Rabarbaro (Rheum palmatum)
Francese: rhubarbe; Inglese: rhubarb; Tedesco: rhabarber.
Caratteristiche generali
Il rabarbaro è una pianta erbacea perenne della famiglia delle Polygonaceae.
Ha un grosso rizoma sotterraneo, radici estese e robuste, fusto alto anche 3 metri e chioma con foglie basali, intere o suddivise in lobi.
Sviluppa fiori raggruppati in pannocchie dai petali bianchi o gialli e frutti di forma trigona.
Varietà esistenti
Si conoscono più di 60 varietà di rabarbaro, diffuse tra l’Europa e l’Asia.
Stagione e diffusione
Il rabarbaro è originario del Tibet e della Cina Nord-Occidentale, dove cresce nel territorio del lago Kuku-Nor. E’ coltivato anche in Europa.
Valori nutrizionali e Proprietà
La droga della pianta è nel rizoma.
Le proprietà della droga sono aperitive, aromatizzanti, digestive, depurative, lassative e astringenti.
Ottimo digestivo, il rabarbaro va però utilizzato a piccole dosi, ed è sconsigliato per chi soffre di emorroidi, per i neonati e le donne incinta. Consultare un medico o uno specialista, se abbiamo dubbi, prima dell’utilizzo.
Raccolta e Conservazione
Il rizoma viene raccolto in autunno, decorticato ed essiccato. La droga ricavata ha l’aspetto di grossi pezzi giallastri, di diverse forme.
Le foglie vengono invece raccolte tra maggio e giugno
Principali impieghi in cucina
In cucina si utilizzano gli steli fogliari del rabarbaro, canditi o trasformati in gustose marmellate (ottima in combinazione con fragole, lamponi, zenzero e cardamomo), torte dolci e salate.
Il rabarbaro è utilizzato anche per la produzione di caratteristici amari tonico-digestivi o come ingrediente di amari d’erbe.
Nel Regno Unito ed in Svezia è consumato come dolce per bambini, in stick morbidi ricoperti di zucchero.
Note e curiosità
Il rabarbaro è conosciuto sin dall’antichità, e probabilmente era già coltivato molti secoli prima di Cristo dalle popolazioni mongole. Il nome rabarbaro deriva dal greco “barbaron“, poichè l’erba era reputata originaria di terre barbare.
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