Casey’s Jr. I migliori Hot Dog di Disneyland

Il nome Disney sembra essere curiosamente legato a quello di Casey.
Casey Jr. train ride è il trenino del lungometraggio animato Dumbo, l’elefante volante. Ed è una delle attrazioni più vecchie dei parchi Disney. Il primo esemplare di trenino elettrico vide la luce addirittura nel 1955 nel primo parco a tema Disneyland ad Anaheim in California. L’attrazione attraverso gli anni è passata negli altri parchi come quello di DisneyWorld in Florida, di Tokio Disneyland, in Giappone, fino ad arrivare al più recente Hong Kong Disneyland. Originariamente era un trenino su rotaia, reso celebre dal buffo faccione animato del treno, dall’espressione sorridente, molto amato dai bambini. Era apparso nelle sale con Dumbo nel 1941 e più recentemente compare in Bug’s Life.

Nell’evoluzione avuta nei parchi Disney, come Disneyland Paris, l’attrazione di Casey’s si chiama Le Petit Train du Cirque e si trova nella parte Nord Est di Fantasyland, in una zona quasi nascosta, dietro la ferrovia del Disneyland Railroad.

Ma c’è anche un’altra attrazione con questo nome, dentro Disneyland Parigi. Non è un trenino ma un ristorante, situato all’angolo occidentale della Main Street, con vista sul castello incantato. Si chiama appunto Casey’s Corner. E’ un ristorante a tema, dedicato ad un eroe del baseball (la cui statua la trovate accanto alla porta d’entrata) ed è pieno di memorabilia sui leggendari campioni di questo sport. Lo stile è quello dei chioschi dei primi del 900′ che si affacciavano sui parchi dei bambini, ed in effetti, a Disneyland l’amosfera è davvero perfetta.

Uovo di Pasqua

L’uovo di pasqua. Il simbolo di una festa. Ogni volta che ci pensiamo evochiamo le immagini di confezioni colorate, nastrini, carta crespa e sorprese. Ma l’uovo di pasqua è una tradizione antica, che si perde nella notte dei tempi. Il simbolo della vita in se stessa, ma anche del mistero, della sacralità.
In alcune credenze pagane, il Cielo e la Terra erano rappresentati come due metà dello stesso uovo, e le uova erano il simbolo del ritorno della vita. Gli uccelli infatti si preparavano il nido e lo utilizzavano per le uova, che schiudevano una nuova vita, rituale simbolico del passaggio alla primavera.

Anche popoli come i Greci, i Cinesi ed i Persiani se li scambiavano come dono simbolo di rinascita, per le feste della stagione della fioritura, e nell’antico Egitto le uova decorate erano scambiate all’equinozio di primavera, data di inizio del nuovo anno, quando l’anno era legato alla sequenza delle stagioni.

L’origine più corretta della tradizione dell’uovo nella festa cristiana, risale alla Pasqua ebraica, chiamata Pesach (dall’ebraico Pasàch, “passare oltre”, in inglese passover). La tradizione religiosa vuole che la sera della festa di Pesach, i primogeniti mangino un uovo sodo, che deve essere consumato intero, senza dividerlo con nessuno. In effetti, la festa della pasqua ebraica e di quella cristiana, pur celebrando due eventi differenti (l’uscita degli ebrei dall’Egitto per una, la resurrezione di Cristo per l’altra) cadono più o meno nello stesso periodo dell’anno, e la data della festa cristiana segue il calendario ebraico.

Ma, secondo la tradizione, fu Francesco I di Francia, nel ‘500, a ricevere il primo uovo di Pasqua. Una tradizione che rinnovandosi nei secoli, è divenuta un vero e proprio fenomeno di costume.

Cucina Kasher (o kosher) Conosciamo le principali regole alimentari ebraiche

I Prodotti Kasher (o Kosher, secondo la dizione Yiddish) sono per definizione quei prodotti che, in seguito a lunghi processi di controllo, possono essere consumati oltre che dai buongustai di tutto il mondo, anche dagli esponenti delle Comunità Ebraiche e da quelle Musulmane (Halal è l’equivalente in arabo di kosher). Kashèr significa valido, adatto, buono. Un cibo è kasher quando è stato preparato nel rispetto delle norme alimentari ebraiche, e kasherut è l’insieme di queste norme.

