Cozze alla marinara, brutte ma buone

In Veneto si chiamano peoci, muscoli in Liguria. Vivono nel mare filtrando le particelle organiche ma sono ormai, ahimè, generalmente di allevamento, anche se non è poi così difficile reperirle fresche: le cozze, nome volgare che indica un mollusco bivalve, il mitilo, vanno effettivamente preferite sporche, poichè quelle pulite e lucide hanno già perso in parte la loro acqua di mare e risultano di solito più vecchie.

Le cozze, saporite, povere di grassi, ricche di ferro, devono essere raschiate, lavate e rilavate, ma non devono rimanere immerse a lungo nell’acqua: per far aprire le cozze basta metterle al fuoco, anche senza nessuna aggiunta- appena le valve si aprono, i molluschi sono cotti. Il liquido di cottura, inoltre, è molto saporito e profumato di mare: la cottura prolungata, d’altronde, ne fa un alimento sicuro.

La preparazione che presento è la più affermata, ed è semplice quanto basta per permettere di assaporarne al meglio tutto il gusto verace e carnoso: le cozze alla marinara. Si possono servire come antipasto o come primo piatto, in abbinamento un vino bianco: c’è chi lo preferisce fermo, chi leggermente frizzante, in ogni caso non deve essere troppo alto di gradazione, nè eccessivamente fruttato.

Chiodi di garofano in cucina, ma senza esagerare!

chiodi di garofano

I chiodi di garofano non sono, come potrebbe sembrare dal nome, una parte dei fiori chiamati garofani, bensì i boccioli di una pianta tropicale. Il loro profumo è molto intenso, così come il suo aroma, al punto che possono essere utilizzati per profumare gli armadi o i pensili in cui teniamo le stoviglie: tengono addirittura lontane le farfalline che si annidano dove teniamo la pasta.

Se non volete che le vostre ricette con i chiodi di garofano abbiano su chi le mangia il solito effetto che hanno sulle farfalline della pasta usatelo con parsimonia! I chiodi di garofano si trovano interi come anche in polvere, ma vi consiglio la prima poichè spesso i chiodi di garofano possono esseren utilizzati conficcandoli negli alimenti.

In cucina possono essere usati per i dolci, per le salse a lunga cottura e per le carni. Un trucco per insaporire alcune carni è conficcare un chiodo di garofano in uno spicchio d’aglio attorno al quale legherete con dello spago una foglia di alloro: una “bombetta” niente male e dai mille usi! Ma ora vediamo come usare i chiodi di garofano nell’arrosto.

Spaghetti che avanzano: Pizzette di Nidi di pasta, divertiamoci in cucina

Se vi avanzano degli spaghetti, magari, perché all’ultimo momento si sono presentate meno persone del previsto in tavola, evitate di buttarli e ricordatevi sempre che in cucina vige il detto: non si butta via niente!

La pasta avanzata è un ottimo ingrediente per preparare altri piatti, fantasiosi e gustosi che evitano di far sprecare alimenti divenuti, ormai, preziosi, visto il loro costo.

Al tonno, col sugo o al ragù, non importa, la ricetta che vi suggerisco può esser fatta con qualsiasi tipo di spaghetti avanzati, è un idea divertente e molto duttile, visto che può essere sia un antipasto, che un primo, e, perché no, anche un’ottima porzione da finger food! Usiamo gli spaghetti avanzati per preparare delle Pizzette di Nidi di pasta.

Le tortillas messicane: fajitas, tacos, burritos, empanadas e enchiladas

tortillas
Le tortillas, sfoglie di mais o frumento utilizzate per accompagnare altri cibi, possono essere definite a tutto diritto il simbolo della cucina messicana. Esistono molti tipi di tortillas e cambiano nome a seconda di come vengono farcite, piegate e cotte.
  • Burritos: sono preparate con la farina di frumento e sono farcite con pesce, carne o riso. Sono a forma di fagottino, con i bordi che vengono chiusi con gli stuzzicadenti.
  • Empanadas: possono essere di frumento e mais e sono diffuse soprattutto in Sud America. Sono a forma di mezzaluna e possono essere farcite anche con la frutta e servite come dessert
  • Enchiladas: assomigliano ai nostri cannelloni e vengono cotte in forno
  • Fajitas: vengono servite come semplici tortillas, senza alcuna farcitura. Con un po’ di pollo e insalata vicino
  • Tacos: tortillas di mais farcite e piegate a metà

Straccetti di pollo alle verdure, un modo fantasioso per cucinare il petto di pollo

Dell’aumento dei prezzi e del caro vita, ne risentono molto le nostre tavole. I prezzi di pane e pasta salgono alle stelle e con loro cambiano i consumi degli italiani nei confronti delle loro abitudini alimentari. Meno pasta e pane sulle nostre tavole e sempre più carne di pollo.

