Una mela al giorno… (Granny Smith, Annurca, Fuji, Renetta, Golden, ecc.)

Le mele sono un’ottima fonte di acqua, fibra e micronutrienti, sono ricche di vitamine e sali minerali. Ideali come conclusione dei pasti o come spuntino o merenda, perché saziano senza però appesantire. Sono facili da conservare e da consumare, hanno un costo moderato e si riescono a trovare tutto l’anno.

Si possono usare in mille modi, come ingrediente per i dolci o per le insalate. Sono buone e gustose e come dice un vecchio proverbio: una mela al giorno leva il medico di torno.

Ma le conosciamo realmente? Sappiamo quanti tipi ne esistono e che caratteristiche hanno? Cerchiamo di individuare alcune delle varietà che vediamo giornalmente sul bancone del nostro fruttivendolo.

Polpo in insalata

Il polpo vive a cento metri di profondità marina, nascosto tra le rocce, da dove tende agguati a piccoli pesci e crostacei, ai quali rompe col piccolo becco il carapace.
E’ uno dei più grandi molluschi cefalopodi: può arrivare a misurare tre metri di lunghezza.
Di colore grigio-rosato, ha otto tentacoli ognuno con due file di ventose e una carne gustosa dalla consistenza compatta.

La qualità di polpo ritenuta la migliore è quella di scoglio, soprattutto se il polpo non è di grandi dimensioni.
La sua carne è adatta anche a chi segue regimi dietetici poichè 100 gr apportano solo 57 calorie.

Zuppa di cipolle alla francese (soupe a’ l’onion)

L’ultima volta che sono stata a contemplare Parigi, in novembre, ho avuto modo di cenare in piccoli ristoranti dove era possibile gustare la cucina francese. Con mia grande sorpresa, devo ammetterlo, uno dei piatti che più frequentemente trovavo nella “carte” non erano “les escargots” o la ratatouille di verdure, ma la zuppa di cipolle. Sapevo ovviamente che questo fosse uno dei capisaldi della cucina d’oltralpe, ma averla trovata in maniera così massiccia mi ha spiazzato, davvero.
Ho dovuto superare quindi una certa ritrosia iniziale, lo confesso, ma con mio grande piacere, ho scoperto un piatto gustosissimo e non assolutamente non impegnativo per la pancia di una giovane turista. Una volta tornata a casa ho cercato più volte di replicarla e dopo diversi insuccessi e ricette messe alla prova, sono riuscita a trovare quella che più si avvicinava alla zuppa di cipolle che avevo tanto gradito a Parigi.
E’ un piatto prevalentemente invernale, come si può immaginare, ed è perfetto nelle fredde serate invernali. In alcune parti d’Italia si comincia già a sentire profumo di primavera, ma secondo me siete ancora in tempo per sperimentarla.

San Valentino: ostriche al gorgonzola per accendere i vostri sensi

ostriche

Da sempre gli uomini hanno avuto l’istinto di cercare cibi afrodisiaci. Possiamo quasi dire che attraverso i secoli e le civiltà praticamente ad ogni alimento sono state attribuite proprietà afrodisiache ed è stato considerato “il cibo dell’amore“. Il problema è che raramente la scienza ha potuto confermare con prove la veridicità di questo loro potere.

I Romani ad esempio ritenevano che il tartufo fosse uno di questi alimenti. Si narra che l’imperatore Claudio, legato in matrimonio alla celebre Messalina, si rinforzasse mangiando tartufi così da potere tenere testa alla giovane moglie nelle notti d’amore.

Ancora oggi, alla faccia di pillole blu e stimolanti vari, il cibo afrodisiaco resta una costante. Tra questi ci sono alcune verdure che ricordano i genitali maschili, come il sedano e l’asparago.

Il Guacamole, per condire con un pò di brio

Cosa farete per la sera di San Valentino? Nessuna idea, non vi va di uscire ed andare in qualche bel locale alla moda, poca intimità e molta confusione?
No, meglio non uscire, è una serata speciale, ci si può lasciare andare, magari si fa un brindisi in più, così per sciogliere un po’ le inibizioni e poi chissà …

Allora sorprendetevi e sorprendete il vostro partner organizzando una romanticissima cenetta a due, uno di fronte l’altro occhi negli occhi.

La prima cosa da fare è curare tutto nei minimi particolari, la casa, le luci, la musica e la tavola. Cercate di essere ricercati ma non troppo, nel modo di apparecchiare, la semplicità è sempre premiata.