Oltre a garantire i requisiti fondamentali necessari ai principi religiosi dell’ebraismo, tali prodotti e tali norme offrono un livello di controllo qualitativo superiore, e non a caso negli Stati Uniti la maggior parte delle industrie alimentari si propongono sul mercato contraddistinte da tale marchio (una “K” o una “U”, che sta per “Union of Orthodox Congregation of America“). Gli alimenti permessi costituiscono la base fondamentale della cucina ebraica, le cui pietanze, per un pubblico di non ebrei possono essere preparate anche con alimenti non a norma (non disperatevi quindi, se non riusciste a reperire della carne kasher nella vostra città, potete cucinare anche con quella normale).

Vediamo quali sono le principali norme della kasherut, allora. Le norme alimentari ebraiche andrebbero inserite in un contesto più ampio delle regole che permeano la vita spesa secondo i precetti dell’ebraismo. Cercheremo di riassumerle nella maniera più sintetica possibile, consapevoli del fatto che non potremo essere esaustivi, data la complessità della materia. Per chi volesse approfondire maggiormente la tematica della cucina kasher, rimandiamo alla fine di questo articolo. La Torah (il principale testo religioso per l’ebraismo) classifica gli animali in vari gruppi (quadrupedi, acquatici, volatili, insetti, ecc.) e distingue nell’ambito di ogni gruppo le specie permesse e quelle proibite.

Glucoronolattone, inositolo, nicotinamide, niacina… Un viaggio in quello che c’è negli Energy Drink

Con il termine Energy Drink si indica una bevanda analcolica in grado di fornire una maggior quantità di energia rispetto alle bevande analcoliche tradizionali. Questa maggiore energia è fornita da varie sostanze energetiche disciolte per consentire di affrontare prestazioni che comportino un forte dispendio d’energia, contenendo, in tal modo, i conseguenti stati d’affaticamento fisico e/o mentale.

Si tratta di bibite, generalmente carbonate, che, oltre all’ACQUA (componente predominante), contengono sostanze stimolanti, antiossidanti e tonificanti, talvolta associate anche a VITAMINE e sali MINERALI, con ZUCCHERI e aromi o succhi. Alle classiche sostanze come guaranà, taurina, caffeina, se ne sono aggiunte tantissime altre dai nomi esotici (spesso già usate in altri settori alimentari o nella cosmetica) o futuristici: the verde, yerba maté, ginkgo biloba, schizandra, açaí, zenzero (ginger). Le bevande energizzanti che sfruttano molti di questi ingredienti stanno invadendo anche altri settori, come quelli delle bibite carbonate, del the freddo e degli smoothies.

Abbiamo recuperato gli ingredienti presi dalle etichette delle lattine, per leggere con attenzione le sostanze contenute. Poi abbiamo semplicemente allegato una descrizione dei nomi più oscuri o di quelli, pur conosciuti, le cui caratteristiche svelano qualche sorpresa. Non pretendiamo di fare chissà quale rivelazione, lasciando volentieri ai lettori la libertà o meno di assumere queste sostanze consapevoli del rischio, vero o presunto, che comportano.

La lavastoviglie: Consigli pratici per l’uso

La maggior parte di noi dedica poco tempo alla lavastoviglie: si caricano i piatti, si aggiunge il detegente e si gira la manopola. Ma scopriamo come, con un con un po’ di organizzazione in più, potremmo tenere lontani i segni del tempo e dell’usura delle nostre stoviglie e mantenerle linde come il primo giorno.

La maggior parte delle lavastoviglie ha un raccoglitore superiore e uno inferiore, e un cestello per le posate. Qualche modello ha anche un terzo livello solo per gli utensili più piccoli. Queste separazioni sono utilissime, utilizzatele sempre, in quanto consentono ad ogni pezzo all’interno di non essere in contatto con gli altri, cosa che dovremmo sempre cercare di evitare. Se usate un modello col cestino, dovreste alternare le posate mettendole una verso l’alto e una verso il basso, per organizzare lo spazio in modo più efficiente. Non permettete mai alle posate di acciaio (stainless steel) di venire a contatto con l’argento. Perchè questo contatto causerebbe una reazione elettrolitica che macchierebbe i vostri utensili in acciaio. E dato che la maggior parte delle posate in argento ha una lama in acciaio, vi consigliamo vivamente di non lavarle in lavastoviglie.

