Un dolce tradizionale tipico del ferrarese, del ternano e della provincia di Rieti, ormai preparato artigianalmente in tutta Italia e consumato durante le festività. Oggi vi parlo del Panpepato o Panpapato, preparato seguendo una ricetta tradizionale delle festività natalizie. Secondo la tradizione questo dolce è composto da mandorle, nocciole, noci, pepe, cannella, noce moscata, canditi, ricavati anche dalla buccia di arance o cedro, miele, farina, mosto cotto d’uva e cotto al forno (meglio se a legna), il tutto impastato con o senza cacao. L’origine del nome è da ricercarsi nella doppia interpretazione Pan del Papato o Pane pepato, cioè speziato; entrambe le versioni del nome sono attendibili, legate alle sue origini o ai suoi ingredienti. Le origini del “Pampapato di Ferrara” si ricollegano alla tradizione di preparare i cosiddetti pani arricchiti durante le festività natalizie. La ricetta è probabilmente nata nei conventi di clausura del Ferrarese, attorno al XV secolo, quando lo Stato della Chiesa aveva forte influenza sul territorio, ma presto divenne anche un dolce consumato dalla corte ducale degli Estensi, con un forte influsso orientale. Oggi questo dolce è un piatto tipico del Natale nell’Italia centrale, specialmente in Lazio. Un tempo veniva preparato in ogni famiglia con ricette che differivano leggermente una dall’altra, mentre oggi è essenzialmente un prodotto artigianale che a Natale si può anche regalare agli amici.
Normalmente io con le spezie vado a occhio, qui ho scritto delle quantità indicative ma molto dipende dai gusti, quindi una volta preparato l’impasto conviene assaggiarlo ed eventualmente regolarlo con le spezie preferite. Bisogna stare attenti soprattutto con il pepe, conviene aggiungerne poco a poco fino ad arrivare al grado di “pizzicore” giusto (quando il panpepato è crudo deve “pizzicare”, anche se una volta cotto il pepe si sente meno). Il risultato deve essere un dolce in cui la presenza del pepe si senta per bene ma non sia fastidiosa.