Qualcosa che ancora non prendeva il nome di pastiera accompagnava le feste romane per il ritorno della primavera, un dolce rudimentale che si assaporava nei giorni di festa, quando le sacerdotesse di Cerere portavano in processione le uova, come simbolo della vita che rinasceva.
La versione più vicina a quella attuale però racconta della pastiera nata in un monastero segreto napoletano. La suora che per prima lavorò e diede forma a una pastiera volle donarle l’aroma dei fiori d’arancio, come quelli che crescevano nel giardino del suo convento e in più alla morbida ricotta aggiunse il grano simbolo di resurrezione, il seme che germoglia sotto terra e risorge.
E’ noto poi come le suore dell’antico convento di San Gregorio Armeno fossero le vere maestre nella preparazione della pastiera.
Aggiungiamo infine che nella mia vita ho conosciuto molte famiglie napoletane anche nel resto d’Italia, e mentre per quanto riguarda gli Struffoli la tradizione c’è, ma non sempre è presente costantemente durante tutte le feste di Natale, anno dopo anno, quando si parla invece di pastiera, durante le feste pasquali, non può proprio mancare questa meravigliosa crostata al grano, dall’aroma all’arancia, sulle tavole imbandite dalle famiglie napoletane.