Sul ripiano in basso caricate i piatti, dividendo quelli grandi dai piccoli. Mettete le pentole e le padelle più grandi lungo i lati. Riempite il livello superiore di tazze, bicchieri e piattini più piccoli, facendo attenzione a disporre tutto in modo che da non toccarsi, per evitare che si scheggino.
Prima di mettere tutte le stoviglie nella lavapiatti date un’occhiata attenta a dove esce l’acqua – o se gli ugelli sono più di uno – in questo modo potrete essere sicuri di fare un buon lavoro, tenendo conto del lato verso il quale dovrete rivolgere gli oggetti per esporre il lato più sporco verso il getto dell’acqua.

Poi ricordatevi che la programmazione del ciclo di lavaggio dipende necessariamente da che tipo di utensili da cucina dovete pulire. Lavaggio intenso per pentole e tegami, un ciclo più gentile, per quello che riguarda cristalleria e porcellane.
Se lo sporco pensate che sia davvero ostinato, sciacquate sommariamente gli oggetti prima di inserire nei cestelli.

Recensione: SORA MARGHERITA | Trattoria, Roma

SORA MARGHERITA – Trattoria
P.za delle Cinque Scole, 30 – Roma

  • Telefono 06 6874216, Niente Carte di credito
  • Chiusura: Aperto solo a pranzo dal Martedì al Sabato (Nel Weekend anche la sera)
  • Coperti: 35
  • Ambiente: Familiare
  • Cucina: Tradizionale, Giudaico-romanesca
  • Target: Turisti, clientela affezionata

Una piccola perla nel cuore del ghetto, al centro di Roma, così si potrebbe definire la trattoria di Sora Margherita. Una porta appena visibile, senza insegna, come le vecchie osterie di una volta, (quando è chiuso non si vede nemmeno) è un vero miracolo che sia sopravvissuta indenne fino ad oggi. Ambiente caldo e familiare, piccolissimo, con una cucina minuscola ma di qualità, che si contraddistingue per tutto ciò che è casareccio: quasi tutto fatto in casa, dalla pasta al pane. Agnolotti, fettuccine a cacio e pepe, involtini, carciofi alla giudia, la parmigiana estiva, abbacchio a scottadito o alla cacciatora, aliciotti con indivia, baccalà. Fortissima l’ispirazione della più tipica cucina romana con un’importante penetrazione della cucina giudaica (siamo nel quartiere che corrispondeva all’area del ghetto ottocentesco).

Kentucky Fried Chicken, il Colonnello Sanders e la ricetta segreta del pollo fritto alla perfezione

Vedete questo sorridente signore qui accanto? Si chiama Harland Sanders, amichevolmente chiamato “Il colonnello Sanders“. E’ il fondatore di una delle più famose catene di fast food, Kentucky Fried Chicken (in inglese, colloquialmente KFC). Questa azienda fu acquisita negli anni 70′ dalla Pepsi Cola, ora insieme ad altri famosi marchi del settore (Pizza Hut, Taco Bell, Long John Silver’s, All American Food) fa parte di un importante gruppo alimentare chiamato Yum!

Ma che cosa è che ha contribuito ha far diventare KFC un prodotto planetario e a distinguerlo davvero dalla concorrenza?
Senza dubbio la vendita di maggior successo è il pollo fritto (venduto anche nei caratteristici bucket, secchi). La particolarità che lo rende unico è la particolare pastella aromatizzata ottenuta con una ricetta segreta. La leggenda vuole che la formula della salsa risalga agli anni 30′ e sia stata per anni custodita gelosamente dal Colonnello Sanders nella sua auto, mentre girava per gli States. Quello che è certo è che ora si trova nella cassaforte del quartier generale della multinazionale a Louisville, in Kentucky, e vale miliardi.

Sufganiot: Le ciambelle di Hanukkah

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Dicembre è il mese delle feste, delle luci, del calore familiare ma soprattutto è il mese dei bambini. In paesi come l’Inghilterra e forse ancor di più negli Stati Uniti, in questo periodo è buona abitudine salutare e scambiarsi gli auguri usando la formula “Buone Feste” – Happy Holidays – piuttosto che “Buon Natale” – Merry Christmas -. Per chi non è cattolico essere salutato con questa frase è piacevole, perché dimostra un evidente segno di civiltà nel rispetto per le diverse tradizioni di un vicino. Oltre alla festa del Natale in questo mese si celebra anche un’importante festività ebraica chiamata Hanukkah (o Chanukkà, la festa delle luci).