Impariamo a riconoscere il pesce fresco

Il pesce, come tutti sapete, è un alimento prezioso per il nostro organismo, è molto digeribile e nutriente pur contenendo poche calorie: in un regime alimentare equilibrato andrebbe consumato tre volte a settimana. Quando vogliamo acquistare del pesce, l’aspetto più importante da valutare è certamente quello della freschezza. Grazie allo sviluppo delle tecniche di trasporto, oggi è possibile trovare una grande varietà di pesci in perfetto stato di freschezza, qualunque sia la distanza tra la zona di pesca ed il consumatore.

D’altronde, la premessa per la buona riuscita di una ricetta sta sempre nell’acquistare bene le materie prime, nel nostro caso il pesce. Ne possiamo riconoscere la freschezza in base alle seguenti caratteristiche:

  • L’odore. E’ necessaria l’assenza di odore eccetto quello gradevole del mare. Se il pesce emana odore fetido o di ammoniaca significa che è iniziato il processo di decomposizione.
  • L’occhio. L’occhio deve essere vivace, brillante, ben sporgente dalla cavità orbitale. Se è opaco, il pesce è “vecchio”.
  • La carne. La carne deve essere soda ed elastica sotto la pressione del dito. Scartate sempre il pesce che si presenta flaccido e sul quale l’impronta del dito resta marcata!
  • Le branchie. Le branchie devono essere brillanti e vivide, non afflosciate.

Risotto agli asparagi selvatici, appena colti

risotto asparagi selvatici

Qui dalle mie parti, ed in particolare all’Isola d’Elba, è già possibile trovare asparagi di campo, piccoli, fini e molto, molto più saporiti di quelli che si trovano comunemente negli alimentari o nei supermercati. Andiamo alla scoperta quindi di questi asparagi particolari, un po’ più difficili da trovare, ma che valgono la ricerca.

 

L’asparago è conosciuto fin dall’antichità ed i greci lo usavano anche per le sue proprietà terapeutiche, preparandoci tisane e decotti. Le sue origini le ritroviamo probabilmente in Mesopotamia, ma il nome deriva dal latino Asparagus, germoglio.

 

Gli asparagi selvatici rispetto a quelli di serra hanno un sapore più penetrante ed amarognolo e sono perfetti per frittate e risotti. Da noi in Toscana sappiamo che quando le giornate tornano ad allungarsi e si sente aria di primavera i campi si riempono di questi steli. So per esperienza che un occhio non allenato (come il mio) difficilmente riesce a distinguere i piccoli asparagi, abilissimi a mimetizzarsi nel verde dei campi. Fortunatamente ho chi li raccoglie per me!

Un contorno per tutti i piatti, le Zucchine Ripiene

Un problema che mi sono posto molto frequentemente, quando mi dedico alla fase di programmazione di un pranzo o di una cena, riguarda i contorni.

Sia che il piatto forte è a base di carne o di pesce, fa sempre piacere pulirsi il palato con una verdurina o con qualche ortaggio.

Certo, si può sempre fare la solita buona vecchia insalata semplice o un po’ più studiata, ma non tutti la gradiscono, e poi …se invito qualcuno alla mia tavola mi fa piacere servire qualcosa di più originale!

Dalla Lunigiana: testaroli e panigacci

La Lunigiana è una zona storico-geografica che s’estende fra la Toscana e la Liguria, nell’area compresa fra Massa Carrara e La Spezia, adiacente alla Garfagnana. Anticamente questa regione era abitata dagli Apuani, di etnia ligure, che vennero deportati nel 177 a.C. in cinquantamila dalle città, dai villaggi e dalle campagne e sostituiti da romani o romanizzati per ripopolare la capitale Luni, da cui appunto il nome “Lunigiana”, centro portuale voluto dai romani come punto strategico nel Tirreno, sopratutto in funzione commerciale.

Questa vera e propria pulizia etnica fu attuata durante la Seconda guerra punica, quando gli Apuani decisero di schierarsi con Annibale, cui restarono fedeli sino alla fine, rifiutandosi di arrendersi al nascente Impero Romano ed attuando una efficacissima tattica di guerriglia montana che non pochi problemi causò ai nemici.

Ma non è soltanto per la storia militare e politica che la Lunigiana è ricordata ed amata: da questa terra affascinante che comprende anche parte dell’Appennino Tosco-Emiliano provengono molti prodotti tipici di eccezionale qualità, fra i quali meritano una menzione d’onore due pietanze semplici e gustose: i panigacci ed i testaroli.

Da una confezione di uova la ricetta di un piatto unico: la Torta Gustosa

Una sera, inaspettatamente, mi sono ritrovato ad avere ospiti a cena un paio di amici.
Erano venuti a trovarmi nel pomeriggio e così, dopo quattro chiacchiere ed una tazza di tè verde, si è fatta sera.