Il pollo ed il tacchino sono, infatti, tra le carni che hanno il prezzo più basso sul mercato, ed ora che ci troviamo costretti a stringere la cinghia, perché le spese a fine mese superano le entrate, le carni bianche sono entrate a far parte, in modo più accentuato, della nostra dieta quotidiana.

Tutto ciò, forse, fa anche bene alla nostra linea, le carni di pollo e tacchino sono, infatti, tra le carni più magre, che contengono poco colesterolo, temibile nemico delle nostre arterie, ed hanno un’equilibrata composizione in acidi grassi. Ricche di minerali e proteine sono sempre state tra quei prodotti che vengono inclusi in quasi tutti i tipi di diete.

Pollo Tandoori per un breve viaggio in India

pollo tandoori

Pollo tandoori.

In Asia la carne viene generalmente cotta lentamente ed in salsa, quasi mai ne fanno una semplice bistecca. Nel India del nord – terra dove per tradizione non si consuma né maiale, né manzo – è molto diffusa la ricetta tandoori di agnello o di pollo. La cucina tandoori prende il nome dal forno di cotto ed argilla interrato in cui viene tradizionalmente cotto. Tandoori si riferisce agli alimenti cotti con il calore delle braci e non a contatto diretto con la fiamma. Le carni vengono infilzate con degli spiedini e cotti per appena cinque minuti.

Il pollo tandoori, tipico del Punjab, è un vero e proprio piatto unico, conosciuto in tutto il mondo. Noi di Ginger ve ne proponiamo la ricetta: prendetevi il vostro tempo perchè servono 3 ore per la marinatura del pollo.

Per preparare un vero pollo tandoori serve il garam masala, un mix di spezie molto usato nella cucina indiana. Lo potete trovare in un negozio che vende alimenti asiatici, oppure prepararla in casa (si conserva per dei mesi). Per farlo servono dei peperoncini rossi secchi, dei bastoncini di cannella, il curry, semi di coriandolo, cumino, pepe nero, chiodi di garofano, semi di senape. Il tutto va tostato a fuoco basso per 10 minuti e poi frullato.

Colomba primaverile: un’ idea originale per il vostro pranzo di Pasqua


Se siete amanti dei dolci fatti in casa ma non volete rinunciare alla tradizione nel giorno di Pasqua, se le colombe farcite belle e pronte non vi soddisfano molto (e come potrebbero!) ma non volete ricorrere alle solite ricette ecco quello che fa per voi. Io amo molto i dolci pasquali (in verità ancora devo trovare un dolce che non mi piace!) ed in particolare la classica colomba; la preferisco semplice con tanta glassa zuccherosa sopra tuttavia non a tutti i canditi e l’uvetta piace. Quest’ oggi vi suggeriamo quindi una ricetta ricca di frutta, gustosa e adatta anche a chi non è proprio un amante della colomba classica
Colomba farcita (ingredienti per 6 porzioni)
  • 2 fogli di pasta sfoglia
  • 2 cucchiai di zucchero
  • 250gr di crema pasticcera già pronta
  • 4 ananas
  • mandorle a lamella
  • zucchero a velo
  • fragole
  • kiwi
  • mele
  • latte q.b.
  • 2dl di panna da montare

Lasagne ai carciofi: leggere, gustose e pronte in poco tempo

I soliti piatti possono sempre stancare. Anche quando parliamo di lasagne, un piatto d’eccellenza della cucina italiana, avere parecchie varianti a disposizione, può aiutarci a risolvere una cena in modo non troppo banale. Abbiamo già visto come sia facile preparare alcune semplici versioni, lelasagne al pesto, per esempio, o le con lasagne al radicchio, o le lasagne al pesce.

