L’arancia, frutto tondeggiante, con la buccia spessa, la polpa succosa, profumato, zuccherino, ricco di acido ascorbico, è prodotto dall’ albero dell’arancio detto «Citrus Sinensis», originario della Cina.
I Greci non lo conoscevano e ai Romani era nota solo la varietà amara, detta melangola. Il termine arancio proviene dal persiano “Ciaranú” (frutto dell’elefante), da cui derivò «nagrunga» in sanscrito e quindi «naranzi» e «aranti» in italiano.
L’Italia, grande produttrice di arance, non conobbe questo albero fino alla metà del Quattrocento. I crociati avevano importato in Europa l’arancia agra; ma si deve aspettare Vasco de Gama, che al rientro da uno dei suoi viaggi in Oriente, portò, tra le altre ricchezze, un albero di arance dolci, dal quale, sembra, ebbero origine tutti gli aranci europei. E forse a testimonianza di questa origine, una qualità di arancia è chiamata appunto “portogallo“.
Oltre che come frutto, l’arancia è apprezzata per il succo dissetante e trova vari impieghi in gastronomia. A fettine, in insalata con qualche anello di cipolla, condita con olio, sale e pepe, si accompagna benissimo all’agnello e all’ anatra. Elenchi di pranzi del ‘500 ci indicano quanto fosse usuale l’accostamento dolce-agro di carni e pesci: spiedini di quaglie e salsicce alternate con fette d’arancia, bottarga, calamaretti, capponi, capretti serviti con succo d’arancia erano usuali sulle tavole dei ricchi.
Le sue caratteristiche lo rendono un alimento importante, soprattutto per i bambini e gli anziani. Ricetta dedicata ai piccoli:
Sbucciate due arance e dividete gli spicchi senza romperne la pellicola. Fate caramellare due etti di zucchero e tenetelo in caldo su fuoco bassissimo. Rigiratevi gli spicchi, uno per volta, con una forchetta. Infilzateli in uno stecco e fateli asciugare appoggiandoli su una griglia.