Come nella tradizione del Natale si usa fare l’albero, anche nella festa ebraica il rito è legato alla luce, (pure  avendo origine da storie diverse)  e si usa accendere delle candele, una per ogni serata della ricorrenza, per un totale di otto giorni.

I protagonisti assoluti di queste due feste religiose restano comunque i bambini, ai quali vanno fatti rigorosamente dei “meritati” regali. E come in tutte le feste che si rispettano non può mancare un menu acreato per l’occasione. Nella tradizione ebraica le Sufganiot (ciambelle fritte) sono dei dolci caratteristici della festa di Hanukkah. Eccovi la ricetta, facile e deliziosa.

La Cassata Siciliana, matrimonio in bianco tra ricotta e frutta candita

E’ il dolce per eccellenza, una prelibatezza che non conosce vie di mezzo: o la si odia o la si ama appassionatamente. E’ sicuramente impegnativa, sia per la preparazione che per il consumo, vista la ricchezza degli ingredienti e l’elevatissimo apporto calorico.

Si può dire che certamente la cassata è il dolce che più di tutti racchiude in sé il patrimonio gastronomico apportato da dominazioni e da culture diverse da quella italiana. La ricetta della cassata è stata tramandata attraverso i secoli raccogliendo via via nuovi ingredienti, applicazioni di nuovi metodi, usi e esperienze diverse; qualunque civiltà sia passata in Sicilia ha lasciato tracce di sè in questo dolce meraviglioso e opulento.

L’origine del nome è dato dall’arabo “quas’at”, cioè “ciotola”, il recipiente rotondo nel quale veniva cotta la Cassata, ma potrebbe anche derivare dal latino “caseum”, formaggio, di cui è composto il ripieno.

Il primo a cimentarsi in questa preparazione è stato, a Palermo nell’anno 1000, nel periodo della dominazione araba, il cuoco dell’Emiro della Kalsa. La cucina saracena usava ingredienti fino ad allora sconosciuti nel territorio siciliano: la canna da zucchero, il limone, l’arancia amara, il mandarino; fu facile unirli alla ricotta, che veniva prodotta in Sicilia già dai tempi della Preistoria, assieme alle spezie e agli aromi, sempre portati dagli Arabi. In principio fu solo un involucro cotto al forno di pasta frolla ripiena di ricotta, zucchero, agrumi e aromi , e questa versione essenziale esiste ancora e si chiama , appunto, Cassata al forno. Dopo gli Arabi arrivarono i Normanni, e fecero conoscere la lavorazione della Pasta reale, o pasta di mandorle, e allora questa pasta sostituì, arricchita di altri aromi e coloranti naturali, l’involucro di pasta frolla usato fino ad allora, e la Cassata divenne definitivamente una preparazione a freddo.

Breakfast deluxe da Sarabeth (New York) – Biscotti, marmellate e pancakes

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Tutto è cominciato nel Dicembre del 1980 quando, lei, Sarabeth riportò in vita una vecchia ricetta segreta di famiglia di una fantastica marmellata.
Da quel giorno, l’amore, la dedizione e la cura quasi maniacale per gli ingredienti e l’arte culinaria, l’hanno portata a creare dei veri e propri “regni” per la prima colazione nella città di New York.

Ogni mattina il rito dell’american breakfast si ripete sempre allo stesso modo. Caffè e spremute d’arancia freschissima, scones, muffin alla frutta, frittelle con sciroppo d’acero, french toast e crepes, torte e biscotti profumati.

Quando si parte per un viaggio a New York, avrete senz’altro lo zainetto pieno di guide che reclamano questo o quel locale, insieme a mucchi di foglietti scarabocchiati con i consigli di amici, parenti. Ignorateli. Prendete un taxi (o fate una passeggiata) e venite qui.

Per gli amanti del salato, l’esperienza si fa ancora più interessante: famose le eggs benedict con salmone, le uova superlative in ogni maniera, toast e tanti piatti che vengono serviti lungo tutto l’arco della giornata.

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Nel negozio si vende tutto quello su cui l’occhio può cadere, barattoli di conserve di tutti i colori e formati, contenitori pieni di biscotti. Tra i nostri piatti preferiti, sicuramente morbidi pancake, frittelle americane, la cui ricetta è custodita gelosamente e per la quale Sarabeth non è certo famosa per niente.