La compagnia era spensierata e nessuno aveva voglia di rientrare a casa propria, si stava insieme in allegria! Senza pensarci troppo, li invito a restare per la cena.

Arrivato in cucina …il terrore! Cosa preparo? Trovo una scatola di uova, la apro e sul retro del cartone ecco la soluzione a tutti i miei problemi! La ricetta per la serata: la Torta Gustosa, una torta salata a base di uova e peperoni, ottima come piatto unico.

La bistecca alla fiorentina

Pellegrino Artusi nel suo “La scienza in cucina e l’arte di mangiar bene” ci racconta della bistecca con precisione scientifica: “Bistecca alla fiorentina. Da beef-steak, parola inglese che vale costola di bue, è derivato il nome della nostra bistecca, la quale non è altro che una braciuola col suo osso, grossa un dito o un dito e mezzo, tagliata dalla lombata di vitella”.

I macellai definiscono lombata il taglio di carne staccato dai lombi (parte posteriore dell’addome) dell’animale mentre chiamano “costata” l’adiacente taglio rivolto verso la testa. Naturalmente, come in tutte le cose, questo piatto viene chiamato in modo diverso a seconda della città/regione in cui ci si trova; perciò ordineremo un “sottofiletto” a Torino, un “lombo” a Roma e una lombata di manzo a Firenze.

Coniglio alla Marengo con riso e miele, sintesi di una cena

Un piatto unico, un pasto completo dal punto di vista nutrizionale ed un ottima soluzione per risolvere in una sola portata una cena. In questa ricetta in particolare troviamo tutto, dal primo (il riso), al secondo (il coniglio), senza dimenticare il dolce (il miele).

Il coniglio alla Marengo è stretto parente del pollo alla Marengo e si prepara quasi nel medesimo modo. Le sue origini lo collegano nientemeno che al celebre condottiero Napoleone Bonaporte. Marengo è una località vicino a Torino, in cui si svolse la battaglia che ha preso il suo nome ed in cui Napoleone sconfisse gli austriaci nel 1800.

Conclusa la battaglia il condottiero ordinò al proprio chef, Dunand, di preparare la cena. La battaglia era stata lunga e lo chef aveva poche provviste, per cui si ingegnò nel mischiare gli ingredienti a sua disposizione, per quanto l’abbinamento potesse sembrare azzardato. Il piatto invece piacque molto a Napoleone che chiese a Durand di cucinarlo al termine di ogni battaglia.

Zuppa di zucca, quando fuori fa troppo freddo per uscire

Non so nelle vostre città, ma qui a Palermo, dove io vivo, in questi giorni ha fatto un po’ di freddo. Le nuvole si sono alternate con il sole e con la pioggia. Insomma nulla invitava a metter piede fuori casa.

Ben comodo, al calduccio di casa mia, non sentivo proprio la necessità di uscire. Anche se dopo una settimana passata in casa, una seratina fuori, magari al ristorante, per assaggiare qualche piatto goloso, ci sarebbe stata, anche, bene.

Ma perché uscire, piove! …fa freddo! Vediamo un po’ quali sorprese riserva il frigorifero per una bella cenetta in casa, con un bel bicchiere di vino. In fin dei conti cucinare mi piace e qualche buona ricetta si trova sempre.

Il Cibreo: un piatto… regale!

Caterina de’ Medici ne andava pazza: si racconta che più volte la Regina fiorentina ne fece indigestione e che tentò di esportarlo in Francia come altri piatti della sua terra, quando le toccò finire in sposa per ragion di Stato al re di Francia, ma senza il successo che ottennero ad esempio l’anatra all’arancia e la zuppa di cipolle (per non dire della forchetta, di cui in Francia ignoravano l’uso): e in effetti il piatto di cui parliamo oggi, il cibreo, non è pietanza per tutti i palati: c’è chi lo adora e chi non può neppure sentirne l’odore, comunque nessuno vi rimane indifferente.

Il cibreo è dunque un piatto rinascimentale, a base di pollo, che nasce povero ma viene impreziosito dai cuochi di corte di una Regina molto amante della buona tavola: oggi pochi ristoranti lo servono, ma fra questi uno è certamente eccellente e giustamente rinomato: il “Cibreo” dello chef Fabio Picchi a Firenze, che dal nostro piatto prende addirittura il nome.

Noi però preferiamo che siano i nostri lettori a provare e sperimentare autonomamente questa leccornia che può essere servita come secondo ma anche come antipasto, ragion per cui passiamo subito a darne la verace ricetta originale!