Non sempre è necessario prepararle alla maniera tradizionale, soprattutto se poi si vuol proseguire il pasto con altri piatti, e quindi ogni modifica che preveda le verdure invece delle lasagne al classico ragù sono benvenute, quando c’è un’esigenza di maggior leggerezza a tavola.

Tra le varie ricette, alcune più leggere altre più sostanziose, ad esempio un modo per “snellire” le lasagne è quello di usare come condimento i carciofi, ortaggio utilizzato, tra le altre cose, anche per le sue proprietà digestive.

il Gorgonzola, bontà DOP

Il formaggio gorgonzola ha origini molto antiche:gli storici fissano la sua nascita intorno al IX secolo d.C. nell’omonima località alle porte di Milano, che all’epoca era un importante centro di scambio di mandrie. Anticamente il gorgonzola era chiamato “stracchino di Gorgonzola”. La stessa parola “stracchino” deriva da “stracco” ovvero “stanco” e si riferisce, già in epoca romana, alle transumanze delle mandrie di vacche dalle Alpi alle marcite della Valle Padana, particolarmente fiorenti dopo l’intervento di frati e monaci, che razionalizzarono l’agricoltura d’allora.

La diffusione del gorgonzola fu dapprima locale, ma dagli inizi del ‘900 inizia a conoscere i primi successi e in breve diventa il formaggio italiano più esportato all’estero: nel dopoguerra nascono le imitazioni di questo prodotto, ed i produttori di gorgonzola corrono ai ripari per difendere le peculiarità del loro prodotto chiedendo ed ottenendo, negli anni ’50, la DOP (denominazione di origine protetta): viene così stabilito che solo due regioni italiane, per legge e tradizione, possono produrlo: Piemonte e Lombardia, e che solo il latte degli allevamenti di queste province può essere usato per produrre e dare quindi la denominazione di origine controllata al formaggio gorgonzola.

Il gorgonzola si ricava da latte vaccino intero pastorizzato che viene versato in caldaie alla temperatura di circa 30°, aggiungendovi fermenti lattici, caglio e spore di penicilli. A coagulazione avvenuta, la cagliata viene rotta e depositata sugli spersori per lasciare fuoriuscire il siero. Dopo alcuni minuti la cagliata viene sistemata entro i fassiroli o fascere, in quantità di circa 14/15 kg per ogni forma, per stratificazione e viene lasciata sostare per permettere ulteriore perdita di siero. Dopo la marchiatura, la forma viene trasferita in un locale denominato “purgatorio” (celle a 20/22°C con il 90/95% di umidità), viene salata con molta perizia, sopra, sotto e sui fianchi e dopo 3/4 giorni si avvia alla stagionatura. In questi locali con temperatura di 2/7° C ed umidità 85/95% la forma sosterà da 50 a 80 giorni a seconda del tipo (dolce o piccante). Quando la forma è ancora tra le tre e le quattro settimane, ha luogo la foratura. Grossi aghi metallici la penetrano, l’aria entra nella pasta e sviluppa le colture già innestate nella cagliata, determinando le condizioni ottimali e naturali per lo sviluppo del penicillium, da qui le caratteristiche venature blu/verdi che rendono il formaggio gorgonzola inconfondibile. Al termine della stagionatura la forma viene tagliata in due o ulteriormente frazionata e ciascuna parte riceve la sua veste di alluminio goffrato riportante il contrassegno “g”. La stagionatura si protrae per almeno 2 mesi per il tipo dolce ed oltre 3 mesi per il tipo piccante.

Mangiare integrale: un piatto unico con riso nero

cibo integrale

Sembra che ormai tutti siano d’accordo che i cibi integrali fanno bene: pane integrale, sale integrale, pasta integrale, riso integrale e tutto quanto vi viene in mente. Ma cosa vuol dire integrale? Integrale significa proprio quello che sembra, “integro“, quindi intero, completo, in possesso di tutti gli elementi nutritivi che ha all’origine. Gli alimenti integrali sono tutti quei prodotti ottenuti dai cereali e che non sono stati “raffinati”.

Nelle diete gli alimenti integrali sono sempre consigliati. sia perchè danno un maggiore senso di sazietà, sia perchè sono ricchi di fibre (i nutrizionisti consigliano 30-35 grammi al giorno di fibre). A livello di apporto calorico l’integrale rispetto agli altri cibi a volte ne possiede una quantità minore in effetti, ma la differenza è veramente minima.

