Piccole delizie ai quattro formaggi

Temo di aver abituato male mia figlia e le mie amiche.

Scherzo ovviamente!!!

Infatti da quando ho cominciato a “chiacchierare” di cucina preparo una quantità notevole di vivande, spesso dimezzando le dosi, e puntualmente distribuendo la maggior parte delle mie elaborazioni ai miei figli i quali sono felici, per qualche giorno, di non doversi arrabattare in cucina per preparare qualcosa che non sia la solita pasta o bistecca.

Spesso regalo qualcosa anche alle mie amiche che, quando mi vedono con un sacchettino sospetto, hanno un brillìo particolare nello sguardo.

Poi aspetto i commenti e le critiche eventuali ed utilissime affinché io possa correttamente postare la ricetta del caso.

Ieri ho trafficato parecchio in cucina anche perché dovendo andare da mia figlia le volevo portare qualcosa di buono equamente suddiviso tra preparazioni dolci e salate.

In casa c’erano vari aromi che spaziavano dall’odore dei formaggi al profumo di vaniglia e non so perché anche il mio gatto profumava di dolce: ancora non capisco come sia successo!

Bando alle ciance e veniamo al sodo con…… una piccola annotazione storica su un elemento importante che fa parte della ricetta.

Mi riferisco alla besciamella sulle cui origini mi sono un pochino documentata.

Esistono due versioni circa la “nascita” di questa salsa leggera e versatile.

La prima attribuisce la paternità al maresciallo Louis de Bechamel che per primo la incluse, nel XVII secolo, tra le sue preparazioni.

In seguito Francois Pierre de la Varenne , cuoco di Luigi XIV, inserirà questa ricetta nel libro “Le Cousinier Francois” dandole il nome appunto di Bechamel per onorare il nome dell’inventore.

Al rientro in Italia il nome diventò balsamella perchè l’aspetto ricordava la consistenza di una pomata o di un balsamo e così è chiamata anche da Pellegrino Artusi .

Secondo alcuni la salsa sarebbe derivata dal biancomangiare citato già nel XIV secolo nel Liber de Coquina.

La seconda versione che trova concordi molti chefs sosterrebbe che la salsa sia di origine italiana e che sarebbe derivata dalla “salsa colla” toscana esportata in Francia da Caterina de’ Medici.

Credo che dopo queste notizie storiche , per nulla turbati dalla incerta origine, possiamo metterci a spignattare.

La ricetta originale prevedeva l’impiego di tre formaggi ma quando al supermercato ho visto il taleggio ho cambiato idea e così in un delirio di onnipotenza gastronomica, ahahah, ho aggiunto un ingrediente in più, non solo ma ho cambiato il metodo di cottura.

Avevo infatti deciso di usare un delizioso stampo in silicone, acquistato da tempo ed non ancora usato: per i muffins non andava bene, per i biscotti neanche perché era troppo profondo.

Quando poi ho letto che per la cottura era utilizzato il metodo del bagnomaria e degli stampi più alti ho detto tra me e me:”Me ne infischio! Io lo cuocio così nel forno e basta!”.

Mi è andata bene lo stesso e il risultato parla da solo.

Tempo di preparazione: almeno 30’

Costo: medio

Difficoltà: bassa

Ingredienti:

  • 100gr di Emmental ridotto a dadini con la mezzaluna o frullato per qualche istante con il mixer
  • 60gr di parmigiano o grana padana grattugiato
  • 60gr di taleggio
  • 6/8 pomodorini
  • 50gr di pecorino di media stagionatura
    Per la besciamella
  • 50gr di burro
  • 40/50gr di farina 00
  • 3 bicchieri da vino di latte
  • Poco sale (è già presente abbondantemente nel formaggio)
  • Pepe bianco macinato al momento.

Preparazione:

Pelare pazientemente i pomodorini (non occorre scottarli in acqua bollente), tagliarli a metà, eliminate tutti i semini, eliminare l’acqua di vegetazione, ridurli in dadolata e farli insaporire qualche minuto in un ricciolo di burro.

Salare.

In un padellino a fondo spesso far sciogliere il burro, unire la farina, farla leggermente tostare, aggiungere a filo il latte caldo e cuocere, mescolando continuamente fino ad ottenere una salsa liscia e di giusta consistenza.

Versare quindi il parmigiano grattugiato, l’emmental anch’esso tritato o frullato, il taleggio a dadini e i pomodorini.

Mescolare con cura.

Con un cucchiaio versare l’impasto nelle cavità dello stampo in silicone e, in mancanza di esso, in stampini individuali, imburrati e infarinati.

Cuocere in forno preriscaldato e ventilato a 180° per circa 20’

Nel mio caso il composto è leggermente fuoriuscito dagli stampini.

Niente paura.

Una volta sfornato lo stampo, con una lama ho “rimboccato” quanto era debordato verso l’interno delle porzioni.

Ho fatto raffreddare completamente il tutto prima di togliere gli sformatini dal loro alloggiamento.

Come decorazione finale sistemare sugli sformatini delle sottili fette di pecorino come appare in foto.

Un ultimo consiglio: mia figlia, prima di mangiarli li ha scaldati nel microonde con il risultato di fari sciogliere un po’.

Io invece li ho tolti per tempo dal frigo e li ho gustati a temperatura ambiente.

A voi quindi la scelta e….. buon appetito!!!!