostro compagno potreste usare dei fiori diversi.

Menu di Pasqua, menu di Natale…ma quali vini associare ai dolci nelle festività?

Si stanno avvicinando le feste di Pasqua e immancabilmente iniziamo ad essere presi dai preparativi per il pranzo e per il weekend speso con i parenti. Gli stessi dubbi che ci assalgono a Natale e in ogni festa comandata. Sulle nostre tavole i menù più vari, ci si affida alla tradizione nella maggior parte dei casi, si vanno a rivisitare le ricette del proprio paese, c’è che pensa a un menù classico, chi proverà nuove ricette, e chi improvviserà in base al proprio estro e alle proprie finanze.

Acque minerali: quale scegliere?

water

Le acque minerali non sono tutte uguali e basare la nostra scelta su quale acqua bere sulle pubblicità non è il modo migliore, visto che sono tutte “diuretiche”, tutte “migliorano la vita” eccetera. Cerchiamo di capire quali acque vanno bene per le nostre esigenze e quali sono le migliori.

Innanzituto le acque minerali per essere commercializzate devono rispettare la normativa vigente secondo cui sono considerate acque minerali naturali

le acque che hanno origine da una falda o un giacimento sotterraneo ed hanno caratteristiche igieniche particolari e proprietà favorevoli alla salute.

Le acque minerali cambiano in base al tipo di minerali che contengono (residuo fisso).

Un basso residuo fisso (inferiore a 50 mg/l) favorisce l’idratazione, stimola la diuresi, è adatta per l’allattamento e per i bambini. Un alto residuo fisso invece serve a rintegrare i sali minerali ed è adatta agli sportivi e a chiunque fa attività fisica, soprattutto nel periodo estivo.

Ricetta del Mojito perfetto: l’incantesimo de L’Avana

 

Immaginate l’atmosfera calda e soleggiata delle spiagge de L’Avana: il mare cristallino, le spiagge dorate e le sere sfrenate a ritmo di salsa e ritmi caraibici, e per ristorarsi dalla stanchezza una bibita fresca, dissetante e corroborante il fantastico Mojito, il cocktail preferito da Ernest Hemingway.

In linguaggio voodoo la parola mojo vuol dire incantesimo, e, forse, è proprio dalle origini del suo nome che si sprigiona tutta la magia del Mojito, che pian piano scivola in corpo ristorando le membra e risvegliando le passioni. La base alcolica di questo ottimo cocktail estivo è la bevanda preferita da pirati e bucanieri: il rum, una delle specialità dei caraibi, prodotto dalla distillazione del succo e della melassa della canna da zucchero. E proprio l’impiego principale del rum trova come situazione elettiva la ricetta del mojito.

La piadina romagnola: come realizzarla stando a casa

Andando in Romagna le strade sono piene di caratteristici chioschi che offrono, condita in tutte le salse, sua maestà la piadina. Sia calda che fredda non ammette rifiuti, di fronte ad un ottima piadina nessuno sa resistere. Di tradizione contadina, come poi molti cibi che oggi abbiamo imparato a valorizzare, anticamente era un valido sostituto del pane, se non addirittura del pasto principale.

Se avete da sempre assaggiato piadine salate da non disdegnare quelle farcite con miele, nutella o marmellata. E’ vero il detto: “Dove non c’è piadina non c’è Romagna”. Tuttavia per chi, come me, non abita in Romagna è possibile ugualmente fare a casa delle ottime piadine.

La ricetta è molto semplice ed il suggerimento per la farcitura è soltanto indicativo, in cucina, si sa, la fantasia ha un ruolo fondamentale! Per la realizzazione l’unica cosa importante da ricordarsi è non aggiungere lievito.
Piadina alle melanzane e funghi ( ingredienti per quattro persone):
  • 1Kg di farina
  • 1lt di acqua calda
  • 20gr di sale
  • 100gr di strutto
  • 300gr di funghi champignon
  • 200gr di prosciutto cotto
  • 200gr di formaggio dolce tipo galbanino
  • 3 o 4 melanzane (a seconda della grandezza)

Frappuccino all’italiana (vagamente ispirato a Starbuck’s)

frappuccino

Forse non tutti lo conoscono perchè in Italia non è ancora arrivato e forse non arriverà mai, ma chi è stato all’estero ed è passato davanti all’insegna Starbucks ha certamente varcato la soglia, anche solo per ritrovare l’atmosfera celebrata nei film e nelle serie televisive americane, e senza dubbio se ne è uscito con il bicchierone “usa e getta” carico di frappuccino.

starbucks

Il frappuccino, una specie di frappè al cappuccino, costituisce il prodotto di spicco della catena di caffetteria. Secondo quanto ha rivelato la multinazionale il frappuccino è nato nel 1995 dall’idea di un assistente manager. Ne esiste anche una versione light, messa in vendita dal 2004 con il 54% delle calorie del normale frappuccino, ed una decaffeinata.

Il Frappuccino è uno dei simboli della globalizzazione e lo bevono in 43 paesi del mondo, dalla Russia all’Egitto, mentre in Italia per motivi che già noi di Ginger&Tomato abbiamo approfondito, gli appassionati di Starbuck’s si sono dovuti rassegnare. Ma se Maometto non va alla montagna, la montagna va a Maometto, no?