Una pecca degli alimenti integrali, anche se non sempre, è il gusto: talvolta sono meno saporiti degli alimenti “raffinati”, è vero, ma non bisogna generalizzare. Il riso integrale “nero” ad esempio ha un sapore ed un profumo molto particolari, ed è un riso integrale a tutti gli effetti: in Italia è chiamato Venere ed è perfetto per preparare degli ottimi piatti unici.

Un dolce Pasquale che arriva dalla Campania, la Pastiera

I dolci della tradizione Pasquale in Italia sono molti e diversi in ogni regione. Ma un dolce che è particolarmente apprezzato in tutto lo stivale tipico della cucina Campana è indubbiamente la Pastiera.

La Pastiera è un dolce talmente amato dagli italiani che, girando tra i supermercati, ho notato che una nota casa produttrice di dolciumi ha pensato, addirittura, di produrla e venderla confezionata.

Cose da non credere! Ma per chi preferisce i gusti freschi e genuini dei prodotti fatti in casa, con ingredienti scelti e di prima qualità eccovi la ricetta per fare in casa un ottima Pastiera.

Pasta avanzata? Pasticciamola!

tagliatelle

Vi abbiamo già suggerito un modo per utilizzare la pasta avanzata dal giorno prima: la frittata di pasta. Oggi vi proponiamo invece una soluzione alternativa, perfetta soprattutto per la pasta fresca come le tagliatelle.

La pasta fresca è un alimento “della domenica” o comunque “delle occasioni speciali” e sono proprio queste le volte in cui è più facile abbondare, o meglio esagerare, con le le dosi della pasta. La pasta in eccesso potete lasciarla senza condimento e metterla in frigo con un po’ di olio, pronta per essere utilizzata il giorno dopo. Se invece vi accorgete che la pasta è troppa solo dopo che la avete già irrorata di sugo va bene uguale: la ricetta che vi proponiamo può andare bene per delle tagliatelle ai funghi, al ragù o qualunque sia il condimento che avete usato. Nell’illustrarvi la ricetta però faremo finta di avere delle tagliatelle “in bianco” per rendere la spiegazione più semplice.

Un contorno un pò insolito, i Crostoni dorati di patate

Un contorno o un entrèe un po’ particolari, che sostituiscano i soliti piatti abituali, sono un po’ difficili da inventare.

Per quanto mi riguarda, tutti gli sforzi che faccio, mi portano sempre a fare o delle bruschettine, con condimenti differenti al pomodoro, o delle verdure stufate o grigliate, ma difficilmente riesco a scostarmi da queste portate.

Ma cercando per bene tra i ricettari ho scoperto un piatto, tra l’altro abbastanza nutriente da poter benissimo sostituire un secondo, molto particolare e “simpatico”, gustoso e non troppo complicato da preparare.

Adattissimo ai bambini, sempre ghiotti di patate, e perfetto per i vegetariani. Di cosa parlo? È vero, ancora non li ho nominati, i Crostoni dorati di patate.

Cumino in crema di carote

crema carote

Il cumino è una spezia molto utilizzata soprattutto in Oriente. Ha un sapore forte, leggermente amarognolo ed un po’ pepato e viene spesso usato nelle preparazione del curry. Il cumino si trova generalmente in semi od in polvere. E’ anche molto usato nel Nord Europa per preparare liquori e dolci, ed è ottimo per tisane ed infusi.

Come molte spezie anche ad esso sono state attribuite proprietà magiche, come quella di tenere lontani i demoni o di non fare allontanare gli animali domestici. Il cumino si trova in due varietà, quello nero e quella giallognolo, più diffuso dalle nostre parti. Spesso viene mixato con altre spezie: in Marocco con l’aglio, il peperoncino ed il coriandolo forma il tabel, in India con la paprica, il coriandolo e lo zenzero per preparare la marinata del pollo Tandoori.

I suoi usi quindi sono innumerevoli, dalle carni grigliate alle zuppe. Quella che vi suggeriamo oggi è di fatto una specie di zuppa insaporita al cumino, adatta soprattutto per le cena, per rimanere leggeri e non rinunciare al gusto.